15.4.24

IL NUCLEARE CHE MINACCIA L'ITALIA!

 


 

di Gianni Lannes

Oltre alla Francia imbottita di pericolanti centrali atomiche che hanno subito numerosi incidenti, alla frontiera con l'Italia c'è anche la Slovenia. La centrale di Krško (di proprietà slovena e croata) vanta 41 anni d'esercizio e si trova in un'area sismica volutamente ignorata dalle autorità ad appena 125 chilometri in linea d'aria da Trieste, il cui porto è uno scalo d'approdo per sommergibili a propulsione e armamento nucleare targati United States of America. Quando ci si è accorti dei potenziali danni, era troppo tardi. La concessione è scaduta nel 2023, ma il governo di Lubiana l'ha protratta al 2043 e il governo Meloni non ha avuto nulla da obiettare. E la notizia peggiore è che la Slovenia intende realizzare in loco Krško 2 con potenza tripla in una zona a rischio concreto di terremoti, esattamente a fianco dell’obsoleto impianto. In Italia non esiste un piano di sicurezza per proteggere l'ignara popolazione. In caso di incidente, sarebbe un grave disastro annunciato e da tempo inascoltato.

Il 2 settembre 2014, Livio Sirovich e Franco Pettenati, membri dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, insieme al professor Peter Suhadolc e al ricercatore Giovanni Costa dell'università di Trieste (dipartimento di scienze della terra), hanno pubblicato sul sito informativo Konrad l'articolo «Centrale nucleare di Krško, rischio sismico troppo alto?».

Gli esperti hanno esposto le numerose criticità relative alla centrale nucleare Krško – di cui la Repubblica di Slovenia e la Repubblica di Croazia sono comproprietarie.

La centrale Krško-1, si legge nell'articolo, sarebbe esposta a gravi rischi sismici per la presenza accertata di alcune faglie in grado di generare terremoti di grande intensità, mentre gli attuali «stress test» sismici si basano sul solo parametro di accelerazione massima orizzontale del suolo (PGA), in questo caso pari a 0,3g, tre decimi dell'accelerazione di gravità.

L'impianto costruito alla fine degli anni ’70 avrebbe quindi adottato une PGA troppo bassa, a detta degli esperti, essendo più appropriato un valore di 0,6g; secondo i tecnici sloveni incaricati della verifica dell'impianto, il valore di PGA raggiungerebbe 0,6g grazie a una serie di accorgimenti, alcuni dei quali non sarebbero verificabili.

La Repubblica di Slovenia intende, come previsto dal piano energetico dei 2011, costruire nella stessa zona una nuova centrale da 1.600 megawatt (Krško-2).

La società Gen Energija, incaricata dei lavori e della gestione dei nuovo impianto, ha commissionato uno studio all'istituto francese sulla sicurezza nucleare (IRSN) sul rischio sismico e sull'eventuale fattibilità dell'impianto.

IRSN era entrato a far parte di un consorzio composto dal servizio geologico francese, dal servizio sloveno e da una società privata slovena; le conclusioni dell'IRSN, che aveva giudicato il sito di Krško inadatto alla costruzione di una nuova centrale a causa dei movimenti tellurici prodotti da faglie, sono state in un primo momento secretate. 

Il 22 maggio 2013 il Ministero sloveno delle infrastrutture, dopo numerose sollecitazioni delle associazioni ambientaliste, oltre alla pressione internazionale ha pubblicato online i risultati dello studio; a seguito delle gravi divergenze di opinione, le autorità slovene hanno chiuso il Consorzio, sostituendolo con il famoso consulente americano Rizzo Associates Inc. I contrasti con i francesi avrebbero riguardato l'attività pregressa della cosiddetta faglia di Libna che avrebbe interessato il terreno e poche centinaia di metri dal sito di Krško-2. Sembrerebbe, inoltre, che il problema della eventuale presenza di faglie più lontane, ma capaci di provocare forti terremoti, non sia stato approfondito.

