«…
abituati a pensare che la morte non costituisce nulla per noi, dal momento che
il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che
la sua assenza.
L’esatta
coscienza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità
della vita, senza l’inganno del tempo infinito che è indotto dal desiderio dell’immortalità.
La
morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi
viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i
vivi né per i morti. Per i vivi non c’è, i morti non sono più».
Epicuro, Lettera sulla felicità