29.4.20

5G, NOCIVO E PERICOLOSO: PROVE SCIENTIFICHE!

(fonte: Enciclopedia britannica)


di Gianni Lannes

Altro che nuovo coronavirus (Sars CoV-2) confuso dall'ineletto Conte bis, il sedicente "avvocato del popolo" che ha recluso 60 milioni di italiani e liberato dalle patrie galere oltre 6 mila delinquenti e capi mafia, con la malattia conseguente (Covid-19). C'è molto di peggio in giro, qualcosa di letale, oltre al dilagante inquinamento industriale, militare, ecomafioso e nucleare. 

Le onde radio hanno un influsso non benefico sulla fisiologia umana: non esistono potenze, pur minime, che siamo in grado di sopportare per lungo tempo. Il limite biologico all'esposizione di onde elettromagnetiche artificiali è zero, non può avere alla base un indicatore economico incentrato sul mero profitto finanziario di pochissimi, a danno di tantissimi. In Europa si registrano attualmente valori di campo elettromagnetico da un milione a un miliardo di volte più alti che nel 1950. Colpisce il silenzio, anzi l'omertà istituzionale e scientifica attorno a questo tema e la mancanza di una normativa europea ed italiana che preservi realmente la salute dell’essere umano e protegga l’ambiente (inclusi gli ecosistemi naturali e gli habitat umani), fornendo limiti di esposizione su basi biologiche (mac zero) e distanze di rispetto da queste potenti fonti di inquinamento. Come avevo documentato nell'anno 2012, attraverso il mio libro di inchiesta IL GRANDE FRATELLO, da tempo siamo assediati da un nemico invisibile e silenzioso: l’elettrosmog.

Contrariamente alla vulgata menzognera degli esperti, dei tecnici e dei politicanti al soldo delle multinazionali del settore telecomunicazioni o dei negazionisti criminali, le evidenze scientifiche relative ai pericoli, erano già note da tempo. Infatti, il 12 novembre 1982 - in Italia - la circolare 69 del ministero della Sanità (intitolata “Radiazioni non ionizzanti. Protezione da esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde. Informativa generale”), avvertiva:

«quelle dei radar sono le sorgenti elettromagnetiche più pericolose per l’organismo umano».

Lo Stato italiano, però, non adottò alcuna contromisura. In barba al principio di precauzione. Già all’epoca, attesta la disposizione ministeriale, sepolta in un cassetto ad ammuffire:

«Il numero dei radar attualmente impiegati è elevato ed in continuo aumento. Non sono disponibili dati precisi, perché segreti, sui radar militari, ma è nota la continua richiesta di sempre nuovi e più sofisticati dispositivi di questo tipo».



Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (Istisan 89/29) ha documentato ben 31 anni fa, in maniera inequivocabile:

«l’esposizione a campi elettromagnetici può causare diversi effetti nocivi alla salute. Tali effetti includono la cataratta negli occhi, il sovraccarico del sistema di termoregolazione. Lesioni termiche, quadri comportamentali alterati, convulsioni ed una minore capacità di resistenza alla fatica. Devono essere condotte indagini su tutte le installazioni e su tutti i dispositivi probabili emettitori di radiazione a RF eccedente i limiti accettati. Molte sorgenti di radiazione a RF emettono in modo non confinato (emissioni radio, tv, radar e simili) e le loro radiazioni si propagano su vaste aree. Prima di scegliere un sito sono necessari uno studio appropriato ed un’attenta analisi dell’impatto sanitario ed ambientale (…) le raccomandazioni per la riduzione delle esposizioni a livelli accettabili devono essere messe in atto il più presto possibile».

La legge quadro sull’elettrosmog (36/2001) in relazione all’inquinamento provocato dai dispositivi bellici stabilisce una strana deroga proprio sui radar militari che dalle micidiali microonde sono passati a funzionare mediate le letali onde millimetriche (5G).


Nel 1978, uno studioso italiano, Franco Sarto, avvia un’indagine sul campo. E nel 1981, pubblica sulla rivista di Medicina del Lavoro, una prima conclusione sui danni provocati dai radar militari. L’anno successivo, per conto dell’Istituto di Medicina del lavoro dell’Università di Padova, il dottor Sarto – coadiuvato dalle colleghe Rita Scarpinelli ed Isabella Cominato – dà alle stampe sempre sulle pagine del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro, lo studio “Aberrazioni cromosomiche nel lavoratori dei radar”. In sintesi, le conclusioni:

«I lavoratori delle postazioni radar vanno incontro a numerosi rischi: radiazioni non ionizzanti, radiazioni ionizzanti per cui vengono discusse le modalità con cui esse si possono produrre. Abbiamo eseguito un check-up generale e lo studio delle aberrazioni cromosomiche sui linfociti periferici ad un gruppo di 41 radaristi, di età media 35 anni, operanti in alcune basi dell’Esercito italiano. Quest’ultimo esame è considerato il più sensibile indicatore di danno biologico indotto dalle radiazioni ionizzanti mentre non è ancora stabilito se le radiazioni non ionizzanti siano in grado di provocare aberrazioni cromosomiche. Le aberrazioni di tipo cromosomico negli esposti erano aumentate in maniera altamente significativa rispetto a quelle riscontrate in un gruppo di controllo di 26 soggetti maschi di età simile (…) Allo stato attuale delle nostre conoscenze sembra che il principale responsabile dell’aumento di aberrazioni cromosomiche nel gruppo dei radaristi sia la presenza di radiazioni ionizzanti anche se non è possibile escludere un sinergismo tra tutti i tipi di radiazioni elettromagnetiche presenti nell’ambiente di lavoro (…)».

Il dottor Sarto ha documentato rotture dei cromosomi (anticamera del cancro) con una frequenza superiore alla norma su 41 sottufficiali preposti alla manutenzione di potenti radar contraerei Hawk nelle basi militari tra Mestre e Rovigo. 10 anni dopo, nello stesso gruppo di radaristi ci sono stati 6 morti per leucemia e mieloma. Le autorità militari hanno impedito al dottor Sarto di proseguire l’indagine scientifica: le sue ricerche hanno inequivocabilmente documentato che l’elettrosmog bellico scompagina il DNA umano. Tradotto: malformazioni genetiche e tumori assicurati per sempre. A metà degli anni ’80 si scopre che nei radar Hawke, all’epoca uno dei più diffusi nel sistema di difesa dei Paesi Nato, c’è qualcosa che causa tumori. Ufficialmente non si sa cosa. Ma il rischio è concreto: tanto reale che tra i sottufficiali addetti alla manutenzione dei radar del secondo gruppo artiglieria missili contraerei, con postazioni fra Mestre e Rovigo, si notano i primi morti. Su circa150 uomini che dal 1968 all’88 si sono succeduti alla manutenzione delle apparecchiature radar, infatti si sono verificati sei casi di leucemia, linfoma e mieloma, due di sterilità e ben 27 di anomalie cromosomiche. Almeno quattro valvole usate in questi radar rientrano fra quelle che già nel 1968 un decreto del presidente della repubblica (numero 1428) classifica a rischio per l’emissione di radiazioni, con l’obbligo di misure di radioprotezione individuale e ambientale. Gli addetti lavorano senza manuali informativi sui livelli di pericolosità di radiazioni, microonde e isotopi radioattivi.

Gli addetti militari italiani non sono mai stati dotati di dosimetri per verificare la quantità di radiazioni cui sono sottoposti. Il dottor Sarto che all’epoca era il responsabile del laboratorio di Citogenesi dell’università di Padova, dopo aver rivelato i danni biologici elevatissimi non poté completare l’indagine. «A causa del segreto militare non sono disponibili dati relativi all’ambiente di lavoro. Lo studio ha dimostrato che il gruppo esposto presentava un netto aumento della prevalenza delle aberrazioni cromosomiche significative per lesioni da radiazioni – dichiara Sarto – In base a studi internazionali questi dati significano che il gruppo presentava un aumentato rischio di tumore». E le alte gerarchie della Difesa lo sapevano. «Alla fine del 1981 – rivela Sarto – venne a trovarmi un capitano medico. Gli spiegai cosa significavano quei risultati. Mi fece capire che l’alta gerarchia militare non era entusiasta delle mie ricerche e che i miei esami creavano ansietà nei tecnici». Nel 1979, in quel clima di segretezza, tre marescialli che lavoravano da dieci anni ai radar (due con anomalie cromosomiche e uno con la leucemia) fecero causa al ministero della Difesa, davanti al tribunale di Venezia. Dalle deposizioni emerse che lavoravano senza schermi protettivi e senza controlli medici preventivi. Come avviene tuttora. Ancora una volta fu imposto il segreto militare. E i tre sottufficiali persero la causa.


