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di
Gianni Lannes
Ecco
la giornata tricolore della memoria corta. Ieri, oggi e forse domani.
Fascismo buono? Italiani brava gente? Nei manuali scolastici di
storia i reclusori nazionali di sterminio - dalla prigione sabauda di
Fenestrelle in Piemonte divenuta un cimitero per i soldati borbonici (cosiddetti "irriducibili") dopo l'annessione del Mezzogiorno
d'Italia, spacciata addirittura per “Unità” del Regno d'Italia,
fino ai 40 campi di annientamento voluti da Mussolini ed istituiti
dai Savoia - non sono affatto menzionati. Rare persone e scarsi studiosi sanno che
anche nel belpaese, dal 1940 al 1943, vennero aperti numerosi campi di prigionia, senza contare i lager tricolore nelle colonie di Jugoslavia, Libia, Somalia, Eritrea. Anzi, il senso comune, anche di chi all’epoca era
già nato, ignora queste pagine buie della nostra storia
contemporanea.
Perché
non si veda il male solo nei tedeschi e nei nazisti, ma si ricordi
che i campi di concentramento imposti da Benito Mussolini (come
attestano interi archivi di documenti ufficiali, nonché il Regio
decreto legge 17 settembre 1940, numero 1374) c'erano anche in
Italia, ed erano sparsi ovunque, dalla Toscana alla Sicilia:
Salsomaggiore, Bagno a Ripoli, Civitella Chiana, Petriolo,
Montechiarugolo, Campagna, Urbisaglia, Tolentino, Lanciano, Pollenza,
Ferramonti di Tarsia, Nereto, Lama dei Peligni, Agnone, Isola Gran
Sasso, Solofra, Isernia, Notaresco, Casacalenda, Casoli, Tortoreto,
Civitella del Tronto, Tostice, Vinchiaturo, Boiano, Ustica,
Ventotene, Lipari, Ariano Irpino, Histonium (Vasto), Montalbano,
Tollo e Ponza, Alberobello, Gioia del Colle, Isole Tremiti e
Manfredonia. In quelle prigioni furono internati dissidenti politici,
zingari, omosessuali ed ebrei. A Manfredonia in Puglia, ubicato nel
macello comunale, finì come altre persone di religione ebraica,
Schwarzwald Norbert, studente ventenne di origine austriaca. Secondo
il Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), un gruppo
di ebrei internati a Manfredonia finì poi deportato nei lager
tedeschi: Nussbaum Ernest Ludwig, Sommerfeld Leo, Rector Arthur,
Kerbes Lemel, Gluecksmann Eugen, Aussenberg Chaskel.
La
mia ricerca è nata per caso, dopo aver casualmente rinvenuto un
fascicolo sul campo di concentramento di Manfredonia, presente nel
fondo “Commissariato della P.S. di Manfredonia” all’Archivio di
Stato a Foggia. Ho raccolto diversi documenti: dagli atti che
servirono ad allestire questa prigione invisibile ai comuni mortali,
fino agli elenchi ed alle schede degli internati, compresi numerosi
ebrei, in seguito finiti nei lager nazisti di sterminio, nonché
dissidenti politici come Sandro Pertini in transito verso il confino
delle Isole Tremiti. Altri riscontri li ho rinvenuti a Roma, presso
l’Archivio Centrale dello Stato. Il campo di concentramento a
Manfredonia iniziò a funzionare a pieno regime il 16 giugno del
1940. Fu chiuso nell'ottobre del 1943 dopo l’arrivo delle truppe
anglo-americane. E così tornò ad essere il macello comunale della
città. Attualmente risulta dismesso da qualche decennio: sulla
strada statale, entrando a Manfredonia da Foggia, ci si imbatte in
una targa celebrativa.
Nel
1940 il mattatoio municipale era nuovo di zecca e piuttosto grande
per l'eliminazione cruenta degli animali. Al fine di adeguarlo a campo di
concentramento per umani, furono effettuati dei lavori finanziati direttamente
dal regime mussoliniano, attraverso il ministero dell’Interno.
