Cerano (Brindisi): centrale Enel - foto Gilan |
di Gianni Lannes
Energie rinnovabili e naturali? Macche'. Invece di progredire, il fallimentare Draghi riporta l'Italia, gia' primatista europea per l'inquinamento dell'aria che provoca annualmente migliaia di morti premature, allo sfruttamento del carbone risalente al secolo scorso, o meglio all'Ottocento. Nel belpaese si transita in un soffio dall'emergenza sanitaria a quella bellica, fino a quella ambientale, la madre di tutte le emergenze autentiche o falsificate da chi detiene il potere per conto terzi, pur di mantenere sottomessa la popolazione covidiota, mediante ininterrotte iniezioni di paura nel corpo sociale e derogare continuamente dalle leggi dello Stato di diritto. In parole lampanti: tecnocrazia a tutto spiano, in barba alla civiltà, al progresso umano, alla liberta', alla democrazia e all'ecologia.
«Possibile colpo di coda del covid come effetto delle guerra» ha sbottato il televirologo Pregliasco. E i giornaloni colgono la ghiotta occasione per spararla sempre piu' grossa, sugli effetti del nuovo coronavirus: “ L'emergenza profughi ucraini”.
Non e' tutto, ma il peggio e' offerto da mister Britannia, al secolo Mario Draghi che nell'anno 2022 riporta l'Italia ai tempi dell'inquinante carbone. Ecco la strategia dell'ex capo BCE, per non dipendere dal gas della Russia: «Tap, stoccaggio Ue e carbone». Vale a dire: come assassinare deliberatamente l'ecosistema Italia e danneggiare la salute e l'economia degli italiani. L'ineletto Draghi ha illustrato le soluzioni nella sua informativa alla Camera, dopo lo scoppio della guerra Mosca-Kiev. Ha dichiarato Draghi: «La nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro, è quanto mai opportuna una riflessione anche su queste infrastrutture». E ancora: «Il Governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico, come il Tap dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia». Insomma, il riferimento al deleterio impianto industriale della discordia che ha il suo terminale in Puglia sulla questione energia/gas è evidente. A quando l'infausto ritorno pure al nucleare?
Comunque adesso torna il carbone e si va verso lo stoccaggio europeo. Ha spiegato ancora Draghi: «Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario».
L’Italia aveva deciso di eliminare definitivamente il carbone, una fonte energetica altamente inquinante entro il 2025. Ma la tutela dell’ambiente? Ecco dove si trovano le centrali a carbone che potrebbero fornire al massimo un 10 per cento dell’energia richiesta nello Stivale, considerato che la Russia è il primo fornitore di gas per l’Italia. Nell’informativa alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina, Draghi ha annunciato addirittura che «Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato». In altri termini, un preannunciato disastro ecologico per il giardino d'Europa.
Infatti il carbone è un fossile altamente inquinante tanto che nella fallimentare Conferenza di Glasgow datata 2021, l'Italia - insieme ad altri Paesi - si era impegnata a non far più ricorso a questa fonte. Ora però, in mezzo all’emergenza internazionale, le ultime sette centrali a carbone presenti in Italia e destinate allo spegnimento o conversione, il Belpaese potrebbe trovarsi di fronte a un clamoroso passo indietro. Doloroso soprattutto per l‘impianto ambientale nell’epoca dell’emergenza climatica, pone l’esigenza di una riflessione seria sull’esigenza di una diversificazione delle fonti energetiche. Ma quante sono e dove sono dislocate le centrali a carbone in Italia? Le centrali a carbone nel nostro Paese sono sette, due delle quali sono state già riattivate a fine 2021 con l’intensificarsi della tensione fra Russia e Ucraina. La Spezia da dicembre ha riacceso il gruppo alimentato a carbone, così come è tornata a funzionare anche la centrale di Montefalcone.
Gli impianti si trovano esattamente a La Spezia (Liguria) a Fiume Santo (Sardegna), Portoscuso ( Sardegna), Cerano in provincia di Brindisi (Puglia), Torrevaldaliga (Lazio), Fusina (Veneto), Montefalcone (Friuli Venezia Giulia).
Cinque di questi impianti sono di Enel, mentre quello di Montefalcone è della multiservizi del comune di Milano A2A. La seconda centrale a carbone della Sardegna, nella zona settentrionale della regione, è del gruppo ceco Eph. Nel Draghistan tricolore l'inquinamento, al pari della stupidita' politica e' virale, poiche' e' stata anestetizzata anche la protesta civile.
Riferimenti:
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https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2014/01/inquinamento-industriale-brindisi-da.html
Italia (Abruzzo): 17 febbraio 2022 |
settentrionale della regione, è del gruppo ceco Eph.
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