19.3.24

IL METANODOTTO DEI TERREMOTI

 

 

di Gianni Lannes

Affaroni che mettono a rischio la vita di milioni di persone sulla pelle di un'Italia fragile. La cosiddetta linea adriatica, altrimenti conosciuta come «metanodotto dei terremoti», è lunga 430 chilometri da Sulmona a Minerbio, attraversa sei Regioni e si snoda lungo le aree più fragili dell'Italia; sono gli stessi territori già colpiti recentemente dai disastrosi terremoti dell'Aquila nel 2009 e dell'Umbria e delle Marche nel 2016 e 2017.

La forte scossa di terremoto di magnitudo 4,8, verificatasi nell'Appennino tosco-emiliano, è l'ennesima riprova che il mega gasdotto linea adriatica della Snam è incompatibile con territori altamente sismici quali sono quelli dell'Appennino. La realizzazione del metanodotto attraversa infatti territori ad elevata sismicità.

In questi mesi si assiste ad una accelerazione dell'iter per la realizzazione da parte dall'azienda Snam Rete Gas di un obsoleto progetto, il Metanodotto Sestino-Minerbio.

Nella sola provincia di Forlì-Cesena è prevista la realizzazione di un tratto di 46 chilometri e 200 metri, oltre 19 dei quali riguarderanno il solo territorio comunale di Cesena. La rete, che si collega con l'area ravennate, dovrebbe procedere poi anche nella vallata del Savio, verso Mercato Saraceno e oltre.

La Snam ha avviato le procedure di esproprio verso diversi proprietari cesenati. L'opera pubblica costerà ben 2 miliardi e 500 milioni di euro. Il Governo ha già autorizzato due dei tre tratti della linea adriatica e si appresta ad autorizzare il terzo.

In una nota diffusa a livello nazionale, e con un appello al Governo 15 associazioni ambientaliste, «chiedono la cancellazione non solo della linea adriatica, ma anche di tutte le altre infrastrutture energetiche in programma nel settore dei combustibili fossili»;

Le comunità e le amministrazioni locali non sono state coinvolte, e come ha dichiarato l'assessora all'urbanistica e rigenerazione urbana del comune di Cesena, Cristina Mazzoni, «non siamo coinvolti. Alcune autorizzazioni scadute».

Il metanodotto che sarà realizzato dalla Snam Rete Gas, percorrerà due regioni (Emilia-Romagna e Toscana), cinque province (Arezzo, Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna) e 25 comuni.

come ricorda in un suo comunicato anche il comitato «No tubo Romagna», la Snam «ha riesumato frettolosamente, forte di una proroga ottenuta in extremis dal Governo (D.L. 1° marzo 2022 n. 17) un progetto vecchio ed obsoleto di quasi vent'anni senza parlare preventivamente con nessuna amministrazione interessata che alle concitate domande dei cittadini, contattati ad personam da Snam, per la costituzione di servitù sulle loro proprietà non sapevano offrire alcuna risposta. L'ultima delibera che riguarda il parere di competenza agli atti del Comune di Cesena risale al 2012 e richiama strumenti ed atti urbanistici non più in vigore».

Le perplessità avanzate dai vari comitati e associazioni, riguardano tra l'altro la poca trasparenza nelle operazioni di realizzazione dell'opera, che comprendono anche una serie di espropri di terreni necessari alla posa delle condutture, oltre ovviamente ai rischi sismici e all'impatto negativo sull'ambiente.

Che fare? Bisogna abbandonare l'idea dell'Italia come hub del gas europeo, fermando gli investimenti nelle fonti fossili e nelle relative infrastrutture, che sono in netto contrasto con gli obiettivi di decarbonizzazione e di lotta al cambiamento climatico indotto dall'uomo.

La realizzazione di questo nuovo metanodotto non è per nulla coerente con gli impegni presi alla Cop26 e in sede UE finalizzati a terminare gli investimenti pubblici internazionali nei combustibili fossili entro la fine del 2023.

Riferimenti:

https://www.edizionimondonuovo.com/catalogo/litalia-trema/  

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=hub 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=metanodotti

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/03/grazie-marsilio.html

https://terremoti.ingv.it/ 

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