1.4.13

SALENTO SVENTRATO DA DUE GASDOTTI

Salento - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)




di Gianni Lannes

Addio al luogo di incontro tra Oriente ed Occidente, dove la storia si fonde alla geografia. Mentre in Italia è in atto senza colpo ferire il secondo colpo di Stato in meno di due anni, la Puglia è sempre più preda di colonizzazioni devastanti. L’energia è soltanto un paravento per le speculazioni fuori legge. E così si annienta per sempre, nel silenzio generale, una bellezza primordiale del paesaggio Mediterraneo.

Il progetto di costruzione, da parte della società Trans-Adriatic-Pipeline (TAP), di un gasdotto che dall'Albania dovrebbe approdare sulle coste pugliesi, originariamente prevedeva di portare in Italia il gas dal Caucaso, conducendo l'infrastruttura energetica direttamente a Brindisi e direttamente nella zona industriale costiera, attraverso la realizzazione di un tracciato completamente via mare (off-shore).


Per motivi in gran parte ignoti, la TAP ha inteso proporre una variante atta a realizzare l'attracco a San Foca (Lecce), in località denominata «Punta Cassano», per poi proseguire con un ulteriore scavo di circa ben 20 chilometri sulla terraferma, fino a raggiungere il territorio di San Donato, dove si allaccerebbe alla rete Snam. La TAP, aveva proposto inizialmente l'infelicissima soluzione di approdo a Punta Penne a Nord di Brindisi, area di pregio balneare e l'attraversamento da lì in poi, per un tratto di 16 chilometri, di campi e vigneti prima dell'allacciamento finale, il che ha fatto sollevare associazioni ecologiste locali che ne evidenziarono, nel marzo 2010, l'incompatibilità con la vocazione agricola e turistica dell'area.

Cerano - centrale Enel - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

A seguito delle proteste di giugno dell’anno 2010, la società TAP confermò di esser tornata a sposare definitivamente l'opzione di approdo del gasdotto a Sud di Brindisi, direttamente nell'area industriale delle centrali a carbone, di cui si auspica da decenni proprio la virtuosa loro riconversione al gas fossile per minimizzarne gli impatti in termini di emissioni al camino e di polveri sollevatesi dal carbone nei magazzini e durante la sua mobilitazione. Un'area industriale predisposta urbanisticamente ad accogliere simili infrastrutture, la cui notevole intrinseca pericolosità le rende inidonee in zone balneari e turistico-insediative nonché agricole. In loco, infatti, si trovano enormi centrali elettriche a carbon fossile, in particolare la centrale di Cerano-Federico II di Enel e la centrale Brindisi Nord di EdiPower: entrambe centrali a combustione di carbone fossile, e oggi in Cerano anche CDR (combustibile solido da rifiuti). Fonti impareggiabilmente più inquinanti del gas fossile. 

Anche a giudizio delle associazioni ambientaliste Save Salento, Tramontana e Forum Ambiente e Salute, informalmente incontrate dalla TAP, quello oggetto dell'ultima variante che prevede l'approdo a San Foca, costituisce un infelicissimo percorso combinato off-shore/on-shore, che, oltre al tratto marino, comporta anche la realizzazione di un enorme disastroso serpentone di gasdotto sulla terraferma, che comporta lo sventramento, danneggiamento e messa in stato di pericolo, di aree di altissima valenza insediativa, turistica, agricola, ambientale e culturale, assolutamente non industrializzate e vergini del basso Salento ed in particolare dei territori di Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Cavallino e San Donato.

Notevoli preoccupazioni si evidenziano per il tracciato su terra, che dovrà snodarsi sul territorio della provincia per ben 20 chilometri, un'enormità, superando con una trivellazione orizzontale (circa 800 metri) una falesia, quella di Punta Cassano, già interessata da fenomeni di erosione, e quindi tagliando trasversalmente una buona metà della penisola salentina, con un cantiere che avrà un'ampiezza compresa tra i 23 e i 30 metri e una profondità di 4 metri. Il tutto, per anni, comporterà inevitabilmente una notevole movimentazione di terra, suolo e vegetazione, con l'interessamento di una fascia di territorio della costa e dell'entroterra protetta - sulla carta - dai vincoli di carattere ambientale e paesaggistico previsti dal Piano urbanistico territoriale tematico (PUTT), nonché caratterizzata da elementi archeologici di cui l'Ecomuseo dei paesaggi di pietra di Acquarica di Lecce è splendida testimonianza.
In seguito alla chiusura dei lavori, la fascia di rispetto (servitù) del gasdotto consisterebbe in 4 metri a destra e 4 metri a sinistra della conduttura (per 8 metri complessivi) che si dovrebbe mantenere scevra da qualsiasi opera o presenza arborea (in primo luogo ulivi), al fine di consentire le necessarie operazioni di manutenzione, di controllo e di intervento in caso d'emergenza con l'ulteriore conseguenza di consumo di suolo agricolo, in zona caratterizzata da piccoli insediamenti diffusi, con una infrastrutturazione che può comportare la nascita di centrali di deposito gas e soprattutto nuove centrali termoelettriche a gas fossile, e che va dunque conservata alla sua attuale vocazione rurale, turistica e balneare.

Salento - uliveti - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Inoltre devastante sarebbe l'impatto determinato dal passaggio del cantiere nella porzione di territorio interessata dalla presenza di boschi di uliveto secolare «ogliarola» presenti nelle contrade Campana e Filandra, tra Castrì, Pisignano e Vernole, ulivi tutelati da un forte quadro normativo in materia. Si tratta di un'area già interessata da un oneroso progetto di impianto di 11 mega-torri eoliche, per la cui difesa i cittadini e le associazioni del Salento hanno dato vita ad un'intensissima mobilitazione proprio a partire dall'inizio del 2011. L'effetto combinato delle due opere di infrastrutturazione porterebbe ad uno sconvolgimento intollerabile dell'attuale cifra ambientale e paesaggistica dell'area e a preoccupanti ripercussioni sulla praticabilità quotidiana e sulla fruibilità di quei luoghi da parte di cittadini, agricoltori, proprietari, turisti e studiosi.
Le contrade Campana e Filandra si avvierebbero così a rappresentare il caso esemplare del paradosso energetico vissuto dal Salento: territori dilaniati da un gasdotto per il trasporto di combustibile fossile e contemporaneamente interessate da torri eoliche che dovrebbero scongiurare l'utilizzo di combustibile fossile, senza contare poi il grave impatto e consumo di nuovo suolo agricolo per la realizzazione di tutte le ulteriori necessarie infrastrutture industriali-impiantistiche e di servizio al gasdotto lungo il suo percorso.

Salento - magia del vento - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Con la realizzazione dell'ultima variante del gasdotto della TAP, il basso Salento si troverebbe inoltre in una situazione di assurdo concentramento cumulativo di più gasdotti poiché un secondo gasdotto della ditta South Stream infatti è già in progetto di sbarco, sempre a partire dai Balcani, nella rada di Otranto e che dovrebbe comportare un percorso di 1,5 chilometri a terra (on-shore), che è comunque tanto considerata la ovvia pericolosità di questi gasdotti, la frequentazione di Otranto, e l'importanza archeologico-paesaggistica di Otranto.

Mentre l’ecologista Vendola tace impegnato a mantenere due poltrone ben remunerate a spese del contribuente (Bari e Roma), i parlamentari grillini pugliesi (candidati ed eletti esclusivamente nelle province di Bari, Lecce, Brindisi e Taranto) dormono sonni beati. L’importante è raccattare voti che si traducono in soldi facili e potere spicciolo.


riferimenti:

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=salento

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