27.4.20

INFANZIA E ADOLESCENZA IMPRIGIONATA IN ITALIA!



di Gianni Lannes


Un brutto giorno nel belpaese, sul far della Primavera, proprio tutti i bambini, le fanciulline e persino i ragazzini - nessuno escluso - furono imprigionati senza alcuna colpa dal governo del Conte bis, col plauso del Mattarella uno.

Infatti all'inizio dell'anno 2020 un governo fantoccio (eterodiretto da interessi speculativi multinazionali) che il popolo sovrano non aveva eletto, con la benedizione del capo dello Stato, grazie al pretesto di un occasionale virus a corona, giunto dall'estero - dapprima sminuito ma poi ingigantito a dismisura dalle autorità tricolori - per terrorizzare grandi e piccini al fine di annichilire la libertà, arrestò milioni di bambini tra le pareti domestiche, trasformando i genitori in zelanti carcerieri. Nel contempo, lo stesso governo tricolore, liberò dalle patrie galere - nel silenzio assordante delle cosiddette "associazioni professionistiche antimafia": vero don Ciotti? - criminali comuni e addirittura capimafia.


Attualmente le autorità italiane - che hanno ormai criminalizzato la popolazione vessata anche dalle forze dell'ordine che, stranamente, non hanno mai pressato così a distanza ravvicinata la mafia - non sono un buon esempio di democrazia. Quei lestofanti istituzionali senza scrupoli, non paghi di aver recluso dalla sera alla mattina infanzia e pure adolescenza, sottrassero loro pure il diritto costituzionale di andare a scuola, inventandosi su due piedi, uno sgangherato palliativo tecnologico, chiamato “didattica a distanza”, purtroppo non respinto al mittente dalla gran massa degli “insegnanti” ma accettato passivamente. La "dad" assomiglia ad un contenitore inzeppato di attività (spesso discutibili), ma vuoto di umanità, in procinto di trasformarsi da eccezione emergenziale a regola imperante. "Questa è la fine dell'educazione" chiosa la professoressa Luisa Piarulli, pedagogista di chiara fama. La scuola vissuta è fatta dagli alunni e dagli insegnanti in uno scambio continuo di emozioni ed esperienze condivise. Non esiste forma di insegnamento senza presenza, dialogo e condivisione.



Per definizione classica, la scuola non è un'azienda. L'articolo 34 della Costituzione Repubblicana italiana, stabilisce in modo inequivocabile: "La scuola è aperta a tutti". Invece, in Italia gli inquilini dei palazzi del potere locale, l'hanno sbarrata con un atto di bullismo istituzionale che non si dimenticherà per generazioni. Per la cronaca documentata: l'Italia non è un'isola felice, ma la nazione dove sono scomparsi - secondo la stima ufficiale (al ribasso) del ministero dell'Interno - 42.044 minori, neonati compresi, senza lasciare tracce.




Didattica è notoriamente un termine che deriva dal greco antico didáskein (insegnare). Per definizione, l'insegnamento è un'attività da svolgere e realizzare in presenza fisica di docenti e discenti, non certo mediata da una tecnologia invasiva, neurologicamente pericolosa, pedagogicamente diseducativa, ma soprattutto dannosa sul piano intimo della salute, a causa dell'inquinamento elettromagnetico, che si propaga dai ricevitori (smarthphone, tablet, computer) ai corpi vulnerabili soprattutto dei minori. Chissà se tali informazioni basilari sono a conoscenza dei cosiddetti docenti, nonché dei dirigenti scolastici, spesso distratti dalla caccia ai finanziamenti pubblici. L'obiettivo, ovviamente non dichiarato, è forse quello di abbassare ulteriormente i livelli qualitativi di apprendimento nella scuola pubblica, oltre che di implementare la sorveglianza elettronica di minori e famiglie?

Per dirla con Bertrand Russell: «Ogni governo che controlli l’educazione per una generazione sarà in grado di controllare i suoi sudditi senza il bisogna di armi o di poliziotti».

Una nazione che non investe nei bambini e non li salvaguarda realmente, non ha futuro, è destinata a perire. Tanto per citare esempi documentati: il governo italiano destina alla NATO circa 6 miliardi di euro ogni anno - dei  30 miliardi annuali destinati alle spese militari - per la guerra ambientale in atto (leggasi irrorazione dei centri abitati e del territorio nazionale), ma non bonifica ben 2.500 scuole pubbliche, imbottite di amianto, un noto cancerogeno, messo al bando in Italia teoricamente mediante la legge 257 del 1992. Se i governanti italopitechi - sia pure per conto terzi - sostengono (con mere chiacchiere fritte) di avere a cuore alunni e studenti, perché non hanno sanato gli istituti scolastici?

Il gioco libero vissuto all’aperto è una valida alternativa ai videogiochi, alle inqualificabili “lezioni digitali a distanza, ormai ai due mesi trascorsi senza mai uscire di casa, attaccati ad un video? I bambini, oggi, beneficiano davvero di quel “diritto al gioco” stabilito dalla Convenzione internazionale per i loro diritti di carta? E come far sì che tornino il più possibile a riappropriarsi degli spazi all’aperto, al tempo libero come momento di divertimento ed esercizio di libera scelta, indispensabile per la loro crescita psico-fisica sotto la benefica luce del sole?

La letteratura scientifica, in particolare la psicologia ha speso anni anni di ricerche e di studi per acclarare una semplice evidenza: i bambini che non giocano all'aria aperta da grandi saranno dei frustrati, se non peggio. La Natura è la porta d’ingresso verso nuovi orizzonti di benessere e di prospettiva educativa per bambini, ma anche adulti.

Purtroppo il tempo del bambino è organizzato ed eterodiretto dall’adulto; con minori opportunità di gioco libero e autorganizzato, diminuzione dell'empatia, aumento del narcisismo, disturbi dell'attenzione, diminuzione dell’elaborazione creativa. È necessario riflettere sulle scelte educative dei servizi e delle famiglie nel contemporaneo contesto consumistico e di recessione, sull’orientamento alla prestazione, al giudizio, di molte strutture educative e di molte famiglie, a modalità autoritarie e non democratiche diffuse. Sostenere quindi la riflessione sui bisogni dei bambini oggi: quale è la prospettiva di crescita e di benessere fisico, emozionale, sociale e di cittadinanza per i nostri bambini? Quale ruolo giocano i servizi e la scuola oggi, asserviti agli interessi della autorità superiori e centrali?

Edgar Morin nel saggio Insegnare a vivere, manifesto per cambiare l’educazione afferma che la riforma dell’educazione passa per la riforma del pensiero: la scuola come palestra quindi per imparare a vivere attraverso l’esperienza, connettendo i saperi tutti, scientifici e umanistici, le scienze della terra e l’ecologia. Peter Gray, in Liberi di imparar sottolinea l’importanza fondamentale per i bambini del gioco libero tra bambini di diverse età, e dell’autoeducazione come modalità antropologica che appartiene a tutte le culture per poi diventare adulti capaci e preparati alla sopravvivenza e alla vita della cultura di appartenenza. Parla di 7 disfunzioni del sistema scolastico-educativo che interferiscono con la crescita sana ed armonica dei bambini, in particolare esplicita che si impara attraverso l’osservazione, l’esplorazione, il gioco, il gruppo e che il pensiero creativo per essere tale, ha bisogno di libertà.

(Ansa, 27 aprile 2020)

Il gioco libero e all'aperto è un diritto universale dei bambini da rispettare. Spazio all’educazione naturale dentro e fuori: Natura intesa come luogo di benessere e di salute, antistress, luogo di apprendimenti e di amplificazione delle possibilità di interazione e relazione con gli altri, di movimento per il corpo, di spazio e tempo disteso che stimola il pensiero creativo e divergente, scoperta del mondo circostante micro e macro, delle sue trasformazioni. La Natura quindi che sostiene lo sviluppo della capacità di risolvere i problemi, di pensare in modo critico, di prendere decisioni, di assumersi responsabilità, di socializzare e di sperimentare il gioco libero contrapponendosi quindi alla rigida e statica logica della scolarizzazione.

Per lo Stato italiano (sovente anche per gli adulti), prove alla mano, i bambini non sono soggetti diritti, bensì oggetti di cui disporre a piacimento, senza neanche interpellarli in ragione dei loro stessi diritti universali, sanciti da Convenzioni internazionali, da principi costituzionali e da leggi nazionali. In uno Stato di diritto, in un paese civile, in base all'articolo 30 della Costituzione “È dovere e diritto dei genitori, istruire ed ed educare i figli...” Peraltro, gli articoli 147, 148 e 315 del Codice Civile parlano chiaro. Abbiamo il dovere non solo morale, ma anche giuridico di insorgere per difendere concretamente i nostri figli, dalla deriva di uno Stato ormai autoritario e totalitario, dove non conta il bene comune e nemmeno il benessere individuale.

Proprio oggi, il commissario dele Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha ammonito i paesi a rispettare lo stato di diritto, durante la pandemia da coronavirus, limitando nel tempo le misure eccezionali, al fine di evitare una "catastrofe" per diritti umani. La Bachelet ha avvertito: "I governi non dovrebbero usare i poteri di emergenza come arma per mettere a tacere l'opposizione, controllare la popolazione o rimanere al potere".

Chi ci è appena affacciato alla vita non ha voce e non ha diritti riscuotibili nella realtà. La libertà, tuttavia, è un principio universale che nessuna legge dell'uomo può limitare o sospendere, nemmeno per motivi (nel caso italiano infondati) di carattere sanitario. Quale mondo lasciamo ai nostri figli? Quale opportunità tramandiamo loro per apprendere a vivere armonia con madre Terra?


Riferimenti:

Gianni Lannes, BAMBINI A PERDERE, Luigi Pellegrini editore, Cosenza, 2016.