17.10.15

DEPOSITO NUCLEARE: LA MAPPA SEGRETA





 di Gianni Lannes

«La mappa è pronta. Ma resta chiusa in cassaforte. Forse per mesi, visti gli incerti della politica italiana. La short list della cinquantina di luoghi potenzialmente idonei ad accogliere il futuro deposito dei residui nucleari è allegata nella documentazione che la Sogin ha completato nei giorni scorsi per consegnarla al governo. Le zone più coinvolte sono quelle a cavallo tra Basilicata e Puglia, tra Puglia e Molise, tra Lazio e Toscana. L'Alta Italia, fitta di case, fabbriche, ferrovie, è toccata in modo più marginale» è quanto ha scritto e pubblicato il quotidiano di Confindustria, Il Sole 24 ore in data 23 e 24 settembre 2010, senza essere e tutt’oggi smentito.

Dunque, da cinque anni e dopo altri tre governi eterodiretti dall'estero (non votati dal popolo sovrano ma imposti dall’abusivo Napolitano), l’esecutivo del telecomandato Renzi, viola impunemente la Convenzione di Aarhus, ratificata dall’Italia con la legge 108 del 2001. Questo trattato europeo obbliga gli Stati a coinvolgere direttamente nelle scelte ambientali ogni singolo cittadino, e non - come nel caso italiano - a calpestare il sacrosanto diritto alla vita, di ogni essere umano.

Cosa è cambiato dal 2010, perché tanti segreti di Stati misteri multinazionali? Intanto, ad indorare la pillola oggi ci pensano i sinistroidi raccolti adesso nella fondazione Rutelli, che in passato avevano proclamato la loro opposizione di facciata al nucleare. In Parlamento, infatti, il centrosinistra verdi inclusi, aveva votato silenziosamente a favore della riapertura delle centrali nucleari. Non dimentichiamo che fu proprio l’esecutivo berlusconiano ad impugnare dinanzi alla Corte costituzionale, la legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale che escludeva la Puglia da insediamenti nucleari.

Comunque gira e rigira i criteri di scelta sono sempre gli stessi da mezzo secolo a questa parte. Nella mappa, ovviamente, c’è il Salento su cui svetta Nardò, ma compaiono anche Casarano e Otranto. Mesagne nel brindisino e Avetrana nel tarantino, inclusa l’Alta Murgia, la Capitanata, e buona parte della Basilicata al confine con la Puglia e al confine tra Puglia e Molise.  

Scelta strategica? Piuttosto affarone per i soliti noti. Cosa faranno i fantocci istituzionali? Sicuramente tenteranno di comprare il consenso dei cittadini erogando ingenti risorse finanziarie al territorio sacrificato per sempre.  Secondo le normative europee, alla procedura di valutazione ambientale strategica devono obbligatoriamente partecipare cittadine e cittadini, ma non alla fine, quando i soliti potentati hanno già deciso.

Ma ecco cosa riportava Il Sole 24 ore 5 anni fa: «Il nuovo documento delinea i criteri sulla base dei princìpi di esclusione dei criteri internazionali, cioè dove non può essere realizzato lo stoccaggio nucleare con, annesso, un appetitoso e grandioso centro ricerche e parco tecnologico, capace di attrarre frotte di scienziati da tutt'Europa.   La futura Agenzia potrà cambiare i criteri e quindi la mappatura. Usando questi criteri, se ne ricostruisce una mappa di centinaia di luoghi (riprodotta qui a destra) dalla quale sono stati selezionati poco meno di 55 comuni. Quando i documenti saranno accessibili, si offrirà ai comuni che vi sono ricompresi l'occasione di candidarsi. Ci sono incentivi appetitosi e la prospettiva di ricevere centinaia di studiosi, con famiglie, affitti pregiati, case in rivalutazione, ristoranti pieni, negozi in attività fervente.  Oggi pubblichiamo una mappa ancora più dettagliata dei luoghi ritenuti idonei secondo i criteri dell'Aiea adottati dalla Sogin, la società pubblica del nucleare, sulla base degli stessi standard che erano stati utilizzati dalla task force dell'Enea nel 2003 e dal gruppo di lavoro stato-regioni nel 2008. Rispetto alla cartina di ieri, nella mappa di oggi è stato adottato un criterio aggiuntivo di selezione scelto dalla Sogin: l'impianto avrà bisogno di 300 ettari, e così le zone indicate sul disegno qui a destra sono solamente quelle che hanno un'area di almeno 300 ettari. Qui ci sono i 52 comuni della lista finale. Perché tanta emotività contro il progetto? Per Stefano Saglia, bresciano, sottosegretario allo Sviluppo economico, i comuni che si candideranno a ospitare gli impianti avranno vantaggi appetitosi. «L'idea del parco tecnologico è una felice intuizione perché il deposito delle scorie derivanti dalle attività nucleari diventa un polo molto attraente». Ci sono molte esperienze di successo nel mondo. «La Sogin ha potuto seguire quanto hanno fatto per esempio in Francia, Spagna e Olanda, dove gli impianti sono luoghi frequentati da visitatori e affollati di ricercatori. Il progetto della Sogin parla di un grande laboratorio di ricerca in cui saranno anche ricoverate le scorie ma dove soprattutto si esercita un'attività scientifica e divulgativa di forte attrazione, come testimonia il caso dell'uisine nucléaire di Le Hagues, in Francia, visitata da migliaia di persone al giorno». La Sogin ha condotto il suo lavoro di analisi con tempismo perfetto. «La legge dava tempo fino al 23 settembre perché la Sogin completasse lo studio, e la società ha svolto perfettamente il suo ruolo – aggiunge Saglia – come aveva sottolineato il ministro a interim dello Sviluppo economico, Silvio Berlusconi, nella lettera in cui spiegava che la data di consegna non è perentoria. La mappa, cioè la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, dovrà essere esaminata dall'agenzia della sicurezza nucleare e sarà sottoposta alla valutazione ambientale strategica. Poiché non si possono ancora svolgere queste due tappe fondamentali, va da sé che il documento – specifica il sottosegretario – è una tappa del percorso, e se l'agenzia cambierà i criteri l'elenco potrebbe dare risultati diversi». 

Il problema da affrontare non è solamente per le centrali future. «Stiamo lavorando a un progetto che purtroppo tarda da 20 anni. Il programma nucleare del governo ha permesso di riaprire la ricerca di una soluzione per un problema non risolto in 20 anni: oggi l'eredità nucleare e le scorie radioattive che si generano da attività industriali e sanitarie è distribuita fra moltissimi depositi sparsi per l'Italia. Il progetto del deposito nazionale ha un aspetto innovativo – aggiunge Saglia – e cioè che quando sarà completato l'iter di selezione metteremo in competizione i territori che vorranno ospitare gli impianti. Il parco tecnologico e il deposito producono occupazione di alta qualità, e non solo per la costruzione (500 persone per 10 anni) ma anche perché la località diverrà una piccola capitale della ricerca».

Insomma, menzogne a buon mercato, perché anche le autorità francesi hanno dovuto riconoscere il fallimento di La Hague, ovvero la contaminazione radioattiva di quella zona. Alla fine, le autorità, ovvero Renzi & soci, imporranno arbitrariamente una scelta già decisa a tavolino, per favorire interessi economici, ovviamente sotto il pretesto della sicurezza ambientale, come hanno certificato Andra, Criirad e Greenpeace. In ogni caso, l'Irtalia non ha un pèiano di difesa nucleare della popolazione, e peraltro "ospita" un arsenale atomico United States of America, in violazione del TNP.

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