6.6.20

LUCIA AZZOLINA: BOCCIATA AL CONCORSO IN INFORMATICA E INGLESE!



di Gianni Lannes


Blatera di didattica digitale ma in informatica ed inglese è un somaro patentato. Appunto, zero in informatica e 5 in inglese è quello che può vantare il ministro pro tempore dell'Istruzione (o sarebbe meglio definirla “distrazione”), tale Lucia Azzolina, nel concorso a preside, lo stesso individuo che ha consentito la chiusura insensata delle scuole pubbliche, la successiva “didattica” elettronica ed ora mascherine e plexiglass per il rientro a settembre. Peggio con l'idioma d'Albione e per giunta con l'italiano, fa soltanto il ministro degli esteri - proprio non classificato - Luigi Di Maio.



Non è tutto: l'Azzolina ha pure scopiazzato la sua "tesi" d'abilitazione all'insegnamento da manuali specialistici. Insomma, un soggetto di questo livello, in un Paese civile dovrebbe essere messo alla porta dopo 5 minuti e bandito dal consesso civile, ma non a dirigere un ministero, addirittura della pubblica istruzione. Invece, fa carriera, ma soprattutto tanti danni alle giovani generazioni. Ma rileggiamo quanto ha denunciato il professor Arcangeli, presidente della Commissione d'esame.

L'Azzolina, già facente parte della Commissione Istruzione della Camera dei deputati, nonché sottosegretario al suddetto ramo, nel mese di giugno 2019 ha partecipato al concorso per diventare preside. Il quotidiano Repubblica, nella sua edizione cartacea, ha pubblicato una riflessione a firma di Massimo Arcangeli. Si tratta del presidente della commissione che ha esaminato la candidatura a dirigente scolastico del Ministro.Mi chiedo – si è chiesto  Arcangeli su Repubblica (27 dicembre 2019) - come si possa pensare di affidare la guida di un ministero della Pubblica Istruzione a chi, durante quell’orale, non ha risposto a nessuna delle domande d’informatica, al punto da strameritarsi uno zero. Ho un nitido ricordo di quella prova, come pure di quella volta ad accertare la conoscenza della lingua inglese. Il voto ottenuto dalla candidata Azzolina fu allora il più basso fra quelli maturati dal quintetto della mattinata: 5 su 12. Ecco, scusate se è poco”. Non ci siamo prodotti né in genuflessioni né in accanimenti, e alla fine Lucia Azzolina, malgrado io stesso le abbia fatto una domanda sull’interculturalismo caduta nel vuoto, se l’è cavata: almeno la normativa – dirò del resto più avanti – la conosceva. L’onorevole, nel rispondere alla giornalista de “L’Espresso” («Lei crede che sia opportuno politicamente partecipare a un concorso pubblico da membro della commissione istruzione?»), ha insinuato il dubbio che una combriccola di giudici prevenuti poteva avercela con lei, o con l’ideologia politica che rappresenta, mostrando di voler marcare le distanze dai comuni mortali.

Lucia Azzolina non solo non ha le competenze minime per poter fare la ministra dell'Istruzione (avrà pure due lauree, avrà pure superato per il rotto della cuffia l'esame orale da dirigente scolastico, ma non sapere nulla di informatica al livello elementare, tra l'imbarazzo di chi l'ha esaminata, e presentarsi per giunta con un inglese stentato, sono due pesantissime carenze): la sua annunciata nomina è un'offesa alla trasparenza.

Si è già detto e scritto molto, al tempo del suo orale, dell'inopportunità, per un componente di una commissione parlamentare incaricata di trattare anche l'istruzione (manifesto il conflitto d'interessi), di partecipare a un concorso pubblico proprio in materia d'istruzione. Non basta, e hanno fatto benissimo a rimarcarlo, in un comunicato, gli aderenti al comitato "Trasparenza è Partecipazione", nato per iniziativa di alcuni partecipanti al concorso per dirigenti scolastici: "Si apprende con sconcerto la volontà del Governo di nominare l'On. Lucia Azzolina come Ministro dell'Istruzione: in base a una scelta scellerata e contraria ai più basilari principi di imparzialità della funzione esecutiva, si è invero inteso assegnare la guida del dicastero ad una (...) candidata al concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici 2017, nonostante fosse in quello stesso momento componente della Commissione Cultura alla Camera dei Deputati, in pendenza di un procedimento penale attinente a gravi irregolarità verificatesi in tale contesto e nonostante il TAR Lazio, con sentenza del luglio scorso, abbia annullato il concorso medesimo. Non si comprende davvero (...) in base a quali criteri di trasparenza e indipendenza possa essere designato come Ministro dell'Istruzione un partecipante a un concorso pubblico di tale rilevanza che, a seguito di detto annullamento e in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato prevista per il prossimo marzo, non può non trovarsi in una situazione di assoluto e indiscutibile conflitto di interessi. (...) Con quale imparzialità e terzietà la designata Ministro Azzolina potrebbe gestire il contenzioso del concorso, (...) quali azioni intraprenderebbe il Ministro Azzolina dopo un'eventuale sentenza di annullamento da parte del Consiglio di Stato, nel duplice ruolo di Ministro e vincitrice di un concorso annullato"?
"Per le ragioni evidenziate", concludono gli estensori del documento, "facendo espressa riserva di ogni azione e tutela dei propri diritti prevista dalla legge, si richiede che l'On. Azzolina faccia un passo indietro e rinunci alla nomina a Ministro dell'Istruzione".
Sottoscrivo, e mi auguro che questo pubblico appello venga raccolto da tutti quelli che ancora credono, oltreché nella meritocrazia, in uno Stato di diritto fondato su una delle Costituzioni più belle del mondo. Una Costituzione che all'art. 3 recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". 



Lucia Azzolina si è collocata al 2542esimo posto in graduatoria, su un totale di 2900 posti disponibili (che con gli abilitati senza ruolo arrivavano ad un totale di 3420) e così ha ottenuto l'abilitazione all’incarico, pur ignorando totalmente l'informatica e comunque insufficiente in inglese. Amara verità: in Italia non si premia il merito ma la mediocrità. Lo sbandierato progressismo di marca istituzionale non è progresso o evoluzione, bensì regresso etico e culturale.


Riferimenti: