21.9.12

BASI USA PAGANO GLI ITALIANI

Vicenza, base Usa.
di Gianni Lannes

Lo Stivale assomiglia sempre più ad una portaerei nucleare a stelle e strisce. Gli alleati sono ospiti, anzi padroni, ma li manteniamo noi, nel senso che il conto in soldoni è a carico dell’ignaro contribuente, compreso l’inquinamento ed i pericoli atomici. Nel «2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense» il rapporto ufficiale reso noto dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, alla pagina «B-10» c'è la scheda che riguarda l'Italia in cui si legge che il contributo annuale alla «difesa comune» versato dall'Italia agli Usa per le «spese di stazionamento» delle forze armate americane è pari a 366 milioni di dollari. Tre milioni, spiega il documento ufficiale, sono versati cash, mentre gli altri 363 milioni arrivano da una serie di facilitazioni che l'Italia concede all'alleato: si tratta (pagina II-5) di «affitti gratuiti, riduzioni fiscali varie e costi dei servizi ridotti»; nel caso delle basi americane, il 41 per cento dei costi totali di stazionamento sono a carico del Governo tricolore, o meglio del popolo italiano: il dato è riportato alla pagina B-10. Alla tabella di pagina E-4 sono invece messi a confronto gli alleati: più dell'Italia pagano solo Giappone e Germania; inoltre in base agli accordi bilaterali firmati da Italia e Usa nel 1995, se una base americana chiude, il nostro Governo deve indennizzare gli alleati per le «migliorie» apportate al territorio, con un ulteriore vincolo: se l'Italia intende usare in qualche modo il sito entro i primi tre anni dalla partenza degli americani, Washington riceverà un ulteriore rimborso.

Gaeta, nave Usa.

Questi dati risalgono, appunto, ad 8 anni fa, di più non è dato sapere. E certo il premier golpista Monti non si sbottona, tutto proteso a favorire il governo di Washington ed i potentati economici internazionali (Trilateral Commission, club Bilderberg, eccetera). Comunque, una sorpresa si ottiene mettendo a confronto le cifre del 1999 e del 2004: si scopre che il Governo Berlusconi ha incrementato i pagamenti agli Usa, passando dal 37 per cento al 41 per cento dei costi totali sostenuti dalle forze armate ospiti. Ma non basta. In base agli accordi bilaterali firmati da Italia e Usa nel 1995, se una base americana chiude, il nostro governo deve indennizzare gli alleati per le «migliorie» apportate al territorio. Così è stato all’isola di Santo Stefano (arcipelago della Maddalena) occupata abusivamente dalla sesta flotta atomica con i sommergibili classe “Los Angeles” dal 1972 fino a qualche anno fa - senza ratifica parlamentare ma su decisione all’epoca dello statista mafioso Giulio Andreotti.

Accordi segreti - L’allora Ministro della difesa Arturo Parisi ebbe a dichiarare, dinanzi alla Camera dei deputati, il 19 settembre 2006, che esistono ufficialmente otto basi Usa in Italia disciplinate da accordi bilaterali Italia-Usa: aeroporto di Capodichino (attività di supporto navale) aeroporto di Aviano, Pordenone (31o stormo e 61° gruppo di supporto regionale; Camp Derby (Livorno); la base di Gaeta, Latina; la base dell'Isola della Maddalena; la stazione navale di Sigonella; l'osservatorio di attività solare in San Vito dei normanni; una presenza in Vicenza e Longare.
Il trattato fondamentale che disciplina lo status delle basi americane in Italia è l'accordo bilaterale sulle infrastrutture (Bia), stipulato tra Italia e Stati Uniti il 20 ottobre 1954. Tale trattato, noto agli esperti come «accordo ombrello», non è mai stato reso di dominio pubblico. Esso fu firmato dall'allora Ministro italiano degli esteri (Giuseppe Pella) e dall'ambasciatrice Usa in Italia (Clara Booth Luce); si tratta quindi di un accordo in forma semplificata che stabilisce, tra l'altro, il tetto massimo delle forze Usa che possono stazionare in Italia; quanto alle armi convenzionali, proibite da trattati ratificati dall'Italia ma non dagli Stati Uniti, dovrebbe essere chiarito, come politica generale, che queste non possono essere detenute in basi americane in Italia.

