22.5.22

QUELLA STRAGE NAZISTA IN ITALIA!

 

Archivio Gilan

foto Gilan



di Gianni Lannes

Trucidati senza pieta'. Impossibile dimenticare i martiri italiani della liberta', poi tradita. La vittima italiana piu' giovane della barbarie nazista aveva appena 22 anni. Ecco l'armadio sempre attuale della vergogna tricolore. Questa e' una storia incredibile, ignota ai piu'. La vicenda del barbaro eccidio dei dieci partigiani della formazione Palombaro di Chieti (civili e militari), assassinati dai soldati tedeschi (Wehrmacht) il 14 dicembre del 1943, in una cava di pozzolana a ridosso della collina Parata, in quel di Bussi sul Tirino. La tragica vicenda e' uno degli episodi più sconcertanti e drammatici della Resistenza abruzzese ai nazifascisti. In una scuola furono torturati degli esseri umani e ucciso un aviatore inglese; nella stessa scuola, 11 anni dopo, una maestra salvo' dalla morte i suoi alunni.

 

foto Gilan

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Quelli della Palombaro compiono numerosi atti di sabotaggio; costituiscono un comitato politico clandestino (il CPLN); progettano di stampare e diffondere il foglio “Rinascita”, per preparare i cittadini a rinascere alla vita democratica. Ritenendo imminente l’arrivo degli alleati, preparano un manifesto per annunciare l’evento e accettano la proposta del tenente Fernando Tieri di tenere una riunione con due ufficiali inglesi, per organizzare la loro entrata in città. L’appuntamento è fissato per le ore 11 del 3 dicembre 1943, in una casa alla periferia di Chieti. Sono presenti: il maggiore Salvatore Cutelli, il capitano Menotti Guzzi, il tenente Marcello Mucci, i sottotenenti Leonida Mucci, Vittorio Di Carlo, Giuseppe Viola, Eugenio Bruno, il professore Domenico Cerritelli, il medico Luigi Colazilli, l’industriale Pietro Falco, il tornitore Romeo Migliori, il commerciante Angelo Prisco. Ma l’incontro è un tranello, ordito dai tedeschi con la complicità di Pietro Caruso, giunto a Chieti a capo di una banda di repubblichini (come questore di Roma, collaborerà con Kappler nella compilazione della lista dei condannati all’eccidio delle Fosse Ardeatine). 

Ecco il resoconto di Angelo Prisco, uno dei partigiani scampati alla strage nazista (Acs, Ricompart, Abruzzo, banda Palombaro):

