9.3.22

SE LA RUSSIA CI CHIUDE IL GAS!

 


 di Gianni Lannes

Italia al freddo e al gelo, priva di energia elettrica per il fabbisogno nazionale, grazie all'adesione militare del governo partitocratico (voluto da Mattarella) e fallimentare (alla prova dei fatti) dell'ineletto Draghi ( e del dilettante grullino allo sbaraglio tale Di Maio) alla guerra contro la Russia, che si difende dall'espansionismo bellico della NATO.

Cosa accadrebbe all'ex giardino d'Europa (ovvero al sistema elettrico nazionale), se la Russia chiudesse i rubinetti del gas? Lo stop al gas russo, «è un’eventualità da scongiurare con forza» perché costringerebbe il governo a decidere un razionamento del gas, cioè dei «distacchi programmati», che potrebbero comportare sia dei black out nella corrente elettrica sia tagli alle erogazioni di gas per uso industriale o per uso civile (riscaldamento e gas per cucinare). È quanto attesta uno studio della Fondazione Eni-Enrico Mattei.

L’Italia consuma ogni anno più di 70 miliardi di Smc, ossia metri cubi di gas: 71,4 nel 2019, 68,4 nel 2020, 73,3 nel 2021. Circa il 40% di questo gas lo acquistiamo dalla Russia: l’anno scorso 28,2 miliardi di Smc. Al secondo posto delle importazioni figura l’Algeria (21,1) mentre la produzione nazionale concorre solo con 3,1 miliardi di metri cubi. Il totale dei 73,3 miliardi di Smc nel 2021 è stato così ripartito: 33,3 miliardi per usi civili, 25,9 per la generazione termoelettrica e 14,1 per usi industriali.

Si prendono in considerazione tutte le contromisure. In particolare, un aumento delle importazioni dall’Algeria e dalla Libia, la «massimizzazione dell’import di Gnl» (gas naturale liquefatto) e un «lieve incremento della produzione nazionale verso la fine dell’anno», oltre al potenziamento degli stoccaggi, tutte misure che il governo sta predisponendo. In negativo, però, si ipotizza l’azzeramento delle importazioni di gas dal Nord Europa (2,1 miliardi di Smc nel 2021) perché tutto il nostro continente dovrebbe far fronte a un ammanco di gas russo pari a 200 miliardi di Smc. Alla fine, documentano i ricercatori (Filippo Del Grosso, Ilaria Livi, Federico Pontoni e Edoardo Somenzi) della Fondazione Eni-Enrico Mattei, l’Italia potrebbe disporre nei prossimi tredici mesi di 58,4 miliardi di metri cubi di gas, cioè quasi il 75% della domanda del 2021. A questo si possono aggiungere parte delle riserve strategiche e arrivare così a 58 miliardi di Smc: 16-18 miliardi in meno rispetto a 13 mesi normali. Come potrebbe essere gestita questa situazione?

Questo probabile scenario vedrebbe un ulteriore incisivo aumento del prezzo del megawattora (lo studio stima 100 euro in più) e la fine della possibilità di importare elettricità, perché tutti i Paesi, anche la Francia e la Germania che possiedono il nucleare, sarebbero alle prese con problemi simili.

Non e' un'ipotesi remota. «C’è la possibilità che dovremo abbassare le temperature delle nostre case per decreto». Lo ha detto Paolo Scaroni, deputy chairman di Banca Rothschild (ed ex ad di Eni) nella puntata di «Restart-L’Italia ricomincia da te» in onda lunedì su Rai2, intervenendo sul tema della dipendenza energetica italiana dalla Russia. «Le forniture alle aziende che consumano molto gas potrebbero essere ridotte, e abbassando le temperature di due gradi nelle nostre case risparmieremmo tre miliardi di metri cubi, c’è il rischio di doverlo fare obbligatoriamente». Di sicuro, nell'immediato le bollette tricolore (gia' cariche di assurde accise, o meglio del pizzo statale) nello Stivale raggiungeranno le stelle.

Riferimenti:

https://cdn.feem.gag.it/m/publications_pages/brief02-2022.pdf 

https://cdn.feem.gag.it/m/publications_pages/articolo-simone.pdf

 https://www.startmag.it/energia/come-sostituire-gas-russo-sapelli/

https://www.nigrizia.it/notizia/italia-algeria-gas-dimaio-transmed-russia-eni-descalzi 

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