7.8.20

BELPAESE VIETATO AI MINORI

foto Gilan

 
di Gianni Lannes


Tempi sempre più duri per pargoli e adolescenti nello Stivale, oggetto - nel disinteresse generale - di violenze private, pubbliche e soprattutto istituzionali. Oggi in Italia più di un milione di bambini sopravvive in povertà assoluta, mentre aumentano le distanze sociali ormai imposte anche da normative fuorilegge (incostituzionali). L’emergenza sanitaria attribuita al nuovo coronavirus (in realtà una sgangherata distrazione di massa utile ad implementare la sorveglianza elettronica della popolazione), poi, ha aggravato le diseguaglianze ed esteso rapidamente i confini della povertà materiale. Non è tutto: in base ai dati ufficiali del ministero dell'interno e delle Politiche sociali, dal 1974 ad oggi, sono scomparsi per sempre  (mai più ritrovati) in Italia quasi 50 mila minori. E ancora: oltre 30 mila minori (strappati ingiustificatamente alla famiglie in violazione dei dettami costituzionali) risultano reclusi negli orfanotrofi in miniatura, spesso gestiti da magistrati in conflitto di interesse economico e giuridico.

Lo Stato italiano, peraltro, non ha mai ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa contro il traffico di organi umani.

Dati parlamentari alla mano, l'Italia è agli ultimi posti in Europa per «povertà di futuro» di bambini e adolescenti, privati di opportunità, prospettive e competenze. La povertà nelle sue varie forme, educativa, sociale, economica, d'istruzione e di lavoro, li sta colpendo in modo grave, privandoli di prospettive e di opportunità. E torna a galoppare anche l'analfabetismo. Nulla accade per caso secondo le imposizioni di chi domina il mondo.

In particolare, la realtà evidenzia i quattro principali dati negativi nei riguardi dei bambini e degli adolescenti: il taglio dei fondi per i minori e famiglie, la mancanza di una vita dignitosa, il basso livello di istruzione ed il lavoro.
Il belpaese si colloca al diciottesimo posto nell'Europa unita per spesa per l'infanzia e la famiglia. Pedagogia? Non pervenuta, anzi seppellita proprio dalle autorità.

Si tratta di un Paese «vietato» ai minori, dove quasi 1 milione e trecentomila bambini e ragazzi – il 12,5 per cento del totale, più di 1 su 10 – vivono in povertà assoluta, oltre la metà non legge un libro, quasi 1 su 3 non usa internet e più del 40 per cento non fa sport. Ma, soprattutto, un Paese dove i minori non riescono a emanciparsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie e non hanno opportunità educative e spazi per svolgere attività sportive, artistiche e culturali, sebbene siano moltissimi i luoghi abbandonati e inutilizzati che potrebbero invece essere restituiti ai bambini per favorire l'attivazione di percorsi di resilienza, grazie ai quali potrebbero di fatto raddoppiare la possibilità di migliorare le proprie competenze. 

Dal rapporto di Save the Children «Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia» emerge che i quindicenni che vivono in famiglie disagiate hanno quasi 5 volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenze sia in matematica che in lettura rispetto ai loro coetanei che vivono in famiglie più benestanti (24 per cento contro 5 per cento). Tuttavia, tra questi minori, spicca una quota di «resilienti», ragazzi e ragazze che raggiungono ottimi livelli di apprendimento, anche provenendo da famiglie in gravi condizioni di disagio.

Secondo i dati contenuti in tale ricerca, i fattori che aiutano i ragazzi ad emanciparsi dalle situazioni di disagio sociale ed economico sono l'aver frequentato un asilo nido (+39 per cento di probabilità), una scuola ricca di attività extracurriculari (+127 per cento), dotata di infrastrutture adeguate (+167 per cento) o caratterizzata da relazioni positive tra insegnanti e studenti (+100 per cento).

Di contro, per i minori le probabilità di sviluppare percorsi di resilienza si riducono tra il 30 per cento e il 70 per cento se vivono in contesti segnati da alti tassi di criminalità minorile e dispersione scolastica e di quasi due volte se risiedono in aree dove la disoccupazione giovanile è più alta della media nazionale.

Dall'indice di povertà educativa emerge che sono la Campania, la Sicilia, la Calabria, la Puglia e il Molise le regioni italiane dove gli effetti della povertà educativa su bambini e ragazzi si fanno sentire maggiormente e dove minori sono le opportunità di attivare percorsi di resilienza.

Esaminando in dettaglio i singoli parametri che compongono l'indice, si osserva che in Italia quasi il 14 per cento dei ragazzi abbandona gli studi precocemente; quasi 9 bambini su 10 (87 per cento), inoltre, non vanno all'asilo nido o non frequentano servizi per la prima infanzia. Più del 66 per cento delle classi della scuola primaria e più dell'85 per cento di quelle della scuola secondaria, inoltre, in Italia, non offrono l'opportunità del tempo pieno agli studenti. Quasi la metà degli alunni (49 per cento), nel nostro Paese, non accede invece al servizio di mensa scolastica. Per quanto riguarda la partecipazione dei minori alle attività culturali e ricreative, l'Ipe dice che più della metà dei ragazzi, in Italia (52,8 per cento) non legge libri; quasi il 43 per cento non fa sport e quasi 1 su 3 (29,1 per cento) non naviga su internet. E, ancora, quasi 7 su 10 non vanno a teatro o non visitano siti archeologici; quasi 8 su 10 non vanno a concerti e più della metà (55 per cento) non visitano mostre o musei.

Altrettanto preoccupanti sono i dati che riguardano il lavoro: i disoccupati sono il 38,4 per cento degli under 25, il quarto peggior risultato a livello europeo, mentre i giovani che non lavorano e non stanno seguendo corsi di formazione, sono 3.200.000 e posizionano il nostro Paese al venticinquesimo posto su 27.
I dati che emergono consegnano un quadro allarmante dell'impatto della povertà educativa, causa di quella economica, oggi in Italia.

Perché non si recuperano concretamente i tanti spazi pubblici in stato di abbandono e degrado su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini e gli adolescenti?

È necessaria un'accelerazione, un impegno straordinario per spezzare questo circolo vizioso tra povertà economica ed educativa e allargare lo sguardo delle politiche di contrasto alla povertà educativa, oltre l'individuo, la famiglia e la scuola verso il territorio e gli spazi dove il bambino cresce ogni giorno. Gli adulti hanno presto dimenticato di essere stati bambini una volta. Allora, quale futuro attende l'infanzia e l'adolescenza in Italia? Occorre un nuovo paradigma: dall'economia all'etica; insomma un nuovo Rinascimento.


Riferimenti:

Gianni Lannes, BAMBINI A PERDERE, Pellegrini editore, Cosenza, 2016. 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=minori 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus