di Gianni Lannes
Io so di non sapere, ma in ogni caso il dubbio ma
non l’accettazione acritica di presunte verità ufficiali, è la base di ogni
civiltà umana, nonché il fondamento della ricerca. Quando la scienza è un pretesto ammantato dal segreto di Stato, quando si nega e si tranquillizza fino all'imbonimento delle masse. Quanto è piccolo il mondo disumano,
dove la fantascienza (DARPA) ha soverchiato la realtà. Basta scavare un po’ e
tutto torna a rigor di logica, per ricostruire il bandolo della matassa sulla
base di un’esperienza personale diretta, verificabile da chiunque.
Le faglie possono essere visualizzate come dei
piani di frattura lungo i quali si ha lo scorrimento dei due blocchi di crosta
terrestre: quando il movimento è molto rapido si genera un terremoto.
Le cavità dei laboratori, e quelle
dell’autostrada, si trovano all’interno dell’acquifero del massiccio. Le autorità tricolori non hanno mai rivelato gli eventuali danni subiti a seguito del sisma dell'Aquila (309 vittime) e pure adesso tacciono al laboratorio di fisica nucleare che poggia su tre faglie sismiche. Perchè? Qualcosa da nascondere? Si sa solo
che parte del corno piccolo ha subito danni e non era mai successo prima. Chi controlla i controllori - laureati e analfabeti funzionali - in Italia? Nessuna anima viva super partes. Dinanzi all'ennesima carneficina (291 morti accertati attualmente) di connazionali innocenti e di tanti bambini non si può tacere.
Ad un soffio da L’Aquila, ad un passo da Amatrice e da Rieti, nelle viscere dell’Appennino, esattamente dentro il sistema geologico più delicato in assoluto di tutta la dorsale italica, che disseta 1 milione di persone. In loco le zolle tettoniche sono instabili come in nessun altro luogo del belpaese. Lì, dove oscillano i neutrini, il regno della Fisica delle Particelle, dove stanno conducendo in questo momento esperimenti sulle esplosioni delle Supernovae, lì dove quantità abnormi di energia vengono convogliate in condotte progettate per studiare l’infinitamente piccolo della materia e ciò che si nasconde tra etere e le conosciute quattro dimensioni dello Spazio/Tempo. Lì dove torturano madre Terra, punzecchiandone il sistema nervoso. Lì dove la scienza crede di poter dominare la forza dell’universo. Proprio lì, in corrispondenza degli epicentri dei più disastrosi terremoti recenti italiani. Lì dove certi omuncoli in camice bianco e divisa d’ordinanza si credono “dei”. Quali sono realmente gli esperimenti in atto attualmente?
Nati da un'idea di Antonino Zichichi, la loro
costruzione ebbe inizio nel 1982 e sono stati costruiti assieme al traforo
autostradale del Gran Sasso. Cinque anni dopo vi si tenne il primo esperimento.
I laboratori sotterranei contengono tre "sale" (sala A, sala B e sala
C) le cui dimensioni tipiche sono di 100 metri di lunghezza per 20 metri di
larghezza e 20 metri di altezza. Oltre alle tre sale principali i laboratori
sotterranei sono costituiti da alcuni locali di servizio, da dei tunnel di
collegamento (uno dei quali collega tutte le tre sale ed è sufficientemente
grande da permettere il passaggio di grossi autocarri) e da alcune piccole
altre zone sperimentali dove trovano collocazione alcuni esperimenti di piccole
dimensioni geometriche. In due piccoli tunnel ausiliari, appositamente
realizzati, ha trovato collocazione un interferometro ottico.
Dunque, li ha pretesi
Zichichi, lo stesso che ha ospitato presso il centro Ettore Majorana,
la presentazione di un delirante progetto di “geoingegneria ambientale” messo
in pratica in Europa. Infatti, nell’agosto dell’anno 1997 ad Erice in Sicilia,
entrò in scena anche se non proprio fisicamente Edward Teller, l’inventore
della bomba H. Dal 20 al 23 agosto di quell’anno andò in onda il «22nd International Seminar on Planetary
Emergencies», organizzato proprio dal fisico Zichichi. L’architrave teorica
della guerra non convenzionale, proibita dalla convenzione Enmod dell’Onu (entrata in vigore il 5 ottobre 1978) porta il seguente titolo: «Global Warming and Ice Ages: I. Prospects
for Physics-Based Modulation of Global Change».
