5.10.12

SCUOLE A RISCHIO DI VITA

Pescara, antenne Rai, bambini a scuole bombardati dall'eletttrosmog.

di Gianni Lannes

Autunno dell’anno domini 2012: in Italia 10 milioni di persone (bambini, studenti, insegnanti e lavoratori) entrano ogni giorno in una scuola pubblica a rischio e pericolo personale. Ma l’istruzione e la salute non sono due diritti costituzionali? Evidentemente non più, soprattutto dopo l’approvazione nel 2007 del Trattato di Lisbona che ha sospeso le carte costituzionali dei Paesi aderenti all’Unione europea, col favore (accordo “bipartisan”) dei parlamentari di ogni schieramento affaristico (destra, centro & sinistra). La strage di San Giuliano - andata in onda il 31 ottobre 2002 - in cui morirono ventisette bambini ed una maestra, è passata invano ed è stata usata dal piduista Berlusconi per aumentare la sua audience di mafioso in doppiopetto. In attesa delle prossime tragedie degli innocenti il quadro della situazione strutturale degli edifici scolastici nel Belpaese è semplicemente drammatico. Parafrasando Fabrizio De Andrè: e lo Stato che fa, si indigna a parole con gran dignità? Semplicemente i vari governi (Prodi, Berlusconi & Monti) hanno seguitato a sabotare l’istruzione pubblica sul piano dei contenuti e dei finanziamenti, a beneficio della scuola privata. Quattro anni fa il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, dopo la morte il 22 novembre 2008 dello studente Vito Scafidi a Torino (a causa del crollo di un solaio in un liceo di Rivoli) promise pubblicamente la risoluzione dei problemi ed il varo dell’anagrafe dell’edilizia scolastica entro il 2009. A tutt’oggi  di questo straccio di provvedimento dell’autorità centrale che avrebbe dovuto quantomeno  fotografare la situazione e porvi rimedio non v’è traccia. Insomma, le solite menzogne a buon mercato per imbonire l’elettorato tricolore ed ammansire ulteriormente la popolazione già passiva. E non latitano gli affari con denaro pubblico: è il caso della scuola media “Sandro Pertini” ad Orta Nova in Puglia, in parte a rischio crollo, dove la speculazione politica di un sindaco del Pdl ha inghiottito finanziamenti pubblici e ha messo a rischio la vita di centinaia di esseri umani. Ma questa è un'altra storia che merita un approfondimento e racconteremo in un'altra occasione.

Orta Nova, scuola a rischio crollo.

