29.6.13

IL NAUFRAGIO D'AMORE



 
Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

di Gianni Lannes


Nella stagione del disamore
Scroscio di pioggia
Aperta come una foglia
Ti bagna l’acqua
Ti sfiora il vento
Ti accarezza il sole
Ti prende l’amore
Tra me e il cielo soltanto la luce...
per il naufragio in questo mare

 Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

27.6.13

ANDREA PAZIENZA: IL MITO






di Gianni Lannes

Venticinque anni senza Paz! La notte tra il 15 e il 16 giugno del remoto 1988 Andrea volava in cielo ad appena 32 primavere. Da quel momento divenne un mito per chi, come lui, aveva respirato a pieni polmoni l’aria degli anni a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta. Un mito per chi ama disegnare, illustrare, colorare, creare, pensare con la propria testa. Un mito per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, di vivergli accanto, di frequentarlo o soltanto di lavorare con lui. Un mito per chi è venuto dopo, per chi ne ha sentito parlare, ha divorato i suoi fumetti e se ne è presto innamorato.

Pertini e Paz!


A San Severo nel Tavoliere delle Puglie, città in cui ha vissuto la sua infanzia, Andrea riposa accanto a una roccia del Gargano, quella montagna del sole che amava tanto, più di ogni altro luogo al mondo. In particolare, la nostra cara ed amata San Menaio (Sant' Mnà": nell'idioma vichese), in riva all’Adriatico. Ma erano altri tempi. Un suo caro amico di infanzia, Enrico Fraccacreta, a lui ha dedicato una straordinaria opera letteraria: Il giovane Pazienza (Stampa Alternativa, Roma, 2001): un libro ricco di emozioni e suggestioni che racconta gli anni dell’infanzia vissuta insieme.

Parola di Andrea: «San Severo città nel mio pensiero dove prospera la vite e il clima è sempre mite». Andrea era nato a San Benedetto del Tronto il 23 maggio 1956, ma la sua famiglia paterna è pugliese. Chissà cosa farebbe Andrea vedendo come sono stati ridotti i luoghi delle nostre radici terrene. "La pazienza ha un limite, Pazienza no!". Era questo il modo con cui Andrea descriveva se stesso e le sue storie. 

25.6.13

LA MONTAGNA DEL SOLE NON C’E’ PIU’



 Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes

Tornare dove Occidente e Oriente si fondono è una botta al cuore che stravolge più di un terremoto artificiale. Quassù dove si favoleggia della mitica Uria e di Apeneste, la bellezza è struggente o forse non ha proprio aggettivi. Dall'alto si scruta la Foresta Umbra dove vegetano i faggi, gli alberi del nord che compenetrano cerri, carpini, lecci, castagni e pini d'Aleppo. All'orizzonte si profila maestoso ed imperturbabile Monte Sacro. Su questa sommità che osserva i Balcani, scruta l'Albania e ammira la Grecia, ricca di varietà uniche al mondo di micro orchidee, un tempo consacrata a Giove Dodoneo, giace un monastero medievale diroccato. 

Anche gli eserciti romani si erano tenuti lontano dal bellicoso Gargano, mai riuscendo a conquistarlo. Infine i savoiardi con l'inganno e leggi genocide fecero carneficina dei patrioti ribelli. Poi, l'emigrazione forzata nelle Americhe, due guerre, e ancora migrazioni in Germania, Belgio, a Milano e Torino. "All'estate" - dicevano - tornavano i germanesi per la festa di San Rocco (il santo taumaturgo di Montpellier).

Appena sbuca il generale inverno fa freddo sul serio, e nevica tanto. A Monte Sant’Angelo gli autoctoni parlano una lingua aguzza, tagliente, secca e diretta come il loro carattere più tosto di una murgia. Sono di animo ruvido con venature di anarchia, come a Cagnano Varano, dove però l’idioma è dolce. Com'era quel motivo popolare? "Uè cumpà daddonn' voin' da Schitedd' e da Carpoin'... Uè cumpà ma ch' m'addauc', quattr' menn'l e quattr' nauc'...".

