10.4.24

ITALIA: RITORNO ALL'INCUBO NUCLEARE!

 



di Gianni Lannes

Ecomafie istituzionali o chiacchiere da bar sport? Dopo il fallimentare e distruttivo Ponte sullo Stretto voluto a tutti i costi dal ministro Salvini membro del governino Meloni, i maldestri riportano il Belpaese al trapassato remoto. Incredibile: al peggio del peggio nell'Italietta sottomessa a Washington e Tel Aviv, non c'è mai fine. L'11 marzo 2024 il presidente della commissione ambiente del Senato nonché senatore di Forza Italia, tale Luca Fazzone ha presentato al Senato il disegno di legge numero 1063 (Ddl) denominato «Disposizioni per la riattivazione delle centrali nucleari esistenti sul territorio nazionale e la costruzione di nuovi impianti di produzione di energia nucleare», con l'intento, tra l'altro, di introdurre l'uso civile dell'energia nucleare di nuova generazione, prevedendo la riattivazione degli impianti nucleari esistenti e la costruzione e gestione di nuove centrali. A tutt'oggi non è stato ancora bonificato il territorio italiano inquinato dalle emissioni radioattive eppure ora si punta a nuovi affaroni - col pretesto dell'energia pulita - sulla pelle dell'ignara popolazione.

Insomma non è uno scherzo. Non a caso, nel mese di maggio 2023 l’Assemblea della Camera dei deputati ha approvato la mozione di maggioranza che impegna il Governo a valutare l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia (mozione 1-00083, approvata il 9 maggio 2023). Successivamente, il 21 settembre 2023, durante lo svolgimento del question time al Senato, al quesito posto dai parlamentari del gruppo Forza Italia sulla mission della piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile e su quali obiettivi s’intendano perseguire, il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin ha reso noto che « ... in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione assunti dal nostro Paese e con la mozione approvata lo scorso maggio dal Parlamento italiano, il Ministero ha istituito la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile. La Piattaforma si pone l’obiettivo di definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale già operante nel settore. 

Comunque l'amministratore delegato della fallimentare Sogin, Gian Luca Artizzu, ha dichiarato pubblicamente (Corriere della Sera): «Il grado di decommissioning raggiunto e il grado di obsolescenza delle strutture di supporto, non consente la riattivazione delle centrali. Occorre costruirle ex novo con le tecnologie odierne».

L'Italia è ancora alle prese con il problema dei rifiuti atomici e delle scorie radioattive derivanti dall'attività delle centrali, chiuse definitivamente dal 1990 e dalla loro dismissione teorica, per la quale ancora non si è pervenuti a una soluzione concreta per il loro smaltimento, non essendo tuttora concluso l'iter per l'individuazione del sito idoneo a ospitare il deposito nazionale di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, come richiesto dalla direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio europeo.

Va ricordato che la produzione di energia nucleare è stata oggetto di due referendum abrogativi, rispettivamente del 1987 e del 2011, con i quali è stata decretata la fine della produzione e dello sfruttamento dell'energia nucleare nel nostro Paese, senza operare distinguo sulla tecnologia utilizzata a tal fine.

Costi, tempi, localizzazione degli impianti e gestione delle scorie rimangono ancora problemi largamente irrisolti del nucleare di terza e quarta generazione, tali da suggerire la necessità di continuare ad indirizzare le risorse economiche del nostro Paese allo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Il nuovo rapporto Nuclear phase out «How rewables, energy savings and flexibility can replace nuclear in Europe» dell'Ufficio europeo dell'ambiente (Eeb) dimostra e argomenta in modo chiaro che per decarbonizzare l'Europa non serve né nuovo nucleare, né prolungare oltre misura la vita degli impianti esistenti perché le energie rinnovabili, il risparmio energetico e le opzioni di flessibilità possono efficacemente sostituire l'energia nucleare nel mix energetico dell'UE.

I recenti rilievi mossi della Commissione europea mostrano che il Pniec non riesce a centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti previsti a livello continentale, ovvero -55 per cento al 2030 rispetto al 1990 e per quanto riguarda la penetrazione delle fonti rinnovabili a fronte di una richiesta minima del 39 per cento prevista dal regolamento (Ue) 2018/1999 per il nostro Paese, il target non risulta particolarmente ambizioso, dato che la direttiva Red III impone di arrivare – come dato medio dell'Unione europea – almeno al 42,5 per cento di penetrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico, con l'ambizione di arrivare al 45 per cento sempre al 2030. Il recente rapporto di Legambiente «Scacco matto alle rinnovabili 2024», presentato durante i lavori del K.EY-The energy transition expo di Rimini, evidenzia come nel 2023 sono stati registrati appena 5.677 MW (Megawatt) totali di nuove installazioni, una crescita decisamente lenta rispetto ai numeri di installazione annuale che servirebbero per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030, ossia 90 GW (Gigawatt) di nuove installazioni, pari a quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2024 al 2030.

Dunque, un nuovo disegno di legge per ripristinare il nucleare in Italia, con il pretesto di migliorare la competitività del sistema energetico nazionale e di ridurre la dipendenza del Paese dai combustibili di importazione estera. Il predetto disegno di legge mira alla “riattivazione degli impianti nucleari esistenti sul territorio nazionale” (artoicolo 2), e all' “individuazione dei siti per l'insediamento di nuovi impianti nucleari” (articolo 3). In sostanza: riattivazione e ammodernamento degli impianti di Trino, Caorso, Latina e Sessa Aurunca; la centrale nucleare militare di San Piero a Grado (in provincia di Pisa) rimane sempre un fantasma. A distanza di oltre trent’anni dalla dismissione dell’ultima centrale nucleare e dopo due referendum dagli esiti plebiscitari, l'esecutivo Meloni punta agli obsoleti e parzialmente smantellati impianti nucleari esistenti di Trino, Caorso, Latina e Sessa Aurunca, affidandone la gestione alla SOGIN, Società di Stato (alla prova dei fatti specializzata impunemente nello sperpero di denaro pubblico) incaricata da decenni del cosiddetto decommissioning degli impianti e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Il programma dei lavori dovrebbe essere, invece, sottoposto all’approvazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), al fine di assicurare la sostenibilità degli interventi da apportare per il miglioramento della sicurezza nucleare e di garantire una conduzione degli impianti rispondente alle norme internazionali in materia.

Il programma dei lavori dovrebbe essere, invece, sottoposto all’approvazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), al fine di assicurare la sostenibilità degli interventi da apportare per il miglioramento della sicurezza nucleare e di garantire una conduzione degli impianti rispondente alle norme internazionali in materia. La realizzazione di nuovi impianti nucleari è sottoposta alla preventiva individuazione dei siti da parte del Consiglio dei ministri. Sono inoltre stabilite misure di compensazione per i comuni situati entro 100 chilometri dai siti che ospitano gli impianti nucleari.  

Sogin è la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. La società è interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e opera in base agli indirizzi strategici del Governo; con il decreto-legge n. 73, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 143, del 21 giugno 2022, è stato disposto il commissariamento della società. Tale commissariamento dura in carica un anno e può essere prorogato in seguito alla valutazione sul raggiungimento degli obiettivi previsti dal decreto di nomina. Dal commissariamento l'azienda sta vivendo una situazione molto grave: con l'annullamento dei principali appalti finalizzati allo smantellamento del materiale radioattivo e alla realizzazione del deposito nazionale l'azienda è ferma, non ci sono attività rilevanti in nessun sito, oltre a persistere una grave carenza di personale, soprattutto nei territori, tanto da mettere in difficoltà la stessa gestione ordinaria e la messa in sicurezza degli impianti.

Nell'ambito dell'esercizio dei propri poteri di vigilanza, l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), in seguito alla consultazione della banca dati nazionale dei contratti pubblici (Bdncp), ha chiesto dettagliate informazioni a una società responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi in merito ad alcune procedure di affidamento di appalti; dall'esame di quanto pervenuto all'Autorità sono emerse irregolarità e criticità negli affidamenti di otto appalti, per un valore complessivo di otto milioni e quattrocentomila euro, in relazione alle quali, con nota del 24 giugno 2022, è stato comunicato l'avvio di un procedimento di vigilanza.

Con la delibera numero 62 del 2023 dell'11 gennaio 2023, Anac ha chiuso il procedimento di vigilanza nei confronti della società, contestando inadempienze e violazioni del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, numero 50.

La società in questione, infatti, pur disponendo di una disciplina speciale per quanto riguarda le procedure connesse allo smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse è, in ogni caso, soggetta alla disciplina del codice degli appalti, in quanto quando dispone in materia di affidamenti pubblici, è da considerarsi comunque organismo di diritto pubblico; essa, pertanto, aveva l'obbligo di distinguere gli appalti e gli affidamenti non rientranti nelle procedure strumentali, bensì rientranti settori ordinari, ma tale distinzione non è avvenuta.

Molteplici sono state le violazioni rilevate da Anac: il servizio di autonoleggio a lungo termine senza conducente (due aggiudicazioni, una di 500.000 euro, è l'altra di 2.400.360 euro), nell'ambito del quale sono state disposte proroghe illegittime, addirittura successive all'originaria scadenza contrattuale, senza eseguire verifiche di conformità del servizio reso e senza rispettare il codice degli appalti; i servizi per il coinvolgimento degli stakeholder e per la comunicazione (contratti per 1 milione e mezzo e per 860.290 euro), con illegittimità di proroghe contrattuali, senza verifiche di conformità e con documentazione del tutto insufficiente; i servizi per la comunicazione online nell'ambito dei processi di localizzazione del parco (346.407 euro il valore del contratto), nell'ambito dei quali non sono stati rispettati gli obblighi di pubblicazione né le procedure del bando di gara, come pure sono state effettuate proroghe contrattuali fuori dalla normativa vigente.