Nella piantina topografica del campo, figura la dicitura: «forno
crematorio», in realtà mai utilizzato, che contrassegna uno dei
vani di questa prigione all'epoca ubicata fuori dalla città. Il reclusorio di Manfredonia dove furono detenute 519 persone, fu, più che altro, un campo di internamento e
trasferimento verso i mattatoi teutonici di sterminio e le prigioni fasciste. Dai documenti
ufficiali, si evince addirittura una visita del nunzio apostolico di
Napoli che si recò in loco per benedire l’opera ed i prigionieri.
Le guardie erano costituite da due gruppi composti da poliziotti e
carabinieri, comandati dal commissario di polizia Celentano.
Il
primo luglio del 1940 giunsero nel campo di Manfredonia 31 ebrei
tedeschi ma, per la maggior parte, furono trasferiti quasi subito, il
18 settembre, nel campo di Tossiccia, vicino Teramo. A Manfredonia
restarono soltanto cinque ebrei fino al febbraio del 1942, quando
furono sballottati a Campagna, in provincia di Salerno. Oltre agli
ebrei, ai comunisti, ai socialisti, ai sovversivi in genere e agli
anarchici, di varia estrazione sociale e provenienti dalle regioni
del centro Nord (in particolare dalla Toscana), gli internati più
numerosi del campo di Manfredonia furono i cosiddetti “ex
iugoslavi”, provenienti dall’Istria e da Fiume. Questi slavofili,
prelevati dai luoghi di origine, furono tenuti congelati qui, a
Manfredonia, per evitare che commettessero attentati. Oppure che
sobillassero la popolazione contro lo Stato italiano. Gli slavi
nutrivano forti sentimenti anti-italiani, essendo stati i loro
territori annessi all’Italia. In un lampo fu detenuto in loco anche
Sandro Pertini (uno dei capi socialisti della Resistenza), famoso
anche per sei evasioni, prima di essere confinato nella prigione di
Tremiti. Il 9 settembre del 1943 i militari tedeschi spararono all'impazzata sulla popolazione, uccidendo Pasquale Greco, un bambino di 4 anni. Occuparono il campo di concentramento ed il 25 settembre fecero saltare in aria il castello federiciano.
L’incipit
di questo fenomeno storico parte prima dell’entrata in guerra del
10 giugno 1940. Infatti, la dittatura fascista predispose ed emanò
dei provvedimenti per imprigionare, in appositi “campi del duce”
tutti gli individui ostili al regime. Mussolini, infatti, aveva
anticipato questa decisione nel famoso discorso di Trieste, poco
prima della promulgazione delle leggi razziali.
Sempre
nello Stivale sono poco note le vicende dei bambini italiani finiti
nei campi di sterminio nazisti. Furono 900 i bambini ebrei, al di
sotto dei 14 anni deportati dall'Italia. Ne sopravvissero soltanto
25. Liliana Segre è una di loro. Non sono anonimi: ognuno ha la sua
storia: furono italiani a consegnargli e a denunciarli. Già allora
li insultavano perché ebrei, quindi per definizione estesa, “non
italiani”. C'erano come sempre, anche allora, delatori e
indifferenti, ma anche chi li protesse, chi li nascose e chi li salvò
da sofferenze indicibili e morte certa, rischiando la propria vita e
l'incolumità della famiglia. Il momento culminante della tragedia
era la separazione dai genitori: si consumava sulle banchine dei
treni, specie all'arrivo nel campo di sterminio.
Manfredonia (loc. feudo della paglia) - inceneritore Marcegaglia (Eta) |
Ai
giorni nostri, in continuità con l’ignoto passato, nel medesimo
territorio ovvero l’agro di Manfredonia, è sorto il campo di
detenzione per migranti di Borgo Mezzanone, su iniziativa dei governi
italiani civili e democratici. Si tratta di un centro di permanenza
temporanea destinato a clandestini definiti “extracomunitari”,
reclusi per anni, senza avere alcuna colpa se non quella, se così si
può affermare, di essere dei migranti in fuga dalla guerra, dalla
fame e dall’ingiustizia. Insomma, una sorta di continuità
degenerativa di violazione dei diritti umani, civili e sociali.