Esattamente il 14 settembre del ‘97 fu pubblicato dal
quotidiano Il Corriere della Sera, un articolo intitolato «Sparare in cielo uno
scudo antiradiazione». Un’illuminata sintesi recita:
«Uno
sconcertante progetto del celebre scienziato Edward Teller per affrontare i
problemi dell'effetto serra Sparare in cielo uno scudo antiradiazione ERICE
L'ingegneria planetaria, cioe' la possibilita', da parte dell'uomo, di
modificare a proprio vantaggio i grandi sistemi geologici e geofisici della
Terra, e' una delle chimere della fantascienza. Al Seminario sulle
"Emergenze Planetarie", che si e' svolto presso il Centro Ettore
Majorana di Erice, questa chimera e' diventata un progetto scientifico: "I
cambiamenti climatici, provocati dall'uomo o da cause naturali, possono essere
scongiurati da meccanismi artificiali di regolazione della radiazione
solare". Quali? C'e' l'imbarazzo della scelta: prodotti chimici, metalli e
cristalli, da immettere in stratosfera o in orbita terrestre, sotto forma di
minute particelle. A sottoscrivere queste singolari affermazioni e' Edward
Teller, uno scienziato di indiscussa genialita', anche se si e' spesso attirato
severe critiche per la sua adesione a programmi di ricerca scientifica e
tecnologica finalizzati alla produzione di nuove armi. Membro del Manhattan
Project che porto' alla realizzazione della prima bomba atomica durante la
Seconda guerra mondiale, padre della bomba H sperimentata negli anni '50, piu'
recentemente fra i maggiori supporter dello scudo stellare, Teller doveva
intervenire personalmente al seminario di Erice, come fa puntualmente da
diversi anni, per presentare il suo grandioso progetto di ingegneria planetaria
dal titolo esplicito: "Effetto serra e glaciazioni. Prospettive per un
meccanismo di regolazione dei cambiamenti globali su basi fisiche". Gli
acciacchi della sua tarda eta' (compira' 90 anni a gennaio prossimo) glielo
hanno impedito: al suo posto ha parlato il suo allievo Lowell Wood, che e' il
secondo firmatario del progetto. Secondo Teller e Wood i tempi sono maturi per sperimentare
una serie di "scatterers", ossia di dispositivi per la diffusione
della radiazione solare, che possono essere impiegati per modulare, a
piacimento, le temperature medie globali. "Da piu' parti viene suggerito
che per prevenire il surriscaldamento globale, dovuto alle emissioni di gas
serra nell'atmosfera da parte dell'uomo, si debba ricorrere a riduzioni dei
consumi energetici concordate su basi internazionali. Tali limitazioni
comportano un impatto economico stimato in 100 miliardi di dollari all'anno.
Ebbene noi, a costi inferiori alla centesima parte di questa cifra, suggeriamo
l'impiego di scatterers che rimandino indietro nello spazio circa l'uno per
cento della radiazione solare che oggi arriva sulla Terra: tanto quanto
basterebbe per scongiurare il surriscaldamento globale. D'altra parte quando,
come ci si aspetta, arrivera' una delle cicliche ere glaciali, un analogo tipo
di scatterers potrebbe essere impiegato per impedire l'uscita di quel tre per
cento della radiazione termica terrestre necessario per mantenere le nostre
temperature medie ottimali e evitare che il nostro pianeta precipiti nel gelo
delle glaciazioni". Gli scatterers di cui Teller e Wood propongono la
rapida sperimentazione sono di diversi tipi e dovrebbero essere collocati in diversi
luoghi dentro o fuori il pianeta, al fine di verificarne la funzionalita' e
l'impatto ambientale. Eccoli in ordine crescente di efficienza nella diffusione
della radiazione solare. 1) Spray di ossidi di zolfo (SO2 o SO3) da disperdere
in stratosfera emulando un'emissione simile a quella prodotta dal vulcano
filippino Pinatubo; 2) particelle di alluminio allo stato cristallino (Al2O3)
da immettere in stratosfera attraverso i getti di missili; 3) minuscole
pagliette di metalli a elevata conducibilita' da distribuire o in stratosfera
oppure in orbita terrestre; 4) palloncini volanti ricoperti di un sottile film
metallico, del tutto simili a quelli usati per gioco dai bambini, da liberare
dal suolo fino alla stratosfera; 5) particelle submicroscopiche di perfluoroidrocarburi
con capacita' di diffondere la radiazione solare per risonanza, da collocare in
stratosfera. Assicurano Teller e Wood, che nel caso della collocazione
stratosferica, sarebbe possibile variare la quantita' degli scatterers anche in
funzione della latitudine, in modo da creare una serie di bande parallele
all'equatore e arrivare cosi' a una "regolazione fine" della
radiazione solare a seconda delle esigenze. Quanto alla massa totale del
materiale necessario per ottenere gli effetti desiderati, essa varia dai
milioni di tonnellate (caso degli scatterers meno efficienti) alle migliaia di
tonnellate (scatterers piu' efficienti). Cio' che ha piu' colpito la platea di
Erice non e' tanto l'eccesso di innovazione e di stravaganza del progetto (gli
scienziati americani ci hanno abituato a delle fascinose fughe in avanti),
quanto la totale mancanza di sensibilita' ambientale che lo contraddistingue.
