di Gianni Lannes
Altro che fiction. Sull’involucro
che ha viaggiato da New York a Fiumicino su un velivolo di una compagnia aerea
nordamericana c’è una descrizione edulcorata del contenuto: «Rocchetti e
materiale elettrico inerte». Se non fosse stato per i sospetti di un
funzionario dell’ufficio doganale il piccolo arsenale avrebbe superato i
controlli, beffando le misure antiterrorismo. Il pacco sequestrato dai
carabinieri contiene due mine
anti-essere umano a frammentazione, 60 metri di filo elettrico con due
esploditori (comandi a distanza per far scoppiare gli ordigni) e una ventina di
cartucce di calibro 12.7 per mitragliatrici da carro armato e 7.62 Nato per
rivoltelle e moschetti. Gli artificieri della compagnia Aeroporto tagliano
corto: «Sono ordigni ancora in dotazione all’esercito degli Stati Uniti,
ampiamente usati durante la guerra del Vietnam. Queste mine militari impiegano
il T4 e sviluppano un’onda d’urto che viaggia alla velocità di 8.400
metri al secondo. Si tratta di armamenti insidiosi che fanno strage tra i
civili e le convenzioni internazionali cercano di mettere al bando». Le aveva
ordinate S.P., 37 anni, impiegato genovese (incensurato) - denunciato dalla
Procura della Repubblica di Civitavecchia, rivelano gli inquirenti - a un
signore di Clarkville nel Tennessee, sul quale sono in corso accertamenti
dell’Interpol. Gli investigatori del Reparto territoriale di Ostia hanno scoperto
che S.P. ama le armi, tanto da collezionarne di ogni tipo (fucili e pistole) ed
è un appassionato di guerre simulate. Quell’attività a metà strada tra gioco e
realtà con migliaia di praticanti italiani che non provano imbarazzo a giocare
alla guerra in tempo di massacri bellici reali.
“Soft Air” - Si definiscono
Blitzkommando, Incursori della Magarella, Arditi di Parma, Divisione Napoli
Borbonica, Legione Farnese, Diavoli Verdi, Le Belve, Iena Korps, Lupi di
Sicilia e, con altri mille nomi. Sono i 24 mila cittadini - età media 35 anni,
comprese le donne - che in Italia praticano la guerra virtuale all’aria aperta
importata dal Sol Levante e dagli Stati Uniti. Qualcuno dice che sono
“guerrafondai esaltati”, altri li definiscono “paramilitari neonazisti”; i
protagonisti replicano che “si divertono a contatto con la natura. Matteo
Baiocco in passato campione italiano della disciplina racconta candidamente che
«Le armi sono di libera vendita, acquistabili nella nostra provincia presso
l’armeria Ciccarelli. Per chi volesse provare, può trovare gratuitamente nel
nostro club, tutta l’attrezzatura necessaria». A un tiro di schioppo, in quel
di Civitanova e San Severino, si sparano addosso, per finta, altri due gruppi
organizzati. In passato nelle esercitazioni a tema c’erano addirittura nemici
del calibro di Osama bin Laden e Saddam Hussein; recentemente dodici talebani
sono stati “trucidati” nei boschi dell’Abruzzo. “Il merito - vanta con orgoglio
il soldato Giorgio M., nome in codice faina - è delle micidiali mitragliette
della nostra squadra”. Il gioco consiste nel dividersi in gruppi, eserciti e
commandos e portare a termine le missioni speciali ordinate dal comandante. Si
tratta di liberare ostaggi, eseguire rapimenti, sferrare incursioni aggressive,
conquistare la bandiera nemica e occupare il campo avversario. Ma anche
affrontare reazioni di difesa, lotta corpo a corpo, fuoco contro fuoco. Per non
dire delle missioni singole degne di un vero eroe. “L’episodio che preferisco è
quando si simula la caccia a Bin Laden o al dittatore irakeno - racconta Catia
- Ci esercitiamo in alcune cave abbandonate della Maiella, sembra davvero di
stare tra le grotte afghane. L’altra domenica siamo stati sorpresi da un gruppo
di talebani violentissimi e ho avuto molta paura. Per fortuna abbiamo saputo
distrarli e colpirli a morte. Tutti tranne uno. Marco dei nostri è rimasto
gravemente ferito. Mi piace impersonare i buoni, mi fa sentire importante e il
mio senso di impotenza diminuisce”.
