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di Gianni Lannes
Dalle sorgenti d’acqua cristallina di un tempo
zampillano ormai i rifiuti del greggio. Il petrolio non ha arricchito la gente
lucana, ma ha regalato agli autoctoni soltanto inquinamento, degrado ambientale e malattie. Anche
le dighe lucane (a partire dal Pertusillo) che riforniscono d’acqua la Puglia sono inquinate dagli scarti
petroliferi, come è ben noto alle autorità di ogni ordine e grado almeno dal
2010. Secondo l’Istat, la Lucania è la regione più povera d’Italia, a cui
fornisce l’oro nero, con politicanti venduti al miglior offerente: dalla Total
all’Eni, e la popolazione passiva se non proprio inerte. Un certo Romano Prodi ha
dichiarato in una conferenza pubblica, che bisogna estrarre ancora più petrolio.
Vale a dire: sfruttare senza pietà e a più non posso una terra meravigliosa, fino a ridurla una landa moribonda.
Con atto del 16 settembre 2010 l'Arpab comunicava
alla Regione Basilicata, alla provincia di Potenza e ai due comuni interessati
(Montemurro e Viggiano) di aver riscontrato, a seguito del "Piano di
monitoraggio delle acque sotterranee e di re-iniezione relative alle aree
attraversate dalla condotta di re-iniezione del Pozzo Costa Molina 2", un
superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione per il parametro
ferro nei piezometri PZ5 e Pz7, e una nuovo superamento delle CSC
(concentrazione soglia di contaminazione) per il parametro idrocarburi nel
piezometro Pz5 documentato da ARPAB in data 28 febbraio 2011.
Il piano di caratterizzazione necessario per il
progetto ai sensi dell'art. 242 del decreto legislativo numero 152 del 2006, è
formalmente chiesto dalla Regione Basilicata ad ENI con nota del 30 marzo 2011;
il piano di caratterizzazione appariva però inadeguato, così come si rileva da
nota del 13 dicembre 2011, con cui Arpab segnalava all'Ufficio prevenzione e
controllo del Dipartimento ambiente della Regione Basilicata quanto segue:
"Per quanto riguarda invece il piano di indagine proposto per la
caratterizzazione, lo stesso non contiene elementi sufficienti per
l'effettuazione di un'adeguata caratterizzazione dell'area interessata all'attraversamento
della condotta"; l'ufficio segnalava anche il superamento delle CSC nei
piezometri Pz2, Pz5 e PZ7, e che dall'esame della documentazione risultava
l'utilizzo di alcune sostanze pericolose immesse nella condotta di reiniezione.
L'approfondimento dell'ente si spinge sino al
punto di suggerire la necessità di dover acquisire ulteriori e più approfondite
informazioni relative all'utilizzo e/o all'eventuale sostituzione di tali
sostanze con altre non pericolose.
In data 13 dicembre 2011, si tiene presso gli
uffici del Dipartimento ambiente della Regione Basilicata la Conferenza di
Servizi per l'esame del piano di indagine per la caratterizzazione dell'area attraversata
dalla condotta di reiniezione al pozzo Costa Molina 2 e già trasmesso dalla
società Eni con nota del 26 agosto 2011; l'Arpab, con nota del 24 febbraio
2012, sollecita nuovamente la necessità di integrare il piano di caratterizzazione
prevedendo l'esecuzione di sondaggi da attrezzare a piezometro e da ubicare in
corrispondenza dei punti Pz2, Pz5 e Pz7 dalla parte opposta della condotta e,
inoltre, che il set analitico dovrà essere integrato dai seguenti parametri:
Ipa, BTEX e metalli; in data 21 ottobre 2013 Arpab, in merito all'attività di
controllo delle acque interessate dal passaggio della condotta di reiniezione
Costa Molina 2 e di contrada La Rossa, comunicava alla Regione Basilicata di
aver riscontrato superamenti delle CSC per il parametro ferro nei mesi di mesi
di febbraio, aprile e maggio 2010, superamenti delle CSC per il parametro idrocarburi
nel mese di ottobre 2010, superamenti delle CSC per il parametro ferro nel dicembre
2011 e superamento delle CSC per il parametro idrocarburi nel 2011.
