di Gianni Lannes
Proliferazioni incontrollate. Salute sempre più a
rischio. Ogni cittadino in Italia possiede due o più telefonini (bambini
compresi). Ora tirate le somme. Con milioni di cellulari in funzione, siamo tra
i primi paesi al mondo per diffusione di radiotelefoni portatili che richiedono
una selva di ricetrasmittenti fisse installate sui tetti di edifici pubblici e
privati.
Le stazioni radiobase erano 1800 nel ’95, oggi circa
50 mila senza alcuna rigorosa valutazione di impatto ambientale né tantomeno
sanitaria. Per “controllare” il loro inquinamento elettromagnetico era previsto
uno stanziamento di circa 50 miliardi di lire: soldi che secondo legge dovevano
essere prelevati dall’asta sulle frequenze. «Con l’Umts - aveva dichiarato il
presidente del Codacons, Carlo Rienzi - l’elettrosmog del territorio italiano
si innalzerà di oltre un miliardo di volte, con pesanti conseguenze sulla
salute. Chiediamo una rigorosa valutazione di impatto ambientale e sanitario e
l’obbligo di indicare sui cellulari la potenza massima sviluppata per
l’assorbimento del corpo umano». Risultato? Semplicemente inascoltato dallo
Stato e dalle Regioni che al massimo hanno promulgato leggine paravento che
tutelano prevalentemente le aziende del ramo.
Preoccupato anche il ricercatore del Cnr, Settimio Grimaldi, secondo il quale «immettere sul mercato un nuovo tipo di telefonia senza conoscerne l’impatto è come commercializzare un farmaco senza averlo sperimentato prima».
I gestori della telefonia mobile dicono che “è tutto
a norma” e piazzano stazioni trasmittenti ovunque: asili, scuole, ospedali,
abitazioni, chiese. Gli opuscoli pubblicitari dell’Omnitel recitavano che
«questa tecnologia dolce passa attraverso l’aria senza lasciare tracce: se
riuscissimo a diffonderla ancora di più saremo quasi vicini al Paradiso».
La Tim sostiene che «Gli scienziati di tutto il
mondo sono concordi nel ritenere che le onde, anche quelle emesse dagli
impianti radiomobili, non producono effetti dannosi per la salute». Ma è vero?
Tanti italiani non ci credono e denunciano prevaricazioni e raggiri. «Ogni
volta che i cittadini chiedono una diminuzione dei rischi per la propria salute
- testimonia il professor Giorgio Nebbia, studioso di chiara fama - devono
scontrarsi con il potere economico che sostiene le virtù delle sue nuove
invenzioni, e spesso con gli stessi governi più attenti agli interessi
economici che alla salute pubblica».
Livio Giuliani, responsabile dell’Unità Radiazioni
dell’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro)
rincara la dose: «Si sa per certo che i telefonini provocano danni cellulari.
Bisogna obbligare i produttori a omologare gli apparecchi, riducendo le potenze
di emissione. Il ministero della Sanità - prosegue il fisico - raccomanda 6
volt/metro per le postazioni fisse. Ma nel caso dei telefonini non è stata
fissata nessuna soglia». L’Italia è ancora sprovvista di una normativa
specifica per la protezione della popolazione e dei lavoratori dai campi
elettromagnetici alle frequenze utilizzate per la telefonia mobile.
Infatti, la legge quadro (36/2001) e il decreto 381
del ’98 sorvolano sui cellulari. E quando il 16 marzo 1995 è uscito sulla
Gazzetta Ufficiale il testo del decreto numero 71 del 5 gennaio ’95 sui
radiotelefoni mobili, il Codacons si è accorto (e ha denunciato alla Procura
della Repubblica di Roma) che mancava un pezzo. Giallo del decreto dimezzato:
storia di ordinaria superficialità dei ministri Gambino e Mancuso o effetto
lobby? Ripescata sotto forma di decreto 20 giugno ’95 (n. 458, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale il 4 novembre successivo), la pagina fantasma contiene
nientemeno che indicazioni sulla distanza di sicurezza a cui tenere i
cellulari. L’articolo 1, infatti, dice che «Gli utenti sono avvisati che per un
uso soddisfacente dell’apparato e per la sicurezza personale, si raccomanda che
nessuna parte del corpo deve trovarsi ad una distanza inferiore a 20
centimentri dall’antenna durante il funzionamento dell’apparato. I manuali
d’utente dovranno includere le avvertenze».
Come poi si possa parlare al cellulare tenendolo
lontano dall’orecchio, questo non lo spiega il legislatore. Una legge
cautelativa dello Stato lo impone, ma in nessun manuale di istruzione delle
aziende produttrici figurano tali prescrizioni. Un’indagine italiana del professor
Delia dell’Ispesl, ha dimostrato che l’impiego oltre 6 minuti di telefoni
cellulari produce nella zona corrispondente all’orecchio interno e al tessuto
cerebrale circostante un aumento di temperatura superiore a un grado e mezzo.
Il dottor Gerard Hyland dell’ateneo di Warwick (Gran Bretagna), in uno studio
pubblicato dalla rivista medica Lancet, sostiene che «perdita di memoria, mal
di testa, insonnia sono i disturbi che possono colpire i bambini: Il loro
sistema immunitario è meno forte e sono ancora nell’età dello sviluppo e ciò li
rende particolarmente a rischio per l’uso dei telefoni cellulari».
