2.2.14

IL PRIMO RESPIRO: LA NASCITA LIBERA IN ACQUA

ACQUA: FONTE DI VITA - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

di  Gianni Lannes




PAROLA DI ODENT, IL MEDICO DEL PARTO IN ACQUA

Dopo aver diretto per anni l’esperienza pilota dell’ospedale ginecologico di Pithiviers, in Francia,  Michel Odent - noto in tutto il mondo per le sue pubblicazioni in materia e per la notevole esperienza pratica - si è trasferito a Londra per studiare le conseguenze degli accadimenti perinatali sulla salute durante tutta la vita. La sua tesi fondamentale è disarmante: 

«Nell’acqua la donna può trascorrere parte del travaglio e far nascere il suo bambino come un piccolo delfino».

Professore qual è attualmente l’obiettivo dell’ostetricia?

«Controllare la nascita: non renderla più facile. La spersonalizzazione della partoriente: il modo più rischioso, perché disumano e innaturale, di mettere al mondo bambini. Hanno distrutto l’intimità necessaria perché un parto sia facile e sereno. In un ospedale tradizionale non è possibile avere né silenzio, né buio, né isolamento, quello che tutti i mammiferi cercano quando il piccolo viene al mondo».

Com’è la sala parto di Pithiviers?

«Senza letto, senza spigoli, il più possibile rotonda, con una pedana, tende colorate, cuscini. E una piscina d’acqua tiepida a portata di mano, perché quando il travaglio rallenta o si interrompe, le contrazioni sono dolorose e inefficaci, assecondare l’irresistibile attrazione delle partorienti per l’acqua può sbloccare una situazione, e perché è dolce per i bambini nascere nell’acqua, e a quell’elemento sono perfettamente adatti, come piccoli delfini».

Tutto ha inizio dall’acqua, ma che succede negli ospedali che concentrano le partorienti?

«La professionalità fondata sulla pazienza e sul rispetto è stata cancellata in nome dell’igiene e della tecnica. Invece di studiare a fondo la fisiologia del parto, si fanno moltissime visite vaginali: orribili intromissioni. Se si lascia la donna libera di muoversi, di cercare da sola la posizione più adatta, l’ostetrica esperta non ne ha nessun bisogno».

La regola dell’intimità, del silenzio, del buio e della libertà è ferrea?

«Soprattutto in caso di rischi: quando il bambino è podalico, quando la madre è una primipara quarantenne bisogna lasciar fare alla natura, non intervenire: proprio i casi in cui la moderna ostetricia invece interviene a oltranza».

Il messaggio di Leboyer sulla nascita senza violenza ha segnato una svolta?

«È stato banalizzato. Madre e bambino devono essere lasciati soli. Allora le donne cercheranno gli occhi del figlio, e il figlio gli occhi della madre. Il primo episodio del loro rapporto è sacro».


Il primo respiro:


inchiesta 2012:

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