Secondo quanto riportato nell'articolo, il direttore dell'IRSN avrebbe scritto a GEN: «questa nuova e grave scoperta [di una faglia attiva vicina all'Impianto; ndr] non permette di concludere in modo favorevole sull'adeguatezza dei due siti per la costruzione di una nuova centrale nucleare»; «andrebbe ricordato che la valutazione dei fenomeni di spostamento permanente dei terreno di fondazione è un tema altamente impegnativo, dato l'insufficiente esperienza internazionale attualmente disponibile nonché la mancanza di metodi e strumenti consolidati [di analisi]» «Questo Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare considera che è di estrema [utmost] importanza che le possibili implicazioni di questa capacità di faglia [rotture della faglia Libna] sulla sicurezza dell'impianto esistente, così come la suo potenziale relazione strutturale con altre faglie vicine, sia affrontata senza ritardo. Io [scrive il direttore francese Repussard] ho capito che GEN si è sentita preoccupata su questo argomento ed era sicuramente intenzionata ad informare su questa scoperta l'esercente dell'impianto Krško-1 (Nuklearna Elektrarna Krško – NEK) così come l'Agenzia Slovena per la Sicurezza Nucleare (NSA). Io sarei molto grato se voi poteste confermare che ciò è stato effettivamente fatto, dal momento che io ravviso importante richiamare l'attenzione della NSA su questo argomento, in considerazione delle potenziali implicazioni di sicurezza che esso può avere a livello nazionale ed internazionale».

La pericolosità sismica della zona in cui insiste la centrale di Krško è evidenziata anche da alcune pubblicazioni a titolo personale degli autori dell'articolo, come la relazione su Krško del Politecnico di Milano (2012) e il Volume 55, n. 1, marzo 2014 del Bollettino di geofisica teorica e applicata dell'istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale di Trieste.

A riprova delle criticità summenzionate si ricorda che il 22 aprile 2014 alle ore 10:58 a Trieste è stata avvertita una forte scossa di terremoto (magnitudo 4,6 Richter) il cui epicentro è stato localizzato in Slovenia, nell'area del Monte Nevoso a tre chilometri a Nord di Knezak a una profondità di circa 16 chilometri, a una distanza di 150 chilometri dalla centrale nucleare di Krško. Le autorità slovene non hanno reso disponibili informazioni sugli eventuali danni che l'impianto avrebbe potuto subire a seguito dei sisma.

Lo stato dell'impianto desta preoccupazione anche per l'incidente riportato il 25 ottobre 2013 da un articolo del quotidiano Il Piccolo di Trieste intitolato «Barra nucleare trovata spezzata a Krško», che ha rilevato come, durante gli ordinari lavori di manutenzione nella centrale, siano stati rilevati danni di natura meccanica alla struttura; in particolare, alcune barre di carburante nucleare contenute nei tre elementi di combustibile del reattore si sarebbero incrinate e addirittura spezzate.

La centrale nucleare slovena di Krško è vecchia di ben 4 decenni, è la sola in tutta Europa a essere collocata in una zona con pericolosità sismica di livello medio-alto. «A metà degli anni Settanta, le autorità jugoslave scelsero quel punto per la costruzione dell’impianto senza conoscere la sismicità dell’area. All’epoca, infatti, in Jugoslavia non erano stati fatti studi sulla pericolosità del sito – spiega il geologo-sismologo Livio Sirovich, che fu consulente del primo governo sloveno, intenzionato a chiudere la centrale -. I lavori di progettazione si erano basati su una normativa americana dell’epoca, che sottostimava il problema».

Negli ultimi 140 anni, in quell’area si sono verificati almeno sei terremoti distruttivi. In epoca più recente, oltre a quello di Petrinja, c’è stato il sisma avvenuto nel marzo del 2020 a nord di Zagabria, in un’area distante 50 chilometri da Krško. Nel 2015, ce n’era stato uno di magnitudo di circa 4,5, a 12 chilometri dall’impianto. Secondo i dati raccolti a partire dai primi anni duemila dalla rete sismica nazionale slovena Arso (integrata nella Central eastern europe earthquake research network), la zona è costantemente attiva.

«Anni dopo l’entrata in funzione della centrale, venne finalmente eseguito uno studio sulla pericolosità dell’area. Ci si rese conto che, purtroppo, le strutture erano state calcolate per resistere a terremoti troppo piccoli – sottolinea Sirovich – Si capì che un evento sismico, lì, poteva generare accelerazioni massime del suolo addirittura doppie rispetto a quelle considerate dal progetto. Solo che, ormai, era troppo tardi per modificare le strutture. In ballo c’erano già troppi interessi economici per fare marcia indietro».

«In un primo momento, gli studi per la costruzione furono affidati agli esperti di due istituti nazionali francesi. Ma quando questi ultimi analizzarono l’area, si resero conto che c’erano problemi di sismicità significativi: delle faglie si erano mosse in epoche recenti ed erano capaci di emettere terremoti e di rompere il terreno fino in superficie. Noi abbiamo calcolato che la faglia cosiddetta “Orlica”, che passa a due chilometri dalla centrale, potrebbe provocare una magnitudo massima di circa 7 (energia 31 volte superiore a quella della scossa dell’Aquila nel 2009). Il dato era condiviso dal responsabile delle mappe di rischio sismico della Croazia, e da un importante sismologo dell’equivalente sloveno del nostro Cnr (Istituto Jožef Stefan di Lubiana)», continua Sirovich.

Le sue parole sono confermate da una lettera del comitato di tecnici francesi e pubblicata all’epoca dal quotidiano “Il Piccolo” di Trieste, città a soli 125 chilometri dalla centrale. Nella missiva, datata 9 gennaio 2013, il servizio nazionale francese di Radioprotezione e Sicurezza Nucleare Irsn scriveva alla società energetica slovena Gen Energija, proprietaria dell’impianto attuale, che “questa nuova e grave scoperta [di una faglia attiva vicino all’impianto, ndr] non permette di concludere in modo favorevole sull’adeguatezza dei due siti [confinanti con il sito attuale, ndr] per la costruzione di una nuova centrale nucleare. [Si considera] di estrema importanza che vengano affrontati senza ritardo le possibili implicazioni di questa attività di faglia sulla sicurezza dell’impianto esistente, così come la sua potenziale relazione strutturale con le faglie circostanti […] Io – scriveva il direttore generale di Irsn Jacques Repussard – penso sia davvero necessario attirare l’attenzione di Nsa (Slovenian nuclear safety administration) sul problema in questione, considerando le potenziali implicazioni di sicurezza che esso può avere a livello nazionale e internazionale”.

Da ormai diversi anni, Sirovich e alcuni suoi colleghi sismologi e geologi (tra cui il professor Kurt Decker, dell’università di Vienna e consulente del governo austriaco) stanno cercando di spingere il parlamento italiano e Bruxelles a studiare il problema. Proprio la Bora spira da quell’area in direzione del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Se accadesse qualcosa lì, il rischio sarebbe ampio per il nord d’Italia, ma anche per le zone costiere centrali.

L'Italia con due referendum abrogativi, svolti nel 1987 e nel 2011, ha deciso di non costruire reattori nucleari sul proprio territorio; le centrali di altri Paesi presenti a ridosso o lungo il territorio di confine possono costituire un serio pericolo per la cittadinanza, soprattutto come nel caso della centrale di Krško, costruita in un'area sismica riconosciuta.

Riferimenti:

GiannI Lannes, Italia USA e getta, Arianna editrice, Bologna, 2011.

https://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/energia/2024/01/18/lopposizione-in-slovenia-chiede-un-referendum-su-krsko-2_eef9ac0e-4ddf-42f4-8463-9a5f8cbf0eb9.html

https://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/energia/2023/09/22/slovenia-gen-energija-pensa-a-piu-potenza-per-krsko-2_a85dc92d-31ac-44c0-93a4-a94e5ab5bf37.html

https://www.eastjournal.net/archives/135424

https://www.ice.it/it/news/notizie-dal-mondo/244736

https://balkangreenenergynews.com/mervar-electricity-from-krsko-2-nuclear-project-wont-be-cheaper-then-eur-125-per-mwh/

https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/slovenia-il-caso-della-vecchia-e-pericolosa-centrale-nucleare-di-krsko/

https://va.mite.gov.it/File/Documento/650007

https://www.researchgate.net/publication/259620503_A_review_of_the_seismotectonics_and_hazard_hints_on_the_Krsko_NPP_area_SE_Slovenia

https://inis.iaea.org/collection/NCLCollectionStore/_Public/37/104/37104788.pdf

https://www.cei.int/ansa/74303

https://www.ansa.it/nuova_europa/en/news/sections/analysis/2019/10/17/ansa-geologists-warn-krsko-not-suitable-for-npps_29818337-f7d9-4e0f-b808-b30b54c48ef8.html

https://www.isinucleare.it/en/news/earthquake-croatia-no-impact-on-the-slovenian-krsko-nuclear-power-plant

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/04/pericolo-nucleare-francese-litalia-tace.html 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=nucleare 

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