Vicenza, base Usa. |
di Gianni Lannes
Lo Stivale assomiglia sempre più ad
una portaerei nucleare a stelle e strisce. Gli alleati sono ospiti,
anzi padroni, ma li manteniamo noi, nel senso che il conto in soldoni
è a carico dell’ignaro contribuente, compreso l’inquinamento ed
i pericoli atomici. Nel «2004 Statistical Compendium on Allied
Contributions to the Common Defense» il rapporto ufficiale reso
noto dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, alla pagina
«B-10» c'è la scheda che riguarda l'Italia in cui si legge che il
contributo annuale alla «difesa comune» versato dall'Italia agli
Usa per le «spese di stazionamento» delle forze armate americane è
pari a 366 milioni di dollari. Tre milioni, spiega il
documento ufficiale, sono versati cash, mentre gli altri 363 milioni
arrivano da una serie di facilitazioni che l'Italia concede
all'alleato: si tratta (pagina II-5) di «affitti gratuiti, riduzioni
fiscali varie e costi dei servizi ridotti»; nel caso delle basi
americane, il 41 per cento dei costi totali di stazionamento sono a
carico del Governo tricolore, o meglio del popolo italiano: il dato è
riportato alla pagina B-10. Alla tabella di pagina E-4 sono invece
messi a confronto gli alleati: più dell'Italia pagano solo Giappone
e Germania; inoltre in base agli accordi bilaterali firmati da Italia
e Usa nel 1995, se una base americana chiude, il nostro Governo deve
indennizzare gli alleati per le «migliorie» apportate al
territorio, con un ulteriore vincolo: se l'Italia intende usare in
qualche modo il sito entro i primi tre anni dalla partenza degli
americani, Washington riceverà un ulteriore rimborso.
Gaeta, nave Usa. |
Questi dati risalgono, appunto, ad 8
anni fa, di più non è dato sapere. E certo il premier golpista
Monti non si sbottona, tutto proteso a favorire il governo di
Washington ed i potentati economici internazionali (Trilateral
Commission, club Bilderberg, eccetera). Comunque, una sorpresa si
ottiene mettendo a confronto le cifre del 1999 e del 2004: si scopre
che il Governo Berlusconi ha incrementato i pagamenti agli
Usa, passando dal 37 per cento al 41 per cento dei costi totali
sostenuti dalle forze armate ospiti. Ma non basta. In base agli
accordi bilaterali firmati da Italia e Usa nel 1995, se una base
americana chiude, il nostro governo deve indennizzare gli alleati per
le «migliorie» apportate al territorio. Così è stato all’isola
di Santo Stefano (arcipelago della Maddalena) occupata abusivamente
dalla sesta flotta atomica con i sommergibili classe “Los Angeles”
dal 1972 fino a qualche anno fa - senza ratifica parlamentare ma su
decisione all’epoca dello statista mafioso Giulio Andreotti.
Accordi segreti - L’allora
Ministro della difesa Arturo Parisi ebbe a dichiarare, dinanzi alla
Camera dei deputati, il 19 settembre 2006, che esistono ufficialmente
otto basi Usa in Italia disciplinate da accordi bilaterali
Italia-Usa: aeroporto di Capodichino (attività di supporto
navale) aeroporto di Aviano, Pordenone (31o stormo e 61° gruppo di
supporto regionale; Camp Derby (Livorno); la base di Gaeta,
Latina; la base dell'Isola della Maddalena; la stazione navale di
Sigonella; l'osservatorio di attività solare in San Vito
dei normanni; una presenza in Vicenza e Longare.
Il trattato fondamentale che disciplina
lo status delle basi americane in Italia è l'accordo bilaterale
sulle infrastrutture (Bia), stipulato tra Italia e Stati Uniti
il 20 ottobre 1954. Tale trattato, noto agli esperti come «accordo
ombrello», non è mai stato reso di dominio pubblico. Esso fu
firmato dall'allora Ministro italiano degli esteri (Giuseppe
Pella) e dall'ambasciatrice Usa in Italia (Clara Booth Luce);
si tratta quindi di un accordo in forma semplificata che stabilisce,
tra l'altro, il tetto massimo delle forze Usa che possono stazionare
in Italia; quanto alle armi convenzionali, proibite da trattati
ratificati dall'Italia ma non dagli Stati Uniti, dovrebbe essere
chiarito, come politica generale, che queste non possono essere
detenute in basi americane in Italia.
Nato fuorilegge - Studi di
ricerca specializzati hanno rilevato che pur considerando le basi
americane come un atto bilaterale del Trattato Nato (articolo 3),
bisognerebbe affermare che la base dovrebbe essere usata per scopi
strettamente difensivi, cioè qualora l'Italia o altro membro
dell'Alleanza sia oggetto di un attacco armato. Ma il reale uso delle
basi smentisce questo assunto. Il concetto di sicurezza si è
ampliato e l’Alleanza atlantica ha ormai intrapreso una
serie di missioni, che vanno ben oltre la nozione di legittima difesa
contro un attacco armato. Un uso delle basi per fini diversi da
quelli stabiliti dal trattato, sia come missioni ex articolo 5 sia
come missioni non-articolo 5 non dovrebbe essere consentito. Anche
tale assunto, però, viene smentito dalla prassi. Durante il
conflitto iracheno, ad esempio, la base di Vicenza fu usata
per la guerra.
Rapimenti Cia - Da un rapporto
del Consiglio d'Europa si apprende che la base di Aviano e quella di
Ramstein (Germania) sono state usate per operazioni di extraordinary
rendition. L'individuo catturato a Milano (Abu Omar), col favore
dei servizi segreti nostrani, sarebbe stato poi consegnato ad un
paese dell'altra sponda del Mediterraneo e sottoposto a tortura.
L'arresto di individui con procedure extragiudiziali è procedura in
violazione del diritto internazionale e costituisce un trattamento
inumano e degradante - aggravato, a quanto sembra, dalla successiva
sottoposizione a tortura dell'individuo. Ovviamente l'extraordinary
rendition non rientra tra gli usi consentiti della base. Si tratta di
un uso in violazione del diritto internazionale, la cui illiceità
non è superabile neppure qualora lo stato territoriale abbia
acconsentito all'operazione. Oltretutto qualche giorno fa si è
pronunciata la Cassazione: sequestro Abu Omar. Il processo è da
rifare, la Cassazione cancella l’immunità per il Sismi (oggi
Aise). La quinta sezione penale della Cassazione ha disposto un nuovo
processo per gli ex vertici del Sismi, ritenendo che ci siano ombre
sul segreto di Stato così come è stato interpretato nel precedente
dibattimento davanti alla Corte di Milano il 15 dicembre 2010.
Confermate le 23 condanne di altrettanti agenti della Cia. Dopo otto
ore di Camera di Consiglio, sul sequestro Abu Omar la Cassazione ha
disposto un nuovo processo d'appello per gli ex vertici del Sismi,
Nicolò Pollari (sodale del mafioso don Luigi Maria Verzé),
Marco Mancini e per gli altri 3 'capicentro' Giuseppe Ciorra,
Luciano Di Gregori e Raffaele Di Troia. Nel dettaglio, la
quinta sezione penale, presieduta da Gaetanino Zecca, ha disposto un
nuovo processo d'appello per gli ex vertici del Sismi ritenendo che
ci siano ombre sul segreto di Stato così come è stato
interpretato nel processo d'appello davanti alla Corte di Milano il
15 dicembre 2010. Con questa decisione legata al misterioso sequestro
dell'ex imam di Milano, avvenuto il 17 febbraio del 2003, la Suprema
Corte si è allineata alle richieste della pubblica accusa
rappresentata da Oscar Cedrangolo che, nel luglio scorso, aveva
chiesto di dire no al segreto di Stato che il 15 dicembre 2010 aveva
indotto la Corte d'Appello di Milano a dichiarare il "non
doversi procedere" nei confronti di Nicolò Pollari, Marco
Mancini, ex vertici del Sismi . “Sulla vicenda Abu Omar ho opposto
il segreto di Stato, poi sempre confermato dai vari governi, perché
tali esecutivi mi ordinarono di opporlo'', dichiara all'Adnkronos
Pollari. ''Ribadisco che sia il Sismi sia il sottoscritto sono
totalmente estranei a questa vicenda - rimarca - e che questa
estraneità è provata nei documenti coperti da segreto di Stato ma
che sussistono ragioni delle quali non posso disporre, perché ne
dispone il presidente del Consiglio, per le quali mi è stato
ordinato e ribadito sempre di opporre il segreto di Stato, non avendo
io alcun interesse personale ad opporre tale segreto ma rispettando
sempre le direttive del governo in conformità agli obblighi che mi
derivano dalla legge''.
