(Uscita: novembre 2023) |
di Gianni Lannes
Non solo le 81 vittime sul DC9 Itavia, ma anche quelli (in divisa e non) che conoscevano il segreto di Stati (alleati) ed erano in procinto di vuotare il sacco. Ne avevo già scritto sul settimanale D La Repubblica delle donne, il 28 giugno 2003. Ora ne ricordo solo alcuni dei tanti (più di 20).
Il 3 agosto 1980 il colonnello Pierangelo Tedoldi, comandante dell'aeroporto militare di Grosseto perde la vita in un incidente stradale. Giorgio Tedoldi, capo della base aeronautica di Grosseto, morto due mesi dopo la tragedia di Ustica su cui aveva molto da raccontare.
Il 9 maggio 1981 il capitano Maurizio Gari, capo controllore della sala operativa della Difesa aerea al 21esimo Cram di Poggio Ballone (Grosseto), in servizio la sera del disastro, muore a 34 anni di infarto.
Il 23 gennaio 1983 Giovanni Battista Finetti, sindaco di Grosseto che aveva ripetutamente chiesto con eccessiva insistenza informazioni ai militari del centro radar di Poggio Ballone, viene investito da un pirata della strada.
Il 20 marzo 1987 a Roma il generale Licio Giorgieri, mentre rientrava nella propria abitazione a bordo dell’auto di servizio, venne affiancato in via del Fontanile Arenato da esponenti delle fantomatiche Brigate rosse – Unione Comunisti Combattenti (infiltrate dal Mossad) a bordo di un motociclo. I terroristi telecomandati dall'estero, esplosero cinque colpi e uccisero il generale, lasciando illeso l’autista, Simone Narcelli, un aviere di leva. I noti assassini sono liberi. Il 9 o il 10 dicembre 1986, il generale Giorgieri aveva segnalato un possibile fallito tentativo di attentato alla sua persona nello stesso luogo. Chiese maggiore protezione ma non gli venne concessa. A capo del SISDE, a quei tempi, c'erano Vincenzo Parisi dall’aprile del 1984 e, dal febbraio del 1987 e l’inqualificabile prefetto Riccardo Malpica.
Il 31 marzo 1987 il maresciallo Mario Alberto Dettori - in servizio al Cram di Poggio Ballone la sera del 27 giugno 1980 - viene trovato impiccato e la polizia scientifica descrive “innaturale” la dinamica. Priore dichiara che Dettori “Aveva commesso l’imprudenza di rivelare ai familiari di aver assistito a uno scenario di guerra”.
Il 12 agosto 1988 il maresciallo Ugo Zammarelli, all’epoca dei fatti in servizio presso il SIOS (Servizio segreto dell’aeronautica) di Cagliari, rimane vittima di un incidente stradale.
Il 28 agosto 1988 i colonnelli piloti Mario Naldini e Ivo Nutarelli, nel corso di una esibizione delle Frecce Tricolori a Ramstein (Germania) entrano in collisione e precipitano sulla folla. Sono i due ufficiali che la sera del 27 giugno 1980 si erano alzati in volo da Grosseto e avevano lanciato l’allarme di emergenza generale. Nutarelli, doveva essere interrogato dal giudice istruttore Vittorio Bucarelli.
Il 1° febbraio 1991 il maresciallo Antonio Muzio, in servizio alla torre di controllo di Lamezia Terme quando sulla Sila precipita il misterioso Mig libico, viene assassinato con tre colpi di pistola.
Il tenente colonnello dell'Ami Sandro Marcucci, che poi morirà in uno strano incidente aereo il 2 febbraio 1992, stava compiendo una sua personale inchiesta sulla vicenda del DC9 e sull’aereo libico ritrovato sulla Sila. Secondo la sua ricostruzione questo velivolo sarebbe partito dall’aeroporto di Pratica di Mare la sera fatidica del 27 giugno del 1980 e solo per un astuto depistaggio era stato fatto ritrovare tra i monti calabresi qualche settimana dopo. Sembra che Marcucci fosse riuscito a convincere due testimoni a deporre in tal senso davanti al giudice Priore. Uno di questi era proprio il generale Giorgieri. Il secondo testimone era Angelo Carfagna, sottufficiale dell’aeronautica in servizio all'aeroporto Ami di Pratica di Mare, che si tolse la vita gettandosi dalla finestra della sua abitazione di Cecchina, vicino Roma, il 3 gennaio del 1996. E così entrambi i testimoni del colonnello Marcucci sono passati, in tragiche circostanze, a miglior vita.
Il 13 novembre 1992 il maresciallo Antonio Pagliara, in servizio alla base radar di Otranto (32esimo Cram), perde la vita in un incidente stradale.
Il 12 gennaio 1993 il generale Roberto Boemio viene assassinato a Bruxelles e la magistratura belga non arriva mai a far luce sull’omicidio. La sua testimonianza sarebbe stata di grande utilità per la sciagura del DC 9 e per la caduta del Mig libico sulla Sila.Il generale dell'aeronautica Roberto Boemio che nel periodo di Ustica era capo della Terza regione aerea con sede a Bari di cui facevano parte anche le basi di Marsala e di Licola. Il generale fu sentito più volte da Priore che si era ripromesso di interrogarlo ulteriormente. Andato il pensione, il generale Boemio si trasferì a Bruxelles quale rappresentante dell'Alenia presso il comando Nato. Due giovani lo accoltellarono a morte mentre parcheggiava l'auto vicino a casa sua, in un quartiere centrale di Bruxelles. L'allarme nei centri radar della Difesa aerea per la presenza di tracce non identificate nella zona della strage di Ustica e il mistero del Mig 23 libico precipitato sulla Sila. Di questo il generale Roberto Boemio parlò a lungo col giudice istruttore Rosario Priore nell'autunno del 1991, solo un paio di mesi prima che fosse formalizzata l'incriminazione per alto tradimento dei vertici dell'Aeronautica militare italiana nel 1980 e nel 1988. Dunque, Boemio era considerato un importante testimone. Ma il contenuto della sua deposizione era ed ancora coperto dal segreto. Quando si consumò la strage di Ustica, il generale ucciso a Bruxelles nel 1993 si trovava in una posizione chiave della struttura militare. Era il capo di stato maggiore della Terza regione aerea, con sede a Bari. E, in linea gerarchica, dal suo ufficio dipendeva il Terzo Roc di Martinafranca, cioè il centro di coordinamento e controllo radar della Difesa aerea che tuttora copre il fianco Sud della Penisola. Al Terzo Roc facevano e fanno capo le basi di Marsala e Licola (sistema Nadge), direttamente coinvolte nell'inchiesta sulla strage, i cui operatori in servizio la notte del 27 giugno 1980 furono quasi tutti incriminati. Al centro dell'interrogatorio del generale Roberto Boemio, sembra sia stato comunque uno dei punti più misteriosi dell'intera vicenda: la presenza o meno di aerei stranieri nel cielo di Ustica, la presenza o meno di portaerei in attività nel Mare Tirreno. Di questo aspetto non si seppe nulla fino al 1991, quando la trascrizione delle conversazioni avvenute tra vari centri radar della Difesa aerea rivelò che immediatamente dopo la strage era scattato un allarme per accertare chi e come poteva essere rimasto coinvolto nell'esplosione dell'aereo di linea, provocandone forse l'abbattimento. Il generale Boemio aveva inoltre vissuto da testimone quasi diretto la vicenda del Mig 23 libico ritrovato sui monti della Sila il 18 luglio successivo alla strage del DC9 Itavia. Conosceva particolari che non erano mai comparsi nelle relazioni e nelle versioni ufficiali. Poteva fornire elementi di prima mano (la Terza regione aerea era stata naturalmente investita anche del trucchetto del Mig) sui tanti dubbi e le contraddizioni di cui tutto l'imbroglio (Suos/CIA) era circondato. È comunque certo che dopo un paio di mesi dall'interrogatorio di Boemio, sulla base di tutto il materiale raccolto, i magistrati decisero di inviare undici incriminazioni ad altrettanti militari invischiati nel mistero di Ustica, tra cui nove generali.Il generale Roberto Boemio - nato a Macerata nel 1934 - all’epoca del disastro era capo di stato maggiore della terza regione aerea, cioè uno dei centri radar intorno ai quali ruota il mistero di Ustica. Per questo Boemio fu ascoltato nel 1991 da Rosario Priore, il giudice che indagava sulla caduta del DC-9 della compagnia Itavia. Nel gennaio del 1993 il generale maceratese sarebbe dovuto tornare dai magistrati, ma fu ucciso a Bruxelles in circostanze misteriose. "Stava per rientrare in Italia dal Belgio - racconta Camilla Boemio, nipote del generale -. Doveva rendere una nuova testimonianza sulla tragedia di Ustica, ma pochi giorni prima venne ucciso. Quel che è certo è che l’ultima volta che lo vidi sembrava molto serio: una cosa strana, perché lo ricordo come una persona sempre molto allegra. Sull’episodio non sappiamo ancora nulla: sono circolate diverse versioni dei fatti, ma noi familiari abbiamo saputo solo quello che è stato pubblicato dalla stampa".
