Al Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
c/o Palazzo del Quirinale
00187 Roma
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Paolo Gentiloni
c/o Palazzo Chigi
Piazza Colonna, 370
00187 Roma
Al Ministro dello Sviluppo Economico
Carlo Calenda
via Vittorio Veneto, 33
00187 Roma
Manfredonia,
21 dicembre 2016
Raccomandata
A/R
N
|
oi cittadine e cittadini italiani, nati e residenti a
Manfredonia, con l’ausilio dello scrittore Gianni Lannes (autore del dossier A tutto gas, di prossima pubblicazione),
in ossequio ai dettami della Costituzione repubblicana e alla Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo, nonché alla Dichiarazione dei diritti del
fanciullo e alla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, in virtù
della Convenzione di Aarhus, ratificata dalla legge 108/2001, ai sensi del
Trattato che istituisce la Comunità Europea, ratificato dalla legge 1203/1957 (in
particolare l’articolo 174), nonché in considerazione della “Dichiarazione per
il diritto del bambino ad un ambiente non inquinato” del 24 settembre 1999: «Il
Comitato Nazionale per la Bioetica ha sempre avvertito l’esigenza di
sottolineare la gravità e l’urgenza delle questioni connesse alla tutela
dell’ambiente… e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di stimolare un
serio processo di sensibilizzazione riguardo l’improprio sfruttamento delle
risorse ambientali, al degrado, all’inquinamento ed ai rischi ad essi associati
per la salute umana… la tutela dell’ambiente chiama in causa valori e beni
fondamentali come la qualità della vita, il rispetto per la comunità biotica,
la tutela della salute umana… la politica e il diritto hanno e devono mantenere
un ruolo prioritario in quanto la loro ragion d’essere è data proprio dalla
tutela dei diritti e valori umani per i quali non è ammissibile alcuna forma di
negoziazione… Il diritto ad un ambiente
non inquinato va considerato ormai parte integrante del diritto alla salute in
quanto quest’ultimo è evidentemente pregiudicato dalla violazione sistematica
dell’equilibrio ambientale»,
Per la cronaca documentata: la Puglia che vanta un surplus
energetico, risulta già attraversata da metanodotti Snam incluso il costruendo TAP,
ospita a Brindisi un altro deposito di Gpl; e così lungo l’Adriatico, la
località di Chioggia, mentre è in fase di approvazione un altro impianto ad
Ortona.
Con la presente lettera aperta i sottoscriventi vi chiedono
motivatamente di revocare il decreto ministeriale numero 295 del 22 dicembre
2015, in cui si esprime compatibilità ambientale condizionata, relativamente al
“progetto” della società Energas/Kuwait Petroleum, non concedere
l’autorizzazione unica in base alla legge 35/2012 (in parte riconosciuta come
“incostituzionale” dalla Consulta) e/o di qualsiasi altra norma equivalente o
pregressa, ad impiantare ed esercire nel territorio di Manfredonia, un cosiddetto
“deposito” da 300 mila tonnellate all’anno di gas a petrolio liquefatto,
considerato dalle direttive Seveso a rischio di incidente rilevante,
utilizzando il pericolante porto “alti fondali” edificato non a norma della
disciplina antisismica e ufficialmente “pericolante”, imbottito e rivestito di
cancerogeno amianto messo al bando dalla legge 257/1992, peraltro giacente
nella zona marina inquinata dall’Eni estesa per 8,5 chilometri quadrati - dove
oltretutto i rilievi dell’Ispra hanno riscontrato tra innumerevoli veleni anche
il mercurio - perimetrata con Decreto del ministero dell’Ambiente 10 gennaio
2000, ed ancora incredibilmente non bonificata. Vieppiù, l'intero territorio,
solcato da alcune note faglie sismiche attive, è classificato come zona sismica
di livello 2, e vanta un concreto rischio idrogeologico; l'Enea ha pure
rilevato un solido pericolo maremoto.
Il Consiglio di Stato (Sezione VI) con la
pronuncia numero 5123/2009 ha stabilito che eventuali “fatti nuovi” possono in ogni
caso «giustificare una diversa conclusione in ordine all’incompatibilità
ambientale dell’intervento». Nella fattispecie, la legge 426 del 1998 ha
inserito il territorio di Manfredonia nei 16 siti di interesse nazionale da
bonificare. Questa gravissima situazione, sempre elusa dalle autorità statali, regionali
e comunali, non si può più omettere. A tutt'oggi non è stato disinquinato un
centimetro quadrato di questo mare violentato dall’Eni, così come per il suolo
ed il sottosuolo dell’ex petrolchimico non vi è stato alcun ripristino
ambientale. La Commissione ministeriale istituita dal ministro dell’Ambiente,
con decreto del 10 giugno 1989, ha stabilito che «La lavorazione con l’arsenico
comporta la produzione di un’ingente quantità di rifiuti tossici e nocivi il
cui smaltimento rappresenta un serio pericolo per il suolo, le falde e il mare.
A seguito dell’incidente del 1976 la catena alimentare della popolazione di
Manfredonia è molto probabilmente contaminata dall’arsenico».