Risolvere l'effetto serra nei termini proposti da Teller significa rimuovere
del tutto la questione degli sprechi e dell'inefficienza energetica, a danno
totale del pianeta che si afferma di voler salvare».
Italia: 24 agosto 2016 |
Italia: scie belliche NATO - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Tutto brevettato negli Stati Uniti d’America (incluso
Eastlund nel 1987) e certificato dalla documentazione militare dell’US. Air Force,
nonché di numerose università nordamericane. Dal rilascio di chemtrails che rendono l’aria
maggiormente elettroconduttiva, in modo tale da consentire alle onde elf di penetrare nel sottosuolo al fine
di provocare terremoti, previa sollecitazione delle faglie sismiche attive a
livello superficiale. Ecco perché gli ipocentri sono così limitati (4-10 chilometri
in media) e standardizzati dalle impostazioni dei riscaldatori ionosferici. Quindi
si aziona il bombardamento con le onde elf quando i sismografi rilevano le
prime scosse. L'effetto è devastante perché si compie un'amplificazione, a
pochi chilometri sotto la crosta terrestre, di un fenomeno naturale già in atto
che, di per sé, non cagionerebbe un gran danno perché i terremoti naturali
avvengono in profondità. Potenziare un terremoto naturale non lascia prove
della manipolazione, è il delitto perfetto. Cosa può provocare movimenti
tellurici, in linea retta, come in uno schema matematico-geometrico? Solamente
una macchina per i terremoti pilotata da un computer che calcola basandosi su
un modello teorico, anche in tempo reale. I fatti dicono che il giorno prima
del terremoto qualcuno ha notato nell’Italia centrale uno tsunami
elettromagnetico. Se tu vedi delle nubi non conta. Conta che dopo questa
segnalazione c'è stato un devastante terremoto proprio nelle zone dove veniva
segnalato un bailamme di fulmini senza tuoni. Una coincidenza?
Il 19 luglio 2001, a Genova, durante il famigerato G8 e la contestuale mattanza dei pacifisti, l’allora primo ministro Berlusconi ha sottoscritto un accordo segreto sulla sperimentazione climatica con l’inquilino della White House, tale Bush junior. All’affare partecipano da allora INFN, INGV, CNR, FIAT (editore del quotidiano La Stampa che nega ovviamente l’evidenza, ora accorpato dai De Benedetti), Ansaldo Nucleare, Finmeccanica, Enac, Enav, Aeronautica Militare (a cui è demandato il controllo virtuale dello spazio aereo), eccetera. Vale a dire quelli che controllano prevalentemente l’economia, l’editoria, i mass media e l’ambito militare in Italia per conto della NATO (da cui tutti prendono ordini: quelli in doppiopetto istituzionale, quelli in divisa d’ordinanza e quelli in camice bianco in particolare i sismologi istruiti annualmente dagli esperti bellici dell’alleanza atlantica). Anche altre ex nazioni europee hanno siglato accordi segreti e separati dello stesso tenore con lo zio Sam.
Il bombardamento elettromagnetico e l’irrorazione
del territorio italiano è decollata a tutti gli effetti, nel gennaio 2002,
anche se già nel 1963 Nasa e Max Planck Institute condussero un esperimento
segreto sulla Sardegna, con dispersione del tossico bario. In tal modo, gli effetti
distruttivi nel belpaese non si sono fatti attendere, come attesta la stessa
ordinanza del presidente del consiglio dei ministri, datata 23 ottobre 2003, nonché
la sequela di atti parlamentari (interrogazioni ed interpellanze) che dal 2002
ai giorni nostri sono state presentate sulla guerra ambientale in atto, e in
gran parte non hanno avuto risposta da governi eterodiretti di tutte le salse.
Non è tutto. «Dichiarazione dello stato di
emergenza socio-economico ambientale nel territorio delle province di L'Aquila
e Teramo interessato dagli interventi necessari alla messa in sicurezza del
sistema Gran Sasso» è il titolo di un decreto del presidente del consiglio dei
ministri 27 giugno 2003 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale numero
154 del 5-7-2003), in cui è scritto:
«Rilevato che, in data 16 agosto 2002, all'interno
dei laboratori di fisica nucleare del
Gran Sasso, durante
la fase di test di un impianto di
filtrazione e purificazione della
pseudocumene, nell'ambito dell'esperimento denominato Borexino, si e'
verificato un incidente comportante il
sversamento nel pozzetto di
drenaggio di circa 50 litri di detta sostanza chimica; Considerate le
caratteristiche geomorfologiche
del territorio in cui e' localizzato il succitato laboratorio e nel quale
e' presente la rete idrica che alimenta l'acquedotto Ruzzo; Considerato che allo scopo di verificare eventuali
commistioni tra le acque di
raccolta dello stillicidio all'interno del laboratorio e l'acqua potabile
destinata al consumo umano, sono
state effettuate delle indagini
commissionate dall'azienda consortile dell'acquedotto del Ruzzo
di Teramo, dalle
quali e' emersa la sussistenza di
un collegamento idraulico ed idrogeologico tra tutte le sorgenti e gli sbarramenti
che hanno costituito oggetto di studio; Preso atto del provvedimento in data 28
maggio 2003 del giudice per le
indagini preliminari di
Teramo, con cui e' stato disposto il sequestro preventivo
della sala C dei laboratori del Gran Sasso; Constatato che
in data 18 giugno
2003 durante le
prove di monitoraggio effettuate
dai tecnici della
commissione e' stata ritrovata una
sostanza del tipo diisopropilnaftalene
nelle acque destinate al consumo umano; Considerata la
necessita' di contenere gli effetti di eventuali sversamenti
di sostanze pericolose proprie delle lavorazioni in corso all'interno del
laboratorio attraverso l'adozione
di misure di prevenzione dei fenomeni di inquinamento,
di messa in sicurezza degli impianti
e, se del caso,
mediante opportuni interventi infrastrutturali;
Considerato che, nonostante
tutte le forme di controllo attivate dalla regione
Abruzzo al fine
di mettere in sicurezza l'intero sistema Gran
Sasso, e' necessario porre
in essere interventi di carattere straordinario, al fine di superare il
contesto emergenziale in atto; Considerata,
quindi, la ineludibile esigenza
di definire un piano globale di messa
in sicurezza dell'intero
sistema, al fine di prevenire eventuali danni alla salute
pubblica… Decreta: Ai sensi e
per gli effetti
dell'art. 5, comma 1, della legge
24 febbraio 1992, n. 225, in considerazione di quanto in premessa, e'
dichiarato, fino al
30 giugno 2004, lo
stato di emergenza socio-ambientale nel territorio delle provincie di L'Aquila e
Teramo della regione Abruzzo
per le parti
interessate dagli interventi necessari alla messa in sicurezza del
sistema Gran Sasso. Il presente
decreto verra' pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana. Roma, 27 giugno
2003 Il Presidente: Berlusconi».
Il giornale L’unità del 10 settembre 2002 titola: «Gran
Sasso, stop agli esperimenti Trovate tracce di inquinamento delle falde
acquifere, la perdita causata da errore umano durante un esperimento Fermi sine
die i laboratori che utilizzano sostanze tossiche, appello del Wwf».
