22.6.18

GARGANO: PARADISO MAFIOSO



di Gianni Lannes

Una volta lo Sperone d’Italia era un luogo immune dal cancro mafioso. Oggi vanno in onda omicidi e lupare bianche. 

L’ultimo assassinio si è consumato martedì mattina, il 19 giugno scorso nell’entroterra di Vieste, in località Mandrione. La vittima Gianmarco Pecorelli, aveva appena 21 anni. L'ennesima scia di sangue s’è aperta nella perla garganica, il 26 gennaio 2015, con l’ammazzata di Angelo Notarangelo (crivellato da colpi d’arma da fuoco), ritenuto dagli inquirenti il capoclan locale; senza contare qualche anno prima il barbaro duplice omicidio in loco, di due fratelli imprenditori non piegatisi alla criminalità. Solo in loco, in tre anni e mezzo, le statistiche ufficiali hanno registrato ben 9 omicidi, 4 agguati falliti ed una lupara bianca, nonché il recente ritrovamento da parte di un corpo speciale dei carabinieri (i cacciatori) dei resti umani di due uomini, a Tacco di Lupo e Paradiso Selvaggio.


A proposito, ma Salvini fa solo campagna elettorale? Adesso il ministro dell’Interno (eletto in Calabria) invece di impegnarsi attivamente starnazza un giorno sì e l’altro pure contro i migranti, invece di occuparsi ativamente delle organizzazioni criminali nostrane.

Cos’ha trasformato la “Montagna del sole” dove al massimo si registravano abigeati e speculazioni edilizie sui litorali con il primo “buon esempio” dell’Eni e Pugnochiuso, in un inferno, cos’ha provocato quest’impennata criminale che ha preso l’avvio a Peschici negli anni ’90, culminato con un incendio doloso nel 2007 che rase al suolo vaste distese di pino d’Aleppo e provocò vittime? Tenendo conto delle illuminanti analisi sociologiche di Sabino Acquaviva, dimenticato padre naturale del parco nazionale istituito nel 1991, è utile indagare sulle cause remote di tali fenomeni.

Di certo, il pessimo esempio della famelica casta politica (a partire dal democristiano Vincenzo Russo), la mancata realizzazione del bene comune a favore della collettività. Ma più precisamente, “il traffico di droga”: è la più recente risposta della Direzione investigativa antimafia, contenuta nel rapporto del primo semestre 2017 al Parlamento. La centralità di Vieste nel traffico di stupefacenti è rimarcata dalla DIA che alla Capitanata ha dedicato ben 12 pagine:
 
«il territorio garganico si conferma fortemente instabile in ragione di una serie di variabili che influenzano da tempo, l’evoluzione della criminalità mafiosa nell’area. Nell’ordine, sirilevano la presenza di una pluralità di gruppi criminali (basati essenzialmente su vincoli familiari e non legati tra loro), l’ascesa delle giovani leve, desiderose di colmare i vuoti determinati dalla detenzione di elementi al vertice della mafia garganica (in particolar modo appartenenti al clan dei montanari) e, non ultima la vicinanza geografica ad altre realtà mafiose come quella foggiana e cerignolana. A questa frammentazione che si registra fra i clan del Gargano si aggiunge - prosegue l’analisi della DIA - che altri gruppi criminali, in particolare quelli di Manfredonia, di Monte Sant’Angelo e di Mattinata, potrebbero schierarsi in contrapposizione alle consorterie dell’area garganica, ampliando lo scenario di conflittualità. E’ in tale contesto di instabilità che è maturata la nuova faida di mafia (sfociata in omicidi, agguati violenti e lupare bianche) intestino al tessuto criminale locale, i cui equilibri strutturali - basati sulla commistione tra vecchie gerarchie, vincoli di familiarità ed alleanze contingenti - sembrano venuti meno, a svantaggio soprattutto della famiglia malavitosa dei Notarangelo. Sebbene le fibrillazioni più evidenti si siano registrate a Vieste – teatro dei principali fatti di sangue – l’intero promontorio garganico risulta interessato da un processo di rinnovamento dell’ambiente criminale, spinto dalle nuove leve e dalle relative mire espansionistiche. Gli interessi illeciti, infatti, che Vieste offre specie nel settore dei stupefacenti ed in quello turistico (strutture ricettive, ristoranti, guardianie e servizi vari) rendono la città un obiettivo strategico anche per i sodalizi esterni (…) Per quanto attiene poi al mercato degli stupefacenti che rimane uno dei principali motivi d’attrito tra i gruppi criminali, la città di Vieste si conferma snodo attivo per i comuni limitrofi di Vico del Gargano, Peschici e Rodi Garganico, mentre la relativa area costiera risulta interessata dagli sbarchi, dall’Albania di ingenti quantitativi di marijuana».

Ciò che tale rapporto della DIA non sfiora, sono le cruciali affiliazioni alle n’drine calabresi della costa ionica, ma soprattutto le responsabilità, anzi omertà istituzionali dello Stato italiano che ha consegnato questo paradiso alla violenza efferata di manovalanza criminale. Allora, non Stato di Polizia ma democrazia.


Riferimenti: