Banche e imprese italiane dedite alla guerra atomica coperte dal governo Renzi ineletto e fuorilegge. Nel
rapporto "Financial institutions
drop the bomb from their investment portfolio", pubblicato il 15 novembre 2015 dall'associazione
olandese "Pax for peace" sono evidenziate le relazioni che
intercorrono tra 382 importanti banche internazionali, fondi pensione,
compagnie di assicurazione e aziende che sviluppano o producono armamenti
nucleari, che in Italia sono vietati per legge dall’adesione nel 1968 al
Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.
Le principali aziende coinvolte nel mantenimento e
nella modernizzazione degli arsenali nucleari operano in Francia, India,
Italia, Paesi Bassi e Stati Uniti: 26 società con un giro di affari pari a 493 miliardi
di dollari. Dieci tra queste hanno sede in Italia. Il loro giro d'affari per
sviluppare, testare, mantenere e modernizzare armi nucleari è stimato intorno
ai 3 miliardi e 300 milioni di dollari. Le società sono: Anima, Monte dei
Paschi di Siena, Banco di Sardegna, Banco popolare, Banca popolare di Sondrio,
Banca popolare Emilia-Romagna, gruppo BMP, UBI Banca, UniCredit, Carige group.
I nove Paesi dotati ufficialmente di armi nucleari (Cina, Corea
del Nord, Francia, India, Israele, Pakistan, Federazione Russa, Regno Unito e
Stati Uniti) stanno modernizzando i propri arsenali. Alcuni di essi si
giustificano dietro la pretesa della manutenzione, mentre altri annunciano
apertamente la produzione di nuove tecnologie e piani di sviluppo. “Ad esempio, il Congressional Budget Office
nel gennaio 2015 ha comunicato che gli Stati Uniti spenderanno circa 350
miliardi di dollari nei prossimi dieci anni per potenziare e mantenere il
proprio arsenale nucleare. Si arriverà a 1.000 miliardi di dollari nell’arco di
trenta anni. Il solo programma di radicale modernizzazione delle testate
nucleari tattiche B61, di cui 70 sono sul territorio italiano, costerà circa 10
miliardi di dollari. Queste testate saranno destinate ad essere trasportate dai
nuovi aerei F35, 90 dei quali saranno acquistati dall’Aeronautica italiana come
è stato confermato dalla recente legge sul Bilancio dello Stato 2016” nota
Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali
Archivio Disarmo (IRIAD). Si stima che la spesa mondiale per queste armi sia di
oltre 100 miliardi di dollari ogni anno. Questa spesa serve per assemblare
nuove testate, modernizzare le vecchie e costruire missili, sistemi di lancio e
tecnologie di supporto. Se la maggior
parte del finanziamento per le armi nucleari proviene da contribuenti che hanno
sede all’interno dei Paesi nucleari, una parte consistente proviene anche da
investitori privati di Paesi non-nucleari.
All’interno del rapporto, le istituzioni che
finanziano queste attività sono elencate in tre gruppi in base alla misura del
loro coinvolgimento nel finanziamento dell’industria militare nucleare intesa
come insieme delle aziende che producono componenti chiave per testare,
sviluppare, mantenere, modernizzare e dislocare le armi nucleari. Banche,
compagnie assicurative, fondi pensione di 27 diversi paesi (“Hall of Shame”)
investono significativamente nell'industria delle armi atomiche. 238 hanno sede
in Nord America, 76 in Europa, 59 in Asia e nel Pacifico, 9 in Medio Oriente. Per quanto riguarda l'Italia Unicredit e Intesa
San Paolo nella lista dei “runners-up”. Nel complesso, 11 istituti bancari
italiani hanno concesso una somma totale di 4 miliardi e 149 milioni di euro a
26 società. L'azienda Finmeccanica, di cui il 30,2% è del Ministero
dell’Economia e delle Finanze, fa parte della “Hall of Shame”. A partire dal
2013 è legata alla produzione di testate destinate a far parte dell’arsenale
francese e attraverso la joint venture MBDA e di un programma per la consegna
di veicoli di supporto al missile balistico intercontinentale dell’esercito
statunitense.
I 10 maggiori investitori, tutti con sede degli
Stati Uniti, da soli hanno fornito capitali per più di 209 miliardi di dollari.
Tra questi i primi 3 (Capital Group, State Street e Balckrock) hanno investito
più di 95 miliardi. In Europa, i maggiori investitori sono BNP Paribas
(Francia), Royal Bank of Scotland (Regno Unito) e Crédit Agricole (Francia).
Senza contare l'acquisto italiano - con denaro pubblico - di 90 cacciabombardieri nucleari F35 e la presenza in Italia di un arsenale atomico statunitense, dislocato sotto il controllo militare di Washington, da Aviano a Sigonella.
Senza contare l'acquisto italiano - con denaro pubblico - di 90 cacciabombardieri nucleari F35 e la presenza in Italia di un arsenale atomico statunitense, dislocato sotto il controllo militare di Washington, da Aviano a Sigonella.
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