9.10.24

AMIANTO A PERDERE E GOVERNO LATITANTE!

 

Fibronit (Bari) - foto Gilan
 

di Gianni Lannes

A scapito della salute umana e naturale. Sul fronte ambientale e in particolare sulla dispersione del cancerogeno amianto in Italia, il governo Meloni, insediatosi due anni fa, risulta latitante, ovvero indifferente al grave problema che attanaglia tutto il Belpaese, isole incluse. L'asbesto è stato messo al bando in Italia con la legge 257 del 1992; eppure non ci sono state significative bonifiche. Si contano soltanto morti e malati in un territorio gravemente inquinato.

L'amianto è un materiale fibroso naturale ampiamente utilizzato in molte applicazioni industriali e edilizie a causa delle sue proprietà isolanti, ignifughe e resistente all'usura. Tuttavia, mentre la sua pericolosità era già nota agli inizi del Novecento, negli ultimi decenni, è stato ampiamente dimostrato che l'esposizione all'amianto può causare gravi problemi per la salute umana. Pertanto, è fondamentale adottare misure preventive efficaci per ridurre al minimo l'esposizione e proteggere la salute dei lavoratori e della popolazione in generale. Inoltre, è importante continuare la ricerca e lo sviluppo di tecniche sicure per la gestione e l'eliminazione dell'amianto in modo da proteggere l'ambiente e le generazioni future.

L'inalazione di fibre di amianto nel tempo può causare l'asbestosi, una malattia polmonare cronica caratterizzata dalla formazione di cicatrici nei polmoni. Questa condizione può portare a difficoltà respiratorie gravi e può essere fatale. Inoltre, l'esposizione all'amianto è fortemente associata allo sviluppo del mesotelioma, un cancro aggressivo che colpisce lo strato sottile delle cellule che rivestono gli organi interni. Il mesotelioma è spesso diagnosticato in stadi avanzati e ha un tasso di sopravvivenza molto basso;

L'amianto è anche un fattore di rischio noto per lo sviluppo del cancro polmonare. Le fibre di amianto, infatti, possono causare danni cellulari nei polmoni che, nel tempo, possono evolvere in tumori maligni. Infine, l'esposizione può causare l'ispessimento della membrana pleurica che circonda i polmoni, noto come placche pleuriche. Questa condizione può portare a problemi respiratori e dolore toracico. Date le gravi conseguenze per la salute associate all'esposizione all'amianto, è essenziale adottare misure preventive rigorose per proteggere i lavoratori e la popolazione generale.

Alcune delle principali misure preventive includono: a) il divieto dell'uso dell'amianto: molte giurisdizioni ne hanno vietato l'uso o hanno posto severe restrizioni sul suo impiego in nuove costruzioni e processi industriali; b) la valutazione dei rischi: le aziende devono condurre valutazioni dettagliate dei rischi per l'amianto in ambienti di lavoro e sviluppare piani per gestire in modo sicuro l'amianto presente; c) formazione e consapevolezza: i lavoratori devono essere adeguatamente istruiti sui rischi legati all'amianto e sulle pratiche sicure per la sua gestione ed eliminazione; d) utilizzo di dispositivi di protezione individuale: lavoratori che potrebbero essere esposti all'amianto devono utilizzare DPI adeguati, come maschere antipolvere, tute protettive e guanti, per ridurre al minimo l'esposizione; e) monitoraggio della salute: i lavoratori che potrebbero essere stati esposti all'amianto devono essere sottoposti a regolari controlli medici per individuare precocemente eventuali problemi di salute legati all'esposizione; f) gestione sicura dell'amianto esistente: nelle strutture esistenti, è importante gestire in modo sicuro l'amianto presente, ad esempio sigillandolo o rimuovendolo in conformità con le normative di sicurezza.

Ecco la Puglia che non ti aspetti. Il 18 luglio 2023 un incendio ha arso 120 ettari di pineta e macchia mediterranea tra Sannicola e Galatone, in provincia di Lecce. Come registrato da diversi organi di stampa, in zona "lido Conchiglie", a rogo estinto, è stata scoperta una maxi distesa di amianto, anch'essa interessata dalle fiamme di quel giorno. Purtroppo, come riportato dalla testata "trnews.it" in data 1° settembre 2023: "il fuoco ha portato amaramente a galla: più di duemila metri quadrati di vera e propria discarica abusiva (...). Adesso quell'amianto emerso proprio in questa zona, un materiale notoriamente cancerogeno, solleva preoccupazioni riguardo alla salute dei residenti e all'ecosistema marino circostante. Gli abitanti e tutti coloro che potrebbero essere stati esposti alle particelle sprigionate sono stati invitati a prendere precauzioni e a sottoporsi a controlli medici. Le autorità locali, a seguito della scoperta, hanno stabilito misure per isolare l'area interessata e sono state avviate operazioni di bonifica per rimuovere l'amianto esposto. Fino ad ora, però, ciò che è fatto e fatto. E il punto è che questa discarica a cielo aperto è stata lì per chissà quanto tempo e c'è voluto un incendio per accorgersene e lottare, soltanto ora, contro il tempo per contenerne i danni".

