La realtà: il preludio d' Oriente e la magia d' Occidente si fondono nel Gargano. Poi c'è la cartolina per i turisti: microcosmo primordiale, sereno e godereccio, ideale per
vacanze e villeggiature distensive. Ahimè, resta fuori dal mito paradisiaco l’altro
Gargano. Una colonia subalterna e sofferente, dove tre quarti del sistema di
lavoro sono caratterizzati dall’assenza della più elementare tutela legale;
dove imperversa il lavoro nero, sfruttato e precario; dove la disoccupazione
raggiunge picchi vertiginosi e attecchiscono soltanto speculazioni e usura.
In una terra rimorchiata da lontano che continua a
produrre soprattutto emigranti, migliaia di giovani sopravvivono consumando nel
vuoto i giorni e l’intelligenza. Così, sebbene sia assente nel Belpaese la pena
di morte, vige inesorabile la morte per pena.
Perché accettare questa sorte di destino ineluttabile? Il Gargano, l’altro Gargano va alla deriva in silenzio, con rassegnazione, rabbia, senso dolente di emarginazione, disagio.
Eppure il nemico è anche interno: un solido intreccio
di politica, mafia e affari: un potentato che controlla banche, imprese,
consorzi, enti locali, partiti, e che si serve delle articolazioni dello Stato.
Per i parassiti della politica il Gargano è soltanto
un utile serbatoio elettorale. Basta vedere come i garganici ed i tremitesi
sono stati presi in giro sulle
trivellazioni di petrolio in mare, da chi detiene il potere istituzionale.
La montagna del sole continua ad essere saccheggiata
sotto l’occhio indulgente dello Stato, sconvolto dall’ininterrotta spoliazione
del finto progresso, devastato dalla ininterrotta rapina di suolo,
dall’abbandono progressivo della terra che, ormai incolta, finisce ingabbiata da
agglomerati edilizi, autentica quintessenza dell’illegalità.
Disarmato e inascoltato anche il sociologo pugliese
Sabino Acquaviva: «L’immagine del Gargano si è offuscata a poco a poco. Per impedire
la sua fine, anni fa avevo tentato di abbozzare un discorso per un parco
nazionale che salvasse il Promontorio, e so di altri che hanno fatto lo stesso,
ma tutto è stato inutile».
Infatti l’ente parco assolutamente incapace dopo un
ventennio di articolare almeno una difesa dell’esistente, è in mano alla solita
cricca di politicanti, in primis Stefano Pecorella in quota Pdl, e di altri
come lui e prima di lui. Sviluppo? Ma di che?
A cancellare con ritmo incalzante la variegata
bellezza del monte-isola è l’uomo con l’inquinamento da rifiuti. Ad esempio, il
noto ospedale di padre Pio, dapprima per anni ha usato impunemente un inceneritore
per bruciare le scorie pericolose, poi le ha occultate in una voragine carsica.
Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
A farla da padrone sono gli incendi
dolosi, frequenti e disastrosi, come nel luglio dell’anno 2007. Poi, non manca
il taglio indiscriminato del manto arboreo, anche in Foresta Umbra, il cuore di
carta del parco, ed il massacro ossessivo della fauna - soprattutto ad opera di legioni di cacciatori del nord - che ha portato all’estinzione
di lupi e rapaci ed alla decimazione di ogni altro essere vivente. L’artificiale sta invadendo tutto lo spazio della
natura: ovunque asfalto e cemento a tutto spiano.
Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Tutto abusivo, tutto legalizzato in fretta e furia,
il turismo di rapina con le sue spregiudicate lottizzazioni costiere e i
residui borghi storici assediati e mercantilizzati come Vieste, Peschici e Rodi Garganico in particolare.
Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Il promontorio garganico - caro all’archeologo Silvio Ferri che amò e difese questa
terra - muore in silenzio, con tutto il suo patrimonio storico, architettonico,
naturalistico, sociale, umano, per via di una valorizzazione effimera che induce
sfruttamento, abbandono, emarginazione, precarietà, omologazione e disamore per
le proprie radici.
A tutt’oggi le coste del Mediterraneo hanno perso l’80 per cento dei litorali sabbiosi, quasi esclusivamente a causa dell’ indiscriminata cementificazione.
Gargano - foto Gianni Lannes (tutti diritti riservati) |
L’Istituto Geologico italiano ha da tempo lanciato
l’allarme: l’alterazione dell’equilibrio naturale è alla base dell’erosione costiera:
il 90 per cento del fenomeno è provocato dalla massiccia e diffusa antropizzazione.
All’Italia resta soltanto un quinto degli arenili che aveva agli inizi del
secolo scorso.
Gargano (Asciatizzo) - foto Tomaso Angelicchio (tutti diritti riservati) |
Questo deleterio fenomeno si è tradotto in un
disastro sulle coste garganiche, dove le onde si rincorrono ancora fra le
nuvole, ma il litorale sabbioso è ridotto ad una fascia striminzita che la
speculazione - favorita dalle istituzioni - seguita a divorare implacabilmente.
I buoni intenditori i luoghi in cui impiantare i loro
alveari ad aria condizionata, li sanno scegliere bene. In poco meno di un trentennio, più di un terzo dell’area
arenosa è scomparsa o risulta gravemente compromessa da un arrembaggio che
degrada e svilisce. Colate di cemento e tumori di asfalto - su spiagge,
scogliere, terreni demaniali - hanno sconvolto l’orografia della montagna del
sole. Il buon esempio l'ha dato lo Stato negli anni '60 con la fagocitazione del tenimwento Pugnochiuso. In tempi recenti la Snam ha ceduto ai Marcegaglia (specializzati in rifiuti ed inceneritori illegali) che non hanno pagato nemmeno le tasse al comune di Vieste.
Ecco alcuni documentati esempi litoranei di speculazione. Basta fare un salto in questi luoghi per capire quanto è stato sconquassato il Gargano: Lesina, Capojale, Foce Varano, Molfe
(ribattezzata Lido del sole), Costaripa, Baia Santa Barbara, San Menaio, Valle
Clavia, Valle Scinni, San Nicola, Manaccore, Calalunga, Usmay, Sfinale,
Sfinalicchio, Crovatico, La Chianca, Scialmarino, Merino, Porticello,
Molinella, Difensola, San Lorenzo, Portonuovo, Gattarella, San Felice, Baia
Campi, Portogreco, Portopiatto, Pugnochiuso, Cala della Pergola, Vignanotica,
Monte barone, Baia delle Zagare, Mattinatella, Montelci, Tor di Lupo,
Gravaglione.
Approfittando di provvidenziali distrazioni
amministrative i soliti affaristi - dagli interessi inconfessabili - hanno
privatizzato ormai quasi tuta la costa, recingendo muri insormontabili e recinzioni invalicabili.
Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
50 chilometri costieri sono gravati da questa crosta immonda che continua a proliferare. Perché le autorità non demoliscono
le costruzioni abusive?
Il futuro è nel risanamento ecologico, nella
riqualificazione dei nuclei storici, nel recupero armonioso delle originarie
identità etniche, nella salvaguardia dei beni culturali diffusi, nel restauro
dell'immenso patrimonio architettonico (per esempio le abbazie di Calena e Monte Sacro), nelle scelte di politica territoriale a favore dell’agricoltura di
qualità biologica, nell’artigianato, nella pastorizia, nell’educazione e nella
ricerca scientifica.
Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Solo se le genti che amano questa antica terra in
mezzo al mare luminoso e tragico, capiranno che il grande spazio libero e comunitario che dà fascino e linfa ai boschi,
alle colline, ai valloni, ai pianori, ai laghi, alle marine, ai sogni; solo se
questo luogo accarezzato dal vento e baciato dal sole saprà essere difeso con
responsabilità dagli autoctoni, il Gargano come proposito di vita e di libertà
nel tempo, disegnato da fatiche d’altri tempi, potrà continuare a vivere.
la musica:
http://www.youtube.com/watch?v=JL_UMiN08U0
http://www.youtube.com/watch?v=kxz9PQ6fBKE
la musica:
http://www.youtube.com/watch?v=JL_UMiN08U0
http://www.youtube.com/watch?v=kxz9PQ6fBKE
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