24.11.18

I BOMBARDIERI NUCLEARI TANTO CARI AI GOVERNANTI 5 STELLE




di Gianni Lannes

Parola d'ordine: dietrofront dopo il folgorante incontro - 8 mesi fa - con l'ambasciatore a stelle e strisce Lewis Eisenberg. Ma non era forse Luigi Di Maio che nel giugno 2013 su Facebook aveva scritto testualmente: 

«L’F35 non è nient’altro che un costosissimo e ipocrita Reddito di Cittadinanza: compriamo aerei inutili perché una parte dei componenti venga prodotto negli stabilimenti italiani per dare lavoro a fabbriche sull’orlo del baratro?».

Per non dire del Di Battista. Comunque, l’atomico dilemma è stato risolto da Angelo Tofalo.  Dopo TAP, TAV ed Ilva a Taranto, ecco un’altra onorevole retromarcia grillina. 

«M5S è da sempre contrario ai caccia F35, ma si tratta di un programma partito nel 1998 e sarebbe irresponsabile interromperlo ora. F-35: l'Italia ha bisogno di difendere i confini aerei»:

dichiarazione del pentastelluto Angelo Tofalo (Ansa, 16 ottobre 2018), sottosegretario pro tempore alla Difesa. Peccato che tecnicamente l’F35 è portato a fare la guerra e non a difendere il territorio nazionale italiano. Peraltro, ogni giorno l'Italia dilapida circa 100 milioni di euro in spese militari (fonte: Sipri e Ragioneria Generale dello Stato). Quante scuole pubbliche si potrebbero risanare con tutto questo denaro pubblico sperperato per ubbidire a Washington?




Dopo mimetica e mitraglia, la visita allo stabilimento bellico di Cameri, alla Difesa, per dire, ora c'è un tizio M5s che ha portato in giro trafficanti d'armi e golpisti e poi si è lanciato col paracadute. Non ci resta che sperare che voglia anche pilotare un cacciabombardiere a capacità nucleare F35, magari uno dei due prototipi in fase sperimentale già schierati all’aeroporto militare di Amendola, ed attualmente impegnati fino al 14 dicembre nell’esercitazione NATO Flying Course. Un’ora di volo del cacciabombardiere F35 costa in media 50 mila dollari.



Al contempo il ministro bellico Elisabetta Trenta (targata pure 5 stelle) usa la sua pagina Facebook privata per impostare quella che sarà la linea ufficiale dei pentastellati. Ha scritto infatti in un post dell’11 ottobre scorso che, mentre lei sta lavorando a una soluzione per il programma F-35, scopre che il Partito democratico ha impegnato i soldi per i lotti 13 e 14. Il che non è assolutamente vero. A tutti gli effetti, prove documentali alla mano, non esiste un contratto per l’acquisto da parte dell’Italia di 90 F-35 per la semplice ragione che l’aereo è tecnicamente ancora in fase di sviluppo. Lockheed si è inventata, assieme al governo USA, il “concurrent development and production”, vale a dire l’aereo viene prodotto mentre è ancora in sviluppo. In sostanza gli F-35 si comprano a lotti, due o tre alla volta, in attesa del via libera finale. Tutti i velivoli acquistati finora, non solo quelli italiani, sono dei prototipi che dovranno essere ad un certo punto rimandati in fabbrica per essere portati allo standard finale. Un’operazione in passato denunciata anche da alcuni atti parlamentari dei 5 stelle con la mozione numero 1-00577 del 24 settembre 2014, anche a firma dello stesso Tofalo, nonché l’interrogazione a risposta in commissione  5/08584 del 4 maggio 2016, anch’essa sottoscritta da Angelo Tofalo, e che all’Italia potrebbe costare 40 milioni di euro a velivolo, ovvero un mezzo miliardo di dollari di costi aggiuntivi per quelli finora consegnati.  

La ministra Trenta ha pubblicato in rete un post in cui fa riferimento ad un contratto pubblicato il 25 aprile 2018 dal Dipartimento della difesa statunitense riguardante l’acquisto di low-rate initial production of long lead materials, parts, components per gli aerei dei lotti 13 e 14 destinati all’Italia. In totale sono 10 milioni di dollari per avviare la produzione di quelle parti che richiedono tempi di lavorazione molto lunghi (long lead) e dunque vengono acquistate in anticipo. L’acquisto di queste parti non significa che l’Italia abbia ordinato anche i relativi aerei. Per quelli ci vorranno altri contratti. Per il momento ci siamo impegnati solo con 10 milioni di dollari. Se governo gialloverde decidesse di rinunciare ad altri F-35, perderemmo 10 milioni ma eviteremmo di pagare circa una ventina di miliardi di euro nei prossimi anni.  



Flying Course


Grandi manovre militari alleate nei cieli della provincia di Foggia. da qualche giorno c'è un andirivieni di aerei da guerra sulle teste dell’ignara popolazione, il cui rombo minaccioso dei motori è stato distintamente avvertito. A volare sono aerei militari, tra cui i famigerati F35, impegnati in esercitazioni. Fino al 14 dicembre, infatti, è in programma presso la base dell'aeronautica militare di Amendola il 4° Corso di Volo (Flying Course) del Tactical Leadership Programme, un organismo militare internazionale con sede in Spagna, ad Albacete, che raggruppa 10 nazioni (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti) e rappresenta il punto di riferimento della Nato per l'addestramento aero-tattico. I Fliyng Course, in particolare, formano i comandanti di missione tramite uno specifico addestramento in operazioni aeree complesse. In genere i corsi si tengono in Spagna presso la sede di Albacete; tuttavia la grossa novità di questo appuntamento è che nel corso delle esercitazioni saranno utilizzati per la prima volta gli F35 in dotazione all'aeronautica militare italiana, di stanza ad Amendola. L'aeroporto a pochi chilometri da Foggia rappresenta, infatti, ad oggi l'unica base logistica per gli aerei di 5^ generazione. Si tratterà di una sorta di prova del fuoco per i Joint Strike Fighter come vengono chiamati gli F35 prodotti dall'americana Lockheed Martin. Il percorso di produzione e sviluppo è stato infatti costellato da incidenti e contrattempi. Negli ultimi rapporti annuali resi dal Dipartimento della difesa americano al Pentagono e al Congresso, sono stati numerosi i dubbi sollevati sull'aereo per numerosi difetti riscontrati: dai software di bordo definiti dai piloti “inutilizzabili e pericolosi” alla visuale ristretta fino alle vibrazioni eccessive del cannoncino che fa fuoco. L'Italia ne ha già a disposizione 11 dei 26 formalmente acquistati. Il programma prevede in tutto l'acquisto di 90 aerei per un costo finale che si aggira tra i 15 e i 20 miliardi di euro. Il blocco dell'acquisto degli F35 era stato uno dei cavalli di battaglia nella campagna elettorale dei Cinque Stelle. Una volta al governo, tuttavia, l'approccio del ministero della difesa Trenta è stato molto più soft: sarà valutato l'intero programma anche tenendo presente dell'occupazione e dell'indotto derivante dalla produzione degli aerei nello stabilimento di Cameri. E, così, le 'carrette dell'aria' come furono definiti gli F35 dal Movimento per il disarmo, continuano a volare: proprio sui cieli della Puglia.


riferimenti: