16.12.16

UNA BOMBA AD OROLOGERIA AL POSTO DEL TRENO PASSEGGERI!


Sipontum: area archeologica, distributore Energas e stazione fantasma - foto Manfredonianews
 

Altro che energie rinnovabili, altro che modernità, altro che futuro, altro che qualità della vita, altro che democrazia. Il presente è ancora un tombino industriale per il Sud Italia, usato come la discarica dell’Europa. Bentornati nell’era della pietra, anzi dei fossili sopravviventi. Non è uno scherzo di Carnevale. Il capoluogo della Daunia doveva essere la seconda stazione più importante d’Italia, dopo quella di Bologna. Invece il nevralgico scalo ferroviario (collegamenti nord-sud, est-ovest della Penisola) è stato gradualmente e volutamente trasformato in un ramo secco; adesso il governo tricolore ha congelato i fondi già stanziati per tutte le dorsali ferroviarie nel Mezzogiorno d’Italia. Dal 12 dicembre 2016 Trenitalia ha pure soppresso lo storico collegamento passeggeri da Manfredonia a Foggia e viceversa. L'inghippo dell'imbroglio legalizzato, si fa per dire, è sepolto qui.

Al posto della gente, su binario unico viaggerà esclusivamente il gas a petrolio liquefatto, esplosivo ed infiammabile. Una mastodontica speculazione in previsione del complesso produttivo da 300 mila tonnellate annue dell’Energas/Kuwait Petroleum. Un gigantesco deposito a rischio di incidente rilevante (secondo le direttive Seveso eluse come sempre dallo Stato italiano) a ridosso della città di Manfredonia, che devasterà l’archeologia di Siponto ma non solo, e le aree protette solo dall’Europa (vincoli Sic/Zps) di Santo Spiriticchio, schiacciando per sempre le attività tradizionali della pesca, dell’agricoltura, dell'artigianato, del commercio e del turismo ecosostenibile. Attenzione: l'intero territorio è classificato come zona sismica di livello 2, e vanta un concreto rischio idrogeologico; l'Enea ha pure rilevato un solido pericolo maremoto. A proposito: ricordate per molto meno la strage di Livorno?

Nella "nota non tecnica" della ditta napoletana di Diamante Menale, compartecipata dallo Stato del Kuwait, a cui la Finmeccanica ha recentemente venduto 28 aerei da guerra con la benedizione di Renzi (che ha sottoscritto un memorandum bellico) e del ministro Pinotti, esattamente alle pagine 13 e 15 si legge:

«Il raccordo ferroviario rappresenta una delle componenti fondamentali del progetto. Si prevede infatti di movimentare a mezzo ferrocisterne circa 100.000 ton/anno di GPL corrispondenti all’incirca ad un convoglio da 500 ton/giorno. Il deposito dovrà quindi raccordarsi alle infrastrutture F.S. presso la stazione di Frattarolo attraverso una tratta ferroviaria della lunghezza di circa 1,5 chilometri… Il deposito è orientato alla movimentazione di circa 300.000 ton/anno di prodotto che riceverà a mezzo navi gasiere di grosso tonnellaggio (mediamente 15.000 ton). tale quantitativo in ingresso si prevede di esitarlo con le seguenti parcelle: - 50.000 ton/anno a mezzo navi di piccolo e medio tonnellaggio (mediamente 2000 ton); - circa 100.000 ton/anno a mezzo ferrocisterne di capacità pari a circa 40 ton in convogli da 12 ferrocisterne (500 ton) corrispondenti a circa 200 convogli/anno; circa 130.000 ton/anno a mezzo autobotti di capacità media pari a circa 18 ton corrispondenti a circa 730 autobotti/anno; circa 20.000 ton/anno a mezzo autocarri per trasporto bombole di capacità media pari a circa 5 ton corrispondenti a 4000 autocarri anno».
 
Ma dov'è il progetto esecutivo se non è ufficialmente agli atti? Allora come può il ministero dello Sviluppo Economico rilasciare l'autorizzazione unica? E come ha potuto il presidente uscente Vendola sfornare l'autorizzazione di compatibilità ambientale per questo stupro ambientale su larga scala ed in piena regola? E perché Emiliano, a parte le chiacchiere fritte, non revoca in autotutela la delibera di giunta regionale numero 1361 del 5 giugno 2015? Peraltro, chi pagherà il costo di realizzazione dei raccordi ferroviari e stradali? In un comunicato stampa del Comune di Manfredonia,  datato 14 aprile 2015, intitolato “Il treno-tram Manfredonia-Foggia nel Piano Regionale dei Trasporti” è scritto testualmente:   

«… E’ stato presentato pochi giorni fa il “Piano attuativo” del Piano Regionale dei Trasporti, con durata quinquennale (2015-2019). Non può sfuggire, tra gli interventi previsti, quello che ci riguarda direttamente: il progetto del treno-tram sulla tratta che collega Manfredonia a Foggia… Un progetto innovativo nel cui ambito sono stati previsti interventi di potenziamento della fermata di Siponto e la realizzazione di una nuova fermata denominata “Manfredonia Ovest”, in prossimità dell’esistente passaggio a livello di Viale degli Eucalipti e degli ipogei Capparelli. La stazione di Manfredonia Ovest sarà attrezzata come fermata per l’interscambio ferro-gomma con gli autobus extraurbani diretti nei vari centri garganici. Sono altresì previsti una serie di servizi per il comfort dei passeggeri e aree attrezzate per parcheggio...».


Per l’opera pubblica sono stati impegnati (sperperati?) dalle autorità ben 55 milioni di euro (denaro pubblico) che non si sa a cosa siano serviti visto e considerato il negativo epilogo. Se la tratta ferroviaria è stata cancellata, allora la si sopprima effettivamente iniziando a smantellare l’armamento dei binari a partire dal sesto lato sud della Stazione di Foggia, fino alla stazione Campagna. Come riporta il giornale online Manfredonianews del 13 agosto 2016, a firma di Raffaele Di Sabato: 

«L’Energas apre il suo primo impianto nel comune di Manfredonia e lo fa dall’ingresso nord, a pochi chilometri di distanza dal sito in cui vorrebbero venisse installato il loro mega deposito.  Un modo per dire alla città e a chi varca i suoi confini che a Manfredonia c’è già l’Energas? Dopo l’accordo societario e di sponsorizzazione col Manfredonia calcio, quali saranno i prossimi beneficiari di contributi della società di GPL? Punteranno ancora sullo sport? In attesa che si definisca la questione referendum ENERGAS SI – ENERGAS NO, sono già in corso i preparativi per commemorare lo scoppio della colonna di arsenico dell’Anic del 26 settembre di 40 anni fa, una ferita ancora sanguinante e che non si rimarginerà mai nella memoria e nell’anima degli abitanti di Manfredonia».

La regione Puglia, o meglio il governatore Emiliano che ha imbastito la sua campagna elettorale in questo sinistro feudo in riva all’Adriatico, e ogni tanto torna in loco a prendere in giro gli autoctoni trattandoli da italidioti, in cambio dei tanti voti elettorali ha soppresso i reparti di ostetricia e pediatria. A breve, solo il cimitero rimarrà aperto e funzionante nella città fondata da re Manfredi nel 1256, poiché lo Stato dal 1998 (legge 426 e decreto ministeriale 10 gennaio 2000) non ha ancora bonificato il territorio dall’inquinamento provocato dall’Eni a partire dal 1971, grazie anche all’omertà dei politicanti cialtroni. 

 
riferimenti:








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