Il 22 ottobre 2013 viene convocata, presso gli
uffici del Dipartimento ambiente della Regione Basilicata, una seconda
Conferenza di Servizi sull'area attraversata dalla condotta di reiniezione al
Pozzo Costa Molina 2; nel verbale della Conferenza si precisa che l'Arpab ha
inviato il parere di competenza sulla documentazione all'ordine del giorno, in
cui, ribadendo il precedente parere e il successivo chiarimento, evidenzia la carenza
di definizione del modello geologico/idrogeologico, propedeutico, tra l'altro,
all'ubicazione dei piezometri integrativi che dovranno essere realizzati con
materiale atossico; l'inefficacia del prelievo della terza aliquota di campione
della matrice acqua sotterranea con i tempi previsti dalle metodiche; il set
dei parametri da indagare deve comprendere tutti i metalli previsti dalle
tabelle I e II, parte V del decreto legislativo n. 152 del 2006, nonché gli
idrocarburi totali nell'acqua sotterranea, gli idrocarburi leggeri e gli
idrocarburi pesanti nel suolo/sottosuolo; a seguito di quanto così rilevato
dall'Arpab, il Dipartimento ambiente invita l'Eni a chiarire se il fenomeno
denunciato della fuoriuscita delle acque maleodoranti in contrada La Rossa sia
connesso con le attività di reiniezione; dato di assoluto rilievo è che si
verbalizza anche che l'Ufficio ciclo dell'acqua, con nota del 12 agosto 2013 n.
136396/75AC ha comunicato all'Eni di non poter procedere al rinnovo della
richiesta di autorizzazione allo scarico in unità geologico profonde delle acque
di strato tramite il pozzo di reiniezione Costa Molina.
L'Ufficio ciclo dell'acqua è ancor più chiaro ed
esplicito quando precisa che il rinnovo dell'autorizzazione allo scarico in
unità geologiche profonde delle acque di strato tramite il pozzo di reiniezione
Costa Molina 2 è da ritenersi in contrasto con il diniego di rinnovo
dell'autorizzazione medesima esplicitato dall'Ufficio; l'Ufficio, tra le altre
cose, precisa che i documenti prodotti dall'Eni sono carenti "riguardo
eventuali scenari di rischio (pericolosità, vulnerabilità, elementi esposti
naturali e antropici)"; a marzo 2014 la società Eni invia delle
integrazioni al piano della caratterizzazione ambientale e nel predetto documento,
alla voce composizione delle acque di processo, emerge che nelle acque di strato
trattate con additivi sono presenti i seguenti elementi: ferro, magnesio,
bario, cadmio, solfati, cloruri, idrocarburi, benzene, etelibenzene, toluene.
Il 30 luglio 2014, la Regione Basilicata,
nonostante il voto contrario espresso in Conferenza di Servizi del 22 ottobre
2013 dall'Ufficio ciclo dell'Acqua, ritenendo le osservazioni dell'Ufficio non
pertinenti al presente procedimento (che vanno affrontate in sede di autorizzazione
delle attività di reiniezione) autorizza il Piano di caratterizzazione; in
ordine alla potenziale pericolosità dei pozzi di reiniezione è opportuno
evidenziare quanto indicato dall'indagine dell'agenzia americana di giornalismo
investigativo "ProPublica" che ha rilevato negli USA, tra il 2007 e
il 2010, cedimenti strutturali nei pozzi di reiniezione, con migrazione delle
acque di scarto petrolifero nel sottosuolo e finanche in superficie, spesso dovuti
a violazione delle norme. Il cedimento dell'incamiciatura del pozzo Costa
Molina 2 è avvenuto nel 1999, ma non è dato da sapere l'impatto sulle falde
acquifere superficiali e profonde.