E per non farci mancare nulla emergono perfino le ecomafie istituzionali. Ecco quanto si
legge nell’interrogazione a risposta scritta numero 4/06719 del 24 giugno 2003,
a tutt’oggi senza risposta:
« Al
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute,
al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere - premesso che: il Corpo Forestale
dello Stato, a seguito di una indagine, ha rinvenuto e sequestrato in una
discarica abusiva, nella provincia di L'Aquila, tonnellate di rifiuti tossici
provenienti dai laboratori dell'Istituto di fisica nucleare del Gran Sasso; il
materiale tossico era stato abbandonato in tre località: Tempera, Sassa e
Pettino, in quest'ultimo caso nelle vicinanze dell'ospedale San Salvatore; in
alcuni fusti di plastica è stato rinvenuto olio misto a Trimetilbenzene, parte
del materiale tossico è finito anche nel terreno; si tratta dello stesso olio
che secondo la Direzione dei laboratori del Gran Sasso era stato versato «per
errore umano» in un tombino e che si era infiltrato nella falda idrica che
alimenta gli acquedotti abruzzesi; le sostanze tossiche scoperte in tre
discariche abusive sono un pericolo per l'uomo in particolare per il possibile
inquinamento delle falde acquifere; l'Istituto di fisica nucleare del Gran
Sasso si era rivolto ad una ditta de L'Aquila per smontare e smaltire un
macchinario utilizzata per l'esperimento «Macro», compresi i rifiuti tossici
contenuti nei fusti, la ditta incaricata attraverso imprese subappaltanti
avrebbe dovuto trasferire tutto in discariche autorizzate, in realtà l'olio
tossico e nocivo è in parte finito in discariche abusive e in parte a due raffinerie
di Milano e Napoli che lo hanno acquistato come olio «puro»; già lo scorso 29
maggio 2003 il corpo forestale aveva sequestrato la sala C dei laboratori del
Gran Sasso a seguito della verifica delle regole di sicurezza riscontrate
assenti, e per questo l'attività di ricerca sospesa e i laboratori chiusi -: se
i Ministri interrogati non ritengano necessario e improrogabile procedere
all'immediata messa in sicurezza dei laboratori dell'Istituto nazionale di fisica
nucleare del Gran Sasso; quali iniziative intendano intraprendere affinché
fatti come quelli accaduti in relazione allo smaltimento di rifiuti tossici e
nocivi dei laboratori del Gran Sasso non abbiano più ad accadere in quanto
rappresentano un rischio gravissimo».
Il sito online
dell’Istituto nazionale di fisica nucleare snocciola la seguente
pappardella in pasto ai creduloni:
«I Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS),
uno dei quattro laboratori dell’ INFN, sono i più grandi laboratori sotterranei
del mondo in cui si realizzano esperimenti di fisica delle particelle,
astrofisica delle particelle e astrofisica nucleare. Situati tra le città di
L’Aquila e Teramo, a circa 120 km da Roma, i Laboratori sono utilizzati come
struttura a livello mondiale da scienziati provenienti da 22 paesi diversi;
attualmente ne sono presenti circa 750 impegnati in circa 15 esperimenti in diverse
fasi di realizzazione. Le strutture sotterranee sono collocate su un lato di un
tunnel autostradale lungo 10 chilometri che attraversa il Gran Sasso, direzione
Roma, e consistono di tre grandi sale sperimentali, ognuna delle quali misura
circa 100 m. di lunghezza, 20 m. di larghezza e 18 m. di altezza e tunnel di
servizio, per un volume totale di circa 180,000 metri cubi. I 1400 m. di roccia
che sovrastano i Laboratori costituiscono una copertura tale da ridurre il
flusso dei raggi cosmici di un fattore un milione; inoltre, il flusso di
neutroni è migliaia di volte inferiore rispetto alla superficie grazie alla
minima percentuale di Uranio e Torio presente nella roccia di tipo dolomitico
che costituisce la montagna. Compito dei Laboratori del Gran Sasso è di
ospitare esperimenti nel campo dell’ astrofisica nucleare e fisica delle
particelle… Principali argomenti di ricerca dell’attuale programma sono: la
fisica dei neutrini naturalmente prodotti nel Sole e in esplosioni di
Supernova, e lo studio delle oscillazioni del neutrino attraverso un fascio di
neutrini provenienti dal CERN (programma CNGS), la ricerca della massa del
neutrino in decadimenti doppio b senza emissione di neutrini, la ricerca sulla
materia oscura e lo studio di reazioni nucleari di interesse astrofisico».
Questo laboratorio è sotto la tutela del ministero
della difesa, ovvero della guerra sotto mentite spoglie, differentemente da
tutti gli altri laboratori di ricerca italiani. E non vi è modo che un ente
indipendente o civile possa accedervi per controlli, in violazione della
convenzione europea di Aarhus, ratificata dalla legge italiana 108 del 2001.
«L’attività di detta Azienda risulta, allo stato
attuale, soggetta agli obblighi di cui agli art. 8 del D.Lgs. 334/99 e
successivo D.Lgs. 238/2005 di modifica ed integrazione, in quanto in essa sono
depositate sostanze pericolose in quantitativi tali da rendere possibili
scenari incidentali significativi ai fini della pianificazione di emergenza
esterna».
I
laboratori sotterranei dell'Istituto nazionale di fisica nucleare sono fra i
più grandi e importanti del mondo e si trovano a circa 1.400 metri nel cuore
del massiccio roccioso centrale del Gran Sasso, sotto la vetta del Monte Aquila,
e si articolano in tre sale sperimentali, lunghe 100 metri per 20 di larghezza
e 20 di altezza. All’interno sono montati macchinari per le rilevazioni sulle
particelle che riescono ad attraversare la massa di roccia della montagna, che
di fatto filtra o addirittura elimina quelli che vengono chiamati “rumori di
fondo”, permettendo di studiare processi fisici molto rari o difficili da
scoprire. Qui lavorano circa 60 persone, men tre altre 20 fanno capo ad aziende
esterne che collaborano
regolarmente per i laboratori, ai quali si aggiungono ogni
anno circa 500 ricercatori, provenienti da tutte le parti del mondo.
Ricapitolando in sintesi. Alle
10,20 del 16
Agosto 2002, nella sala C del Lngs si verifica un
incidente durante la fase di test di un impianto di filtrazione e purificazione
della pseudo- cumene (ossia trimetilbenzene 1, 2,3: una sostanza largamente
utilizzata nella produzione di resine ma che in laboratorio serve per rivelare
i neutrini): circa 50 litri di questa sostanza raggiungono un pozzetto di
raccolta delle acque reflue e da qui si riversano nel torrente Mavone. L’incidente rende
evidenti le falle
e i potenziali pericoli del
sistema di filtrazione e purificazione dell'acqua di lavorazione (ne serve
molta per gli esperimenti e per il raffreddamento delle apparecchiature), perchè
si sono rilevati più punti di contatto fra la condotta di
scarico dei laboratori
con la falda che alimenta
l'acquedotto del Ruzzo, ed anche con la rete stessa dell’acquedotto.
Per questo, nel maggio 2003, il giudice per le
indagini preliminari di
Teramo dispone il sequestro preventivo della sala C, spingendo tutte le
autorità – locali e nazionali – a un intervento concreto, e per ora concordato,
di messa in sicurezza dell’intero sistema. Nel giugno 2003, un decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri dichiara Area di emergenza socioeconomico e
ambientale il territorio delle province dell'Aquila e di
Teramo, portando alla
nomina di un Commissario straordinario
con il compito
di definire l'esatta consistenza
dell’incidente e le
cause che l’hanno determinato, e di predisporre poi un
piano di interventi per la bonifica delle aree eventualmente inquinate e il
superamento definitivo dell'emergenza. Il
tutto da avviare
entro il dicembre 2005, quando termina lo stato
di emergenza, utilizzando poteri straordinari di protezione civile.
Strettamente collegato al sistema Gran Sasso è il
progetto di un terzo traforo, previsto dalla legge 366 del 1990, che ha
stanziato 110 miliardi di lire per realizzarlo;
il progetto è
rimasto però sulla carta, per la forte opposizione degli
enti locali e delle
associazioni ambientaliste, e
così è ancora, nonostante nel 2001 sia stato inserito fra i progetti prioritari
della Legge Obiettivo. I motivi di tanta opposizione riguardano innanzitutto il
sistema idrogeologico del Gran Sasso e i danni creati con la costruzione dei
laboratori e delle due gallerie autostradali. L’acqua del Gran Sasso alimenta
infatti gran parte degli acquedotti che
servono le province
di Teramo, L’Aquila e Pescara, ed
è destinata all'uso quotidiano di circa 1milione di persone oltre che ai
due principali poli economici della provincia di Teramo, quello
agroalimentare e quello turistico.