Gargano: isola di Campi - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


I montanari in fondo sono generosi, fieri, orgogliosi e più ostinati dei muli. Avevo un compagno di scuola alle medie: un rosso malpelo di nome Matteo Totaro. Allora rapirono e poi ammazzarono il presidente Aldo Moro. Impossibile dimenticare! Allora sognavamo di fare gli archeologi. Che maestri di vita e culltura: il professor Silvio Ferri, lo scopritore delle stele daunie. I suoi libri, i suoi scritti, le sue pagine sulla protostoria italica, ancora oggi sono di una profondità sconvolgente. Come hanno ridotto le vestigia del popolo Dauno. Caro amico Filippo Fiorentino, anche tu sei andato via per sempre e ci manchi.

24.6.13

ALESSANDRO CIAVARRELLA: UN RAGAZZO SCOMPARSO DA 4 ANNI



Alessandro Ciavarrella



di Gianni Lannes

Il ragazzo è figlio di un muratore emigrato in Germania (Antonio) e di una casalinga. «E’ atroce vivere così. Vogliamo la verità» ripete la mamma Rosa Guerra, di 58 anni, madre di altri quattro figli. Quattro lunghi anni di lacrime. Domenica 11 gennaio 2009 Alessandro Ciavarrella alle 9,30 usciva di casa (indossava un giubbotto nero ed un jeans), «doveva incontrare un  amico al Byron caffè - rivela sorella Maria - un bar di Corso Manfredi a Monte Sant’Angelo. Poi il nulla. Chi sa parli».  

Se ne occupano i carabinieri dopo la denuncia, in particolare, l’allora maggiore Italiano - prima del trasferimento al Noe di Roma - della Compagnia di Foggia. Gli inquirenti sembravano a buon punto, a detta loro, dopo aver setacciato la vita di tre conoscenti proprio di Alessandro, ovvero Antonio Santoro, Saverio Arena e Pasquale Notarangelo. Ma invece niente di niente. Difficile bucare il muro di solida omertà. E così anche l'Arma non ha dipanato l'apparente mistero.

«Sono profondamente addolorata, ma non mi rassegno. Continuo a cercare la verità su quanto è accaduto a mio figlio. È diritto di una madre sapere, per questo non mi stancherò mai di chiedere a chiunque sappia di farsi avanti, anche in maniera anonima. Vi chiediamo di aiutarci».

Il giovane era iscritto all’Itis della città, e viene descritto come solitario e taciturno. Misteriosa le modalità della scomparsa di questo adolescente. Neanche un biglietto.    
Così la mamma lancia l’ennesimo appello: «Io e la mia famiglia abbiamo bisogno di conoscere la verità, abbiamo diritto ad un po’ di pace, perché non si può vivere in questo stato di dolorosa e atroce incertezza. Aiutateci a dare risposte alle domande che da 4 anni ci tormentano. Aiutateci a trovare Alessandro». Un bravo figlio può sparire nel nulla?



20.6.13

FUOCHI DI MEZZA ESTATE



Mediterraneo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes


C’era una volta: sacro e profano. Fuochi da Oriente a Occidente, da un tempo remoto al presente senza memoria del passato. E mi torna in mente la figura di Giovanni Battista: l’unico santo di cui si celebra la nascita e non la morte o il martirio (24 giugno). Come per il Natale di Cristo (rinascita del  sole), la festa cade attorno al giorno del solstizio estivo, la notte delle streghe. A San Giovanni danza la natura. È la festa di una civiltà agricola, una notte che si trascorreva nei campi di grano appena trebbiato, accendendo fuochi che aiutavano il sole a risollevarsi la mattina successiva, dopo il massimo sforzo. Fuoco ma anche acqua: la rugiada di San Giovanni è magica e regala alle donne il potere di generare figli. Il più lungo giorno del sole abbraccia la notte imperscrutabile. Un dualismo senza contrasti apparenti: nelle culture arcaiche - dove la concezione del tempo è circolare - l’opposto è continuità. 

Otranto: faro Palascia, punta orientale d'Italia - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


La magia si mescola alla religione, la luce al buio (e viceversa), i santi cristiani convivono con le divinità pagane. L’antropologo James Frazer nel Ramo d’oro scrive che «Chiamando col nome di San Giovanni Battista i fuochi di mezz’estate gli si è data una leggera tinta cristiana, ma non possiamo dubitare che la loro celebrazione dati da molto tempo prima del principio dell’era nostra». 