Conflitto in miniatura - Trionfa lo
spettacolo in diretta della guerra simulata, schermo e sipario strappato alla
quotidianità. “E’ un gioco esplorativo di ruolo e di società: un’attività
ricreativa e culturale” assicurano i giovani praticanti. Ribattono i critici:
“E’ un fenomeno che rispecchia ciecamente la realtà bellica”. Almeno per ora,
niente cannonate, bensì proiettili di gomma. Se ti centrano in parti vitali,
comunque, finisci all’ospedale. Per dribblare i nosocomi i guerrieri del terzo
millennio indossano imbottiture rinforzate e caschi di protezione. Eppure gli
incidenti, a volte mortali (rubricati come incidenti fortuiti), non si contano,
soprattutto a danno di ignari malcapitati: bambini, escursionisti,
campeggiatori, fotografi, botanici, raccoglitori di funghi e tartufi. Il 10
giugno 2001 sul fiume Adige - durante un'esercitazione militare simulata ha
perso la vita Francesco Solofrizzi, di 25 anni. Il periodico Soft Air
Adventures lo definisce “sport del ventunesimo secolo”. I softgunners parlano
di gioco ma esultano soltanto «quando si fanno fuori gli avversari» scrivono
nel loro dominio informatico, Leo, Gigi e Domenico da Canosa di Puglia,
sfrenati praticanti. I luoghi prediletti per le battaglie domestiche sono le
aree naturali protette. Gargano, Gran sasso, Maiella, Conero, Gennargentu,
Maremma, Circeo, Golfo di Policastro, Dolomiti Bellunesi, Stelvio. Ovvero: i
santuari boschivi, le zone umide, le zone costiere scampate alla speculazione
edilizia. Territori a rischio impallinamento, sempre più inaccessibili ai
comuni mortali anche per via delle esercitazioni top secret dei militari Nato.
I soldati della domenica non risparmiano gli scenari urbani nei paesi fantasma,
come San Valentino in provincia di L’Aquila.
Serbatoio di mercenari - Ci sono gli incontri ufficiali (dal nord al sud della Penisola: Bari, Rimini, Trieste, Viareggio, Reggio Calabria, Palermo) e gli addestramenti clandestini con armi autentiche, in Svizzera, Ungheria, Romania, Israele. In questa insospettabile galassia attinge adepti l’Executive outcomes, la più grande multinazionale di mercenari al mondo. I soldati di ventura provengono da Belgio, Francia, Italia, Usa, Gran Bretagna, Russia, Ucraina, Sudamerica. Da un paio d'anni d’anni ex ufficiali israeliani addestrano praticanti di Soft Air nella terra promessa con armi vere. Ispiratore l'ex capo di Stato maggiore Rafael Eitan, coadiuvato dal generale Rehavam Zeevi. Il verbo di queste milizie a mano armata che combattono guerre finte è disarmante: “Noi ci ispiriamo ai reparti speciali Seal e Delta Force”. Il concetto è illustrato su Internet dall’Acme Sat: «La filmografia d’azione è la musa ispiratrice di tanti games, così come lo è la storia bellica».