Nello Stivale le antenne militari sotto lo status della NATO per fare la guerra si moltiplicano. L’esempio più eclatante è il fuorilegge MUOS nordamericano in Sicilia, a Niscemi cn la benedizione parlamentare dei grullini a 5 stelle. Sul sito dell’ambasciata United States of America in Italia, il 13 febbraio 2013 è apparso, ma poi è stato frettolosamente rimosso, il seguente messaggio: «Il MUOS è il programma di comunicazione satellitare a banda stretta di nuova generazione del Dipartimento della Difesa creato per sostenere le operazioni militari USA e NATO in tutto il mondo». 




In altri termini, una macchina per fare la guerra installata abusivamente in Sicilia, oltretutto pericolosa poiché sprigiona radiazioni elettromagnetiche che si riverberano sul territorio italiano, e quindi, a danno della popolazione italiana, in primis, siciliana. Il 17 maggio 2013 una delegazione di onorevoli del movimento 5 stelle si è aggiudicata una gita premio nella struttura bellica a Niscemi. A tutt'oggi, i 5 stelle non hanno presentato un solo atto parlamentare in materia di guerra ambientale. In compenso hanno favorito il 5G, grazie anche agli accordi commerciali sulla via della seta, con la Cina, sottoscritti dal ministro Luigi Di Maio, alla voce Huawei.

Le onde elettromagnetiche penetrano nel corpo umano e possano causare riscaldamento dei tessuti. Studi di correlazione tra esposizione a campi elettromagnetici e aumento del rischio di cancro sono ancora in corso, soprattutto per valutare eventuali effetti a lungo termine. Enti internazionali, come lo IARC e l'Organizzazione Mondiale della Sanità, raccomandano un continuo controllo e monitoraggio del fenomeno. In ogni caso deve prevalere il principio di precauzione. Gli esseri umani non devono e non possono essere cavie per testare nuove tecnologie, per ragioni di mero profitto economico.

 

I campi elettromagnetici sono presenti ovunque nell'ambiente, generati sia da sorgenti naturali (elettricità nell'atmosfera e campo magnetico terrestre), sia da sorgenti artificiali. Il principale effetto biologico della penetrazione delle onde elettromagnetiche nel corpo umano è il riscaldamento. I campi elettromagnetici sono dati dall'insieme di un campo elettrico e uno magnetico. Un campo elettrico è dato da una differenza di potenziale (o tensione) che per esempio spinge gli elettroni a muoversi lungo un cavo. All'aumentare della tensione il campo elettrico aumenta la propria forza. I campi elettrici si misurano in volt per metro (V/m). Un campo magnetico si genera col movimento di flussi di elettroni, cioè col passaggio di corrente elettrica attraverso fili o dispositivi elettrici, e aumenta di intensità all'aumentare della corrente. La forza di un campo magnetico diminuisce rapidamente con l'aumentare della distanza dalla sorgente. I campi magnetici sono misurati in microtesla (μT, o milionesimi di un tesla). I campi elettrici vengono prodotti indipendentemente dal fatto che un dispositivo sia acceso o meno, mentre i campi magnetici vengono prodotti solo quando passa la corrente, il che di solito richiede l'accensione di un dispositivo. Le linee elettriche producono continuamente campi magnetici perché la corrente passa sempre attraverso di loro. I campi elettrici sono facilmente schermati o indeboliti da muri e altri oggetti, mentre i campi magnetici possono passare attraverso edifici, esseri viventi e la maggior parte dei materiali. I campi elettrici e magnetici insieme sono indicati come campi elettromagnetici e sono presenti ovunque nell'ambiente. Per esempio le particelle cariche che si accumulano nell'atmosfera dopo i temporali generano campi elettrici, mentre la Terra possiede un proprio campo magnetico. 



Accanto alle sorgenti naturali ne esistono anche molte artificiali: televisori e schermi del computer, forni a microonde, telefoni cellulari, rasoi elettrici, asciugacapelli, ma anche alcuni dispositivi sanitari come gli apparecchi per radiografie, TC e risonanze magnetiche, ma soprattutto dispositivi militari. I campi elettromagnetici si classificano in base alla frequenza, ovvero al numero di onde che si propagano in un secondo (misurata in hertz). Abbiamo così campi a frequenza estremamente bassa (fino a 300 hertz), ad esempio generati dai dispositivi elettrici presenti nelle nostre case; campi a frequenza intermedia (tra 300 hertz e 10 megahertz), ad esempio generati dai computer; campi a radiofrequenza (da 10 megahertz a 30 gigahertz), come quelli prodotti da radio, televisione, antenne per la telefonia cellulare e forni a microonde.

