Il Messaggero, 10 marzo 2022 |
di Gianni Lannes
Parola odierna del governo Draghi:
«L'impegno tecnico ed
economico e' concentrato sulla fusione e confinamento magnetico che
attualmente e' l'unica via possibile per realizzare reattori
commerciali in grado di fornire energia elettrica in modo economico e
sostenibile. La strategia europea
prevede l'entrata in funzione del primo prototipo di reattore a
fusione nel 2025-2028». Nel frattempo, gli italiani torneranno nella caverne ad accendere fuochi? A proposito: il costruendo impianto Iter e' stato appena arrestato in Francia. Ma questo esecutivo tecnico di incapaci, insediato a Palazzo Chigi per volonta' unica dell'inquilino quirinalizio - senza essere stato votato dagli elettori - sa almeno quali menzogne propaganda a vanvera?
Oggi la cronaca dei fatti, registra un incredibile fallimento dell'esecutivo tecnico voluto da Mattarella: mister Britannia (l'affossatore dell'Italia a far data dal giugno 1992), o meglio “quel vile affarista” come lo definì a suo tempo senza essere smentito o denunciato dall'interessato, il presidente della Repubblica Francesco Cossiga, per ridurre la dipendenza dal gas russo (40 per cento) dopo le inquinanti e obsolete centrali a carbone, ha riaperto addirittura la strada al pericoloso e costoso nucleare, archiviato proprio in Italia dal popolo italiano con ben due referendum nazionali.
E le rinnovabili? A tutt'oggi, l'unica strategia cruciale, su cui la Germania - pur dotata di centrali nucleari - ha investito seriamente almeno un decennio fa, non e' ancora pervenuta ai politicanti italidioti.
Nel Belpaese, peraltro, non e' stato ancora neanche progettato il deposito cosiddetto “unico” per il confinamento perenne delle scorie nucleari. Proprio lo Stivale sconta un ritardo ingiustificabile - a causa dell'inqualificabile Sogin - nella messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. L'ecomafia ringrazia per tanta grazia profusa dallo Stato tricolore.
Riferimenti:
Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=nucleare
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=deposito+unico
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=sogin
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=draghi
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=carbone
Da tempo gli scienziati cercano di replicare sulla Terra quello che avviene nel nucleo delle stelle: fondere insieme due nuclei di atomi leggeri (l’idrogeno o suoi isotopi, cioè il deuterio e il trizio) per generare una reazione che libera una grande quantità di energia “pulita”, senza grossi rilasci di anidride carbonica e scorie. Il problema è che per ricreare le condizioni perché la fusione possa avvenire in modo controllato è richiesta altrettanta o addirittura più energia rispetto a quella prodotta dalla reazione.
Una di queste è quella proposta dal consorzio internazionale che promuove il progetto Iter, per il quale l’Asn ha dato il via libera già nel 2012. Lungo il percorso di realizzazione e assemblaggio, però, ci sono dei “check point” per andare oltre i quali è richiesta l’approvazione dell’autorità regolatoria. Per febbraio 2022, Iter si aspettava di ricevere il via libera per iniziare a saldare insieme le prime sezioni di acciaio che comporranno la “ciambella” del reattore (il tokamak), ma a gennaio l’Asn ha invece inviato una lettera in cui chiede ai funzionari di Iter di fornire prove di sicurezza maggiori su alcuni punti del progetto. Le problematiche principali da affrontare sono tre: chiarimenti sulla lastra di cemento B2 che sosterrà il reattore, sulla mappatura delle radiazioni di neutroni e sulle piccoli distorsioni trovate nelle lastre d’acciaio che richiedono un diverso tipo di saldatura.
Pur essendo da decenni allo studio, al momento i progetti di 4° generazione non si sono concretizzati perché ancora non abbastanza maturi per consentire un utilizzo industriale e in sicurezza.