Il 21 dicembre 1995 il maresciallo Franco Parisi, di turno la mattina del 18 luglio 1980 (data ufficiale della caduta del Mig libico sulla Sila) al centro radar militare di Otranto, viene trovato impiccato. Anche lui doveva essere ri-ascoltato come testimone dal giudice Priore.
Il 26 febbraio 2010, a Palermo muore anche l'avvocato Vincenzo Fragalà, che in veste di deputato, nel corso della XIII legislatura, aveva cofirmato la relazione di minoranza della commissione stragi (28 giugno 2000), proprio sulla strage di Ustica, e che il 14 febbraio 1996 aveva indirizzato invano al governo italiano (Prodi) l'interrogazione a risposta scritta, numero 4/18806. L'iter di questo atto parlamentare, risulta ancora in corso, poiché non ha mai ricevuto riscontro.
A Giuliano Amato dopo 43 anni è spuntata la favella e magari potrebbe tornare anche la memoria, quando più volte al governo, non rispose a numerosi atti parlamentari e rimase passivo per decenni, salvo poi far estromettere a suon di menzogne istituzionali, il giudice istruttore Bucarelli. Amato, intanto, potrebbe chiedere scusa alle vittime, anche a chi non è morto per l’esplosione del DC 9 ma è stato ucciso per non turbare equilibri internazionali e segreti di Stati.
Alla fine, per la dedizione alla causa, il dottor Sottile (quello che nottetempo mise le mani sui conti degli italiani) è stato promosso alla carica di presidente della corte costituzionale. È stato deputato dal 1983 al 1994 con il PSI, quindi - con L'Ulivo - senatore dal 2001 al 2006 e nuovamente deputato dal 2006 al 2008. Ha ricoperto le cariche di segretario del Consiglio dei ministri (nei governi Craxi I e Craxi II, 1983-1987), vicepresidente del Consiglio (1987-1988) e ministro del tesoro (1987-1989), Presidente del Consiglio (governo Amato I, 1992-1993), presidente dell'AGCM (1994-1997), ministro per le riforme istituzionali (1998-1999), nuovamente ministro del tesoro (1999-2000) e Presidente del Consiglio (governo Amato II, 2000-2001), infine ministro dell'interno (nel governo Prodi II, 2006-2008). La circostanza che un personaggio “informato sui fatti” abbia impiegato ben 43 vanni per svelare (si fa per dire!) un mistero di caratura internazionale accusando la Francia, intorbidisce ulteriormente la drammatica vicenda.
Riferimenti:
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/00633&ramo=C&leg=11
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/09860&ramo=C&leg=11
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/17917&ramo=C&leg=12
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4-18806&ramo=CAMERA&leg=12
https://www.panorama.it/news/maledizione-ustica-morti-boemio
https://www.ilrestodelcarlino.it/macerata/cronaca/2010/06/29/351158-morte_roberto.shtml
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/05815&ramo=C&leg=12
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/00766&ramo=C&leg=15
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=2/00444&ramo=C&leg=13
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=dettori
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=ustica
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2013/04/strage-di-ustica-i-testimoni-suicidati.html#more
http://d.repubblica.it/dmemory/2003/06/28/attualita/attualita/015gia35715.html
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