«Ci condussero, poscia, accompagnati da sentinelle tedesche all’attigua caserma Berardi e ci fecero entrare in un camerone malmenandoci a più riprese dove rimanemmo fino a tramonto. A richiesta, ognuno di noi declinò le proprie generalità: durante questo primo interrogatorio il Tenente Mucci Marcello si preoccupò di scagionarmi dichiarando che mi trovavo lì per caso e non facevo parte di alcun complotto. Prima di far notte ci caricarono3370 […] su di un camion tedesco e ci condussero a BUSSI OFFICINE, presso il Dinamitificio Nobel, località distante una quarantina di km. da Chieti, rinchiudendoci in una scuola elementare aziendale. Sullo stesso camion venne fatto salire anche un certo TRACANNA3371 in precedenza arrestato dai Tedeschi perché imputato di tenere un radiotrasmittente. Dalla mattina del 4 dicembre all’8 dicembre 1943 si svolsero gli interrogatori separati. Ognuno di noi, dalla scuola, veniva portato in automobile al comando tedesco che si era stabilito in un villino isolato distante pochi Km. dalla scuola stessa, e, dopo averci messa l’imputazione di complottare contro i Tedeschi, veniva interrogato sempre sotto le minacce dei soldati Germanici che continuamente tenevano puntate le loro pistole contro di noi. A me non praticarono alcuna sevizia, mi risultò però per averli veduti che il Capitano Guzzi i Tedeschi durante l’interrogatorio spaccarono il mento e produssero forti lividi alle braccia, tantoché dopo l’interrogatorio, rientrò nella scuola in preda a febbre e rifiutò per quel giorno il cibo. Anche il CERRITELLI ritornò dall’interrogatorio con sgraffiature ed ecchimosi alla faccia. Anche gli altri furono percossi, sia pure in misura leggermente minore. […] il 13 Dicembre, in una sala della mensa aziendale del Dinamificio Nobel, in Bussi, si svolse il processo a porte chiuse. Il Collegio Giudicato [sic!] era composto da 7 ufficiali Tedeschi in divisa. Ci fu accordala la difesa che venne affidata ad un Capitano Tedesco, avvocato, pure in divisa. Assisteva inoltre un iterpetre [sic!] che riconoscemmo per lo pseudo sergente inglese trovato in casa del Tenente TIERI. Il procuratore militare richiese per tutti la fucilazione per aver complottato contro i Tedeschi. Ad onor del vero, ritengo che l’avvocato difensore (almeno secondo quando ebbe a tradurre l’interpetre [sic!]), abbia cercato di esplicare una efficace difesa nei nostri confronti, sia cercando [di] diminuire le nostre responsabilità sia proponendo l’esenzione della pena di morte per me e per il MIGLIORI ed una mitigazione nella pena da infliggere agli altri. Dopo il dibattimento, il collegio si ritirò […] rientrato nell’aula dopo un[‘]ora e mezza, lesse la sentenza pronunciata in nome del popolo tedesco, con la quale io e MIGLIORI eravamo assolti, per il TRACANNA ordinava ulteriormente indagini e gli altri 10 venivano condannati alla pena di morte mediante fucilazione. Finita la lettura della sentenza, il maggiore CUTELLI e il Tenente MUCCI Marcello che sempre dimostrarono un contegno aspramente sprezzante gridarono forte “Viva l’Italia”. A tale grido si associarono anche gli altri imputati mentre venivano sospinti fuori dall’aula dalla soldataglia Tedesca. Usciti dall’aula i dieci condannati a morte ci precedettero e furono ricondotti alla scuola e chiusi nella stessa camera che fungeva da prigione; mentre io e MIGLIORI venivamo rinchiusi in un'altra [sic!] stanza dello stesso fabbricato al piano terreno, in mezzo ad altri detenuti comuni. […] Circa la fucilazione dei compagni dichiaro […] la mattina del 14 dicembre 1943 alle ore 10,30 sentii giungere davanti alla scuola dove eravamo stati imprigionati un autocarro Tedesco, sentii scendere le persiane che stavano rinchiuse al piano superiore (evidentemente condannati a morte) e sentii salire le dette persone sull’autocarro. Seppi, poi, da un ragazzo di circa 14 anni […] detenuto con noi non so per quale reato. al quale era concesso dai carcerieri di uscire di tanto in tanto dalla prigione per il disbrigo di alcune faccende che i 10 condannati a morte erano stati fucilati dai tedeschi al “tratturo di Bussi” in località “Madonnina”, la stessa mattina del 14 dicembre. Da tale ragazzo appresi anche che il camion che aveva trasportato i condannati sul luogo della fucilazione ritornò alla scuola portando le scarpe dei giustiziati».

 

1936: fascisti a Bussi Officine (Archivio Gilan)

Il tenente Tieri è una spia infiltrata tra i partigiani e fa il doppio gioco. I due ufficiali “inglesi” sono tedeschi travestiti. La casa è circondata; nella stanza della riunione irrompono SS e repubblichini armati, uccidono il capitano Trieste Del Grosso e arrestano gli altri dodici. 

Bussi Officine - Archivio Gilan

 
Bussi Officine: ex scuola elementare (foto Gilan)

Lola di Stefano - Archivio Gilan

I prigionieri sono trasportati lontano dalla città, rinchiusi nei locali di una scuola elementare aziendale della Dinamite Nobel (specializzata nella produzione di esplosivi e aggressivi chimici: iprite e difosgene) a Bussi Officine. Al gruppo chietino si unisce un certo Tracanna, di Roccamontepiano, arrestato perché in possesso di una radio ricetrasmittente. Per nove giorni i prigionieri sono interrogati e torturati.

Parata. S. Maria di Cartignano - archivio Gilan
 

Il 13 dicembre 1943 una corte marziale tedesca improvvisata emette la sentenza: Prisco e Migliori sono assolti, Tracanna trattenuto per ulteriori accertamenti, gli altri dieci condannati a morte mediante fucilazione, per complotto antitedesco e partigianeria. La mattina del giorno dopo sono assassinati lontano da occhi indiscreti sul Colle della Parata, un’altura poco distante dal Comune di Bussi. I corpi sono oltraggiati, sepolti ammucchiati sotto le macerie di una grotta, fatta esplodere per occultare i corpi.

Bussi sul Tirino (anni '60): localita' Parata - Archivio Gilan


A fine giugno 1944 i familiari, straziati dal dolore, operano il pietoso riconoscimento delle salme, esumate da 28 operai di Bussi; l’amministrazione comunale di Chieti, allora guidata dal commissario prefettizio antifascista Domenico Spezioli, riconosce l’obbligo morale di provvedere al loro pagamento, considerando i patrioti “concittadini la cui onorata memoria è lustro e decoro per la città”. Il 2 luglio le dieci salme, caricate su camion allineati dinanzi alla Cattedrale di san Giustino, ricevono austere onoranze, con il fraterno saluto dei partigiani e la commossa partecipazione popolare ai funerali. Tuttavia, i responsabili dell'eccidio italiani e tedeschi non sono mai stati individuati, processati e condannati, ne' in Italia e meno che mai in Germania.

