di Gianni Lannes
Non c’è limite all’elettrosmog e con il sistema 5G sarà
anche peggio. I più colpiti saranno i bambini. L’Italia è ancora sprovvista di una normativa per la protezione
della popolazione e dei lavoratori dai campi elettromagnetici alle frequenze
utilizzate per la telefonia mobile, vale a dire dai telefonini, smartphone o
che dir si voglia.
Infatti, la legge quadro (36/2001) pur stabilendo un
limite di 6 volt/metro nelle aree sensibili (scuole, abitazioni, eccetera) per gli
esseri umani ignora però che «un singolo apparecchio telefonico portatile, arriva a
superare anche i 150 volt/metro ogni volta che si attiva una chiamata» avverte il professor Massimo Zucchetti, docente al Politecnico di Torino.
E quando il 16 marzo 1995 è uscito sulla Gazzetta Ufficiale il testo del decreto numero 71 del 5 gennaio ’95 sui radiotelefoni mobili, il Codacons s'è accorto (e ha denunciato alla Procura della Repubblica di Roma) che mancava un pezzo. Giallo del decreto dimezzato: storia di ordinaria superficialità dei ministri Gambino e Mancuso o effetto lobby? Ripescata sotto forma di decreto 20 giugno 1995 (numero 458, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 4 novembre successivo), la pagina fantasma contiene nientemeno che indicazioni sulla distanza di sicurezza a cui tenere i cellulari. L’articolo 1, infatti, recita testualmente:
«Gli
utenti sono avvisati che per un uso soddisfacente dell’apparato e per la sicurezza
personale, si raccomanda che nessuna parte del corpo deve trovarsi ad una distanza
inferiore a 20 centimetri dall’antenna durante il funzionamento dell’apparato.
I manuali d’utente dovranno includere le avvertenze».
Nel 2019 è prevista la partenza del 5G con la
triplicazione delle antenne: di conseguenza la popolazione verrà irradiata da
un’ondata di radiofrequenze senza precedenti; non esistono studi preliminare
sul rischio sanitario.
«Il 5G prevede una copertura dell’intero territorio
nazionale nel 98 per cento del suolo pubblico» spiega Maurizio Martucci. «Ai
24.000 hot spot wi-fi pubblici e alle attuali 60.000 stazioni radio base (le
antenne di telefonia mobile spesso sui tetti dei palazzi, sistemi 2G, 3G e 4G),
col 5G sarà installato un imprecisato numero di mini-antenne a microonde
millimetriche, quantificabili persino in milioni se diffuso dai nuovi lampioni
della luce LED, riconvertiti in ripetitori wireless. E c’è pure il progetto del
wi-fi dallo spazio, la messa in orbita di droni satellitari. Le conseguenze
potrebbero portare a rivisitare i limiti soglia stabiliti per legge, portando
gli attuali 6 V/m di campo elettrico al valore picco di 61 V/m, ovvero 110
volte in più della potenza oggi misurata».
Dal 2011 l’OMS ha valutato le radiofrequenze come
possibili cancerogeni per l’uomo e parte della comunità medico scientifica
internazionale, sulla base di studi aggiornati realizzati dall’americano
National Toxicology Program e dall’Istituto Ramazzini, chiede un’urgente
classificazione dell’elettrosmog come cancerogeno probabile (classe 2A) se non
addirittura certo (classe 1); intanto la posizione cautelativa della
magistratura italiana (Cassazione 2012, nel 2017 tribunale civile di Verona, Ivrea
e Firenze) ha sancito il nesso causale telefonino uguale cancro.
Nel 2014 una gruppo internazionale di 238 medici e
scienziati di 38 nazioni ha presentato a ONU e OMS un altro appello per
«adottare norme di protezione a tutela della salute pubblica». Nel 2018
l’associazione di medici Isde Italia ha chiesto al Governo italiano una
moratoria sul 5G; e in Italia sempre più cittadini si stanno ammalando di
elettrosensibilità, malattia ambientale altamente invalidante. Come per l'amianto nel recente passato, sarà presto un'altra ecatombe provocata dall'inquinamento elettromagnetico per tutelare il mero profitto a scapito della salute collettiva. Principio di precauzione? Toglietevelo dalla testa.
riferimenti:
Gianni Lannes, Il grande fratello, Draco edizioni, Modena, 2012.