Mappa del pericolo - Niente di nuovo. Ecco cosa attesta attualmente il Ministero dell’Istruzione: «Dai dati emerge una situazione dell’edilizia scolastica fatta di luci e ombre, con eccellenze e situazioni più difficili sulle quali è necessario intervenire. Alcune maggiori criticità. Dalla lettura dei dati statistici emerge una situazione delle scuole piuttosto variegata. In ogni caso, sia gli aspetti positivi sia gli elementi di maggiore criticità sono il prodotto di problemi stratificati nel tempo, nel corso dei decenni passati. Un dato resto evidente dalle informazioni disponibili sul periodo di costruzione degli edifici, secondo cui il 4% di essi è stato costruito prima del 1900. E la maggior parte, il 44% delle scuole, in un periodo che va dal 1961 al 1980. Una eredità, questa, che incide e assume un significato per i diversi aspetti sui quali l’anagrafe dell’edilizia scolastica pone l’attenzione, in particolare per quanto riguarda il rischio sismico e le normative antincendio. Ed è proprio su questi due fronti che si concentra, in particolare, il piano che il Miur intende varare a breve.  A fronte di un dato che vede solo il 17,7% degli edifici in possesso del relativo certificato di prevenzione incendi (…) il 66,5% delle scuole possiede un impianto idrico antincendio; il 49,3% dispone di una scala interna di sicurezza; il 61,5% possiede la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico; il 63% è munito di un sistema di allarme; il 98,3% è in possesso di estintori portatili; il 95,1% possiede un sistema di segnaletica di sicurezza. In ogni caso, sono le regioni del Sud che presentano, da questo punto di vista, le maggiori criticità. Per questo motivo, il piano del Miur prevede un investimento di 680 milioni di euro (risorse europee) per interventi di riqualificazione e messa in sicurezza degli immobili scolastici delle Regioni appartenenti all’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia). In particolare, saranno realizzati interventi in 1.565 scuole così articolati: in Calabria 111,6 milioni di euro per interventi in 257 scuole, in Campania 273,5 milioni per 625 scuole, in Puglia 51,6 milioni di euro per 121 scuole, in Sicilia 244,3 milioni di euro per 562 scuole. Il tema del rischio sismico è strettamente collegato a due elementi più generali: la caratteristiche geologiche del territorio italiano costituito, come noto, da numerose aree sismiche e i periodi di costruzione del patrimonio immobiliare scolastico. Come già esposto, la maggior parte degli edifici scolastici è stata costruita tra gli anni ’60 e gli ’80, un periodo nel quale i criteri di costruzione degli edifici erano scarsamente influenzati da una “cultura antisismica” che solo di recente è andata consolidandosi in Italia. Ma intervenire su tali edifici, costruiti secondo standard ormai superati, al fine di adeguarli alla attuale normativa risulta, stando a quanto dichiarato da esperti e tecnici, del tutto inefficace. Unico rimedio, dunque, è quello di costruire nuovi edifici secondo gli attuali requisiti normativi e coerenti con le necessità legate all’evoluzione tecnologica che caratterizzerà i nuovi modelli scolastici.  Il progetto di riqualificazione vede coinvolto il Ministero su più fronti: da una parte, così come previsto dall’art. 53 del decreto semplificazioni, sono in via di predisposizione, da parte di una commissione, le linee guida in materia di edilizia scolastica, con particolare riferimento all’architettura interna delle scuole corrispondente ai processi di innovazione in atto (Agenda Digitale Italiana). Dall’altra parte, dal punto di vista operativo, il Miur - in collaborazione con Regioni ed Enti locali quali proprietari degli immobili e soggetti istituzionalmente competenti in materia - intende promuovere la costituzione, a livello territoriale, di fondi immobiliari. Questi strumenti possono consentire di raggiungere l’obiettivo di costruire nuove strutture superando, ad esempio, i limiti di spesa imposti dal Patto di stabilità interno. Nel caso di utilizzo dei fondi immobiliari, la realizzazione delle opere, l’investimento necessario e l’eventuale indebitamento sono, infatti, completamente a carico del fondo stesso, cui parteciperanno Comuni, Province, altri enti istituzionali presenti sul territorio, nonché il Ministero. Il fondo dovrà valorizzare gli immobili obsoleti e realizzare le nuove strutture, restituendo all’Ente locale un patrimonio immobiliare scolastico nuovo ed efficiente. Le risorse a disposizione del Miur destinate all’edilizia scolastica contribuiranno, come cofinanziamento, alla realizzazione di questi fondi».

In altri termini, la solita aria fritta. Infatti, tali adempimenti erano già previsti dalla Legge 11 gennaio 1996, numero 23, ma non sono mai stati realizzati. Dopo 16 anni questa normativa è ancora largamente inapplicata, mentre i finanziamenti previsti sono stati assorbiti dal ministero della Difesa per le spese di “guerra a fin di bene” nel resto del mondo. Il Miur dà sempre i numeri:  i dati sulla classificazione antisismica e certificazione antisismica si riferiscono al “Rapporto Nazionale sullo stato dell’edilizia scolastica” del febbraio 2010. Tutte le altre cifre sono aggiornate a maggio 2012.

Terzo mondo europeo - I dati ufficiali ben mimetizzati per i non addetti ai lavori rivelano che di ben «6.900 strutture scolastiche è sconosciuta la data di costruzione, mentre 803 edifici sono ospitati in edifici ad altro scopo come garage ed appartamenti» (ad esempio, il liceo Moscati di Grottaglie). Nelle 10.798 istituzioni scolastiche, dislocate in 41.328 edifici comprese le sedi staccate, le succursali eccetera, ogni giorno studiano e lavorano circa 10 milioni di persone. Ma in quale ambiente si relazionano quotidianamente un numero così impressionante di esseri umani? Gran parte di questi edifici (il 48,97%) sono stati costruiti prima del 1965; mentre solo il 5,11% ha visto la luce nell’ultimo quindicennio. Il nostro patrimonio edilizio è alquanto vetusto e addirittura, in numerosi casi, decisamente inadeguato perché realizzato con criteri, vincoli e materiali diversi da quelli previsti dall’attuale normativa. Basti pensare, a titolo esemplificativo, che le norme antisismiche sull’edilizia sono state introdotte per la prima volta in Italia con la legge numero 62 del 2 febbraio 1974. Inoltre c’è da considerare la destinazione d’uso: 4536 edifici nascono come abitazioni; si tratta per lo più di strutture in affitto adibite impropriamente ad uso scolastico realizzate sulla base di norme incompatibili con i criteri di sicurezza che invece richiedono gli edifici destinati a scuole.