Archivio Gilan

Archivio Gilan


Nel dicembre 1943 a Bussi era presente soltanto la 334.Infanterie-Division che aveva occupato il castello, la scuola elementare e aveva realizzato un deposito munizioni e un'officina bellica nell'area adiacente la chiesa di Santa Maria di Cartignano; mentre a Chieti, nello stesso mese, si trovavano le seguenti unità: 3 Regiment Brandenburg Btg II;
Fallschirm-Artillerie Regiment 1 Btg I; Fallschirm-Jӓger Regiment 3 Btg Stab. Kp Rgt E; Fallschirm-Jӓger Regiment 4 Btg II 65.

Singolare coincidenza. Un aviatore inglese precipitato nel 1943 a bordo di un ricognitore proprio a Bussi, imprigionato nella medesima scuola a Bussi Officine viene poi ammazzato dai tedeschi. I suoi resti giacciono in loco, nei pressi di tre querce adiacenti la statale 153. Il 19 gennaio 1954, nella medesima scuola, sempre a Bussi Officine dove erano stati torturati i partigiani e il militare inglese, a seguito di un grave incidente industriale con fuga di cloro, la maestra Lola Di Stefano a prezzo della sua vita, ha salvato 60 bambini.

Dopo la Liberazione, i familiari, col generoso contributo dei cittadini antifascisti dei due Comuni, hanno provveduto a far erigere sul luogo dell’esecuzione un cippo a forma di croce. Qualche tempo dopo sono stati piantati undici alberi, che oggi formano attorno al cippo una protettiva “cappella arborea”.

A partire dagli anni Sessanta, il filo della memoria si è più volte spezzato, e i partigiani teatini hanno rischiato di essere, come ammonisce Piero Calamandrei, “morti per sempre per nostra viltà”. Il gruppo partigiano Palombaro contava un centinaio di unità ed era formato da un nucleo militare (comprendeva diversi ufficiali: alcuni della Divisione Legnano; altri in servizio a Chieti; altri ancora rientrati nel capoluogo dopo lo scioglimento dell’esercito l'8 settembre) e da un nucleo civile (ne facevano parte esponenti delle libere professioni, della scuola, del pubblico impiego, del ceto artigiano e operaio). Nell’ultima decade di settembre, mentre i tedeschi si stanno sistemando in città e dispiegano le truppe in provincia, il grosso della banda si trasferisce a Palombaro e dal 1 al 4 ottobre è impegnato in atti di guerriglia contro il nemico. Il 5 i tedeschi reagiscono sferrando un violento attacco con mezzi corazzati e lanciafiamme. Dopo avere resistito per l’intera giornata e subito la perdita di alcuni uomini, i partigiani sono costretti alla resa. Alcuni passano il fronte e si uniscono agli alleati; gli altri si disperdono sui monti e dopo qualche giorno tornano alla spicciolata nel capoluogo. Dopo lo sbandamento seguito alla rappresaglia tedesca, i partigiani della Palombaro trovano la forza e il coraggio di riorganizzarsi, arruolando nuovi combattenti tra i giovani e i giovanissimi. 

Archivio Gilan

 

A Bussi Officine - dalla prima alla seconda guerra mondiale - era concentrata la maggiore produzione di aggressivi chimici in Italia, proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925, usati in particolare in Libia ed Etiopia. Si tratta di un arsenale pericolosissimo, una sorta di bomba ad orologeria mai disinnescata e bonificata, occultata dallo Stato italiano, ovvero dal ministero della Difesa, sotto una montagna di segreti indicibili.

 

Bussi sul Tirino - Archivio Gilan

 

1946: Umberto Terracini parla agli operai della Dinamite Nobel a Bussi Officine (Archivio Franco Marulli)

 

Riferimenti:

https://iris.unimol.it/retrieve/handle/11695/91208/93167/Tesi_F_Nocera.pdf

https://toninoracconta.wordpress.com/2020/05/30/leccidio-di-bussi/

https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2495

http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Parata%20Bussi%20Sul%20Tirino%2014-12-1943.p

Gianni Lannes, Il grande fratello. Strategie del dominio, Draco edizioni, Modena, 2012.

Gianni Lannes, Bombe a...mare, Nexus edizioni, Battaglia Terme, 2018. 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=lola

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=iprite 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2016/06/stragi-naziste-in-italia-impunite-in.html 

http://www.straginazifasciste.it/?page_id=316 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2012/02/morti-nei-lager-nazisti-e-nascosti-da.html 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=mussolini




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