di Gianni Lannes
Almeno sulla carta l’unione europea doveva garantire progresso e
prosperità ai popoli del vecchio continente, ma invece di assicurare una vita
migliore a cittadine e cittadini, incrementa il malaffare. Basta dare un'occhiata ai fondi europei elargiti a pioggia, per rendersi conto.
Quanto al cattivo governo dell’Unione da parte di
soggetti addirittura non eletti dai popoli, non vi è alcun controllo correttivo.
La Commissione europea iperattiva nel richiamare gli Stati per il rispetto
delle regole dell’euro, vanta un deficit iperbolico: 4,8 per cento, nettamente
superiore alla soglia del 3 per cento del trattato di Maastricht.
La Corte ha formulato «un giudizio negativo sulle
legittimità e regolarità dei pagamenti relativi al 2014 che sono inficiati da
un livello di errore rilevante». Nella prima «relazione dell’Unione sulla lotta
alla corruzione» presentata dalla Commissione subito dopo la fine del secondo
mandato consecutivo di Barroso (passato armi e bagagli a Goldman Sachs), si legge che, «pur variando da un paese all’altro
per natura e portata, la corruzione colpisce tutti gli Stati membri e si ripercuote
sulla buona governance, sulla sana gestione del denaro pubblico e sulla competitività
dei mercati». La predetta relazione, quindi, si occupa di ogni Stato ma ignora
incredibilmente le istituzioni europee. La Corte dei Conti definisce questa
grave omissione «una scelta infelice». Eurobarometro stima in 120 miliardi di
euro ogni anno, i costi della corruzione per l’Europa. Si va dalla
proliferazione di enti con simili funzioni come Abe e bce nonché Aesfem, ad un
immobile su 5 inutilizzato. Il Parlamento europeo ha tre sedi: Bruxelles (4100
dipendenti), Strasburgo (100 dipendenti) vuoto per 317 giorni l’anno,
Lussemburgo (2500). I rilievi della Corte dei Conti non risparmiano la fallimentare
missione Eupol in Afghanistan, e addirittura un miliardo e 230 milioni elargiti
ad Haiti dopo il terremoto del 2010. A tale proposito la stessa Corte sollecita
a «proteggere i fondi dell’Ue dagli sprechi e dalla corruzione».
Una cosa è
certa di questa unione effimera a favore esclusivamente dei potentati economici:
la fine è vicina.
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