Nel gennaio 2015 l'ingegnere nucleare Antonio
Alberti dichiarava sulla stampa che l'incamiciatura metallica dei pozzi di
reiniezione arriva generalmente a 400 metri di profondità, mentre il pozzo
Costa Molina 2 arriva ad una profondità di 4.117 metri dalla bocca pozzo; l'ubicazione
e autorizzazione del pozzo di reiniezione Costa Molina 2 appare in aperta
violazione della delibera del 4 febbraio 1997 del Comitato dei ministri per la
tutela delle acque dall'inquinamento, che dispone che lo scarico nel sottosuolo
dei liquami industriali è consentito a condizione che il corpo recettore sia
ubicato in un'area "tettonicamente e sismicamente favorevole". Il
pozzo è invece ubicato in Zona sismica 1, quella a più alta pericolosità sismica,
con probabile presenza di faglie sismogenetiche, e che il 16 dicembre 1857 è
stata interessata da un grosso terremoto (magnitudo 7.03 Mw) che ha devastato
l'abitato di Montemurro (a circa 3 chilometri), con più di 4.000 morti.
Una variegata letteratura scientifica
internazionale, unitamente al rapporto "Ichese" del 2014, indicano che attività di estrazione e
iniezione di fluidi in territori sismicamente attivi, possono contribuire ad innescare
terremoti in funzione delle condizioni iniziali del sistema che viene
sollecitato. Per giunta, il sottosuolo dell'area in cui avviene la reiniezione
del pozzo Costa Molina 2 non è adeguatamente conosciuto, per cui le
perturbazioni indotte rappresentano un pericoloso disturbo.
La delibera del Comitato dei Ministri dispone
anche che la reiniezione sia subordinata ad evitare qualsiasi danneggiamento
alla circolazione idrica sotterranea e la migrazione degli effluenti verso le
falde acquifere. La delibera dispone anche che siano stati eseguiti tutti gli
studi e le ricerche necessari a garantire la sicurezza ecologica nel senso più
lato, cosa che non è avvenuta, visto che non si conoscono le caratteristiche
idrogeologiche del sottosuolo. Per questo motivo vi è attività investigativa
della Direzione distrettuale antimafia di Potenza sulle due polle d'acqua anomale
di contrada La Rossa (Montemurro), affioranti a 2,3 km dal pozzo Costa Molina
2, mai segnalate prima in Appennino meridionale, e con caratteristiche
fisico-chimiche affini a quelle delle acque di scarto petrolifero.
L'autorizzazione allo scarico del pozzo CM2 appare dunque non aver rispettato
anche questa seconda disposizione della delibera del Comitato dei Ministri; al
riguardo è opportuno precisare che l'autorizzazione allo scarico nel sottosuolo
nel pozzo CM2 risale al 2001 ed è di durata quadriennale. Il rinnovo avviene
mediante determinazione del dirigente dell'Ufficio ciclo dell'acqua e l'ultima
scadenza è datata agosto 2013 ma in tale occasione, l'Ufficio ciclo dell'acqua
ha precisato che non si può procedere al rinnovo dell'autorizzazione; eppure,
la Giunta, con deliberazione numero 121 del 3 febbraio 2015, ha prorogato
all'Eni i termini per presentare i risultati del piano di caratterizzazione
dell'area attraversata dalla condotta di reiniezione al pozzo CM2.
La proroga si basa su presunte difficoltà
riscontrate da Eni nel rappresentare lo stato di attuazione del piano di
caratterizzazione, nell'ubicazione dei piezometri in contraddittorio con Arpab
e nelle verifiche catastali delle aree interessate, nonché per i tempi di Arpab
nell'assicurare il contradditorio.
Il governo dell’ineletto Renzi non ha mai
assicurato il rispetto della legge a fronte della proroga del piano di
caratterizzazione concesso dalla Regione Basilicata ad Eni, nonostante quanto
espressamente indicato dall'Ufficio del Ciclo dell'Acqua; la liceità
dell'ubicazione del pozzo Costa Molina 2 in Zona sismica 1 nonché area
epicentrale del terremoto del 1857, ricordando al riguardo che il Comune di
Grumento Nova ha negato l'autorizzazione all'uso per reiniezione del pozzo
Monte Alpi 9 invocando il principio di precauzione per il rischio legato
all'attività sismica dell'area".
riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/07/la-rapina-di-idrocarburi-targata-e-ni.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/07/la-rapina-di-idrocarburi-targata-e-ni.html
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