14.1.20

FRUTTA E VERDURA NELLA SCUOLA: UNA PERICOLOSA TRUFFA AI DANNI DEI BAMBINI




di Gianni Lannes

Frutta ammuffita, acerba, avvelenata dai pesticidi o immangiabile. Il governo tricolore latita e la terra brucia. «La presenza di fitofarmaci si riscontra in circa la metà della frutta e della verdura coltivate nel nostro Paese»: parola del sottosegretario di Stato alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il pugliese Giuseppe L'Abbate, stampata nero su bianco nell'interrogazione a risposta scritta numero 4/04743, datata 7 maggio 2014. Se lo attesta in forma addirittura scritta in un atto istituzionale, nientedimeno che l'attuale sottosegretario grillino in carica, allora c'è da credergli? Comunque, il governo italiano, di cui L'Abbate fa parte, dopo quasi 6 anni, non si è ancora interessato al fenomeno. Secondo Legambiente, invece, soltanto un terzo della frutta prodotta nello Stivale, isole incluse, è contaminata dai fitofarmaci. A proposito non ci sono limiti: il limite biologico all'inquinamento (presenza di residui) nel cibo è mac zero, ovvero zero assoluto.
 





Non è tutto. C'è di peggio ai piani alti del belpaese dove alberga chi "amministra" la cosa pubblica. Infatti, a tutt'oggi (martedi 14 gennaio 2020), risultano molteplici gli atti parlamentari critici (residui di pesticidi nella frutta da somministrare agli ignari alunni, intossicazioni alimentari di bimbi ed insegnanti, frutta fuori stagione, spesso non di qualità e addirittura proveniente dall'estero, lavoratori agricoli sfruttati dalle agromafie, imballaggi di plastica e così via), relativi al programma europeo “Frutta nelle scuole”, indirizzati all'esecutivo italiano, che tuttavia non hanno trovato risposta da parte di Palazzo Chigi. Eppure, si tratta della salute di qualche milione di bambini delle scuole elementari in Italia. Evidentemente, al primo ministro Conte ed ai suoi sodali ministeriali non interessa la qualità della vita ed il benessere degli scolari nella scuola dell'obbligo. Insomma, l'educazione alla stagionalità del cibo messa così sembra una paradossale banalità.

Ecco, a titolo di documentato esempio le interrogazioni parlamentari inevase, da cui risulta l' “iter in corso”: 4/03092 del 9 gennaio 2014, 4701505 del 16 gennaio 2014, 5/01977 del 23 gennaio 2014, 4/15951 del 16 marzo 2017, 5/02896 del 29 maggio 2014, 4/16698 del 24 maggio 2017, 3/00172 del 17 settembre 2018, 4/01786 dell'11 giugno 2019.

Anche l'interrogazione a risposta in commissione 5/02896 del 29 maggio 2014 è in attesa di qualche attenzione governativa:

«se il Ministro interrogato non ritenga che l'utilizzo di singole confezioni di plastica attualmente usate per l'imballaggio della frutta risulti incoerente con le logiche di riduzione dei rifiuti e differenziazione degli stessi e se non reputi preferibile l'uso di cassette di legno, in linea con l'obiettivo ministeriale volto alla realizzazione di un rapporto più stretto tra produttore e consumatore; se e quali iniziative – anche normative – il Ministro intenda infine attuare, per quanto di competenza, per preferire nella scelta della distribuzione dei prodotti frutticoli quelli cosiddetti «a km0» al fine di ridurre l'impatto dell'inquinamento atmosferico legato alla distribuzione e sostenendo parimenti l'economia locale».

Il programma «Frutta nelle scuole» è un progetto introdotto dal regolamento (CE) numero 1234 del Consiglio del 22 ottobre 2007 e dal regolamento (CE) numero 288 della Commissione del 7 aprile 2009, finalizzato, in teoria, ad aumentare il consumo di frutta e verdure da parte dei bambini. Nel 2017/2018 sono stanziati nel belpaese ben 31 milioni di euro. Per caso ne hanno beneficiato anche i clan mafiosi?

Tra le iniziative, oltre alla distribuzione di prodotti ortofrutticoli e all'informazione rivolta a genitori e insegnanti, erano previste “visite a fattorie didattiche, creazione di orti scolastici, sistemi multilingue per la promozione del territorio e dei suoi prodotti”.

Il programma «Frutta nelle scuole» in Italia è gestito dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo, in collaborazione con cosiddetti ministeri dell'Istruzione e cosidetta Salute, fino ad oggi ha coinvolto decine di migliaia di studenti, ma i risultati sono ancora lontani dal poter essere considerati soddisfacenti, a fronte di un'ingente somma di denaro pubblico investito. In ogni caso: i genitori sono stati preventivamente e debitamente informati in dettaglio sulla filiera agricola?

Sono stati numerosi i casi in cui insegnanti e genitori si sono lamentati per la qualità discutibile dei prodotti distribuiti: acerbi, troppo maturi, fuori stagione (e quindi di provenienza estera) o addirittura ammuffiti, come hanno segnalato le cronache giornalistiche. 
 
In sostanza, questo progetto usa (sperpera?) ingenti quantità di denaro pubblico da diversi anni con risultati assai deludenti. Manca l’ultimo anello della catena ovvero chi gestisce la frutta e la verdura che arriva a scuola. Spesso il cibo è in cattivo stato. E vengono utilizzate le monoporzioni con una grande produzione di rifiuti in plastica, l’ aumento del rischio di contaminazione e marcescenza di frutta e verdura. Perché questa pericolosa insidia non viene arrestata dal potere giudiziario? Chi controlla i controllori? Come mai non si effettuano seri controlli? E' meglio prevenire o curare?