In sostanza, in punta di diritto, all’orizzonte del
semplice buonsenso, Manfredonia fondata da re Manfredi (figlio di Federico II
di Svevia “Puer Apuliae”) nel 1256, che basa storicamente la sua economia sulla
pesca, il commercio il turismo e l’agricoltura, non può essere reindustrializzata,
ma piuttosto deindustrializzata e risanata concretamente, anche in modo tale da
offrire in forma duratura, opportunità di lavoro a tecnici specializzati ed
operai qualificati. Ecco ancora qualche motivo ostativo al macroscopico
tentativo di speculazione in atto, che di strategico ha soltanto il lucro di
pochi a scapito della vita di tanti. Il Gpl è notoriamente un gas serra. E i
combustibili fossili sono stati messi al bando dall’ONU con l’Accordo di Parigi
(Paris Agreement) entrato in vigore
il 4 novembre 2016. L’Italia che vi ha giustamente aderito nel 2015 ha dunque
obbligo, in solido e senza deroghe, di ridurre appunto i gas serra del 38 per
cento entro il 2020. E quindi puntare davvero sulle energie rinnovabili per
coniugare progresso ed equilibrio ecologico.
La predetta struttura industriale pretesa a tutti i costi
dal presidente dell’Energas, tale Diamante Menale, è comprensiva di un gasdotto
lungo 10 chilometri che intersecherà 5 chilometri di mare, proprio dove risulta
sepolto - secondo fonti storiche - l’antico porto di Sipontum, e poi nell’immediato entroterra, la stessa Siponto,
ovvero un’area archeologica di rilievo internazionale, per giungere a Santo
Spiriticchio, una dolina carsica che rigenera le sorgenti del litorale, sottoposta
a vincolo europeo Sic e Zps a ridosso del parco nazionale del Gargano, e delle
limitrofe zone umide fino alle saline di Margherita di Savoia, già protette
dalla Convenzione di Ramsar . Esattamente in loco, inoltre, affiorano preziose
testimonianze archeologiche che si profilano dal Neolitico al Medioevo (dal
villaggio di Coppa Nevigata all’abbazia di San Leonardo e alla basilica di
Santa Maria Maggiore), incluso il tracciato romano dell’antica Via Minucia. Si
tratta di tesori sommersi, citati per sommi capi, che vanno realmente
valorizzati e non offuscati da una pianificazione letteralmente deleteria. Il
patrimonio di questo angolo della provincia di Foggia è immenso. Non vi è un
solo tratto del territorio sipontino dove non siano evidenti testimonianze archeologiche
ed artistiche, in una sequenza storica ininterrotta per 10 mila anni.
Il 13
novembre scorso la stragrande maggioranza della popolazione residente, mediante
un regolare referendum comunale si è espressa contro questo mostruoso tentativo
di speculazione, a danno dell’ambiente e della cittadinanza. Sia ben chiaro: non
è in atto alcuna sindrome Nimby,
bensì una rigorosa valutazione dei sicuri danni alla Daunia culla della
cristianità Micaelica, dove ha vissuto il santo Padre Pio, e conseguenzialmente
alla Puglia, che annovera notoriamente, tra le sue più spiccate risorse:
ambiente, storia, cultura, intelligenza, umanità, creatività e laboriosità.
La democrazia intesa come “governo del popolo”, è
notoriamente sorta in Grecia 2.500 anni fa. Ad Atene ogni cittadino aveva la
possibilità di proporre e votare direttamente le leggi, senza dover delegare
dei rappresentanti. In buona sostanza il funzionamento della democrazia dipende
dal ruolo del cittadino, che invece di limitarsi a delegare qualcun altro,
prende direttamente l’iniziativa per realizzare il bene comune, ovvero
l’interesse della collettività a cui appartiene, e non un mero tornaconto
personale. L’antica Grecia, ossia quella classica, aveva una parola per
esprimere questo significato: boulomenos
che vuol dire alla lettera, “chiunque voglia”. Questo termine veniva usato per
descrivere appunto il cittadino che in assemblea prendeva l’iniziativa di
esporre suggerimenti, di promuovere cause per conto della comunità o di
presentare proposte di legge.
Per dirla con il presidente John Fitzgerald
Kennedy: “Senza dibattito, senza critica, nessuna amministrazione e nessun
paese può avere successo come nessuna repubblica può sopravvivere”. Allora, occorre
una nuova etica tra giustizia sociale ed ecologia, per un progetto che abbia il
rispetto della vita e la conservazione ecologica, come parte fondamentale delle
scelte economiche, politiche e sociali. Il livello di civiltà di un Paese e il
progresso reale di una Nazione si misurano dal rispetto degli esseri viventi e
delle persone, nonché dalla salvaguardia dell’ambiente.
Manfredonia, la Daunia, la provincia di Foggia (dove sono
attive più di una dozzina di autorizzazione ad estrarre metano), la Puglia, il
Sud Italia non sono il tombino industriale e/o l’Hub dell’Europa. Pertanto,
alla luce di quanto sinteticamente esposto, vi chiediamo un atto tempestivo di
giustizia sociale nei prossimi 30 giorni. In caso negativo, questa battaglia pacifica
e civile a difesa della vita e della nostra terra, dove sono sepolti i nostri
antenati e sono nati i nostri figli, si sposterà nelle sedi istituzionali dell’Ue a Bruxelles e Strasburgo,
nonché a New York presso le Nazioni Unite. In fede.
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