25.10.12

VELENI IN FRUTTA E VERDURA


di Gianni Lannes

Terra drogata dalla chimica. Non bastavano gli organismi geneticamente modificati esaltati dal primo ministro golpista Mario Monti che osteggia sul piano istituzionale l’agricoltura biologica a chilometro zero. Anche l’Unione europea, o meglio la Commissione europea del ramo ha emanato il 21 settembre 2012 il regolamento UE numero 899. Le nuove regole dettate esclusivamente da interessi finanziari , ma non certo da riscontri scientifici, modificano gli allegati II e III del regolamento (CE) n. 396/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio, concernente i livelli massimi di residui di acefato, alacloro, anilazina, azociclotin, benfuracarb, butilato, captafol, carbaril, carbofuran, carbosulfan, clorfenapir, clortal-dimetile, clortiamid, ciesatin, diazinon, diclobenil, dicofol, dimetipin, diniconazolo, disulfoton, fenitrotion, flufenzin, furatiocarb, esaconazolo, lactofen, mepronil, metamidofos, metoprene, monocrotofos, monuron, ossicarbossina, ossidemeton-metile, paration metile, forate, fosalone, procimidone, profenofos, propaclor, quinclorac, quintozene, tolilfluanide, triclorfon, tridemorf e trifluralin in o su determinati prodotti e che modifica tale regolamento definendo l’allegato V, che elenca i valori predefiniti. In Italia l’ortofrutta - oltre alle vitamine in percentuale sempre più scarsa - contiene fitofarmaci.

Il primo allarme lanciato mezzo secolo fa da Rachel Carson con il suo memorabile libro Primavera silenziosa, almeno nel Belpaese è rimasto inascoltato. La famosa biologa nordamericana aveva segnalato i danni all’ambiente e alla salute provocati dall’uso del Ddt e degli altri pesticidi. Un ampio arco temporale che non è bastato ad affermare le ragioni di un’agricoltura meno schiava della chimica e più amica dell’essere umano. Tant’è che la banca del seme che ha sede a Bari è in via di disfacimento.

Clorotalonil 50 sc.

Avvelenamento a norma di legge - I controlli sul campo sono attualmente inesistenti, o meglio inconsistenti. Se poniamo lo sguardo allo Stivale siamo il Paese che consuma più pesticidi in Europa (quasi di 200 mila tonnellate all’anno). Nella penisola l’impiego fitofarmaci ha superato da un decennio i livelli di guardia. I risultati negativi sono confermati dalle analisi eseguite su migliaia di campioni di frutta e verdura. I dati  provengono a seconda dei casi dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, dai laboratori di igiene e profilassi e dalle aziende sanitarie locali. Il ministero della Salute e l’Istituto superiore della sanità, tuttavia, non hanno adottato alcun provvedimento cautelativo per proteggere la popolazione italiana. Sono circa una settantina i pesticidi ammessi all’impiego in Italia sospettati di provocare cancro, mutazioni al Dna e malformazioni al feto e danni alla fertilità. Circa il 60 per cento dei residui riscontrati sono considerati sospetti cancerogeni dalla letteratura scientifica internazionale e questo può provocare, soprattutto nei soggetti più deboli ed esposti, i bambini, cancro nell’arco della vita media di un individuo.

Mele, pere, uva e fragole sono i frutti più contaminati in assoluto che arrivano sulle tavole tricolori. Non sono però fuorilegge perché, ricorrendo ad un escamotage suggerito dai produttori, chi li coltiva li inzeppa di una variegata miscela di veleni diversi, dosati in quantità tali da non superare il limite fissato singolarmente per ognuno di essi. Quale sia l’effetto sanitario finale sui consumatori di questa nefasta sinergia nessuno lo sa, perché i cocktails di pesticidi sono ancora poco studiati.  La pericolosità sanitaria dei pesticidi è nota a livello biologico: ai rischi di cancerogenesi e tossicità si è aggiunto negli ultimi anni l’allarme lanciato dagli andrologi, secondo i quali l’assunzione di queste molecole ha effetti negativi anche sulla fertilità.

