4.4.15

ITALIA: I DEPOSITI UNICI NUCLEARI



di Gianni Lannes

State a cuccia, come sempre: i giochi sono già imposti dall'alto, perché così pretendono Bruxelles e Berlino, perché l'Italia non ha più alcuna sovranità. La presa per i fondelli degli italidioti continua impunemente. «Non è stata scelta ancora alcuna area per il deposito delle scorie nucleari. La procedura per definire il luogo che dovrà ospitarlo segue fin dal suo avvio un iter trasparente e aperto al massimo coinvolgimento di cittadini e istituzioni locali». Lo affermano i ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico in un comunicato congiunto diffuso nella tarda mattinata, in cui non indicano una data precisa per la pubblicazione della mappa delle aree idonee. 

Inderogabilmente entro il 2 aprile 2015, le autorità dello Stato (Ispra e Sogin) avrebbero dovuto rendere di dominio pubblico la mappa delle zone idonee ad allocare l’ennesimo mega deposito di spazzatura nucleare. Infatti, di depositi di rifiuti radioattivi ce ne sono già una mezza dozzina e risultano definitivi, dal Piemonte alla Lucania, dall’Emilia-Romagna al Lazio, inclusa Lombardia, Campania e Toscana (centrale nucleare militare Galilei di San Piero a Grado). In ogni caso, il territorio cavia è già stato scelto, calpestando la volontà popolare degli autoctoni, in violazione della Convenzione europea di Aarhus, ratificata dalla legge statale numero 108 del 2001.

Il 2 gennaio la Sogin ha consegnato all'ISPRA la Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) per la prosecuzione della procedura di individuazione della lista dei siti candidati a ospitare il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari.   



L’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) ha pubblicato nel giugno 2014 la Guida tecnica numero 29 «Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività» dove sono enunciati un insieme di requisiti fondamentali, e di elementi di valutazione che devono essere tenuti in conto da parte della SOGIN spa, quale soggetto attuatore, nel processo di localizzazione del Deposito nazionale, dalla definizione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee sino alla individuazione del sito idoneo.  
Nella mappa realizzata dalla Sogin dalle aree considerate sono escluse le aree vulcaniche attive o quiescenti, le località a 700 metri sul livello del mare o ad una distanza inferiore a 5 chilometri dalla costa, le aree a sismicità elevata, a rischio frane o inondazioni e le «fasce fluviali», dove c’è una pendenza maggiore del 10 per cento, le aree naturali protette, che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati, quelle a distanza inferiore di un chilometro da autostrade e strade extraurbane principali e ferrovie.   

Si aggiungono altri 13 criteri, per uno screening più puntuale, in base alle raccomandazioni emanate dagli organismi internazionali, ci saranno successive indagini a livello regionale e valutazioni socio economiche e dati tecnici che contribuiscono a definire la documentazione da allegare all'istanza per il rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione del deposito (previsto dalla direttiva europea n. 2011/70/Euratom, recepita dall'Italia).   

Per rifiuti radioattivi si comprendono diverse categorie di rifiuti, fra loro molto diverse, tra cui quelli provenienti dai reattori di ritrattamento del combustibile nucleare, quelli prodotti dallo smantellamenti di vecchi impianti, e gli elementi di combustibile esauriti.  
Le scorie nucleari possono essere prodotte nelle centrali nucleari (per la maggior parte), in medicina, e nei siti industriali per le analisi produttive di parti metalliche, ed importati dall’estero, come nel caso conclamato dell’Italia.   

Secondo la vulgata ufficiale il deposito nazionale, infrastruttura di superficie dove mettere i rifiuti radioattivi, consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività.   

Dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, ricorda Sogin, il 60 per cento deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40 per cento dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro.  

La mappa consegnata dalla Sogin all'Ispra è inspiegabilmente secretata, a tutti i livelli istituzionali, negando così la possibilità a cittadine e cittadini, dunque alle persone, ovvero al “popolo sovrano”, i governi regionali e ai livelli parlamentari di poter sapere quali territori sono stati individuati in via preliminare per la costruzione del deposito nazionale.  
  

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