di Gianni Lannes
Verso la
catastrofe provocata dalla bramosia umana. Ogni anno, secondo dati dell'Unep,
ben 12,7 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mari ed oceani, rischiando
di soffocare per sempre la vita. La produzione mondiale di plastica è destinata
a crescere nel prossimo decennio anche se la comunità scientifica avverte che
le plastiche sono destinate a causare sempre maggiori costi e danni
all’ecosistema ed alla salute umana. Il Mediterraneo dove il fenomeno è sempre più evidente, anche nelle aree marine italiane protette (sulla carta), è particolarmente a rischio, così, ad esempio, il Comune delle Isole Tremiti è corso ai ripari bandendo la plastica. Ancora oggi le multinazionali del
crimine energetico, inclusa l’Eni, investono centinaia di miliardi di dollari
per la costruzione di nuovi impianti di cracking del petrolio, destinati alla
produzione di una vasta gamma di materie prime di plastica utilizzate dalle
economie e dalle società di tutto il mondo. Tre quarti degli 8 miliardi di
tonnellate di materie plastiche prodotte sono rifiuti, il 90 per cento dei
quali non sono stati riciclati. Se non cambia il modo di produzione industriale, soprattutto se non si passa dal paradigma economico a quello etico, sarà l'ecatombe planetaria.