3.1.15

LA MAFIA DELL’AZZARDO DI STATO






di Gianni Lannes


In Italia lo Stato incentiva il gioco d’azzardo e si è messo in affari con le mafie da tempo. Chi rammenta che le concessionarie devono quasi 100 miliardi di euro e non hanno mai pagato l'esatto dovuto al fisco? Napolitano e Renzi, in questo caso Equitalia dove si è accucciata? Perché mai questi monumentali evasori tombali non sono stati mai stati sfiorati dalla giustizia civile e penale?

L’attuale situazione è il frutto velenoso di un progetto che mira a scavare ricchezza dentro la povertà, e di una politica telecomandata dall’estero che addirittura, paradossalmente, ritiene che sia possibile rispondere alla crisi economica del Belpaese lucrando sulla disperazione di persone e di famiglie. Le famigerate slot machine nei bar sono dilagate nell’ultimo decennio; prima non c’erano, come non ci sono nei Paesi davvero civili. Insieme a questi marchingegni truffaldini sono piombati i “gratta e vinci”, che hanno affiancato fino a sostituire di fatto le lotterie nazionali. Le scommesse sportive hanno preso il posto del totocalcio, il superenalotto (con tutte le sue varianti) del lotto. 

Addirittura, abbiamo dovuto assistere alla folle scelta di co-finanziare la ricostruzione dell’Aquila - ancora in macerie dopo sei anni - con una nuova generazione di slot. Dietro l’invasione dell’azzardo c’è, comunque, l’atteggiamento immorale e mafioso dello Stato tricolore che ha deciso di appaltare e regolare la gestione dell’azzardo non attraverso enti pubblici o realtà senza scopo di lucro, ma affidandola a multinazionali private. Si tratta di corporations dove spesso le organizzazioni criminali riciclano il denaro sporco che, dovendo fisiologicamente massimizzare i profitti, hanno iniziato a incentivare i “giochi”, a inventare sempre nuove forme di azzardo, a mettere in circolazione slot machine ideate per adescare e produrre dipendenza. E come dimenticare i 140 senatori nostrani che proprio recentemente hanno votato a favore dell'azzardo?



E così, per la prima volta nella storia, la repubblichetta delle banane è stata capace di compiere l’assurdità più grande: consegnare la gestione di un ambito di forte fragilità a imprese for -profit, che sono tanto più ingrassano quanto più aumenta la dipendenza dei clienti, essendo il malato patologico d’azzardo, il cliente perfetto, fonte di profitti sicuri e crescenti. 

Ci si può accontentare di farisaiche compagne per il “gioco responsabile”? Perché quando in un quartiere viene aperta una nuova sala giuochi le famiglie non iniziano una protesta ad oltranza, magari uno sciopero della fame collettivo? Infine, c’è tutto un no-profit (a chiacchiere), laico e cattolico che accetta ingenti quattrini dalle aziende dell’azzardo mafioso. Lottomatica, Sisal, Snai e altre imprese della confindustriale Sistema Gioco Italia finanziano attività di diverse associazioni a cosiddetta finalità sociale. I produttori di dipendenze mettono a libro paga le “buone” organizzazioni del no-profit perché si occupino dei malati da loro generati. Una logica che sembra emergere anche dall’accordo siglato il 16 ottobre 2014 da Sistema Gioco, che l’ha annunciato con trionfante soddisfazione, e don Armando Zappolini presidente del Cnca e referente della campagna “mettiamoci in gioco” (realtà a cui partecipano numerose associazioni e movimenti di diversa ispirazione, sindacati e l’associazione dei Comuni italiani). Anche Poste italiane offre ormai sistematicamente gratta-e-vinci ai clienti.

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=azzardo  

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