Anac, inoltre, ha contestato alla società anche anticipate esecuzioni del contratto, prima che lo stesso diventasse efficace, o contratti stipulati «in sanatoria», due anni dopo il momento dell'esecuzione della prestazione, come per esempio avvenuto per i servizi di ingegneria per l'elaborazione del progetto del deposito di bassa e media attività, e quello temporaneo di alta attività (317.600 euro), nonché la somministrazione di lavoro a tempo determinato, senza alcun riferimento alla normativa esistente in Italia e infine, l'affidamento dei servizi di gestione dei siti internet (581.624 euro), avvenuto senza il rispetto dei requisiti di legge.

Tra i rilievi e criticità sollevate da Anac anche la scomparsa di documenti, non rinvenibili né in formato elettronico, né allegati ai contratti stipulati con tre diversi aggiudicatari, come pure la mancanza di documentazione delle offerte tecniche presentate in gara dai concorrenti quando sono state effettuate le gare.

Dall'ultimo inventario dei rifiuti radioattivi detenuti in Italia (sia pure approssimato per difetto), elaborato dall'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) si evince che, nel 2021 il volume totale dei rifiuti radioattivi è di 31.812,5 metri cubi, detenuti in 19 siti temporanei sparsi per tutto il Paese e in parte in corso di processamento all'estero. Questa situazione impatta sulle procedure di decommissioning finale delle centrali nucleari, ferme dal 1987, che attendono la creazione del Deposito unico nazionale cui conferire le proprie scorie radioattive.

Come previsto dal decreto legislativo numero 31 del 2010, a gennaio 2021 è stata pubblicata e aperta alla consultazione pubblica la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI). Ad essa è allegato il progetto preliminare del Deposito nazionale e parco tecnologico (DNPT); il 14 gennaio 2022, si è chiusa la consultazione pubblica. Il 15 marzo 2022, SOGIN ha trasmesso, per approvazione, al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (CNAI) nella quale sono state selezionate 58 aree in tutta Italia.

Il ministro pro tempore Cingolani, nell'aprile 2022, rispondendo alle richieste parlamentari, fissava come percorribile l'ipotesi di entrata in esercizio del deposito nel 2029, con individuazione del sito nel mese di dicembre 2023; successivamente, a valle di interlocuzioni tecniche tra la SOGIN e ISIN, il parere tecnico di quest'ultimo, solo parzialmente favorevole, è stato ricevuto l'11 novembre 2022. Il 30 dicembre 2022 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha richiesto a SOGIN di effettuare le integrazioni richieste dall'ISIN, e quindi trasmettere nel più breve tempo possibile una proposta di CNAI, al fine di consentire il decreto interministeriale di approvazione della CNAI verosimilmente entro il 2023. Di recente in risposta ad atti di sindacato ispettivo, il ministero interrogato ha dichiarato che l'emissione del provvedimento di autorizzazione unica del DNPT potrebbe avvenire nel 2026 e la sua messa in esercizio nel 2030 con un possibile ulteriore slittamento fino a 12 mesi delle diverse fasi qualora non si raggiunga una intesa con le regioni.

In Europa, buona parte degli Stati si è dotata di un'infrastruttura specifica per la messa in sicurezza delle scorie nucleari, nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza radiologica e salvaguardia ambientale, oltre che di sicurezza pubblica; la normativa europea prescrive agli Stati membri di trovare soluzioni definitive per la gestione dei rifiuti radioattivi entro il 2025. Il nostro Paese è sotto procedura d'infrazione (n. 2018/2021) con la conseguente costituzione di messa in mora ex articolo 258 TFUE; l'Italia è stata deferita alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata trasmissione del programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, nonché per il mancato recepimento della direttiva Euratom 59/2013.

Quali iniziative il governo Meloni intende adottare, nel quadro degli obblighi dettati dall'Unione europea, per assicurare il rispetto delle tempistiche per l'individuazione del Deposito unico nazionale, nonché per l'avvio della realizzazione del Deposito nazionale entro il 2025, garantendo effettivamente la completa bonifica e il ripristino ambientale di tutti i numerosi siti "temporanei"?  


Riferimenti:

Gianni Lannes, Italia USA e getta, Arianna editrice, Bologna, 2014.

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=nucleare

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=plutonio 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=sogin 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=salvini

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=meloni 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Ponte

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01411415.pdf

https://it.wikipedia.org/wiki/Claudio_Fazzone

https://www.latinaoggi.eu/news/news/22184/maria-burani-racconta-la-vera-storia-dell-ascesa-di-claudio-fazzone.html

https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/22/claudio-fazzone-confiscata-villa-abusiva-parlamentare-fi-in-commissione-antimafia/1613026/

https://www.corriere.it/economia/energie/24_marzo_23/nucleare-la-proposta-di-forza-italia-di-riaprire-le-vecchie-centrali-il-ceo-di-sogin-e-impossibile-5b49d66b-e114-4bc3-abd0-ec84c8429xlk.shtml 


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