Pericoli latenti? Chiedete all'ubiquitaria lana delle salamandre. All’età degli immobili è spesso connessa la presenza nelle strutture - locali, serbatoi dell’acqua in eternit, coibentazioni di locali caldaia, terminali di canne fumarie e grondaie - dell’amianto, largamente utilizzato dagli anni ‘50 agli anni ‘80. La presenza dell’asbesto è stata certificata in 6769 edifici (16,38%). A Venezia dove la presenza dell’amianto interessava l’80% degli edifici scolastici è stata avviata, su tutti, l’azione di bonifica; a Genova l’azione di bonifica ha interessato solo il 31% del 77% degli istituti con presenza di amianto; a Torino nonostante che sia stato rilevata la presenza di amianto nel 65% degli edifici, l’opera di bonifica stenta ancora a decollare. Nel resto dello Stivale va anche peggio, nel senso che le autorità eludendo la legge 257 dell'anno 1992, non hanno approntato ancora un monitoraggio o un piano di intervento, perfino nella Puglia dell'ecologista a parole Nichi Vendola.  Ben 12 anni fa il Parlamento italiano ha promulgato una legge il cui scopo principale è quello di individuare la presenza nei luoghi di lavoro del radon, un gas fortemente nocivo che provoca ogni anno milioni di morti per cancro ai polmoni. L’azione investigativa sul gas “killer” nelle scuole stenta a decollare nonostante che in 90 edifici scolastici sia stata certificata la sua presenza e nonostante che gli esperti ritengano che il fenomeno possa essere più significativo. Basterebbe riflettere un momento sul quadro appena descritto per avere la sensazione prima e la certezza poi che ci troviamo di fronte ad una realtà già di per sé allarmante che coniugata con gli indicatori relative alle stato delle strutture diventa rapidamente inquietante.

E ancora.  Secondo la citata indagine del Miur: «23.557 edifici (il 57%) non hanno il certificato di agibilità statica (Sardegna 84,47%, Calabria 76,51%, Umbria 76,27%, 68,99% Lazio, 68,67% Liguria, 66,32% Abruzzo); 23.702 edifici (il 57,35%) degli edifici scolastici sono privi del certificato di agibilità sanitaria (Sardegna 81,55%, Umbria 74,58%, Calabria 74,43%, Lazio 74,35%, Puglia 65,49%); 14.919 edifici (il 36,10%) non hanno gli impianti elettrici a norma (Molise 56,98%,Sardegna 56,80%, Abruzzo 46,05%, Lazio 45,45%, Calabria 43,87%); 29.066 edifici (il 70,33%) presentano barriere architettoniche (Molise 80,23%, Basilicata 78,40%, Calabria 77,13%, Umbria 75,14%, Sardegna 75,24%) ; solo in 1 scuola su 3 sono presenti scale di sicurezza ovvero nel 36,96% non sono presenti scale di sicurezza ( Calabria 56,76%, Molise 53,49%, Sardegna 46,12%, Campania 45,31%, Lazio 44,58%)».

Le autorità centrali stimano che ben «13.688 edifici (il 33,12%) hanno bisogno urgente di manutenzione». Numeri che crescono ulteriormente allorquando si pensa alla gestione delle emergenze. Il 90% degli edifici ha ingressi che non dispongono di standard di sicurezza adeguati; il 91% non ha l’ingresso facilitato per disabili; nel 70% dei casi non esistono gradini antiscivolo; in 20,65% non è stata installata la chiusura antipanico; in 1 scuola su 5 le vie di fuga non sono adeguatamente segnalate. Con l’aggravante che il 73,21% delle scuole non è in possesso del certificato di prevenzione incendi; il 20,59% delle scuole non ha fatto prove di evacuazione e che quindi non si è in grado a far fronte a situazioni di emergenza.

