di
Gianni Lannes
Covidiot-crazia: esperimento
riuscito di delirio generale in gran parte del mondo. Oltre due anni abbondanti di sospensione della libertà; e instaurazione di un
pericoloso precedente (sociale, giuridico, politico, sanitario ed economico) grazie alla truffa globale programmata e lanciata in scena nel XXI secolo.
Nella democrazia liberale i dispositivi di
eccezione che restringono la libertà in nome di circostanze
straordinarie, sono diventati la regola dominante. Basta una pandemia
(reale o inventata) per aumentare il controllo poliziesco sulla
società ed erodere i diritti civili. Presentate come temporanee,
tali misure - grazie a subdoli pretesti - si perpetuano senza
limite.
Ecco
uno smemorato esempio: la cosiddetta “pandemia” di Covid-19, ovvero del
fantomatico nuovo coronavirus (Sars Cov-2) ha consentito, grazie
all'elaborazione di un regime speciale definito “stato d'emergenza
sanitaria”, di assoggettare le popolazioni occidentali a misure di
sorveglianza e controllo, con un massiccio ricorso alle nuove
tecnologie (droni, schedature di massa, perquisizioni corporali, e così via).
L'aggravante: una volta terminato il periodo di eccezione, tali
attacchi alla libertà personale permangono nell'ordine giuridico, in
barba al diritto costituzionale. In Italia grazie ai Dpcm di Conte da Volturara (inquilino temporaneo di Palazzo Chigi a capo di grullini e grulloni), ossia meri provvedimenti amministrativi, sono stati congelati diritti costituzionali, come ad esempio l'articolo 13 ("La libertà personale è inviolabile").
In virtù delle distrazioni di massa la
tecnocrazia si consolida quando il pensiero critico, privo di anticorpi culturali, si indebolisce e
alimenta le condizioni per la loro passiva accettazione. Le masse non
hanno mai avuto sete di verità. Chi fornisce illusioni diventa
il loro capo; chi tenta di sgretolare le loro illusioni non è amato
ma osteggiato. Ciò che conta veramente per il sistema di dominio è alimentare la paura individuale fino a trasformarla in angoscia collettiva.
Come affrontare l'autoritarismo dilagante, nonché le minacce multinazionali e statuali contro le libertà individuali? Occorre, forse, disobbedire alle leggi ingiuste in nome della coscienza e resistere ad oltranza perfino alla repressione del dissenso? Già nel 1849 il filosofo statunitense Henry David Thoreau aveva affermato il diritto, e anche il dovere, di disobbedire alle leggi che i cittadini ritengono ingiuste. Rifiutare di applicare una legge che disconosce i diritti più elementari non significa violare la legalità, bensì opporre alla legalità formale delle autorità una legalità superiore. Dunque, si tratta di rivendicare il pieno rispetto dei diritti e delle libertà garantiti dalla Costituzione repubblicana e dai trattati internazionali, come la convenzione europea per la salvaguartdia dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Le autorità possono limitare l'esercizio delle libertà solo in via eccezionale e nel rispetto di determinate condizioni: l'articolo 8 della stessa convenzione stabilisce che la restrizione deve essere prevista dalla legge, perseguire uno scopo legittimo in una società democratica ed essere strettamente proporzionata al raggiungimento di tale obiettivo. In modo inequivocabile ciò significa che, anche quando la legge lo prevede, una misura restrittiva della libertà che non sia necessaria per il raggiungimento dello scopo fissato dal legislatore, o sia sproporzionata, perde ogni legittimità e quindi ogni forza vincolante: ognuno ha il diritto ma anche il dovere di rifiutarne l'applicazione. Ergo e meno che mai: nessuno può iniettare nel corpo di un essere umano un siero sperimentale senza il consenso dell'interessato.
Le minoranze attive hanno un positivo obiettivo: divenire massa critica per incidere politicamente nella realtà e realizzare il bene comune.
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=covid