14.9.23

STRAGI IN ITALIA: IO SO...!

  


Il Corriere della Sera, 10 novembre 1974


di Gianni Lannes

C’era una volta Pier Paolo Pasolini. Anima sensibile e corsara che vedeva oltre l'orizzonte comune, cogliendo l'opprimente realtà dell'Italia ridotta a colonia anglo-americana. Nel testo scritto durante il 1972 contenuto nel romanzo postumo Petrolio - che Garzanti non volle pubblicare e mandò in stampa poi l’Einaudi, Pasolini aveva annotato, ben 8 anni prima della strage di Bologna:

«La bomba è fatta scoppiare: un centinaio di persone muoiono, i loro cadaveri restano sparsi e ammucchiati in un mare di sangue, che inonda, tra brandelli di carne, banchine e binari (…)». 

L'ordigno, infatti, viene piazzato nella sala d'attesa della stazione di Bologna. La strage viene descritta come una “visione”.

Pasolini aveva intuito la verità indicibile sul delitto Mattei e sulle stragi di Stato, sepolte dai perduranti segreti di Stati e multinazionali del crimine impunito. Le sue ultimissime parole pubbliche (1 novembre 1975), infatti, sono state:

 «Voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere».

Poeta, scrittore, regista di un cinema irripetibile - Le ceneri di Gramsci, Ragazzi di vita, Accattone, Salò - e polemista dal vivissimo senso critico, con Gli scritti corsari, delineò la mutazione antropologica cui andava incontro la società italiana, chiedendo infine un processo per la classe dirigente del Belpaese, che lui chiamava “il palazzo”.

Pasolini del quale ricorreranno a breve i 48 anni dalla misteriosa uccisione, mostra intatta ancora oggi la radicalità della propria assenza. La perdita della passione intellettuale in un vuoto esistenziale che attanaglia l'Occidente, l'Europa e in particolare l'Italia. 

«Si applaudono soltanto i luoghi comuni, mentre sarebbe il caso di coltivare l'atrocità del dubbio», dirà ai ragazzi durante una dibattito sulla terrazza del Pincio, poco prima del 2 novembre 1975, quando all'idroscalo di Ostia venne spietatamente trucidato da tre assassini mandati su commissione.

L'immagine più nitida di Pasolini è quella dell'umile Italia annichilita dal potere, del popolo distratto e percosso, delle persone affamate di libertà. Dov'eravamo, ma soprattutto cosa eravamo quella quasi mezzo secolo fa? Per tanti i ricordi sono rimasti intatti. Ero in quinta elementare e il maestro l'indomani ci chiese di scrivere un tema. Oggi in questo nulla dilagante, occorre interrogarsi sulla memoria e l'eredità di un immenso poeta civile, dimenticate insieme al suo mondo, al suo immenso coraggio politico, alla sua straordinaria sensibilità umana.

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=pasolini

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