Oltre ai rischi dovuti allo stato degli immobili, le scuole italiane sono soggette ad ulteriori rischi dovuti, per via della loro ubicazione, alla particolarità geologica del nostro territorio (rischio sismico, idrogeologico, vulcanico), alla vicinanza ad aree industriali, alla presenza nei paraggi di antenne emittenti radio televisive e telefoniche, nonché di elettrodotti. Anche qui le statistiche istituzionali ci offrono un quadro quanto mai sconcertante: «13.932 edifici scolastici (33,71%) sono situati in località a rischio sismico; 6.497 edifici scolastici (15,72%) sono ubicati vicino alle antenne emittenti radio televisive e telefoniche;  5.331 edifici scolastici (12,90%) sono in prossimità di aree industriali». 

Prevenzione  inesistente - Ma se gli eventi tragici di San Giuliano o gli incidenti mortali di Verona e Zagarolo testimoniano l’epilogo tragico di quello che può accadere in situazioni di emergenza, l’andamento degli infortuni rappresenta la cartina di tornasole di quello che quotidianamente accade nelle scuole italiane. Gli infortuni degli alunni, censiti dall’INAIL, durante l’attività didattica sono in costante aumento: nel 2004 sono stati denunciati all’istituto 90.570 casi ovvero l’10% circa in più rispetto all’anno precedente. Come pure sono cresciuti gli infortuni tra gli insegnanti e il personale ata (5.290 casi). Alcuni sono risultati gravi, determinando invalidità permanenti, altri sono risultati essere mortali. Le cause sono riconducibili ad una pluralità di fattori che vanno dalle condizioni dell’ambiente di lavoro e di studio, all’uso improprio di materiali, sostanze, attrezzature, macchine, all’affollamento, al comportamento e alla disattenzione. Indipendentemente dai luoghi comuni e dalla percezione soggettiva che ognuno di noi ha della scuola, ci troviamo di fronte ad una realtà di tutt’altra natura connotata da un tasso infortunistico elevato dove le rilevazioni dell’INAIL, proprio perché limitate ai soli assicurati, rappresentano solo parzialmente un fenomeno più ampio e più complesso che spesso si combina con la molteplicità delle fonti di rischio interne ed esterne presenti nella scuola. Seco do il Miur risultano essere 714 le scuole che non hanno ancora provveduto alla stesura del documento di valutazione dei rischi. In ben 1144 istituti non si è ancora provveduto alla designazione dei responsabili del servizio di prevenzione e protezione. Sono ben 3500 le scuole che non hanno predisposto il piano di evacuazione dei rischi. Mentre oltre il 20% delle scuole non ha attivato il servizio di prevenzione e protezione, il servizio antincendio e il servizio di primo soccorso. I casi di Verona e Zagarolo dove hanno perso la vita due bimbe innocenti sono in questo senso significativi. L’assenza di finanziamenti specifici, la confusione delle disposizioni, l’inadeguato rapporto con i lavoratori e i loro rappresentanti, il tardivo raccordo con gli enti locali e con le istituzioni non hanno consentivo l’effettivo decollo di quei processi di programmazione, organizzazione, standardizzazione, consultazione e partecipazione, informazione e formazione necessari alle scuole per l’affermazione completa dello spirito della legge. Il 44,76% delle scuole non ha provveduto alla formazione del rappresentate dei lavoratori per la sicurezza; il 25,40% delle scuole non ha provveduto alla formazione del responsabile del servizio di prevenzione protezione; il 33,28% delle scuole non ha formato gli addetti all’antincendio; il 32,14% delle scuole non ha formato gli addetti al pronto soccorso; il 42% circa delle scuole non ha provveduto all’informazione ai lavoratori e agli studenti; Il 52% delle scuole non ha provveduto alla formazione dei lavoratori e degli alunni.