Nato fuorilegge - Studi di ricerca specializzati hanno rilevato che pur considerando le basi americane come un atto bilaterale del Trattato Nato (articolo 3), bisognerebbe affermare che la base dovrebbe essere usata per scopi strettamente difensivi, cioè qualora l'Italia o altro membro dell'Alleanza sia oggetto di un attacco armato. Ma il reale uso delle basi smentisce questo assunto. Il concetto di sicurezza si è ampliato e l’Alleanza atlantica ha ormai intrapreso una serie di missioni, che vanno ben oltre la nozione di legittima difesa contro un attacco armato. Un uso delle basi per fini diversi da quelli stabiliti dal trattato, sia come missioni ex articolo 5 sia come missioni non-articolo 5 non dovrebbe essere consentito. Anche tale assunto, però, viene smentito dalla prassi. Durante il conflitto iracheno, ad esempio, la base di Vicenza fu usata per la guerra.

Rapimenti Cia - Da un rapporto del Consiglio d'Europa si apprende che la base di Aviano e quella di Ramstein (Germania) sono state usate per operazioni di extraordinary rendition. L'individuo catturato a Milano (Abu Omar), col favore dei servizi segreti nostrani, sarebbe stato poi consegnato ad un paese dell'altra sponda del Mediterraneo e sottoposto a tortura. L'arresto di individui con procedure extragiudiziali è procedura in violazione del diritto internazionale e costituisce un trattamento inumano e degradante - aggravato, a quanto sembra, dalla successiva sottoposizione a tortura dell'individuo. Ovviamente l'extraordinary rendition non rientra tra gli usi consentiti della base. Si tratta di un uso in violazione del diritto internazionale, la cui illiceità non è superabile neppure qualora lo stato territoriale abbia acconsentito all'operazione. Oltretutto qualche giorno fa si è pronunciata la Cassazione:  sequestro Abu Omar. Il processo è da rifare, la Cassazione cancella l’immunità per il Sismi (oggi Aise). La quinta sezione penale della Cassazione ha disposto un nuovo processo per gli ex vertici del Sismi, ritenendo che ci siano ombre sul segreto di Stato così come è stato interpretato nel precedente dibattimento davanti alla Corte di Milano il 15 dicembre 2010. Confermate le 23 condanne di altrettanti agenti della Cia. Dopo otto ore di Camera di Consiglio, sul sequestro Abu Omar la Cassazione ha disposto un nuovo processo d'appello per gli ex vertici del Sismi, Nicolò Pollari (sodale del mafioso don Luigi Maria Verzé), Marco Mancini e per gli altri 3 'capicentro' Giuseppe Ciorra, Luciano Di Gregori e Raffaele Di Troia. Nel dettaglio, la quinta sezione penale, presieduta da Gaetanino Zecca, ha disposto un nuovo processo d'appello per gli ex vertici del Sismi ritenendo che ci siano ombre sul segreto di Stato così come è stato interpretato nel processo d'appello davanti alla Corte di Milano il 15 dicembre 2010. Con questa decisione legata al misterioso sequestro dell'ex imam di Milano, avvenuto il 17 febbraio del 2003, la Suprema Corte si è allineata alle richieste della pubblica accusa rappresentata da Oscar Cedrangolo che, nel luglio scorso, aveva chiesto di dire no al segreto di Stato che il 15 dicembre 2010 aveva indotto la Corte d'Appello di Milano a dichiarare il "non doversi procedere" nei confronti di Nicolò Pollari, Marco Mancini, ex vertici del Sismi . “Sulla vicenda Abu Omar ho opposto il segreto di Stato, poi sempre confermato dai vari governi, perché tali esecutivi mi ordinarono di opporlo'', dichiara all'Adnkronos Pollari. ''Ribadisco che sia il Sismi sia il sottoscritto sono totalmente estranei a questa vicenda - rimarca - e che questa estraneità è provata nei documenti coperti da segreto di Stato ma che sussistono ragioni delle quali non posso disporre, perché ne dispone il presidente del Consiglio, per le quali mi è stato ordinato e ribadito sempre di opporre il segreto di Stato, non avendo io alcun interesse personale ad opporre tale segreto ma rispettando sempre le direttive del governo in conformità agli obblighi che mi derivano dalla legge''.