Ordigni nucleari - Gli Stati
Uniti d’America mantengono in Italia almeno 90 bombe atomiche
tattiche B-61 in tre versioni, la cui potenza va da 45 a 170
kiloton (13 volte maggiore di quella della bomba di Hiroshima). Il
popolo italiano con ben due referendum (1987 e 2011) ha detto no
all’atomica, eppure. I Governi tricolore per conciliare gli
obblighi derivanti dal Trattato di non proliferazione con la
presenza di armi atomiche ricorre al sistema della «doppia chiave».
Le armi nucleari restano in possesso degli Stati Uniti e sotto il suo
stretto controllo. Solo gli Usa potranno decidere se ricorrere
all'arma nucleare. Tuttavia l'uso è consentito solo dopo
autorizzazione dello stato territoriale, cioè dell'Italia. In questo
modo solo formalmente l'Italia non esercita alcun controllo sulle
testate nucleari Usa e quindi la loro presenza non è incompatibile
con il Tnp. Tuttavia, non sono pubblici i dettagli del sistema
connesso alla doppia chiave; le bombe sono tenute in speciali hangar
insieme ai caccia pronti per l'attacco nucleare: tra questi, i
tornado italiani che sono armati con 40 bombe nucleari (Ghedi Torre).
A tal fine, piloti italiani vengono addestrati all'uso delle bombe
nucleari nei poligoni di Capo Fra-sca (Oristano) e Maniago II
(Pordenone); ciò viene confermato ufficialmente, per la prima volta,
nel Nuclear Posture Review 2010, dove si afferma che «i
membri non nucleari della Nato posseggono aerei specificamente
configurati, capaci di trasportare armi nucleari».
Tnp - Il 26 febbraio 2010 i
Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio,
Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al
Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un
dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari
esteri dell'Alleanza atlantica del 22 aprile 2010 a Tallin in
Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi
presenti sul territorio europeo. Il 28 maggio 2010, dopo quasi un
mese di lavori, si è conclusa a New York la conferenza quinquennale
di revisione del trattato di non proliferazione nucleare: i 189 Paesi
membri hanno approvato un documento finale di 28 pagine nel quale si
dettagliano i passi successivi nella strada verso il disarmo globale.
In sostanza le cinque potenze nucleari riconosciute (Stati Uniti,
Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) - con l’esclusione di
Israele che non ha aderito al Tnp - si impegnano ad accelerare la
riduzione degli arsenali, a diminuire l'importanza strategica delle
armi nucleari e a presentare un rapporto sui progressi di tali
iniziative nel 2014. Inoltre, viene indetta per il 2012 una
Conferenza internazionale «per la denuclearizzazione del Medio
Oriente» e l'eliminazione dalla regione di altre armi di distruzione
di massa; la risoluzione numero 1887, adottata nel mese di settembre
2009 dal Consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni
Unite (ONU), prefigura almeno sulla carta un mondo senza armi
atomiche, esortando i Paesi a rafforzare il Trattato di non
proliferazione nucleare (Tnp). Il documento «chiede a tutti gli
Stati che non fanno parte del Tnp di entrare nel Trattato come Stati
non nucleari, in modo da raggiungere l'universalità in una data
prossima». Il primo pilastro del Tnp è il disarmo nucleare: ma si
tratta di un Trattato discriminatorio, in quanto alcuni Paesi, i
cinque che avevano effettuato un test nucleare prima del gennaio 1967
e che sono anche i membri permanenti del Consiglio di sicurezza
dell'ONU, sono autorizzati a possedere le armi nucleari, mentre ciò
è interdetto agli altri Paesi aderenti al Trattato, che sono perciò
definiti «Paesi non nucleari» nel Trattato stesso. Nello spirito
del Tnp questa discriminazione è provvisoria. I Paesi nucleari sono
infatti tenuti a procedere speditamente e in buona fede alle
trattative per l'eliminazione delle loro armi nucleari. Il secondo
pilastro è la non proliferazione: a nessun Paese membro del Trattato
è consentito trasferire o ricevere armi o esplosivi nucleari o parti
di essi. Nessun Paese nucleare può fornire assistenza per la
costruzione di esplosivi nucleari a Paesi non nucleari, né affidare
il controllo diretto o indiretto di armi nucleari a Paesi non
nucleari. Inoltre, tutti i Paesi non nucleari devono concordare con
l'Agenzia internazionale dell'energia atomica (AIEA) di Vienna le
procedure di controllo delle proprie attività nucleari pacifiche.