Spesso si fa confusione fra fusione nucleare e
tecnologie della 4° generazione. Le ricerche sui reattori a fusione sono
radicalmente diverse in quanto basate sul principio fisico opposto,
cioè l’unione di nuclei atomici leggeri anziché la divisione di atomi
pesanti. Il processo di fusione nucleare è alla base del funzionamento
delle stelle (come il nostro sole), oltre che della bomba H, molto più
potente della bomba atomica ad Uranio.
La reazione di fusione nucleare richiede però temperature di milioni di
gradi centigradi, e non esiste sulla Terra nessun materiale di
contenimento in grado di garantire la resistenza necessaria a sostenere
tali temperature. Le ricerche sulla fusione mirano a superare il
problema utilizzando un contenimento magnetico (denominato “tokamak”)
sperimentato già nel 1950-1951 in Unione Sovietica nelle ricerche
condotte dagli scienziati russi Andrej Sacharov e Igor Tamm. Al momento,
il reattore a fusione più avanzato è ITER, in fase di costruzione a
Cadarache, nel sud della Francia, sostenuto e finanziato da Unione
Europea, Cina, Stati Uniti, Corea, India, Giappone e Russia. Le
previsioni più ottimistiche sui possibili risultati delle attuali
sperimentazioni ipotizzano che ci vorranno ancora almeno altri 30 anni
per arrivare all’obbiettivo.
I promotori del nucleare sostengono che se utilizzassimo il nucleare la nostra bolletta elettrica sarebbe decisamente più bassa. In realtà, pur senza considerare problemi di sicurezza, incidenti gravi, scorie da smaltire, 30 anni fa questa affermazione poteva sembrare plausibile. Ma nei decenni i costi del nucleare sono saliti sempre di più, mentre i costi delle rinnovabili sono scesi a livelli sempre più bassi. Oggi un kWh di energia elettrica prodotta dal nucleare costa più del doppio di quella prodotta dal solare fotovoltaico oppure dall’eolico.
Sempre gli attuali sostenitori del ricorso al nucleare
affermano che con le tecnologie di quarta generazione le centrali
nucleari saranno sicure, senza nessun rischio per l’incolumità pubblica.
Ma in realtà, poiché non esistono ancora impianti industriali di 4ª
generazione, è difficile capire su quali basi si possa garantire questa
certezza. Le tecnologie della 4ª generazione prevedono lo infatti lo
sviluppo di reattori anche “veloci”, perfino di tipo “fast-breeder”
(autofertilizzanti) che, come è noto, presentano criticità di sicurezza
anche maggiori.
Viene detto e ripetuto che l’Italia pagherebbe oggi il prezzo di esser rimasta fra i
pochi Paesi al mondo a non investire sul nucleare, e questo la
condannerebbe alla subalternità. E però chi, come la Germania, ha
ampiamente investito in questa direzione, ha proceduto allla programmazione dello
smantellamento delle proprie centrali; l’ultima rimasta verrà chiusa
entro il 2022. Nel mondo, peraltro, soltanto 13 paesi hanno in corso progetti di costruzione di centrali nucleari. Ma il problema è un altro: non c'e' comunque più tempo. Entro il 2030
l’Italia deve raggiungere gli obbiettivi previsti per combattere il
cosiddetto "disastro climatico", concordati a livello europeo. Ed è impensabile
costruire e mettere in servizio anche la metà delle centrali nucleari
che possano dare in tempo utile l’energia necessaria.
Guardi Gianni senza che lei lo sappia le voglio un ben dell'anima, ma per favore indicare Draghi come l'attuatore del nucleare in Italia, vuole dire essere lontani anni luce da quel che poteva fare e non fatto, in quanto se l'informazione fosse stata a suo tempo - che le nazioni che hanno intrapreso la narrativa sul nucleare, avessero detto che in caso di problemi altrui li avremmo in ogni caso anche noi pagate, in Italia avremmo avute il doppio se non il triplo delle centrali nucleari europee.
RispondiEliminaNon ho scritto che Draghi e' l'attuatore del nucleare in Italia. Oggi e' stato Draghi stesso ad annunciare la soluzione nucleare per l'Italia. Il passato non c'entra un bel niente!
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