Violenza gratuita - Per partecipare alla guerra virtuale occorre munirsi di un equipaggiamento standard: anfibi, occhiali protettivi, tuta mimetica, elmetti, passamontagna, berretti chiazzati, cinturoni da combattimento, porta caricatori, borracce, binocoli e fuoristrada. L’armamento personale comprende pistole a gas o a molla, fucili e mitragliette elettriche: strumenti identici a quelli reali. Sparano a 70 metri raffiche da 700 a 1200 colpi al minuto. I proiettili sono pallini di plastica dura del diametro di 6 millimetri e peso variabile. Queste armi sono dotate di sistemi avanzati come il dispositivo “hop up”, un marchingegno che regola la rotazione nella fase di sparo, affinché il colpo sia perfettamente lineare. Lo strumento bellico più diffuso e apprezzato è il “superkurz”, un fucile superaccessoriato, davvero speciale, almeno a giudicare dal portafoglio. Il costo base del “bambino” parte da 500 euro. Sono in commercio, a prezzi proibitivi, una serie di optional all’equipaggiamento che farebbero invidia ai corpi militari di mezzo mondo. I soldati del fine settimana usano mirini al laser, computer microscopici, telerilevatori, rompifiamma, puntatori frontali, creme per il mascheramento, reti mimetiche, pugnali d’ogni foggia e, speciali bombe che trillano quando rovinano al suolo. Gli incursori in erba, armi in pugno, voce grossa e viso incarognito, sperimentano anche il parapendio lanciandosi da rupi, burroni e scogliere. Il copione più gettonato è “pattuglia “Bravo two Zero”. I “rambo made in Italy” entrano in azione nel cuore della notte o all’alba. Al buio i belligeranti si muovono con disinvoltura. Sono attrezzati di tutto punto: visori notturni a infrarossi, ricetrasmittenti computerizzate, cellulari satellitari, sensori termici, che consentono spostamenti rapidi e localizzazione del nemico. Non mancano tattiche di guerra studiate per ogni occasione e compiti precisi per ognuno, a partire dall’esame della cartografia territoriale. Ci sono falchi, cecchini, esploratori, cacciatori di teste e volpi in fuga. L’obiettivo è vincere: basta seguire le istruzioni che dettano i manuali operativi. Ognuno dei combattenti è specializzato: celerità di movimento, mira infallibile, capacità di invadere il territorio nemico, combattimento corpo a corpo, volontà di annientamento. I commandos italici l’idea fondamentale l’hanno recepita da film e telefilm: il “fuoco-movimento”, vale a dire, uno corre l’altro copre. Le battaglie di disputano in orari prestabiliti: i games possono finire in 30 minuti ma anche dopo 3-4 ore. Lo scopo è far fuori tutti i nemici conquistando il territorio avversario. I contatti ravvicinati si risolvono con un colpo di pistola. La vittima colpita muore, non è previsto il ferimento. La “salma” abbandona il gioco con le sue gambe e attende che i commilitoni portino a termine la partita, annoiandosi a morte.
Serbatoio di mercenari - Ci sono gli incontri ufficiali (dal nord al sud della Penisola: Bari, Rimini, Trieste, Viareggio, Reggio Calabria, Palermo) e gli addestramenti clandestini con armi autentiche, in Svizzera, Ungheria, Romania, Israele. In questa insospettabile galassia attinge adepti l’Executive outcomes, la più grande multinazionale di mercenari al mondo. I soldati di ventura provengono da Belgio, Francia, Italia, Usa, Gran Bretagna, Russia, Ucraina, Sudamerica. Da un paio d'anni d’anni ex ufficiali israeliani addestrano praticanti di Soft Air nella terra promessa con armi vere. Ispiratore l'ex capo di Stato maggiore Rafael Eitan, coadiuvato dal generale Rehavam Zeevi. Il verbo di queste milizie a mano armata che combattono guerre finte è disarmante: “Noi ci ispiriamo ai reparti speciali Seal e Delta Force”. Il concetto è illustrato su Internet dall’Acme Sat: «La filmografia d’azione è la musa ispiratrice di tanti games, così come lo è la storia bellica».