Da che cosa è nata l'ipotesi che i campi elettromagnetici possano provocare il cancro? È scientificamente provato che i campi elettromagnetici interagiscono con i tessuti biologici. L'interazione è tanto più potente quanto più ci si trova vicini alla sorgente e varia in base alla frequenza. Il principale effetto dei campi elettromagnetici (soprattutto quelli a radiofrequenza) sul corpo umano è il riscaldamento: lo stesso principio sfruttato nei forni a microonde per riscaldare i cibi. 

 
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza (CRF) come cancerogeni di gruppo 2B, ovvero come possibilmente cancerogeni per gli esseri umani: agenti per i quali vi è una limitata prova di cancerogenicità negli esseri umani e un'insufficiente prova di cancerogenicità in animali di laboratorio. Quali studi sono disponibili sull'argomento? Sono stati compiuti numerosi studi epidemiologici e di laboratorio per valutare l'associazione tra l'esposizione ai campi magnetici e diversi tipi di tumori (per esempio leucemie, tumori cerebrali e tumori al seno). Gli scienziati stanno inoltre studiando se c'è una correlazione tra insorgenza di cancro ed esposizione a campi elettromagnetici a lungo termine. In questo contesto vale la pena ricordare i risultati di recenti studi condotti con animali di laboratorio nei quali è emersa un’associazione significativa tra esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza e sviluppo di alcuni tipi di tumore. Studi condotti dai ricercatori del National Toxicology Program (NTP) statunitense con un numero elevato di roditori hanno dimostrato l’associazione tra esposizione per due anni a CRF simili a quelli emessi dai cellulari e un lieve aumento di gliomi (tumori cerebrali maligni) e Schwannomi del cuore nei ratti maschi. Questi dati sono attualmente disponibili solo sotto forma di due report tecnici sul sito del NTP.

Uno studio guidato dai ricercatori dell’Istituto Ramazzini di Bologna descrive gli effetti in animali di laboratorio dell’esposizione a CRF simili a quelli ambientali che tutti sperimentiamo nella vita quotidiana, generati dai ripetitori dei telefoni cellulari. In questo caso gli autori hanno seguito per tutta la vita circa 2.500 roditori esposti a tali campi elettromagnetici, constatando l’aumento significativo di Schwannomi del cuore nei ratti maschi. Sono aumentati anche i gliomi e l’iperplasia di Schwann. Sulla base di questi risultati gli autori suggeriscono ulteriori ricerche e una nuova valutazione da parte dello IARC sul legame tra campi elettromagnetici a radiofrequenza e insorgenza tumorale. I tumori più diffusi in età pediatrica sono le leucemie e i tumori al cervello. Molti studi sono stati condotti a questo proposito a partire dal 1979. Il rischio di leucemia infantile raddoppia invece in casi di esposizioni a campi elettromagnetici di intensità superiore ai 0,4 microtesla: una situazione che si verifica spesso nella vita quotidiana, poiché tantissime persone abitano direttamente sotto un traliccio dell'alta tensione, come accade iper esempio a Rivoli in Piemonte. Uno studio canadese ha invece associato l'esposizione sul lavoro di donne in gravidanza con un maggior rischio di leucemia infantile nei figli, ma ulteriori studi in altre popolazioni sono necessari per comprendere se il nesso di causa ed effetto si conferma in tutte le situazioni. Uno di questi studi, MOBI-KIDS, coinvolge 14 Paesi con l’obiettivo di valutare la relazione tra esposizione a radiofrequenze che derivano da tecnologie di comunicazione come i telefoni cellulari, e il rischio di tumori cerebrali in bambini e giovani adulti. L'uso dei cellulari può aumentare il rischio di tumori della testa e del collo? La Corte di Cassazione ha riconosciuto una pensione di invalidità al manager Innocente Marcolini. Secondo la sentenza, il tumore benigno al nervo trigemino di cui soffriva il manager era attribuibile a un uso eccessivo del cellulare (5­-6 ore al giorno per oltre 10 anni). Si tratta della prima sentenza in Italia che ha indicato un nesso di causalità tra un uso intensivo del cellulare e un tumore. La IARC considera limitato il grado di correlazione tra l'utilizzo intensivo di telefoni cellulari e lo sviluppo di tumori cerebrali come gliomi o neurinomi acustici.

estratto dal libro IL GRANDE FRATELLO (Draco edizioni, Modena, 2012)

Extremely high frequency (abbreviato con la sigla EHF) indica quella parte delle onde radio compresa tra 30 e 300 GHz, frequenza oltre la quale la radiazione elettromagnetica è considerata luce infrarossa inferiore (o lontana), meglio nota come radiazione Terahertz. La banda EHF è caratterizzata da una lunghezza d'onda che varia tra il millimetro e i dieci millimetri. Per questo motivo l'insieme delle onde EHF viene anche definito "onde millimetriche" o "banda millimetrica", nomi a volte abbreviati in MMW or mmW. Queste frequenze vengono utilizzate, insieme alle SHF, per le trasmissioni satellitari militari. Buona parte dello spettro delle microonde fa parte di questa banda. Lo standard Wi-Fi IEEE 802.11ad, operata nello spettro dei 60 GHz (banda V) per raggiungere un tasso di trasferimento dati di 7 Gbit/s. L'uso di bande con onde millimetriche è previsti in comunicazioni punto-punto, in collegamenti intersatellitari ed in comunicazioni punto-multipunto. Ci sono stati tentativi di usare onde millimetriche nella comunicazione cellulare di quinta generazione (5G), in questo contesto vengono stilizzate come mmWave. Questa banda è diventata anche una soluzione per la comunicazione tra veicoli a guida semiautonoma.

Nell'aprile 2008, la NASA si associò alla Machine-to-Machine Intelligence (M2Mi) Corp per sviluppare la tecnologia di comunicazione 5G. Una rete senza fili in fibra convergente che usa, per la prima volta per l'accesso senza fili a Internet, le bande delle onde millimetriche (20 – 60 GHz) così da permettere canali radio con ampiezza di banda molto larga capaci di supportare velocità di accesso ai dati fino a 10 Gbit/s. La connessione comprende essenzialmente collegamenti senza fili “corti” all'estremità del cavo locale in fibra ottica. Sarebbe più un servizio “nomade” (come il Wi-Fi) piuttosto che un servizio “mobile” su ampia area.

Nel suo libro bianco, 5G Empowering Vertical Industries (“Il 5G potenzia le industrie verticali”), il 5G PPP, il programma collaborativo di ricerca organizzato come parte del programma della Commissione europea Horizon 2020, suggerisce che per supportare i principali settori verticali in Europa, cioè automobili, trasporti, assistenza sanitaria, energia, manifattura e media e intrattenimento, i più importanti requisiti in termini di prestazioni dell'infrastruttura 5G sono: la latenza sotto 5 ms, il supporto per densità di dispositivi fino a 100 dispositivi/m2 e un'area di copertura affidabile. Un'installazione riuscita del 5G integrerà le tecnologie di telecomunicazione inclusa quella mobile, fissa, ottica e satellitare (sia GEO che MEO).

La fascia di operatività del 5G può avvenire nella banda di spettro corrispondente alle microonde da 3 GHz a 300 GHz, in Italia in particolare sono state assegnate tre bande, di cui la più alta opera a 30 GHz e potrà essere usata con antenne di piccole dimensioni a livello locale e all'interno degli edifici, mentre la banda intermedia opera a 3 Ghz. Una parte della banda destinata per il 5G è stata utilizzata a lungo termine per le trasmissioni televisive. L'Istituto superiore di sanità, con specifico riferimento al 5G, nota che «Al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G. Se da un lato aumenteranno sul territorio i punti di emissione di segnali elettromagnetici, dall’altro questo aumento porterà a potenze medie degli impianti emittenti più basse. Un'ulteriore riduzione dei livelli medi di campo sarà dovuta alla rapida variazione temporale dei segnali. Una valutazione adeguata dell’impatto di questa nuova tecnologia potrà essere effettuata solo a seguito di una conoscenza dettagliata delle caratteristiche tecniche degli impianti e della loro distribuzione sul territorio.». Il Comitato scientifico della Commissione Europea su salute, ambiente e rischi emergenti ritiene che siano necessari approfondimenti per «la mancanza di chiare evidenze utili allo sviluppo di linee guida per l'esposizione ai campi elettromagnetici 5G lascia aperta la possibilità di effetti biologici indesiderati».

