di Gianni Lannes
In Italia lo Stato incentiva il gioco d’azzardo e si
è messo in affari con le mafie da tempo. Chi rammenta che le concessionarie devono quasi 100 miliardi di euro e non hanno mai pagato l'esatto dovuto al fisco? Napolitano e Renzi, in questo caso Equitalia dove si è accucciata? Perché mai questi monumentali evasori tombali non sono stati mai stati sfiorati dalla giustizia civile e penale?
L’attuale situazione è il frutto velenoso
di un progetto che mira a scavare ricchezza dentro la povertà, e di una
politica telecomandata dall’estero che addirittura, paradossalmente, ritiene
che sia possibile rispondere alla crisi economica del Belpaese lucrando sulla
disperazione di persone e di famiglie. Le famigerate slot machine nei bar sono dilagate nell’ultimo decennio; prima
non c’erano, come non ci sono nei Paesi davvero civili. Insieme a questi
marchingegni truffaldini sono piombati i “gratta e vinci”, che hanno affiancato
fino a sostituire di fatto le lotterie nazionali. Le scommesse sportive hanno
preso il posto del totocalcio, il superenalotto (con tutte le sue varianti) del
lotto.
Addirittura, abbiamo dovuto assistere alla folle scelta di co-finanziare
la ricostruzione dell’Aquila - ancora in macerie dopo sei anni - con una
nuova generazione di slot. Dietro l’invasione dell’azzardo c’è, comunque, l’atteggiamento
immorale e mafioso dello Stato tricolore che ha deciso di appaltare e regolare
la gestione dell’azzardo non attraverso enti pubblici o realtà senza scopo di
lucro, ma affidandola a multinazionali private. Si tratta di corporations dove spesso le organizzazioni
criminali riciclano il denaro sporco che, dovendo fisiologicamente massimizzare
i profitti, hanno iniziato a incentivare i “giochi”, a inventare sempre nuove
forme di azzardo, a mettere in circolazione slot machine ideate per adescare e
produrre dipendenza. E come dimenticare i 140 senatori nostrani che proprio recentemente hanno votato a favore dell'azzardo?
Ci si può accontentare di farisaiche compagne per il
“gioco responsabile”? Perché quando in un quartiere viene aperta una nuova sala
giuochi le famiglie non iniziano una protesta ad oltranza, magari uno sciopero
della fame collettivo? Infine, c’è tutto un no-profit (a chiacchiere), laico e
cattolico che accetta ingenti quattrini dalle aziende dell’azzardo mafioso.
Lottomatica, Sisal, Snai e altre imprese della confindustriale Sistema Gioco
Italia finanziano attività di diverse associazioni a cosiddetta finalità
sociale. I produttori di dipendenze mettono a libro paga le “buone” organizzazioni
del no-profit perché si occupino dei malati da loro generati. Una logica che
sembra emergere anche dall’accordo siglato il 16 ottobre 2014 da Sistema Gioco,
che l’ha annunciato con trionfante soddisfazione, e don Armando Zappolini
presidente del Cnca e referente della campagna “mettiamoci in gioco” (realtà a
cui partecipano numerose associazioni e movimenti di diversa ispirazione, sindacati
e l’associazione dei Comuni italiani). Anche Poste italiane offre ormai
sistematicamente gratta-e-vinci ai clienti.
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=azzardo
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