Eppure tutti questi adempimenti dovevano essere conclusi entro il 31 dicembre del 2000. L’11 giugno 2012, il direttore generale del Ministero dell’Istruzione, Emanuele Fidora ha diramato questa circolare: «Oggetto: Anagrafe Edilizia Scolastica – riapertura funzioni per completamento attività. Si rende noto che sono nuovamente disponibili le funzioni di anagrafe dell'edilizia scolastica per: completare il censimento degli edifici scolastici nei casi in cui l'attività non sia ancora stata effettuata (si tratta di circa 400 istituti principali mancanti e di circa 2.700 scuole non censite all'interno degli edifici). Il dettaglio è stato fornito agli USR tramite il servizio di consulenza territoriale del gestore del sistema informativo; integrare gli edifici già anagrafati con le informazioni richieste a decorrere dal 20 aprile; ciascun dirigente scolastico può verificare se il censimento degli edifici occupati dalle proprie scuole è incompleto accedendo in interrogazione e visualizzando lo stato di compilazione degli ultimi campi presenti in coda a ciascun edificio. In alternativa può chiedere all'USP competente di verificare lo stato di completamento delle attività di propria competenza tramite l'apposita funzione di monitoraggio analitico messa a disposizione degli USP/USR; provvedere alla rilevazione delle caratteristiche antincendio, al completamento della quale mancano ancora almeno il 20% delle sedi principali. Anche in questo caso l'USP e l'USR hanno a disposizione appositi monitoraggi analitici per la verifica dell'avanzamento delle attività».

Menzogne pubbliche - Ma che si pretende da una con scarsa cultura che per diventare avvocato - pur di abilitarsi alla professione forense - ha partecipato ad un concorso facile a Reggio Calabria? Nel corso dell’Audizione al Senato del 18 novembre 2009, nella commissione di inchiesta sugli Infortuni sul lavoro, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini aveva promesso che l'anagrafe edilizia delle scuole sarà completata "al massimo entro fine gennaio 2010" e riguarderà anche i rischi connessi "ad elementi non strutturali". «Il risultato di oggi segna un passo decisivo e concreto verso la sicurezza dei nostri istituti. Voglio ringraziare le Regioni e gli enti locali per la collaborazione dimostrata nella realizzazione di un progetto comune che riguarda tutti i nostri studenti e coloro che lavorano nelle scuole. Il Governo continuerà ad impegnarsi su questo fronte come ha sempre fatto, sostenendo il piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici che il Miur ha stabilito il 28 gennaio 2009. Il nostro prossimo obiettivo è il completamento del monitoraggio degli edifici in vista di un successivo stanziamento di 420 milioni di euro». Così parlò il 13 maggio 2010 l’allora ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini.  Non è tutto. Se date un’occhiata al sito del Tg 1 Rai, trovate anche un’altra chicca della Gelmini. 13 novembre 2010: «Il ministro Gelmini e il sottosegretario Mantovani, dopo aver fatto il punto sull'aggiornamento dell'anagrafe dell'edilizia scolastica, hanno aggiunto che inizieranno interventi urgenti di edilizia scolastica in 1.706 istituti distribuiti in tutto il paese, di cui 296 collocati in Sicilia, 186 in Veneto, 181 in Puglia, 154 nel Lazio, 152 in Lombardia. La banca dati è stata infatti completata con le informazioni relative ai rischi legati ad elementi non strutturali degli edifici. ora si procede con i lavori. "Il governo - ha sottolineato il ministro Gelmini - ha stanziato un miliardo per l'edilizia delle scuole: il triplo di quanto previsto dal precedente". Duecentoventisei milioni sono andati alle scuole dell'Aquila dopo il terremoto, 358 stanno per essere spesi sulle "priorità" individuate che sono, appunto, 1.706. Il sottosegretario Mantovani ha aggiunto che "presto partirà anche il successivo finanziamento di 426 milioni". La Gelmini ha poi dichiarato che "466 squadre tecniche si sono occupate di aggiornare l'anagrafe dopo l'accordo Stato-Regioni raggiunto a gennaio 2009. E dal 15 di novembre, ha aggiunto - riprenderanno i sopralluoghi, perchè questi dati vanno sempre aggiornati". Per le scuole del Sud ci sarà poi un bando specifico per 220 milioni (fondi europei), mentre il ministero dell'Ambiente ha stanziato 20 milioni per l'efficienza energetica degli istituti scolastici. In vista delle prossime iscrizioni ci sarà un servizio on line per visualizzare le scuole su internet con i dati anche sugli edifici. Il governo - ha detto il ministro - ha stanziato tanto, ora per il futuro speriamo anche nella compartecipazione degli enti locali. Grazie a procedure burocratiche più rapide siamo già in grado di avviare i lavori". "Entro giugno - ha assicurato Mantovani -  saranno cantierati tutti i 1.706 lavori prioritari. E' stato fatto un grande sforzo da parte di tutto il governo" e per questo "ringrazio il presidente Berlusconi: è stata data la giusta importanza al sistema scolastico e universitario". Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, commenta con soddisfazione, a margine della presentazione dei dati sulla situazione dell'edilizia scolastica in italia, i fondi trovati per le scuole paritarie, indicati nella tabella del governo allegata al maxiemendamento alla legge di stabilità. il ministro ha sottolineato "l'importanza del principio costituzionale del diritto allo studio" ricordando che "sono state trovate risorse per le paritarie, per le spese di funzionamento delle scuole e per le supplenze nelle scuole pubbliche».

