di Gianni Lannes
Tempi di crisi, ma ancora e sempre
sperpero infinito di denaro della collettività. Strutture sportive ed
alberghiere realizzate ed abbandonate, anzi mai utilizzate. Se ancora non
bastassero tutte le opere pubbliche incompiute
in Italia, allora fate un salto in Puglia.
Basta inerpicarsi a Faeto nell’alta
valle del fiume Celone - sulla pericolante e franosa arteria provinciale numero
125 - in cima alla montagna che sovrasta il paese franco-provenzale salta fuori
addirittura una piscina coperta semi-olimpionica,
una scuderia, un galoppatoio, una pista del ghiaccio coperta, un grande
albergo, una palestra super attrezzata, campi da tennis, minigolf, sauna,
foresteria, ristorante, sala conferenze con tanto di impianto per traduzione
simultanea. Una cattedrale nel deserto, il Castiglione.
A tutto spiano
- Peggio di uno scempio: una ferita non rimarginabile per l’Appennino del Sud,
in un’area notoriamente fragile in senso sismico ed idrogeologico, dove lo
Stato e la Regione avrebbero dovuto garantire il rispetto della legalità,
invece hanno dato il “buon esempio” ai mafiosi del territorio. Il luogo in cima
alla montagna dopo essere stato brutalizzato da centinaia di impianti
industriali eolici, conficcati furiosamente nel suolo senza alcun criterio e
rispetto dell’integrità ambientale pur di accumulare quattrini in tutta fretta,
è stato trasformato nel solito ricettacolo di rifiuti. Storia e geografia sono
state annichilite per sempre, anche dalla presenza del villaggio fantasma di
San Leonardo: nient’altro che una tremenda spianata di cemento ed asfalto che
ha fatto tabula rasa di un bosco per consentire ai vip locali il residence
all’aria fresca.
Eldorado meridionale - Ai tempi di Bottino Craxi, ovvero negli anni ’80, in un batter
d’occhio piovve su questo piccolo borgo dauno, una considerevole pioggia di
miliardi statali al fine di edificare un mega impianto polivalente per lo sport
ed il tempo libero. Da un momento all’altro sembrava che a Faeto dovesse
verificarsi un altro boom economico, ancora più rilevante di quello che
interessò l’intera economia tricolore negli anni Sessanta. Non fu un boom, si
trattò invece, di un flop pagato con i soldi di chi lavora onestamente.
Trascorsero gli anni, anzi i lustri e i decenni tra incuria, vandalismo e
disinteresse istituzionale delle autorità nazionali e periferiche, nonché
prefettizie. Non è tutto, anche lo stesso comune faetano ha sborsato altro
denaro pubblico per commissionare improbabili studi di fattibilità e rendere più
appetibile la torta.
Oggi il Castiglione è ancora lì,
spoglio, coi vetri infranti, i costosi impianti divelti e trafugati, a gridare
inascoltato vendetta per una storia iniziata male e finita peggio. Una vicenda
quella del Castiglione che affonda i suoi passi salienti nel fango della
tangentopoli foggiana e ben compendiata nella richiesta di arresto di un
parlamentare foggiano, il democristiano Franco
Cafarelli (collettore di tangenti), avanzata il 21 luglio 1993 al
Parlamento dagli allora sostituti procuratori D’Amelio e Lucianetti. Le
indagini condussero ad accertare il pagamento di diversi milioni in forma tangentizia.
A vuotare il sacco furono proprio il costruttore Pasquale Ciuffreda, tartassato
da richieste milionarie e l’allora esponente politico diccì, Luigi Pellegrini
nel corso di un indimenticabile interrogatorio avvenuto il 17 giugno dell’anno
1993. Come andata a finire? Che domande. A tarallucci e vino, siamo in Italia,
o meglio nel terzo mondo europeo. Un magistrato, Lucianetti fu inquisito e subì un tortuoso processo da cui uscì pulito
ma che rallentò la sua onesta carriera; l’altro collega invece, D’Amelio, morì
a causa dello stress e della tensione subita.
A queste latitudini mentre i piccoli
borghi muoiono uno alla volta, il malaffare istituzionale nostrano ha battuto
ogni record del mondo: prigioni dorate trasformate in discariche mentre i detenuti sopravvivono in celle sovraffollate, super strade
senza sbocco, asili dimenticati, colonie estive naufragate, terme insabbiate e molto
altro ancora. I responsabili sono ben noti a chi regge le fila della
magistratura locale, ma non sono mai stati processati. Troppo altolocati e
potenti. E il prezzo alla fine viene pagato dalle solite vittime: la natura e
la società.
Che tristezza. Se non li usano, potrebbero regalarle a qualche associazione. Invece preferiscono che il tempo o i vandali distrugga pian piano tutto.
RispondiEliminaChe desolazione. E quanti soldi. Se almeno consentissero di utilizzarle tutte queste opere. Invece niente, prefersicono lasciare che vengano distrutte dal tempo o dai vandali. Che tristezza.
RispondiEliminaAd esempio: una piscina semi olimpionica pubblica, assai rara nel profondo Sud, se non a pagamento. Costruita, arredata di tutto punto, inutilizzata ed infine abbandonata al degrado. Quanti giovani avrebbero potuto utilizzarla? Insomma, il segno di una metastasi politica che ha disintegrato il Belpaese, sperperando impunemente denaro pubblico. Lo sport non è più partecipazione ma tifo ammaestrato... Ma che razza di "valori" pretendiamo di mostrare a chi si affaccia alla vita?
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