Anche la Camera dei Deputati è stata investita nel
1995 dall’allarme telefonini, allorché la presidente Irene Pivetti, per bandire
dall’Aula di Montecitorio fastidiosi squilli e relative telefonate, decise di
farla schermare mediante un generatore di campi elettromagnetici su una banda
di frequenza analoga a quella dei cellulari. I deputati così poco solerti nel
dare all’Italia una normativa in materia di protezione da radiofrequenze (la
legge quadro rinvia sine die la bonifica) si sono ribellati a questa
disposizione. E, sollevando quei problemi di tutela della propria incolumità
che non paiono agitarli tanto quando è in ballo la salute altrui, sono riusciti
- a maggioranza assoluta - a far eliminare in un baleno la schermatura.
Onda letale
Laureato in medicina,
biologia e ingegneria elettronica, Andras Varga, conduce da decenni presso
l’università di Heidelberg (Germania), ricerche sull’influenza delle onde
elettromagnetiche. Professor Varga ha affrontato anche gli effetti delle onde
elettromagnetiche sull’organismo umano?
«Certo. Alle basse frequenze si devono forti radiazioni e generazione di correnti circolatorie nel corpo umano, mentre per le alte bisogna aggiungere lo sviluppo di calore all’interno del corpo umano e l’influenza atermica, ossia l’interferenza esercitata sul processo di biocomunicazione dell’organismo. Gli studi condotti dal Centro Ricerca sui tumori di Heidelberg evidenziano tra i fattori scatenanti di un tumore l’interferenza con questo meccanismo biologico di regolazione».
I telefoni cellulari nuocciono alla salute?
«Influenzano la ghiandola pineale che guida il nostro sistema ormonale secernendo la melatonina. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che la radiazione luminosa nonché le onde elettromagnetiche inibiscono la sintesi di questo ormone. L’aumento di 1 grado centigrado della temperatura all’interno del corpo danneggia quelle parti dotate di scarsa irrorazione sanguigna come il cristallino, i testicoli e gli embrioni nel corpo materno. Ma l’effetto del calore è molto più globale. Può causare danni al sistema nervoso, disturbi della funzione cerebrale e del metabolismo. Lo attestano 450 esperimenti a livello mondiale».
Che significato hanno le soglie di attenzione?
«I valori limite sono di carattere tecnico e politico. I veri valori limite biologici sono quelli che causano il reale eccitamento dell’attività cellulare. Per ora conosciamo qualche soglia d’irritazione ed è a queste che dobbiamo riferirci». Le stazioni radiobase sono pericolose? «I trasmettitori nei centri abitati sono da evitare per motivi biologici: vanno collocati ad almeno un chilometro dalle abitazioni».
Chi studia l’elettrosmog in Europa?
«Molti colleghi che rifiutano le offerte delle multinazionali. Lottiamo per l’introduzione di valori biologici come riferimento legislativo, affinché le soglie di irradiazione per le cellule umane siano correlate a precisi valori di densità della corrente che nel corpo non deve superare 1 microampere per centimetro quadrato».
I giganti telefonici come si difendono?
«La Telekom assume scienziati pagandoli fior di quattrini per garantirsi un comodo paravento, occultando i rischi».
«Certo. Alle basse frequenze si devono forti radiazioni e generazione di correnti circolatorie nel corpo umano, mentre per le alte bisogna aggiungere lo sviluppo di calore all’interno del corpo umano e l’influenza atermica, ossia l’interferenza esercitata sul processo di biocomunicazione dell’organismo. Gli studi condotti dal Centro Ricerca sui tumori di Heidelberg evidenziano tra i fattori scatenanti di un tumore l’interferenza con questo meccanismo biologico di regolazione».
I telefoni cellulari nuocciono alla salute?
«Influenzano la ghiandola pineale che guida il nostro sistema ormonale secernendo la melatonina. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che la radiazione luminosa nonché le onde elettromagnetiche inibiscono la sintesi di questo ormone. L’aumento di 1 grado centigrado della temperatura all’interno del corpo danneggia quelle parti dotate di scarsa irrorazione sanguigna come il cristallino, i testicoli e gli embrioni nel corpo materno. Ma l’effetto del calore è molto più globale. Può causare danni al sistema nervoso, disturbi della funzione cerebrale e del metabolismo. Lo attestano 450 esperimenti a livello mondiale».
Che significato hanno le soglie di attenzione?
«I valori limite sono di carattere tecnico e politico. I veri valori limite biologici sono quelli che causano il reale eccitamento dell’attività cellulare. Per ora conosciamo qualche soglia d’irritazione ed è a queste che dobbiamo riferirci». Le stazioni radiobase sono pericolose? «I trasmettitori nei centri abitati sono da evitare per motivi biologici: vanno collocati ad almeno un chilometro dalle abitazioni».
Chi studia l’elettrosmog in Europa?
«Molti colleghi che rifiutano le offerte delle multinazionali. Lottiamo per l’introduzione di valori biologici come riferimento legislativo, affinché le soglie di irradiazione per le cellule umane siano correlate a precisi valori di densità della corrente che nel corpo non deve superare 1 microampere per centimetro quadrato».
I giganti telefonici come si difendono?
«La Telekom assume scienziati pagandoli fior di quattrini per garantirsi un comodo paravento, occultando i rischi».
e tutti si cucinarono felici e contenti.
RispondiEliminaio ho una chiavetta internet perchè ho aspettato anni nella vana speranza che passassero con le fibre ottiche davanti a casa mia.
ma è da anni che sono ferme a 500 m da casa, nella zona industriale/artigianale.
ho dovuto cedere con mio rammarico perchè ormai mi chiedevano tutte le documentazioni via web.
è la stessa cosa del marciapiede, in una provinciale molto trafficata e stretta, è 20 anni che lo aspettiamo.usciamo di casa con i bambini in macchina per evitare 50 m di puro terrore. quanto vorrei il marciapiede e le fibre ottiche.
buona giornata