27.10.12

VENDOLA & L'EOLICO CHE DISTRUGGE LA PUGLIA

di Gianni Lannes

Basta sfruttare il sole e via col vento? Errore: a conti fatti l’unico linguaggio adottato nella realtà dal sistema di potere imperante, è annientare la bellezza paesaggistica. Sulla carta sono definite dai padroni del vapore, insomma chi fa il business a danno del territorio, “fonti rinnovabili, energie verdi, ma di ecologico hanno appena il nome truccato per incassare denaro pubblico a fiumi versati dall’ignara popolazione italiota che paga le bollette elettriche (contributo cip 6 introdotto  da Bersani). Gli incentivi sono elevatissimi, poi i certificati verdi offrono un guadagno assicurato ai furbi. Nell’ex California d’Europa, già ex isola felice, si ergono pale in attesa di improbabili folate di vento. Insomma interessi nebulosi e soldi pubblici facili.

Ormai gran parte della provincia di Foggia - prevalentemente i Monti Dauni ed il Tavoliere - sono disseminati di impianti eolici industriali, perfino in aree protette, sensibili o soggette a dissesto idrogeologico, compreso l’ignorato  ma incombente grave rischio sismico. Ma anche nelle altre province, Bari, Lecce e Taranto il presidente Nicola Vendola - in contrasto evidentemente con il governatore ecologista Nichi Vendola - ha dato il via libera a scempi irreversibili.

Gli impianti eolici - nel cento per cento dei casi - risultano assolutamente fuori scala rispetto al paesaggio e costituiscono un pesante impatto. Agli aerogeneratori anche in aree poco ventilate, si aggiungono quotidianamente i recinti fotovoltaici, previo espianto di vigneti ed uliveti.

Il paesaggio agrario che fortemente connota nelle sue specifiche colture le Puglie, costituendone uno dei tratti distintivi sotto il profilo anche culturale e di riconoscibilità geografica, rischia di essere gravemente alterato, quando non abbandonato e stravolto per assenza di coltivazioni. Il rischio concreto è di cancellare un’immagine del territorio consolidatasi nei secoli, attestando la capacità delle comunità locali di attuare un armonico sfruttamento delle risorse naturali e di esprimere anche attraverso le  tecniche e le modalità di coltivazione, la propria idea di bellezza.

Gli impianti fotovoltaici  sono comunque incompatibili con i centri storici e le aree a coltivo della regione. Potrebbero trovare compatibilità con le aree industriali e con le nuove edificazioni urbane in aree non vincolate, ma così non è; sembra quasi che prevalga una volontà istituzionale decisamente perversa. Inutile sottolineare come la sommatoria degli interventi stia producendo uno stravolgimento senza eguali nella storia. Una nuova “disarmonia”, fatta da interventi che a macchia di leopardo stanno segnando il territorio, si sta contrapponendo all’originaria armonia del paesaggio pugliese. Questi interventi in stile mafia istituzionale, arrecano un grave detrimento al paesaggio, un bene che non è rinnovabile.

Addio Levante - 4 mila ettari di suoli agricoli fagocitati da 1.270 megawatt di potenza. Sono dati parziali, gli unici finora disponibili che gettano ombre lunghe sulla frontiera del fotovoltaico in provincia di Lecce. In 73 Comuni su 97, i progetti presentati sono 937. Circa 400 sono stati già autorizzati. I paesi più interessati sono Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Galatina, Guagnano, Lequile, Novoli, Lecce, Nardò e Salice Salentino dove è stata beneficiata ampiamente dal presidente Nicola Vendola - ma senz’altro non dal governatore ecologista Nichi Vendola - la società Italgest di tale Paride De Masi. Singolare coincidenza: il medesimo personaggio ha fatto parte anche del consiglio di amministrazione della società Eta di proprietà Marcegaglia. A questa ditta trasformata nell’occasione da Srl a Spa, il presidente Nicola Vendola ha concesso illegalmente, abusando dei suoi super poteri - indubbiamente nell’occasione in contrasto con il governatore ecologista Nichi Vendola - la possibilità di realizzare al clan di truffatori conclamati dei Marcegaglia, un inceneritore di rifiuti nel bel mezzo della Daunia, sfruttando anche un ingente finanziamento pubblico estorto dal contratto d’area di Manfredonia.

Lo stesso De Masi voleva a tutti i costi imporre un inceneritore di rifiuti alla città di Lecce, progetto osteggiato dalla popolazione locale. De Masi è intimo del presidente Nicola Vendola: per fortuna questo dettaglio non è noto al governatore ecologista Nichi Vendola. Vediamo cosa ha scritto un giornale a caso, il cui padrone è mister De Benedetti, già titolare della Sorgenia, anch’essa beneficiata dal presidente Nicola Vendola con una centrale turbogas a Modugno ed impianti “rinnovabili” in società con Legambiente (detta altrimenti “pecunia non olet”)  propriamente nel Salento.

La Repubblica (edizione di Bari), 14 luglio 2009: «E’ Paride De Masi il presidente del neocostituito distretto regionale dell’energia rinnovabile, che ha già ottenuto il primo riconoscimento da parte della Regione Puglia e che accorpa aziende del settore di tutte le organizzazioni territoriali, rappresentanti del sistema universitario e delle organizzazioni sindacali. Presidente e amministratore delegato Italgest, De Masi, ricopre le cariche più importanti nel Comitato Energia di Confindustria. “Le fonti rinnovabili – ha dichiarato De Masi - rappresentano uno dei principali fattori di competitività della Puglia e le competenze all’interno del distretto potranno attivare processi innovativi utili allo sviluppo sostenibile del territorio pugliese, dando un forte impulso alla crescita occupazionale».

Solar Valley - Un inglesismo per celare la verità. I soliti affaristi senza scrupoli, incoraggiati dalla Regione Puglia, hanno in progetto di trasformare il Salento in una landa desertica a base di pannelli di silicio, di lager recintati dal filo spinato a guardati a vista dalle telecamere a circuito chiuso, con reti e maglie infinite di condotti, con cabine di trasformazione della corrente e cemento, ed asfalto al posto della vita. Luci notturne e telecamere di video-sorveglianza 24 ore su 24, e ragazzi armati a difendere i pannelli in campagne ormai militarizzate pronti a sparare sui loro coetanei e conterranei.

Allora? Meglio l’eolico del narcotraffico: si guadagna molto di più e si rischia molto meno, o meglio niente con i soldi dei fessi che non osano fiatare. Anzi, se si incrociano i politicanti giusti è come vincere al superenalotto. E in nome dell’economia verde (finta) l’energia costa il triplo. Provate per credere.

2 commenti:

  1. In nome della finta economia verde si fa scempio del paesaggio e della salute dei residenti:inceneritori, turbogas e biomasse "arricchiscono" l'aria di una dote eterna di nanoparticelle che ingeriamo o respiriamo. Queste, con un diametro di qualche miliardesimo metro, galleggiano per sempre nella biosfera, raggiungono migliaia di chilometri di distanza con le corrente d'aria ed entrano negli organi e tessuti di tutti gli organismi, provocando nell'uomo, ictus, infarto ed ogni genere di tumori. Chi intende approfondire guardi il blog di Stefano Montanari.

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  2. Ma scusatemi oltre a ridurre i consumi e, qui me la vedo scura, qual'è l'alternativa? Perché il nucleare è pericoloso, le biomasse come gli inceneritori non sappiamo cosa bruceranno, i turbogas in mezzo al mare non ne parliamo, il fotovoltaico campestre toglie terreno alle colture agricole (senza pensare quanto ne hanno tolto i capannoni industriali pressoché vuoti o le strade incompiute, gli impianti eolici sono fuori scala causa l'impatto ambientale (chissà dove eravamo quando rai, mediaset, tim, enel installavano i loro ripetitori sulle nostre teste)e a pensare che i mulini a vento spagnoli o olandesi oggi rappresentano un periodo storico oltreché culturale

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