I lavori hanno però intaccato le potenzialità di
questo enorme bacino, ritenuto il più
grande serbatoio idrico d’Abruzzo e fra i maggiori d’Italia:
secondo un dossier del Wwf, gli scavi
hanno determinato la perdita
di enormi quantità di acqua, che nella fase di cantiere ha raggiunto i 2.150
litri al secondo sul versante
teramano e 750 litri al secondo su quello aquilano (con
conseguente allagamento delle gallerie e
sospensione dei lavori);
uno studio eseguito nel 1983
dalla Compagnia mediterranea prospezioni, per conto della Cassa per il
Mezzogiorno, ha poi rilevato un abbassamento della falda acquifera di circa 600
metri (dagli originari circa 1.600 metri
agli attuali 1.060), con conseguente flessione della
portata delle sorgenti, variabile dal 25 per cento di
quella del Pescara
al 60 per cento di quelle del Ruzzo e di Casale San
Nicola. L’Aquila rimanga senza acqua in primavera e nei
periodi di secca, mentre Teramo non riesce a soddisfare le
necessità della costa se non con la depurazione di acque
superficiali. Davanti a un danno così profondo sono evidenti le preoccupazioni
per ulteriori scavi nella stessa area.
Ed è istruttivo il seguente atto parlamentare:
«Interrogazione a risposta in Commissione 5-01995 presentata
da NICOLA CRISCI mercoledì 14 maggio 2003 nella seduta n.309 CRISCI, MARIOTTI,
BORRELLI e BELLINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio,
al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere -
premesso che: il 16 agosto 2002, nel corso delle attività di sperimentazione e
ricerca che si svolgono presso i laboratori dell'Istituto Nazionale di fisica
nucleare (INFN) nel Gran Sasso d'Italia, si è verificato lo sversamento di
liquidi riversatisi nel fiume Mavone, affluente del fiume Vomano, in provincia
di Teramo; a seguito di questo incidente l'Amministrazione Provinciale di
Teramo ed il WWF Abruzzo hanno avviato una procedura giudiziaria e la
magistratura ha aperto un'inchiesta tesa ad accertare la verità sulla dinamica
dei fatti accaduti il 16 agosto 2002; con ordinanza del 27 dicembre 2002 il
Presidente del Tribunale di Teramo ha nominato consulente tecnico d'ufficio
(CTU) l'ingegnere Berardo Naticchia con l'incarico di procedere
all'accertamento sull'apparato sperimentale «Borexino» per verificare se da
esso si fosse determinato il 16 agosto 2002 lo sversamento di liquidi individuando
gli elementi ed il luogo degli scarichi; in data 29 aprile 2003 è stata
depositata la relazione di accertamento tecnico preventivo redatta
dall'ingegner Naticchia e nelle conclusioni rassegnate dal C.T.U. sono state
esposte, tra l'altro, le seguenti considerazioni: a) che effettivamente vi è
stato uno sversamento di liquidi, confluiti nell'impianto di smaltimento e di
lì in parte direttamente nel sistema idrico esterno ed in parte verso i
circuiti dell'impianto della centrale idrica; b) che sorgono dubbi circa la
completezza della ricostruzione fornita dagli operatori dei Laboratori
dell'I.N.F.N., anche perché il registro delle annotazioni non è integro e
talune annotazioni sembrano apposte in tempi non sincroni con gli accadimenti; c)
che vi sono sostanziali discordanze, per ciò che riguarda i liquidi sversati,
tra le affermazioni degli operatori dell'I.N.F.N. e le risultanze del C.T.U.,
in quanto compaiono sostanze non compatibili con le operazioni descritte e
riportate nel log-book dell'I.N.F.N.; d) che altri aspetti, emersi durante le
operazioni di accertamento, destano particolare preoccupazione in quanto non
hanno trovato da parte del C.T.U. una inequivocabile spiegazione e potrebbero
richiedere ulteriori approfondimenti; è appena il caso di ricordare che
l'incidente del 16 agosto è il primo che viene portato compiutamente
all'attenzione dell'opinione pubblica, ma è necessario non dimenticare che solo
nel corso dell'esperimento MACRO, svolto dal California Institute of
Technology, si sono determinati ben dieci «processi anomali» con perdite di
olio ed altre sostanze, secondo i dati rilevati sul sito web del CALTECH ed
inoltre che, all'interno dei laboratori del Gran Sasso, sono stoccati ingenti
quantitativi di sostanze ritenute pericolose; le conclusioni a cui perviene il
C.T.U. rafforzano una serie di interrogativi sulla valutazione dell'entità del
rischio per la popolazione e per gli stessi addetti ai laboratori, sul grado di
pericolosità derivante da reazioni ed interazioni tra le sostanze utilizzate e
l'ambiente, sulla possibilità di inquinamento delle falde acquifere con
conseguente perdita di preziosa acqua potabile, sull'esistenza di piani di
emergenza e sull'efficacia del sistema dei controlli praticati -: se non
ritengano necessario assumere ogni utile provvedimento teso ad eliminare la
persistente situazione di pericolo, anche attraverso la immediata sospensione
delle attività di sperimentazione dell'I.N.F.N. nei laboratori del Gran Sasso
d'Italia e, nel contempo, predisporre gli atti necessari alla sola
realizzazione delle opere funzionali alla messa in sicurezza definitiva dei
laboratori, attraverso l'utilizzo delle risorse economiche previste dalla Legge
n. 366 del 29 novembre 1990.(5-01995)».
C'è almeno un giudice a Berlino, o comunque
divino?
riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=gran+sasso
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/04/scie-chimiche-laccordo-segreto-dei.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=enmod
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/05/terremoto-in-abruzzo-segreto-di-stato.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2016/08/terremoti-innaturali.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=max+planck
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/08/sardegna-uno-zoo-industriale-e-bellico.html
http://www.corriere.it/cronache/16_agosto_24/terremoto-centro-italia-crollo-gran-sasso-cede-corno-piccolo-4cff0186-69b7-11e6-861b-4800bae751a1.shtml
Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL DOMINIO, Modena, 2012.
Gianni Lannes, TERRA MUTA, LPE, Cosenza, 2013.
Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/04/scie-chimiche-laccordo-segreto-dei.html
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Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL DOMINIO, Modena, 2012.
Gianni Lannes, TERRA MUTA, LPE, Cosenza, 2013.
Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.
A tale proposito posso evidenziare che noi vittime di monitoraggio elettronico ci siamo svegliate non per il terremoto che abbiamo sentito in seguito ma per una fortissima tachicardia (180) e ipertensione ai limiti dell'infarto. Evidentemente il potenziamento delle sollecitazioni elettromagnetiche alle quali siamo costantemente sottoposti si è amplificato provocando i problemi suddetti. Anche noi siamo dell'ipotesi di un terremoto "artificiale". Io personalmente ho vissuto a Roma altri terremoti ma nessuno mi ha provocato queste reazioni.
RispondiEliminaQuesto suo intervento mi lascia di sasso sig.ra Silvestri! In quale zona si trovava la sera di questo evento? Cioè lei ed altre persone presenti avete avuto in contemporanea o comunque negli stessi tempi una tachicardia anomala prima di aver percepito le scosse del terremoto? È sconcertante!
EliminaI terremoti sono fenomeni che hanno ipocentri nel ordine di 10 km di profondita, questo è un dato assodato.
RispondiEliminaUn altro dato assodato è che in linea di massima lo studio dei terremoti è statistico e che di ciò che avviene nel punto zero in ogni singolo evento, mi dispiace ma non credo che qualcuno ne abbia certa conoscenza.
La pericolosità di strutture tipo il cern sono un dato di fatto ma se prendiamo ad esempio possibili avvelenamenti di faglie acquifere in una tematica tellurica, mi dispiace, siamo fuori tema, non c'entra niente.
Non penso che l' uomo sia capace, se non a livello superficiale di litosfera, di scatenare contemporanea mente anche forze a 10 km di profondità.