di Gianni Lannes
State a cuccia, come sempre: i giochi sono già imposti dall'alto,
perché così pretendono Bruxelles e Berlino, perché l'Italia non ha più alcuna sovranità. La presa per i fondelli degli
italidioti continua impunemente. «Non è stata scelta ancora alcuna area per il
deposito delle scorie nucleari. La procedura per definire il luogo che dovrà
ospitarlo segue fin dal suo avvio un iter trasparente e aperto al massimo
coinvolgimento di cittadini e istituzioni locali». Lo affermano i ministeri
dell'Ambiente e dello Sviluppo economico in un comunicato congiunto diffuso
nella tarda mattinata, in cui non indicano una data precisa per la
pubblicazione della mappa delle aree idonee.
Inderogabilmente entro il 2 aprile
2015, le autorità dello Stato (Ispra e Sogin) avrebbero dovuto rendere di
dominio pubblico la mappa delle zone idonee ad allocare l’ennesimo mega
deposito di spazzatura nucleare. Infatti, di depositi di rifiuti radioattivi ce
ne sono già una mezza dozzina e risultano definitivi, dal Piemonte alla Lucania,
dall’Emilia-Romagna al Lazio, inclusa Lombardia, Campania e Toscana (centrale nucleare militare Galilei di San Piero a Grado). In ogni caso, il territorio cavia è
già stato scelto, calpestando la volontà popolare degli autoctoni, in violazione
della Convenzione europea di Aarhus, ratificata dalla legge statale numero 108
del 2001.
Il 2 gennaio la Sogin ha consegnato all'ISPRA la
Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) per la prosecuzione della
procedura di individuazione della lista dei siti candidati a ospitare il sito
unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari.
Nella mappa realizzata dalla Sogin dalle aree
considerate sono escluse le aree vulcaniche attive o quiescenti, le località a
700 metri sul livello del mare o ad una distanza inferiore a 5 chilometri dalla
costa, le aree a sismicità elevata, a rischio frane o inondazioni e le «fasce
fluviali», dove c’è una pendenza maggiore del 10 per cento, le aree naturali
protette, che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati, quelle a
distanza inferiore di un chilometro da autostrade e strade extraurbane
principali e ferrovie.
Si aggiungono altri 13 criteri, per uno screening
più puntuale, in base alle raccomandazioni emanate dagli organismi
internazionali, ci saranno successive indagini a livello regionale e
valutazioni socio economiche e dati tecnici che contribuiscono a definire la
documentazione da allegare all'istanza per il rilascio dell'autorizzazione alla
realizzazione del deposito (previsto dalla direttiva europea n.
2011/70/Euratom, recepita dall'Italia).
Per rifiuti radioattivi si comprendono diverse
categorie di rifiuti, fra loro molto diverse, tra cui quelli provenienti dai
reattori di ritrattamento del combustibile nucleare, quelli prodotti dallo
smantellamenti di vecchi impianti, e gli elementi di combustibile esauriti.
Le scorie nucleari possono essere prodotte nelle
centrali nucleari (per la maggior parte), in medicina, e nei siti industriali
per le analisi produttive di parti metalliche, ed importati dall’estero, come
nel caso conclamato dell’Italia.
Secondo la vulgata ufficiale il deposito nazionale,
infrastruttura di superficie dove mettere i rifiuti radioattivi, consentirà la
sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media
attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad
alta attività.
Dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi,
ricorda Sogin, il 60 per cento deriverà dalle operazioni di smantellamento
degli impianti nucleari, mentre il restante 40 per cento dalle attività di
medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare
rifiuti anche in futuro.
La mappa consegnata dalla Sogin all'Ispra è
inspiegabilmente secretata, a tutti i livelli istituzionali, negando così la
possibilità a cittadine e cittadini, dunque alle persone, ovvero al “popolo
sovrano”, i governi regionali e ai livelli parlamentari di poter sapere quali
territori sono stati individuati in via preliminare per la costruzione del
deposito nazionale.
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