Ordigni nucleari - Gli Stati Uniti d’America mantengono in Italia almeno 90 bombe atomiche tattiche B-61 in tre versioni, la cui potenza va da 45 a 170 kiloton (13 volte maggiore di quella della bomba di Hiroshima). Il popolo italiano con ben due referendum (1987 e 2011) ha detto no all’atomica, eppure. I Governi tricolore per conciliare gli obblighi derivanti dal Trattato di non proliferazione con la presenza di armi atomiche ricorre al sistema della «doppia chiave». Le armi nucleari restano in possesso degli Stati Uniti e sotto il suo stretto controllo. Solo gli Usa potranno decidere se ricorrere all'arma nucleare. Tuttavia l'uso è consentito solo dopo autorizzazione dello stato territoriale, cioè dell'Italia. In questo modo solo formalmente l'Italia non esercita alcun controllo sulle testate nucleari Usa e quindi la loro presenza non è incompatibile con il Tnp. Tuttavia, non sono pubblici i dettagli del sistema connesso alla doppia chiave; le bombe sono tenute in speciali hangar insieme ai caccia pronti per l'attacco nucleare: tra questi, i tornado italiani che sono armati con 40 bombe nucleari (Ghedi Torre). A tal fine, piloti italiani vengono addestrati all'uso delle bombe nucleari nei poligoni di Capo Fra-sca (Oristano) e Maniago II (Pordenone); ciò viene confermato ufficialmente, per la prima volta, nel Nuclear Posture Review 2010, dove si afferma che «i membri non nucleari della Nato posseggono aerei specificamente configurati, capaci di trasportare armi nucleari».

Tnp - Il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. Il 28 maggio 2010, dopo quasi un mese di lavori, si è conclusa a New York la conferenza quinquennale di revisione del trattato di non proliferazione nucleare: i 189 Paesi membri hanno approvato un documento finale di 28 pagine nel quale si dettagliano i passi successivi nella strada verso il disarmo globale. In sostanza le cinque potenze nucleari riconosciute (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) - con l’esclusione di Israele che non ha aderito al Tnp - si impegnano ad accelerare la riduzione degli arsenali, a diminuire l'importanza strategica delle armi nucleari e a presentare un rapporto sui progressi di tali iniziative nel 2014. Inoltre, viene indetta per il 2012 una Conferenza internazionale «per la denuclearizzazione del Medio Oriente» e l'eliminazione dalla regione di altre armi di distruzione di massa; la risoluzione numero 1887, adottata nel mese di settembre 2009 dal Consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), prefigura almeno sulla carta un mondo senza armi atomiche, esortando i Paesi a rafforzare il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). Il documento «chiede a tutti gli Stati che non fanno parte del Tnp di entrare nel Trattato come Stati non nucleari, in modo da raggiungere l'universalità in una data prossima». Il primo pilastro del Tnp è il disarmo nucleare: ma si tratta di un Trattato discriminatorio, in quanto alcuni Paesi, i cinque che avevano effettuato un test nucleare prima del gennaio 1967 e che sono anche i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, sono autorizzati a possedere le armi nucleari, mentre ciò è interdetto agli altri Paesi aderenti al Trattato, che sono perciò definiti «Paesi non nucleari» nel Trattato stesso. Nello spirito del Tnp questa discriminazione è provvisoria. I Paesi nucleari sono infatti tenuti a procedere speditamente e in buona fede alle trattative per l'eliminazione delle loro armi nucleari. Il secondo pilastro è la non proliferazione: a nessun Paese membro del Trattato è consentito trasferire o ricevere armi o esplosivi nucleari o parti di essi. Nessun Paese nucleare può fornire assistenza per la costruzione di esplosivi nucleari a Paesi non nucleari, né affidare il controllo diretto o indiretto di armi nucleari a Paesi non nucleari. Inoltre, tutti i Paesi non nucleari devono concordare con l'Agenzia internazionale dell'energia atomica (AIEA) di Vienna le procedure di controllo delle proprie attività nucleari pacifiche. Infine il terzo pilastro del Tnp riguarda il diritto inalienabile dei Paesi membri del Trattato a sviluppare energia nucleare per scopi pacifici e a ricevere l'assistenza relativa. In questo scenario il Governo di coalizione tedesca ha elaborato la proposta di rimuovere le armi atomiche attualmente esistenti in Germania. Ad assumere la leadership per l'eliminazione delle armi nucleari in Europa sono poi stati i Paesi del Benelux, primo fra tutti il Belgio, sostenuti dalla Norvegia, che tuttavia non ospita armi nucleari sul suo territorio. Anche l'Olanda ha avviato un dibattito in merito. La Corte internazionale di giustizia, nel parere del 1996 sulle armi nucleari, ha affermato che il loro uso è contrario al diritto internazionale umanitario.