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Oggi
mentre nella campagne del Tavoliere gli immigrati sono schiavizzati
peggio delle bestie dagli aguzzini nostrani di viandanti, proprio lì
accanto, la società ETA dei Marcegaglia ha realizzato con un
finanziamento pubblico di ben 15 milioni di euro, grazie ad un
accordo di programma tra Comune di Manfredonia e regione Puglia, un
mastodontico inceneritore di rifiuti, ovvero una fabbrica del cancro
per l'ignara popolazione della Capitanata. Insomma, una camera a gas
a cielo aperto. Vuoi mettere il progresso tecnologico?
«Nessuno
sapeva di aver vinto un concorso per fare il guardiano di un lager.
Facciamo i guardiani di povera gente» ha rivelato tempo fa Michele
Pellegrino, ispettore della Polizia di Stato. Il Centro di permanenza
temporanea di Borgo Mezzanone - ubicato dentro un aeroporto dismesso
della seconda guerra mondiale - nel territorio di Manfredonia. È
stato bocciato nel 2006 dall’Unione Europea.
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È
un argomento “caldo”, quello dell’immigrazione, in provincia di
Foggia, dove le condizioni di vita degli stranieri sfruttati a più
non posso dalle agromafie nei lavori agricoli risultano al limite
della schiavitù. Nel 2008 l’Europa non ha promosso i Cpt: «cibo
scadente, gabbie e sbarre opprimenti, mancanza d’igiene, carenza
d’assistenza medica e legale». La fotografia, scattata a fine
dicembre 2007 dalla Commissione per le libertà civili e la giustizia
dell’Europarlamento, è una ferma condanna di tutti i centri di
permanenza temporanea per immigrati in Italia. Indice puntato anche
contro il Cpt di Borgo Mezzanone a Foggia. Le principali
problematiche sollevate dagli stranieri, perlopiù afghani ed
iracheni, sono le condizioni di caldo estremo nei container,
perennemente esposti al sole, la mancanza di telefoni (7 per 500
persone) e l’assenza d’informazioni rispetto alla durata della
permanenza nel centro. I cpt, introdotti dalla legge Turco-Napolitano
e potenziati dalla Bossi-Fini, hanno specifico scopo di trattenere
gli immigrati irregolari in attesa d’espulsione. Ma, evidentemente,
l’organizzazione fa acqua da tutte le parti. Oggi questi reclusori
hanno cambiato soltanto il nome ma sono tuttora attivi e funzionanti,
come questa prigione nella zona di Manfredonia, a nord della Puglia.
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I
CPT dall’acronimo apparentemente innocuo, trasformato in CIE
(centri identificazione espulsione) nascondono ai nostri occhi gli
indesiderabili della modernità opulenta che vive di sfruttamento di
territori altrui. Provate a domandare quanti sanno che esistono a
margine o dentro le nostre splendide città dei lager dove si
rinchiudono esseri umani solo perché hanno impresso a fuoco sul viso
il marchio sofferente del migrante. Esseri viventi detenuti senza
aver commesso alcun tipo di reato. Donne e uomini segregati per mesi
e mesi, spesso per qualche anno, senza alcuna ragione etica. In fondo
la nostra democrazia consumista convive, o meglio, ha introiettato
l’eredità totalitaria nazifascista.
I
nazisti chiamavano distretto abitativo (wohnungsbezirk) i ghetti in
cui insaccare le vite da distruggere. Oggi si condannano senza alcun
grado giudiziario degli esseri umani a scontare pena in un recinto di
appestati. È la nostra storia delle colonne infami e un giorno dei
figli chiederanno certo conto ai padri di quello che hanno lasciato
fare, permesso, incoraggiato col silenzio e l'omertà diffusa nelle
articolazioni dello Stato, nelle istituzioni e nella società. Un
giorno verrà una generazione che condannerà i persecutori di
oppressi ed esalterà i pochi nomi di italiani da salvare nella
memoria collettiva. Leggere per sapere, conoscere per ricordare e mai
dimenticare per cambiare l'ordine totalitario delle cose.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=1938
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=mussolini
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=migranti
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=marcegaglia
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=razzismo
https://books.google.it/books?id=DDaHiEs2o3kC&pg=PA535&lpg=PA535&dq=%22regio%22+decreto+legge+17+settembre+1940+numero+1374&source=bl&ots=75KAWDDeCs&sig=ACfU3U33bokNSijjHqb_z4vYUKdweZhzig&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjUho78jpLnAhVVh1wKHSLWCcgQ6AEwAHoECAkQAQ#v=onepage&q=%22regio%22%20decreto%20legge%2017%20settembre%201940%20numero%201374&f=false
http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/MANFREDONIA,%2009.09.1943.pdf
Un
gruppo di deportati dal campo di concentramento a Manfredonia e
sterminati in Germania di cui si ha traccia ufficiale nell’archivio
di Stato di Foggia:
• Pressburger
Alfred di Leopold (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto
dopo il 14 aprile 1944)
• Rector Arthur fu Simon (ucciso ad Auschwitz il 6 agosto 1944)
• Scharf Iakob di Jonas
• Winkler Ugo Israele di Iulius
• Zeilinger Leopold fu Gustavo
• Morgestern Hans di Mauritz
• Moser Louis fu Heinric
• Kollmann Carl di Sigfrid
• Kerbes Lemel fu Wilhelm (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
• Hutzler Ludwig fu Leopold
• Gluecksmann Eugen fu Antonio (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto dopo il 18 gennaio 1945)
• Heinz Paul di Leopold
• Leer Oskar di Franz
• Mandel David fu Leiser
• Mausner Iakob fu Leiser
• Josesfsberg Iakob fu Zaibel
• Kollmann Hans di Sigfrid
• Schwarz Iulius fu Samuel
• Tsch Oskar fu Albert
• Aussenberg Chaskel fu Kaim (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
• Lueksmann Ferdinand fu Filippo
• Zilberstein Markta fu Habraham
• Sommerfeld Leo fu Max (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto in data ignota)
• Koldegg Erwin fu Max
• Samek Arthur di Adolfo
• Halperin Benjamin di Giuseppe
• Lawetzky Franz di Adolfo
• Nussbaum Ernest Ludwig di Josef (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
• Roth Leon di Wolf
• Schwarzwald Norbert di Isacco
• Wollner Sieghard di Max
• Rector Arthur fu Simon (ucciso ad Auschwitz il 6 agosto 1944)
• Scharf Iakob di Jonas
• Winkler Ugo Israele di Iulius
• Zeilinger Leopold fu Gustavo
• Morgestern Hans di Mauritz
• Moser Louis fu Heinric
• Kollmann Carl di Sigfrid
• Kerbes Lemel fu Wilhelm (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
• Hutzler Ludwig fu Leopold
• Gluecksmann Eugen fu Antonio (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto dopo il 18 gennaio 1945)
• Heinz Paul di Leopold
• Leer Oskar di Franz
• Mandel David fu Leiser
• Mausner Iakob fu Leiser
• Josesfsberg Iakob fu Zaibel
• Kollmann Hans di Sigfrid
• Schwarz Iulius fu Samuel
• Tsch Oskar fu Albert
• Aussenberg Chaskel fu Kaim (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
• Lueksmann Ferdinand fu Filippo
• Zilberstein Markta fu Habraham
• Sommerfeld Leo fu Max (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto in data ignota)
• Koldegg Erwin fu Max
• Samek Arthur di Adolfo
• Halperin Benjamin di Giuseppe
• Lawetzky Franz di Adolfo
• Nussbaum Ernest Ludwig di Josef (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
• Roth Leon di Wolf
• Schwarzwald Norbert di Isacco
• Wollner Sieghard di Max