di Gianni Lannes
Basta sfruttare
il sole e via col vento? Errore: a conti fatti l’unico linguaggio adottato
nella realtà dal sistema di potere imperante, è annientare la bellezza paesaggistica. Sulla carta sono definite dai
padroni del vapore, insomma chi fa il business a danno del territorio, “fonti
rinnovabili, energie verdi, ma di ecologico hanno appena il nome truccato per
incassare denaro pubblico a fiumi versati dall’ignara popolazione italiota che
paga le bollette elettriche (contributo cip 6 introdotto da Bersani). Gli incentivi sono elevatissimi,
poi i certificati verdi offrono un guadagno assicurato ai furbi. Nell’ex
California d’Europa, già ex isola felice, si ergono pale in attesa di
improbabili folate di vento. Insomma interessi nebulosi e soldi pubblici
facili.
Ormai gran
parte della provincia di Foggia - prevalentemente i Monti Dauni ed il Tavoliere
- sono disseminati di impianti eolici industriali, perfino in aree protette,
sensibili o soggette a dissesto idrogeologico, compreso l’ignorato ma incombente grave rischio sismico. Ma anche
nelle altre province, Bari, Lecce e Taranto il presidente Nicola Vendola - in
contrasto evidentemente con il governatore ecologista Nichi Vendola - ha dato
il via libera a scempi irreversibili.
Gli impianti
eolici - nel cento per cento dei casi - risultano assolutamente fuori scala
rispetto al paesaggio e costituiscono un pesante impatto. Agli aerogeneratori
anche in aree poco ventilate, si aggiungono quotidianamente i recinti fotovoltaici,
previo espianto di vigneti ed uliveti.
Il paesaggio
agrario che fortemente connota nelle sue specifiche colture le Puglie,
costituendone uno dei tratti distintivi sotto il profilo anche culturale e di
riconoscibilità geografica, rischia di essere gravemente alterato, quando non
abbandonato e stravolto per assenza di coltivazioni. Il rischio concreto è di
cancellare un’immagine del territorio consolidatasi nei secoli, attestando la
capacità delle comunità locali di attuare un armonico sfruttamento delle
risorse naturali e di esprimere anche attraverso le tecniche e le modalità di coltivazione, la
propria idea di bellezza.
Gli impianti
fotovoltaici sono comunque incompatibili
con i centri storici e le aree a coltivo della regione. Potrebbero trovare
compatibilità con le aree industriali e con le nuove edificazioni urbane in
aree non vincolate, ma così non è; sembra quasi che prevalga una volontà
istituzionale decisamente perversa. Inutile sottolineare come la sommatoria
degli interventi stia producendo uno stravolgimento senza eguali nella storia.
Una nuova “disarmonia”, fatta da interventi che a macchia di leopardo stanno
segnando il territorio, si sta contrapponendo all’originaria armonia del
paesaggio pugliese. Questi interventi in stile mafia istituzionale, arrecano
un grave detrimento al paesaggio, un bene che non è rinnovabile.
Addio Levante - 4 mila ettari di suoli agricoli
fagocitati da 1.270 megawatt di potenza. Sono dati parziali, gli unici finora
disponibili che gettano ombre lunghe sulla frontiera del fotovoltaico in
provincia di Lecce. In 73 Comuni su 97, i progetti presentati sono 937. Circa
400 sono stati già autorizzati. I paesi più interessati sono Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Galatina,
Guagnano, Lequile, Novoli, Lecce, Nardò e Salice Salentino dove è stata
beneficiata ampiamente dal presidente Nicola Vendola - ma senz’altro non dal
governatore ecologista Nichi Vendola - la società Italgest di tale Paride De Masi.
Singolare coincidenza: il medesimo personaggio ha fatto parte anche del consiglio
di amministrazione della società Eta
di proprietà Marcegaglia. A questa ditta trasformata nell’occasione da Srl a
Spa, il presidente Nicola Vendola ha concesso illegalmente, abusando dei suoi
super poteri - indubbiamente nell’occasione in contrasto con il governatore
ecologista Nichi Vendola - la possibilità di realizzare al clan di truffatori
conclamati dei Marcegaglia, un inceneritore di rifiuti nel bel mezzo della Daunia, sfruttando anche un ingente
finanziamento pubblico estorto dal contratto d’area di Manfredonia.
Lo stesso De
Masi voleva a tutti i costi imporre un inceneritore
di rifiuti alla città di Lecce, progetto osteggiato dalla popolazione
locale. De Masi è intimo del presidente
Nicola Vendola: per fortuna questo dettaglio non è noto al governatore
ecologista Nichi Vendola. Vediamo cosa ha scritto un giornale a caso, il cui padrone
è mister De Benedetti, già titolare della
Sorgenia, anch’essa beneficiata dal
presidente Nicola Vendola con una centrale turbogas a Modugno ed impianti “rinnovabili”
in società con Legambiente (detta altrimenti “pecunia non olet”) propriamente nel Salento.
La Repubblica (edizione di Bari), 14 luglio 2009:
«E’ Paride De Masi il presidente del
neocostituito distretto regionale dell’energia rinnovabile, che ha già ottenuto
il primo riconoscimento da parte della Regione Puglia e che accorpa aziende del
settore di tutte le organizzazioni territoriali, rappresentanti del sistema
universitario e delle organizzazioni sindacali. Presidente e amministratore
delegato Italgest, De Masi, ricopre
le cariche più importanti nel Comitato Energia di Confindustria. “Le fonti
rinnovabili – ha dichiarato De Masi - rappresentano uno dei principali fattori
di competitività della Puglia e le competenze all’interno del distretto
potranno attivare processi innovativi utili allo sviluppo sostenibile del
territorio pugliese, dando un forte impulso alla crescita occupazionale».
Solar Valley
- Un inglesismo per celare la verità. I soliti affaristi senza scrupoli,
incoraggiati dalla Regione Puglia, hanno in progetto di trasformare il Salento
in una landa desertica a base di pannelli di silicio, di lager recintati dal
filo spinato a guardati a vista dalle telecamere a circuito chiuso, con reti e
maglie infinite di condotti, con cabine di trasformazione della corrente e
cemento, ed asfalto al posto della vita. Luci notturne e telecamere di
video-sorveglianza 24 ore su 24, e ragazzi armati a difendere i pannelli in
campagne ormai militarizzate pronti a sparare sui loro coetanei e conterranei.
Allora? Meglio
l’eolico del narcotraffico: si guadagna molto di più e si rischia molto meno, o
meglio niente con i soldi dei fessi che non osano fiatare. Anzi, se si
incrociano i politicanti giusti è come vincere al superenalotto. E in nome dell’economia
verde (finta) l’energia costa il triplo. Provate per credere.
In nome della finta economia verde si fa scempio del paesaggio e della salute dei residenti:inceneritori, turbogas e biomasse "arricchiscono" l'aria di una dote eterna di nanoparticelle che ingeriamo o respiriamo. Queste, con un diametro di qualche miliardesimo metro, galleggiano per sempre nella biosfera, raggiungono migliaia di chilometri di distanza con le corrente d'aria ed entrano negli organi e tessuti di tutti gli organismi, provocando nell'uomo, ictus, infarto ed ogni genere di tumori. Chi intende approfondire guardi il blog di Stefano Montanari.
RispondiEliminaMa scusatemi oltre a ridurre i consumi e, qui me la vedo scura, qual'è l'alternativa? Perché il nucleare è pericoloso, le biomasse come gli inceneritori non sappiamo cosa bruceranno, i turbogas in mezzo al mare non ne parliamo, il fotovoltaico campestre toglie terreno alle colture agricole (senza pensare quanto ne hanno tolto i capannoni industriali pressoché vuoti o le strade incompiute, gli impianti eolici sono fuori scala causa l'impatto ambientale (chissà dove eravamo quando rai, mediaset, tim, enel installavano i loro ripetitori sulle nostre teste)e a pensare che i mulini a vento spagnoli o olandesi oggi rappresentano un periodo storico oltreché culturale
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