Il 5 aprile 2019 Céline Fremaul, il ministro dell'ambiente della regione di Bruxelles, ha bloccato le sperimentazioni della rete nella regione fino a quando una garanzia tecnica non assicurerà che le antenne 5G non superano gli standard sulle emissioni di frequenze radio; a Ginevra, in Svizzera, un piano per l'aggiornamento al 5G è stato bloccato per lo stesso motivo.

Nel 2012 la Commissione europea, sotto la guida di Neelie Kroes, destinò 50 milioni di euro alla ricerca per ottenere la tecnologia mobile 5G entro il 2020. In particolare, il progetto METIS 2020 fu il progetto guida che permise di raggiungere un consenso mondiale sui requisiti e sulle principali componenti della tecnologia del 5G. Spinto da parecchie aziende di telecomunicazioni, l'obiettivo tecnico complessivo del METIS è di fornire un concetto di sistema che supporta un'efficienza spettrale mobile 1.000 volte più alta, in confronto alle attuali installazioni LTE. In aggiunta, nel 2013 è partito un altro progetto, chiamato 5GrEEn,legato al progetto METIS e focalizzato sul progetto delle reti mobili 5G verdi.  

 

Nel novembre 2012 un progetto di ricerca finanziato dall'Unione europea nell'ambito Programma TCI FP7 fu lanciato sotto il coordinamento dell'IMDEA Networks Institute (Madrid, Spagna): i-JOIN (Interworking and JOINt Design of an Open Access and Backhaul Network Architecture for Small Cells based on Cloud Networks, "Progetto interfunzionale e congiunto di un accesso aperto e di un'architettura di rete di adduzione per piccole celle basata su reti a nuvola").   Altissima densità significa 1.000 volte più alta della densità attuale, espressa in numero di utenti per metro quadrato. L'eterogeneità coinvolge molteplici dimensioni, dal raggio di copertura alle tecnologie (4G/LTE vs. Wi-Fi), alle installazioni (distribuzione pianificata vs. non pianificata delle stazioni radio di base e degli hot spot).

Nel novembre 2013 il produttore cinese di attrezzature per telecomunicazioni Huawei affermò che avrebbe investito 600 milioni di dollari in ricerche sulle tecnologie 5G nei successivi cinque anni. Huawei ha collaudato la tecnologia 5G a Malta. Nel luglio 2015 furono lanciati i progetti europei METIS-II e 5G NORMA. Il progetto METIS-II si basa sul fortunato progetto METIS e svilupperà il modello complessivo delle reti 5G a accesso radio, per fornire gli elementi tecnici necessari per un'integrazione e un uso efficienti delle varie tecnologie e componenti del 5G attualmente sviluppate. Inoltre nel luglio 2015 fu lanciato il progetto di ricerca europeo mmMAGIC. Il progetto mmMAGIC svilupperà nuovi concetti per la tecnologia di accesso radio (radio access technology, RAT) mobile per l'installazione della banda delle onde mm. Questo è un concetto chiave nell'ecosistema multi-RAT del 5G e sarà usato come fondamento per la standardizzazione globale. Il progetto consentirà servizi mobili a banda larga ultraveloci per gli utenti mobili, supportando lo streaming UHD/3D, le applicazioni immersive e i servizi di nuvola ultraresponsivi.

La prima proposta, ampiamente citata, per l'uso dello spettro delle onde millimetriche per le comunicazioni cellulari/mobili apparve nella IEEE Communications Magazine del giugno 2011. I primi rapporti sulle misurazioni dei canali radio che convalidavano la possibilità di usare le frequenze delle onde millimetriche per la comunicazione mobile urbana furono pubblicati rispettivamente ad aprile e maggio 2013 nello IEEE Access Journal e nella IEEE Transactions on Antennas and Propagation. Lo IEEE Journal on Selected Areas in Communications pubblicò un numero speciale sul 5G nel giugno 2014, che includeva una rassegna completa delle soluzioni e delle tecnologie che consentivano il 5G. IEEE Spectrum ha, nel suo numero del settembre 2014, una storia sulle comunicazioni senza fili mediante onde millimetriche come mezzo praticabile per supportare il 5G. 
 