Infine il terzo pilastro del Tnp riguarda il diritto inalienabile dei
Paesi membri del Trattato a sviluppare energia nucleare per scopi
pacifici e a ricevere l'assistenza relativa. In questo scenario il
Governo di coalizione tedesca ha elaborato la proposta di rimuovere
le armi atomiche attualmente esistenti in Germania. Ad assumere la
leadership per l'eliminazione delle armi nucleari in Europa sono poi
stati i Paesi del Benelux, primo fra tutti il Belgio, sostenuti dalla
Norvegia, che tuttavia non ospita armi nucleari sul suo territorio.
Anche l'Olanda ha avviato un dibattito in merito. La Corte
internazionale di giustizia, nel parere del 1996 sulle armi nucleari,
ha affermato che il loro uso è contrario al diritto internazionale
umanitario.
Acrobazie - L'Italia ha
ratificato tutti i più importanti strumenti di diritto umanitario,
ma, avendo sul proprio suolo armi nucleari, è stata costretta
a effettuare una dichiarazione secondo cui il protocollo
addizionale alle Convenzioni di Ginevra non si applica alle
armi nucleari. Il parere della Corte internazionale di giustizia,
inoltre, ha confermato che il possesso delle armi nucleari e la
stessa deterrenza nucleare non sono contrari al diritto
internazionale. Il parere in questione, però, ha stabilito che l'uso
dell'arma nucleare è sottoposto alle regole del diritto
internazionale umanitario. L'Italia dovrebbe pertanto ritirare la
riserva interpretativa al I Protocollo addizionale alle quattro
Convenzioni di Ginevra del 1949, che stabilisce che il I Protocollo
non si applica alle armi nucleari. Inoltre c'è l'obbligo di uno
Stato non nucleare, membro del Tnp, di non possedere o ricevere armi
nucleari. Per aggirare l'ostacolo è stato escogitato il sistema per
cui l'ordigno nucleare può essere impiegato dallo Stato nucleare,
purché non vi sia l'opposizione dello Stato non nucleare sul cui
territorio le armi sono stanziate rischiando di andare contro
lo scopo e l'oggetto del Tnp.
Stivale atomico - Durante il
vertice di Lisbona tenutosi nel mese di novembre 2010 risulta che si
sia presa in considerazione la possibilità da parte dell'Italia e
della Turchia di accettare una riallocazione dell'arsenale europeo
concentrandolo sul proprio territorio e precisamente nelle basi sotto
controllo degli Usa di Aviano in Italia e Incirlik in Turchia;
risultano, inoltre, oltre ad Augusta, Napoli e Taranto
altri otto porti italiani in cui vengono periodicamente ospitati
sottomarini o unità navali a propulsione nucleare (Brindisi,
Cagliari, Castellammare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia,
Livorno e Trieste); è altresì di dominio pubblico la presenza di
oltre 100 basi ed installazioni logistiche e militari USA e NATO che,
dal 1945, occupano zone importanti del nostro territorio nazionale
con statuto extra-territoriale.
Tenuto conto che da recenti cablo
sull'Italia venuti in possesso di WikiLeaks emerge che Washington, in
cambio del sostegno al Governo Berlusconi, chiede la massima
collaborazione in campo militare e considera l'Italia «una
piattaforma strategica unica per le truppe Usa, permettendoci di
raggiungere facilmente le aree turbolente del Medio Oriente,
dell'Europa orientale e dell'Africa. E con Africom sarà partner
ancora più significativo della nostra proiezione di forza».
(Africom sta per Africa Command: il comando responsabile delle
operazioni militari americane in Africa che a fine 2009 si è
insediato a Vicenza);
Perché Monti non
rende noto il sistema della «doppia chiave» e ritira la riserva
interpretativa al primo Protocollo addizionale alle quattro
Convenzioni di Ginevra del 1949, che stabilisce che il primo
Protocollo non si applica alle armi nucleari? Qual è stata la
posizione italiana durante l'ultimo vertice di Lisbona relativa alla
possibilità di accogliere un altro centinaio di ordigni nucleari nel
Belpaese? Per quale ragione il “popolo sovrano” è tenuto
all’oscuro?
2010
NUCLEAR POSTURE REVIEW REPORT
2004
STATISTICAL COMPENDIUM on ALLIED CONTRIBUTIONS
TO THE COMMON DEFENSE
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