Acrobazie - L'Italia ha ratificato tutti i più importanti strumenti di diritto umanitario, ma, avendo sul proprio suolo armi nucleari, è stata costretta a effettuare una dichiarazione secondo cui il protocollo addizionale alle Convenzioni di Ginevra non si applica alle armi nucleari. Il parere della Corte internazionale di giustizia, inoltre, ha confermato che il possesso delle armi nucleari e la stessa deterrenza nucleare non sono contrari al diritto internazionale. Il parere in questione, però, ha stabilito che l'uso dell'arma nucleare è sottoposto alle regole del diritto internazionale umanitario. L'Italia dovrebbe pertanto ritirare la riserva interpretativa al I Protocollo addizionale alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, che stabilisce che il I Protocollo non si applica alle armi nucleari. Inoltre c'è l'obbligo di uno Stato non nucleare, membro del Tnp, di non possedere o ricevere armi nucleari. Per aggirare l'ostacolo è stato escogitato il sistema per cui l'ordigno nucleare può essere impiegato dallo Stato nucleare, purché non vi sia l'opposizione dello Stato non nucleare sul cui territorio le armi sono stanziate rischiando di andare contro lo scopo e l'oggetto del Tnp.

Stivale atomico - Durante il vertice di Lisbona tenutosi nel mese di novembre 2010 risulta che si sia presa in considerazione la possibilità da parte dell'Italia e della Turchia di accettare una riallocazione dell'arsenale europeo concentrandolo sul proprio territorio e precisamente nelle basi sotto controllo degli Usa di Aviano in Italia e Incirlik in Turchia; risultano, inoltre, oltre ad Augusta, Napoli e Taranto altri otto porti italiani in cui vengono periodicamente ospitati sottomarini o unità navali a propulsione nucleare (Brindisi, Cagliari, Castellammare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno e Trieste); è altresì di dominio pubblico la presenza di oltre 100 basi ed installazioni logistiche e militari USA e NATO che, dal 1945, occupano zone importanti del nostro territorio nazionale con statuto extra-territoriale.

Tenuto conto che da recenti cablo sull'Italia venuti in possesso di WikiLeaks emerge che Washington, in cambio del sostegno al Governo Berlusconi, chiede la massima collaborazione in campo militare e considera l'Italia «una piattaforma strategica unica per le truppe Usa, permettendoci di raggiungere facilmente le aree turbolente del Medio Oriente, dell'Europa orientale e dell'Africa. E con Africom sarà partner ancora più significativo della nostra proiezione di forza». (Africom sta per Africa Command: il comando responsabile delle operazioni militari americane in Africa che a fine 2009 si è insediato a Vicenza);
Perché Monti non rende noto il sistema della «doppia chiave» e ritira la riserva interpretativa al primo Protocollo addizionale alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, che stabilisce che il primo Protocollo non si applica alle armi nucleari? Qual è stata la posizione italiana durante l'ultimo vertice di Lisbona relativa alla possibilità di accogliere un altro centinaio di ordigni nucleari nel Belpaese? Per quale ragione il “popolo sovrano” è tenuto all’oscuro?

2010 NUCLEAR POSTURE REVIEW REPORT

2004 STATISTICAL COMPENDIUM on ALLIED CONTRIBUTIONS 
TO THE COMMON DEFENSE

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