Violenza gratuita - Per partecipare alla guerra virtuale occorre munirsi di un equipaggiamento standard: anfibi, occhiali protettivi, tuta mimetica, elmetti, passamontagna, berretti chiazzati, cinturoni da combattimento, porta caricatori, borracce, binocoli e fuoristrada. L’armamento personale comprende pistole a gas o a molla, fucili e mitragliette elettriche: strumenti identici a quelli reali. Sparano a 70 metri raffiche da 700 a 1200 colpi al minuto. I proiettili sono pallini di plastica dura del diametro di 6 millimetri e peso variabile. Queste armi sono dotate di sistemi avanzati come il dispositivo “hop up”, un marchingegno che regola la rotazione nella fase di sparo, affinché il colpo sia perfettamente lineare. Lo strumento bellico più diffuso e apprezzato è il “superkurz”, un fucile superaccessoriato, davvero speciale, almeno a giudicare dal portafoglio. Il costo base del “bambino” parte da 500 euro. Sono in commercio, a prezzi proibitivi, una serie di optional all’equipaggiamento che farebbero invidia ai corpi militari di mezzo mondo. I soldati del fine settimana usano mirini al laser, computer microscopici, telerilevatori, rompifiamma, puntatori frontali, creme per il mascheramento, reti mimetiche, pugnali d’ogni foggia e, speciali bombe che trillano quando rovinano al suolo. Gli incursori in erba, armi in pugno, voce grossa e viso incarognito, sperimentano anche il parapendio lanciandosi da rupi, burroni e scogliere. Il copione più gettonato è “pattuglia “Bravo two Zero”. I “rambo made in Italy” entrano in azione nel cuore della notte o all’alba. Al buio i belligeranti si muovono con disinvoltura. Sono attrezzati di tutto punto: visori notturni a infrarossi, ricetrasmittenti computerizzate, cellulari satellitari, sensori termici, che consentono spostamenti rapidi e localizzazione del nemico. Non mancano tattiche di guerra studiate per ogni occasione e compiti precisi per ognuno, a partire dall’esame della cartografia territoriale. Ci sono falchi, cecchini, esploratori, cacciatori di teste e volpi in fuga. L’obiettivo è vincere: basta seguire le istruzioni che dettano i manuali operativi. Ognuno dei combattenti è specializzato: celerità di movimento, mira infallibile, capacità di invadere il territorio nemico, combattimento corpo a corpo, volontà di annientamento. I commandos italici l’idea fondamentale l’hanno recepita da film e telefilm: il “fuoco-movimento”, vale a dire, uno corre l’altro copre. Le battaglie di disputano in orari prestabiliti: i games possono finire in 30 minuti ma anche dopo 3-4 ore. Lo scopo è far fuori tutti i nemici conquistando il territorio avversario. I contatti ravvicinati si risolvono con un colpo di pistola. La vittima colpita muore, non è previsto il ferimento. La “salma” abbandona il gioco con le sue gambe e attende che i commilitoni portino a termine la partita, annoiandosi a morte.
Stai stravolgendo lo spirito della guerra simulata. Sono ragazzi che replicano in modo innocuo i videogiochi immergendosi nella natura senza farsi male. I cacciatori invece ammazzano animali per divertirsi. Poi se qualcuno ha la mente bacata succede ma non per questo è la norma. Di cacciatori che girano armati per le campagne e non ammazzano animali volontariamente non ce ne sono... ci sono solo quelli che li mancano loro malgrado!
RispondiEliminaNel variegato universo del soft air italiano e non solo, c'è di tutto: bravi ragazzi che considerano questa attività per ragioni sportive, ma anche altri, quelli coltivano la violenza. E perfino, come avevo già documentato ben 11 anni sul settimanale L'Espresso (A.A.A. cercansi fanatici per battaglie virtuali), pericolosi soggetti che si esercitano alla guerra e poi vengono sistematicamente reclutati dalla realtà. In sostanza: anche il soft air è un bacino di reclutamento dei mercenari!
EliminaGianni Lannes
Alessandro Rispondi
RispondiElimina17 maggio 2012 at 13:19
Volevo ribattere a tutto quello che di sbagliato c’è scritto ma mi rendo conto che dovrei scrivere un nuovo articolo.
Io credo che se una persona voglia ritenersi giornalista dovrebbe per lo meno sapere di cosa stia scrivendo.
Per giocare nelle aree protette si passano mille mila test tra cui anche la rumorosità delle “repliche”. Già, repliche perchè non giochiamo con armi ma con giocattoli di libera vendita.
Le protezioni si usano per gli occhi, per ovvi motivi, il resto è puramente scenografico, i pallini che si utilizzano per giocare, che sono rigorosamente biodegradabili, non riescono a provocare ferite neanche se sparati a pochi metri.
Lanciarsi col parapendio? Scontri corpo a corpo?
Forse chi ha visto troppi film è chi scrive queste baggianate.
Gli scontri corpo a corpo sono vietatissimi!
Io vorrei dire a questo signore che si spaccia per giornalista che forse dovrebbe cambiare mestiere, perchè se uno scrive queste cose ed ha anche il coraggio di pubblicarle di certo non è uno che sa fare informazione.
PEGGIO DEI TG NAZIONALI
Tratto da: GIOCHI DI GUERRA NEL BELPAESE | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/05/17/giochi-di-guerra-nel-belpaese/#ixzz1vIveXqwk
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!