Scuola digitale - Nel 2009 l’associazione per la difesa dei consumatori Adiconsum criticava la scelta dell'allora ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini di introdurre il Registro elettronico e gli SMS per informare i genitori sulle assenze dei figli, chiedendosi con quali risorse sarebbero stati attuati questi servizi. L'Adiconsom rilevava (cosa che è ben nota a tutti i docenti, i genitori e gli alunni delle scuole d'Italia) che in molte scuole mancano i soldi per lo svolgimento della normale attività didattica e che sono spesso i genitori a dovere supplire a questa mancanza. Adesso il nuovo Ministro Francesco Profumo tira fuori dal cilindro la rivoluzione informatica (una trovata di Berlusconi nel trapassato governo). Ma chi è questo barone accademico? Intanto è in ottimi rapporti collaborativi con Microsoft e Motorola. Già membro del Consiglio di Amministrazione di Reply, di Fidia S.p.A., Unicredit Private Bank. il 12 aprile 2011 è stato nominato membro del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia. Svolge inoltre ruoli di Consigliere per Il Sole 24 Ore e di Pirelli & C.; è membro del comitato di indirizzo di Italiani europei. Il 13 agosto 2011 è stato nominato Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Insomma, uno come altri governanti per conto terzi che si agita nel conflitto di interessi.

Profumo ha reso obbligatoria l'adozione del registro elettronico, che servirà a costruire (come si legge sul sito della pubblica amministrazione) una scuola del futuro "Digitale, trasparente, innovativa" ... il che ovviamente non vuol dire necessariamente migliore dal momento che in 45 anni di continue innovazioni, dal 1968 ad oggi, la scuola è nettamente peggiorata sotto moltissimi aspetti. Basti pensare che i test di ingresso effettuati all'inizio del primo anno delle scuole superiori mostrano un trend negativo e costante: le conoscenze e competenze fondamentali (leggere, scrivere, far di conto, comprendere un testo scritto) sono in continuo declino. A parte la morte delle intelligenze e la fuga dei giovani cervelli all'estero, il linguista  Tullio De Mauro parla di “analfabetismo funzionale” anche in quei soggetti con una laurea in tasca.

Per dirla con Umberto Eco: «La scuola è la vita di un Paese, lo scrigno in cui si custodisce il tesoro del futuro. C’è bisogno di rispetto, di attenzione, di impegno. La scuola è un piccolo ecosistema, è un ambiente di vita in cui tutti, crescendo, passiamo molti anni importanti della nostra vita: deve essere sano, accogliente, sicuro, ecologico». Non dimentichiamo che dietro le tragedie annunciate c’è la negligenza dell’uomo e la speculazione politica.

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Ministero Istruzione

Genova 2012 (foto web).

2 commenti:

  1. Fai bene a dare queste informazioni. Ma una volta informati non dovremmo più avere scuse per non agire. Dovrebbe essere ormai chiaro che bisogna agire senza aspettare che agisca il Governo. Il Governo non lo farà mai e quando lo fa non lo fa nell'interesse della collettività E' vero non proprio tutti i politici sono corrotti. Allora, non ci resta che individuarli, questi politici, e sostenerli, come meglio possiamo. La dove non ci sono politici, ci saranno movimenti o altro a cui aderire. Ma non possiamo stare a guardare.

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  2. Ben detto Pietro! Non abbiamo attenuanti: è il momento di passare all'azione!

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