Reti pervasive che forniscono l'Internet delle cose, reti di sensori senza fili e computazione ubiquitaria (ubiquitous computing): l'utente può essere connesso simultaneamente a parecchie tecnologie di accesso senza fili e può muoversi uniformemente tra di esse (vedi Media independent handover o vertical handover, IEEE 802.21, che ci si attende siano forniti anche dalle future edizioni del 4G. Vedi anche multihoming).

L'8 settembre 2015 la Verizon (dove siede Vittorio Colao già ai vertici della Vodafone (assegnataria di frequenze 5G in Italia), ora a capo di una taske force in Italia per il nuovo coronavirus) annunciò un piano d'azione per cominciare a collaudare il 5G in prove sul campo negli Stati Uniti nel 2016. Il 22 febbraio 2016, Samsung e Verizon si unirono per cominciare le prove sul 5G. Il 29 gennaio 2016, Google rivelò che sta sviluppando una rete 5G chiamata SkyBender. Il 2 giugno 2016, fu pubblicato il primo libro completo sul 5G. Il libro 5G Mobile and Wireless Communications Technology ("Tecnologia 5G per le comunicazioni mobili e senza fili"), edito dalla Cambridge University Press. Alla fine del 2016 la giunta comunale della città di Torino, prima in Italia, ha sottoscritto un patto d'intesa con la società Telecom Italia Mobile per dare l'avvio alla sperimentazione di rete 5G. Telecom Italia Mobile ha aderito all'Action Plan della Commissione Europea. In base a questo patto era necessario comunicare entro il 2020 il nominativo della prima città 5G-enabled. Questa scelta è caduta su Torino. Il medesimo protocollo prevede, tra l'altro, lo sviluppo di una rete che copra le maggiori città e garantisca le adeguate vie di transito. L'accordo sottoscritto da TIM e Torino prevede che entro il 2018 tremila utenti potranno usufruire del 5G, per passare successivamente a una rete a diffusione capillare. E proprio nel 2018 la cosiddetta Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha deliberato l'assegnazione delle frequenze in Italia. Il 5G nel belpaese viene installato senza alcuna preventiva valutazione di impatto ambientale, profittando dell'ignoranza generale, sovente contro la volontà popolare, ignorando le evidenti criticità ed esautorando il Parlamento. Peraltro, il primo ministro pro tempore, tale Giuseppe Conte, non risponde neanche ai numerosi atti parlamentari (interrogazioni ed interpellanze) relativi a questa scottante materia. C'è più di qualcosa da nascondere all'ignara popolazione agli arresti dmiciliari da due mesi?


Serve principalmente a fare la guerra di ultima generazione con pesanti ripercussioni sulla vita. Funzionalità dual use stabilita dal recente summit londinese dell'Alleanza atlantica sotto l'egida di Washington; ma anche Pechino non scherza. Garantite le ricadute negative (inquinamento elettromagnetico ancora più invasivo e pervasivo) sulla salute della Terra e dell'ignara popolazione umana. A proposito: vi dice niente l'acronimo MUOS in Sicilia? Mentre le tecnologie precedenti erano finalizzate a realizzare smartphone sempre più avanzati, il 5G è concepito non solo per migliorare le loro prestazioni, ma principalmente in campo militare a spese però dei civili (in termini economici, nonché di perdita della salute). Avrà un ruolo determinante nell’uso delle armi ipersoniche: missili, armati anche di testate nucleari. Inoltre sugli smartphone 5G i giocatori di tutto il mondo, senza rendersene conto, finanzieranno la preparazione della guerra, quella reale.

Una moratoria per il 5G: l'ha chiesta infine Ernesto Burgio, del Comitato Scientifico dell'ECERI, l'istituto europeo di ricerca sul cancro di Bruxelles. La richiesta è stata lanciata durante il convegno nazionale di Pastorale della Salute della CEI a Caserta. 

 Il DNA è notoriamente un sistema biologico ricetrasmittente. Il male invisibile è sempre più visibile: la nocività ambientale come strategia globale di dominio. Non tutto è perduto. NO PASARAN. SU LA TESTA!
 


Riferimenti:

Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.

Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.









































https://www.huawei.com/en/press-events/news

https://timesofmalta.com/articles/view/update-2-agreement-for-5g-technology-testing-signed-you-finally-found.576618

https://metis-ii.5g-ppp.eu/