La normativa in vigore non garantisce i consumatori. Tra i numerosi residui che si ritrovano più di frequente, molti sono di fitofarmaci il cui uso è concesso in Italia, ma che rientrano nella lista di sospetti cancerogeni: insetticidi come il Dicofol o il Parathion, anticrittogamici come il Captano o il Clorotalonil, diserbanti come il Linuron, tutte sostanze che andrebbero subito messe al bando e che invece continuano ad essere commercializzate, usate e a terminare sulle nostre tavole e nei nostri organismi. Senza contare che in moltissimi casi uno stesso campione di frutta e verdura contiene più di un sostanzioso residuo: altro possibile motivo d’allarme vista l’incertezza sui possibili effetti combinati delle miscele di pesticidi. In effetti, numerosi studi condotti sia in Italia che all’estero attestano la pericolosità per la salute di molti pesticidi tuttora in uso. Tra i soggetti particolarmente esposti, ci sono i bambini. Una ricerca realizzata negli Stati Uniti d’America dal Natural Resources Defense Council ha stimato per esempio che «ogni anno tra 5.500 e 6.200 persone negli Usa si ammalano di cancro a causa dell’esposizione nei primi anni di vita ai fitofarmaci». Non a caso, niente più pesticidi nella catena organofosfati poiché danneggiano la salute dei bambini. Lo ha deciso con un decreto nel 1999 l’Environment Protection Agency (Agenzia di Protezione ambientale), un organismo federale del Congresso Usa. I pesticidi sotto accusa sono due: Methyl Paration e Azinphos Methil, abbondantemente usati su frutta e verdura. In Italia si spargono soprattutto sulle mele. Il provvedimento è stato adottato negli States a stelle e strisce perché i pesticidi sono sostanze chimiche tossiche. L’abominio è che una quantità minima di residui viene giudicata dalle autorità di governo tollerabile (si fa un calcolo approssimativo rispetto al peso corporeo). Secondo gli studi nordamericani questa famigerata “quantità tollerabile” lo è per gli adulti, ma non per i bimbi sotto i diedi anni che hanno ancora l’organismo indifeso e peso corporeo inferiore a quello degli adulti. Lo studio dell’Epa che ha testato 40 organofosfati si è basato su esperimenti con galline e ratti. Un residuo superiore alla tollerabilità ad una lunga esposizione, ha provocato danni sugli animali come l’inibizione delle colinesterasi (una delle proteine del plasma sanguigno), oltre ad effetti sulla vista e su altre funzioni cognitive, dalla memoria ad anomalie comportamentali. Effetti nocivi di  vario tipo, interruzioni di gravidanza e danni al feto, decremento di peso sono stati notati comunque con l’uso di tutti i 40 organofosfati. I due pesticidi di cui è stato bandito l’uso negli Usa 13 anni fa, vengono ancora largamente commercializzati in Italia. Gli organofosfati più comunemente utilizzati sono: Parathion,  Malathion, Metil parathion,  Chlorpyrifos,  Diazinon, Dichlorvos, Phosmet, Tetrachlorvinphos,  Azinphos metile.

Un’agricoltura  come quella italiana se vuole sopravvivere deve puntare esclusivamente sulla qualità biologica dei frutti della terra.  Per un’agricoltura come la nostra che fonda la sua ricchezza e capacità competitiva sulla genuinità del grande patrimonio di produzioni tipiche locali, ridurre l’uso di fertilizzanti chimici e di pesticidi, così come impedire una diffusione indiscriminata delle biotecnologie (OGM), sono obiettivi non solo doverosi per proteggere l’ambiente e la salute delle persone, ma fondamentali anche in una logica squisitamente economica.

Daconil Liquido 31/3/08

LINURON FL

Fichas Internacionales de Seguridad Química

REGOLAMENTO (UE) N. 899/2012 DELLA COMMISSIONE 
del 21 settembre 2012

1 commento:

  1. Commissione e consiglio purtroppo - è risaputo sono i servili commì dell'oligarchia finanziaria e industriale - quindi rispondono sollecitamente agli input delle lobby diquesti oligarchi (p.es.le camera di commercio a stelle e strisce, con sedi nei paesi membri e a Bruxelles) di alzare l'asticelle delle concentrazini ammissibili dei peggiori veleni, parametrando questi limiti in modo criminale al peso corporeo medio di un adulto, come se i bambini fossero soggetti non espopsti. Fai benissimo poi a smascherare la truffa di questi limiti, in relazione al meccanismo del cocktail di prodotti diversi: se il limite presisdiato è 10 per un prodotto ed uso 100 prodotti diversi con una concentrazione 9.9 avrò rispettato farsescamente i limiti di leggi pur avendo centuplicato il livello di concentrazione della chimica sulle colture. Le solerti burocrazie comunitari, ci fregano sulle sottigliezze.
    Per rimediare in parte e spezzare le catene di questo sottile inganno non abbiamo altre strade che l'orto biologico condiviso, le autoproduzioni, e l'aggregazione nei GAS (gruppi di acquisto solidale) che stringono patti con i fornitori locali di cui conoscono l'azienda, i lavoratori e le pratiche in uso, aldilà delle certifiazioni bio (che talvolta sono taroccate). Bisogna potersi guardare negli occhi, sedersi allo stesso tavolo, condividere una conversazione ed un pasto, per poter allacciare relazioni di fiducia e rispetto ed infine per rispettare la terra su cui poggiamo i piedi e noi stessi, nella misura in cui conosciamo la storia di quello che introduciamo nel nostro corpo e la storia di quelli hanno speso le loro energie perchè noi apprezzassimo i loro prodotti.

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