19.6.13

ITALIA: DAI RUBINETTI ACQUA TOSSICA




Roma: San Pietro - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes

Ecco un altro tabù di Stato. Alluminio, arsenico, cromo, fosforo, mercurio, nichel, vanadio, fluoro, atrazina, bario: escono dai rubinetti delle case italiane. Come è possibile? Semplice: il trucco delle autorità è insito nelle deroghe che innalzano artificiosamente i limiti. Ovvero: inquinamento legalizzato, a norma di legge. 

Trentino (Lagorai) - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Da 12 anni, grazie al Decreto legislativo 31/2001, che disciplina “le acque destinate al consumo umano”. Queste norme stabiliscono i valori limite dei parametri microbiologici e chimici che possono essere presenti nell’acqua per definirla “potabile”.

Bene, anzi malissimo: in particolari circostanze di degrado dell’oro blu, l’articolo 13 del decreto concede alle amministrazioni interessate la possibilità di fissare, appunto, deroghe ai valori prescritti, purché non comportino «potenziale pericolo per la salute umana e sempreché l’approvvigionamento di acque destinate al consumo umano non possa essere assicurato con altro mezzo». Il problema è che le eccezioni nel Belpaese non durano settimane, e neanche mesi, ma anni. 

RIFIUTI & INCENERITORI: MARCEGAGLIA, DE MASI, DE SANTIS, TARANTINI, FRISULLO, VENDOLA & D'ALEMA



Carmiano (Lecce) - impianti fotovoltaici - foto Gianni Lannes (tuttti i diritti riservati)

di Gianni Lannes

L'estremo lembo d'Italia, la Puglia una terra protesa nel Mar Mediterraneo, verso l'Oriente. Ancora un paradiso di macchia mediterranea, roccia, pinete e sabbie dorate, tuttavia sempre più invaso dal cemento "legalizzato" (si fa per dire!), degradato dai rifiuti ed inquinato dai cancrovalorizzatori con licenza di uccidere impunemente (alla voce Marcegaglia).

Una cosa è certa: le rinnovabili a queste latitudini non hanno nulla di ecologico. Prendiamo ad esempio il Salento (sole, mare e cemento): a Lecce (Heliantos 1) e  Casarano (Heliantos 2), una serie di battaglie vittoriose ingaggiate da numerosi comitati popolari, contro i progetti di ben due "centrali a biomassa" della società Italgest, per la produzione di energia, alimentata da oli vegetali provenienti dai Paesi del Terzo mondo, hanno aperto uno squarcio sull'entità degli interessi in gioco. 


 
De Masi Paride Antonio

 
Vendola Nicola


A ben vedere, quanto è piccolo il mondo. Un gioco di scatole cinesi: infatti la Italgest energia Spa, è riconducibile a Paride De Masi, presidente nazionale di Confindustria-Energia; a suo fratello Ivan, già sindaco di Casarano e all'imprenditore Roberto De Santis

18.6.13

I RIFIUTI TARGATI MARCEGAGLIA



Marcegaglia: Steno, Emma, Antonio 

di Gianni Lannes


Martin Decu, operaio romeno, aveva compiuto 47 primavere il 27 giugno di 5 anni fa, quando è stato ucciso dall’esplosione in un capannone a Scarlino, in provincia di Grosseto. Lavorava allo smaltimento di rifiuti per conto della società a responsabilità limitata Agrideco. Smaltimento illecito, recitano le cronache giudiziarie. Martin, probabilmente neanche lo sapeva, e anche se avesse saputo che quell’attività era illecita, avrebbe obbedito al padrone, pur di lavorare per sfamare i suoi figli.

foto di Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Già, ma nella stagione del disamore chi si ricorda di questa storia. Martin, padre di famiglia, morì bruciato vivo ed un suo compagno rimase gravemente ustionato. Lavoratori: carne da macello, da quando si licenzia il lavoro produttivo e si assume solo il profitto a tutti i costi.

Certamente l’operaio non sapeva che quei rifiuti e tanti altri smaltiti illecitamente avevano la firma altolocata di Marcegaglia e Lucchini, né che il materiale che l’ha ucciso era targato Ferriere di Trieste e area portuale di Ravenna.

PUGLIA: LA MAFIA DI COLLETTI BIANCHI E INCENERITORI DI RIFIUTI MARCEGAGLIA




di Gianni Lannes


Per il presidente della regione Nichi Vendola era ed è tutto a posto.   "Non c'era niente da fare, altrimenti la Regione avrebbe dovuto pagare delle penali mostruose al gruppo Marcegaglia se avesse revocato l'autorizzazione" dichiarò pubblicamente qualche anno fa il governatore ecologista, a proposito del cancrovalorizzatore impropriamente definito "termovalorizzatore" (un neologismo che non ha alcuna valenza scientifica).



Invece, Vendola non ci ha visto giusto, o forse ha mentito spudoratamente. Comunque prima o poi dovrà spiegarlo almeno ai magistrati per regolare i suoi conti aperti con la giustizia terrena, perché ai cittadini non ha chiarito un bel niente. Se avesse voluto, il presidente avrebbe potuto arrestare la fabbrica di morte in contrada Paglia.



INCENERITORE DI RIFIUTI: LE CARTE TRUCCATE DEL CLAN MARCEGAGLIA E DELLA POLITICA

documenti scottanti!

di Gianni Lannes




Tra i tanti, c’è un documento che inchioda i prenditori Marcegaglia, l’ex governatore Raffaele Fitto, il presidente Nicola Vendola, l’ex sindaco Francesco Paolo Campo (capogruppo del partito democratico in provincia di Foggia), l’attuale sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, e tanti altri.


Si tratta di una lettera a firma di Antonio Marcegaglia. Il protocollo di ingresso al comune di Manfredonia reca la data del 7 maggio 2002 (numero 15586). Nella missiva l’allora capo della società ETA (all’epoca una società a responsabilità limitata) indica al primo cittadino di Manfredonia il percorso da seguire per realizzare illegalmente un inceneritore di rifiuti mascherato, dopo che il progetto era già stato bocciato per ben due volte, grazie l’attivismo del movimento Medicina Democratica e dello scrivente. In sostanza, un privato detta legge a mille chilometri dalla sua residenza lombarda.

17.6.13

INCENERITORI DI RIFIUTI: LE ILLEGALITA' DI FITTO, VENDOLA & MARCEGAGLIA


Manfredonia: inceneritore di rifiuti Marcegaglia (1 luglio 2011) - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


di Gianni Lannes


Illegalità, abusi di potere, ma soprattutto una serie di gravi reali penali, compresa l'associazione a delinquere e la truffa ai danni dello Stato, commessi dal Gruppo Marcegaglia, dalle amministrazioni comunali di Manfredonia (i sindaci Campo e Riccardi), dalla Regione Puglia e da tanti altri soggetti istituzionali (il prefetto Antonio Nunziante) e non, compresi funzionari e dirigenti della Regione. L'accordo di programma truccato reca la firma di Raffaele Fitto. Vendola avrebbe potuto stoppare l'illecito ma non l'ha arrestato, anzi l'ha perfezionato, aggiungendo la fabbrica di ecoballe in un territorio dove la differenziata è al palo. Anche perché, come nel caso della Sia di Cerignola, i rifiuti separati dalla popolazione vengono poi ammassati comunque in discarica.

Paolo Campo, ex sindaco di Manfredonia e capogruppo attuale del Partito democratico alla provincia

EOLICO: INUTILE, PERICOLOSO, DEVASTANTE, MAFIOSO...

LA MAFIA DELL'EOLICO SIEDE IN PARLAMENTO

a cura di Gianni Lannes

Il principio fondamentale delle rinnovabili è quello di produrre energia in loco per le comunità locali. Invece, almeno in Italia, è in atto una speculazione che sta devastando irreversibilmente paesaggi unici al mondo. Per far soldi a palate si feriscono montagne, pianure, colline, litorali e mari d'Italia.

Ad esempio, ci sono luoghi in Puglia (che pure vanta un surplus energetico del 95 per cento con reti elettriche obsolete non in grado di veicolare l'energia prodotta) dove non spira un  alito di vento, eppure sono spuntati dal nulla impianti industriali finanziati dall'ignaro contribuente. Sono state annientate aree protette e zone archeologiche. Spesso nelle fondamenta delle turbine vengono occultati rifiuti pericolosi chimici e  radioattivi.

E' giunta l'ora di arrestare questa follia: la mafia siede ai vertici di Stato, Regioni, province e Comuni, nutrendosi del consenso e del silenzio popolare.