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Natale è la tragedia della guerra e della povertà, del freddo e della fame, della sofferenza e della solitudine, dell'ingiustizia e delle disuguaglianze.
Natale, però, non è il mondo artificiale dei consumi a tutti i costi e neppure l'ipocrisia galoppante o la retorica dilagante.
Da bambino, grazie all'esempio materno di mia nonna Maria, ero convinto che tutti gli esseri umani fossero buoni. Almeno a Natale? Invece... Poi col tempo ho compreso la banalità del male e ho vissuto il dolore profondo! Quando mi prende la malinconia, penso a tutte le persone care dell'infanzia, perdute anche prematuramente in questa dimensione terrena. Così affiorano i bei ricordi a vivificare l'esistenza.
Nel Natale di San Francesco a Greccio nel 1223, c'era la mangiatoia, l'asino e il bue. Nient'altro. Il “poverello” di Assisi non voleva mettere in scena la venuta al mondo di Gesù, bensì ricordare a tutti che quell'essere umano era nato povero in un posto di poveri cristi, identico a tanti luoghi di povera gente in ogni parte del mondo.
Il vero Natale è amore puro, cristallino, generoso, spontaneo, lieto e senza calcolo, insomma condivisione, non solo di sentimenti ed emozioni, anche della bellezza che ci dona la Natura.
L'autentico Natale è quello che unisce e non divide, che avvicina e non allontana, che infonde gioia luminosa e felicità autentica.
Il Natale sono pure i sogni e la fantasia, insieme all'armonia accompagnata dall'empatia.
Gilan
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