18.11.18

VACCINI: TRUCCHI GOVERNATIVI

di Gianni Lannes

«Nel prossimo Piano nazionale di eliminazione della malattia si prevede l’immediata vaccinazione di ottocentomila adolescenti e giovani. Il primo mezzo milione dovrà essere immunizzato già nel 2019».

È quanto riporta alla lettera in data 15 novembre 2018 Il Messaggero (pagina 17) nell’articolo intitolato “Morbillo, piano per 800 mila vaccinazioni”. Il testo giornalistico propone le dichiarazioni di Vittorio Demicheli, consulente del ministro Grillo:

«Esiste una vera e propria emergenza morbillo. la fascia d’età dei giovani è quella interessata dal prossimo piano nazionale di eliminazione della malattia fermo ancora al 2015. Ci dedicheremo particolare attenzione. L’obbligo sarà mantenuto, affinché nelle nuove generazioni la copertura resti buona, ma bisogna in fretta offrire la profilassi agli adolescenti e ai giovani adulti suscettibili. Altrimenti ci vorranno molti anni per interrompere la catena dei contagi (…) l’obiettivo totale è invece raggiungibile entro il 2021 quando dovrebbe essere effettuata la copertura globale per raggiungere i livelli visti negli Stati Uniti dove la malattia è stata praticamente eradicata. Quello a cui si punta è una strategia sinergica: mantenere l’obbligo dai zero ai 16 anni. poi ai giovani l’anti-morbillo andrebbe proposto ad ogni “incontro” con un’articolazione dello Stato, fino ai 30-35 anni. Stiamo lavorando a un documento davvero molto concreto d esempio la soluzione per l’offerta alle matricole universitarie potrebbe essere una circolare del Miur che impegni i rettori a promuovere la vaccinazione attiva. Inseriremo una profilassi nel sistema di valutazione dell’Università (…) non servono nuove leggi, perché gli strumenti ci sono già tutti, a cominciare dalle norme sulla sicurezza sul lavoro».

Il governo del cambiamento? Vaccini per tutti? Basta esaminare le cifre ufficiali dell'Istat relative agli ultimi 40 anni, per capire che non è in atto alcuna epidemia in Italia, tale da giustificare una coercizione vaccinale. A proposito: chi sponsorizza i piani vaccinali nazionali nel belpaese? Nel passato e nel presente quanto hanno elargito e a chi le multinazionali farmaceutiche per influenzare i decisori politici e pilotare le associazioni mediche? La Glaxo Smith Kline, ad esempio, quanto ha sborsato nell'ultimo lustro? Come mai l'Italia non ha ancora ratificato presso il Consiglio d'Europa la convenzione d'Oviedo?

Lo scorso 7 agosto la ministra della cosiddetta Salute Giulia Grillo ha depositato una proposta di legge appoggiata dalla maggioranza pentaleghista che punta sulla raccomandazione in materia di vaccini perché, dice la ministra “è il metodo che prediligiamo dal punto di vista politico”. Il disegno di legge intende in teoria rottamare la legge Lorenzin (130/2017) introducendo l’obbligo flessibile, ovvero misure variabili laddove la copertura vaccinale è bassa oppure laddove si dovessero verificare emergenze epidemiche. Condizione quest’ultima per la quale scatterebbe l’obbligo, instaurando così un regime di reattività che annichilisce lo scopo primo dei vaccini, ovvero quello di impedire che sia necessario correre ai ripari per contrastare malattie esantematiche.

Il testo della proposta si snoda in sette articoli di cui cinque cruciali. Il ddl ha, come primi firmatari, i senatori Stefano Patuanelli (capogruppo M5s a Palazzo Madama) e suo pari, capogruppo leghista, Massimiliano Romeo.

A tutt’oggi dopo tanti proclami propagandistici, il caos regna sovrano, e così resta valida la famigerata legge Lorenzin.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) controllata e foraggiata dai produttori mondiale di vaccini,  ha certificato il Piano d’azione europeo per le vaccinazioni 2015-2020 (European Vaccine Action Plan, Evap) all’interno di un piano globale approvato dall’Assemblea mondiale della sanità con risoluzione WHA65.17 (maggio 2012). Tale piano vuole imporsi per «implementare la visione di un mondo in cui ogni individuo possa godere di una vita libera dalle malattie prevenibili da vaccinazione, grazie alla disponibilità dei vaccini, che deve essere garantita dalle Autorità sanitarie».  

L’articolo 2 del predetto ddl descrive gli scopi del Piano nazionale di prevenzione vaccinale, un percorso quinquennale che è retaggio del 2017 e che prevede sei punti, ovvero: mantenere lo Stato libero dalla polio; perseguire gli obiettivi del Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita e rafforzare le azioni per l’eliminazione; garantire l’offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni, l’accesso ai servizi e la disponibilità dei vaccini; prevedere azioni per i gruppi di popolazione difficilmente raggiungibili e con bassa copertura vaccinale; elaborare un Piano di comunicazione istituzionale sulle vaccinazioni; garantire gli obiettivi specifici di copertura vaccinale per tutte le vaccinazioni inserite in Calendario.

Nel disegno di legge depositato al Senato si parla di non meglio precisati aggiornamenti degli standard minimi delle attività vaccinali.
L’articolo 4 descrive il servizio di Anagrafe vaccinale che ha lo scopo di raccogliere le informazioni di chi si è già sottoposto ai vaccini, di chi le ha pianificate e di chi ha esigenze di esenzione. Inoltre deve censire anche gli effetti collaterali. Il fatto che non sia ancora attiva è certamente un problema ma non bloccante, tant’è che già a settembre del 2017 scuole e Asl si erano organizzate per rendersi operative a prescindere dall’Anagrafe vaccinale, interrogando il Garante per la privacy al fine di ottenere l’autorizzazione a trasferire informazioni. Peraltro, grazie alla cessione segreta il 31q marzo 2016 da parte di Renzi e Scalfarotto all’IBM, a Boston, dei dati sanitari sensibili dell’intera popolazione italiana. Il progetto “Watston” è partito in Lombardia grazie all’approvazione dell’allora governatore Maroni della Lega.

L’articolo 5 disciplina gli interventi di emergenza, piani da attuare in caso di epidemie o laddove l’immunità di gruppo può essere compromessa, “qualora nell’ambito dell’attività di monitoraggio delle coperture vaccinali svolta su base semestrale dal ministero della Salute si rilevino significativi scostamenti dagli obiettivi fissati dal Pnpv tali da ingenerare il rischio di compromettere l’immunità di gruppo. Tali Piani prevedono, ove necessario, l’obbligo di effettuazione di una o più vaccinazioni per determinate coorti di nascita ovvero per gli esercenti le professioni sanitarie, al fine di raggiungere e mantenere le coperture vaccinali di sicurezza. Il mancato adempimento degli obblighi imposti dai Piani straordinari di intervento comporta l’irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 500 euro”. Si ricorre all’obbligo (e alle sanzioni), laddove l’assenza di obbligo dovesse causare disastri.