La Stampa, 10 novembre 2008 - autore Gianni lannes |
di Gianni Lannes
61 anni dopo la strage del Vajont, il copione si ripete nella smemorata Italia. Una diga con una capacità d'invaso di 30 milioni di metri cubi nel torrente Vanoi, area ad elevato rischio idrogeologico al confine tra il Trentino Alto Adige e il Veneto. La franosa Val Cortella è ufficialmente a livello P4, ovvero il rischio massimo. Il primo progetto era stato bocciato un secolo fa, poi archiviato negli anni '50 e '80 del Novecento. Di recente, vale a dire il 3 maggio 2022, il presidente regionale Luca Zaia l'ha rispolverato e trasmesso al ministero delle Infrastrutture, inserendo la “realizzazione della diga di Vanoi a Lamon per un importo di 150.000.000 euro.
Il 27 gennaio 2023 sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato l'esito della relativa gara d'appalto: l'ente aggiudicatario è il Consorzio di Bonifica Brenta; i vincitori sono nel raggruppamento temporaneo di imprese Lombardi Ingegneria srl, Technital spa e Lombardi sa Ingegneri Consulenti. Questo deleterio progetto è finanziato con denaro pubblico dal ministero delle Politiche Agricole (bando fondo coesione e sviluppo 2014-2020).
Il torrente Vanoi nasce a Passo Rolle, scorre nel Parco naturale del Paneveggio e lambisce il comune di Canal San Bovo. Se l'invaso sarà realizzato l'impatto ambientale sarebbe incalcolabile e altererebbe questo ecosistema montuoso in modo irreversibile. Addirittura nel documento di fattibilità, gli stessi autori dello studio segnalano il rischio idrogeologico e i conseguenti rischi di cantierizzazione.. Che fare? Basterebbe ripulire le 4 dighe dell'area limititrifa: Schener, Ponte Serra, Senaiga e Corlo.
L'assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazione con funzioni di Vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Mario Tonina ha dichiarato a tal proposito: “L'amministrazione provinciale non è stata in alcun modo informata della procedura in corso così come anche i comuni interessati”.
Il professor Luigi D'Alpaos, docente emerito di Idraulica er Idrodinamica all'Università di Padova ha espresso la propria ferma contrarietà a questo disastro annunciato, sostenendo di essere disgustato dal fatto che dopo il disastro del Vajont si seguiti a progettare in Italia interventi simili.
Riferimenti:
https://www.edizionimondonuovo.com/catalogo/litalia-trema/
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