Le autorità locali competenti sono a conoscenza del sito contaminato da almeno 4 anni. Quali sono stati gli esiti dei controlli medici a cui è stata sottoposta la popolazione a seguito dell'incendio e lo stato dell'arte delle operazioni di bonifica volte a rimuovere l'amianto?

Ancora Mezzogiorno. Nel pomeriggio del 1° febbraio 2023 un vasto incendio è scoppiato nell'area dell'ex fabbrica Freddindustria di Aprilia (LT), generando la dispersione di una densa nube nera in una vasta area della zona nord della provincia di Latina, con la diffusione di pulviscolo e odore acre nell'atmosfera. Dai primi accertamenti risulterebbero essere andati in fiamme quattro capannoni in disuso al cui interno sarebbero stati presenti rifiuti. In attesa dei primi rilievi e delle risultanze sulla dinamica dell'incendio e sul materiale andato in fiamme, l'amministrazione comunale di Aprilia avrebbe adottato provvedimenti informativi e cautelativi, per limitare l'esposizione della popolazione ai possibili inquinanti aero dispersi.

Secondo quanto si apprende da organi di stampa, benché l'Osservatorio nazionale amianto avesse denunciato da tempo che i capannoni della struttura coinvolta dal rogo fossero ricoperti di amianto, nessuna bonifica è stata compiuta nell'area dove si è verificato il rogo.

Seppure in assenza di riscontri ancora certi sul tipo di materiale bruciato nell'incendio, si teme l'emissione di diossine nell'aria per effetto della combustione, con gravissimi conseguenti danni alle vie respiratorie, ma anche ai terreni di colture e allevamenti della zona.

A tutt'oggi sono state effettuate le opportune analisi della qualità dell'aria nelle aree immediatamente prossime al luogo dell'incendio, quali siano, alla luce delle risultanze dei monitoraggi ambientali effettuati, delle caratteristiche e dei possibili effetti della dispersione degli inquinanti, le valutazioni del governo Meloni in merito tanto al rischio di disastro ambientale quanto alle possibili conseguenze di ordine sanitario, nonché quali immediate iniziative siano state assunte a tutela degli effetti acuti sulla popolazione esposta?

Sempre Meridione. A Torre Annunziata (Napoli) è situato lo stabilimento militare spolette, sito che vanta circa 400 anni di storia: da fabbrica di polvere di cannone, nel 1600, divenne fabbrica d'armi durante il regno borbonico, salvo poi divenire, all'inizio del 1900, uno stabilimento attrezzato comprensivo di una linea per la manifattura di spolette e proiettili. Nel 2001, la gestione del complesso è passata dalla Direzione generale armamenti terrestri all'Agenzia industrie difesa. Da ultimo, come riportato sul sito web dell'Agenzia, il complesso è stato essenzialmente dedito al ricondizionamento e all'immissione nel mercato di materiali militari dismessi e mezzi terrestri. Analogamente, presso il sito si recuperano componenti, in seguito all'operazione di demilitarizzazione e rottamazione di armi provenienti da lasciti spontanei o trasmesse dall'autorità giudiziaria. Inoltre, di concerto col centro di dematerializzazione e conservazione unico (Ce.De.C.U.) di Gaeta (Latina), lo stabilimento supporta il processo di dematerializzazione dei documenti.

Nel mese di aprile 2023, come dichiarato dall'allora ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, lo spolettificio dell'Esercito di Torre Annunziata è passato dal Ministero della difesa a quello della cultura e avrà una destinazione museale molto importante, collocando al proprio interno numerosi reperti di pregio artistico-culturale.

Dentro questo sito militare sono state rinvenute oltre 10 tonnellate di amianto, di cui solo 2 demolite. In particolare, tra il 2007 e il 2009 sono stati smaltiti manufatti in amianto in grosse quantità, quali fasciature, guarnizioni e circa 4.000 metri quadri di onduline in eternit che costituivano la copertura dell'edificio. Nel 2010 l'Azienda sanitaria locale Napoli 3 Sud rilasciava l'autorizzazione per la rimozione, il confezionamento, il trasporto e lo smaltimento dell'asbesto, chiedendo espressamente comunicazione del termine dei lavori.

Sempre più sprofondo Sud. L'ex cartiera Siace, inaugurata nel 1964, fu per tanti anni la più grande e importante cartiera d'Europa e rappresentò una tra le più significative leve per l'economia e l'occupazione del territorio. L'esclusione della stessa dal Poligrafico dello Stato, a favore di altre aree geografiche del nord per la produzione cartacea, decretò lentamente la sua fine, in linea con tante altre realtà industriali dismesse a scapito della Sicilia, del suo sviluppo e del suo progresso.

Il complesso industriale si estendeva su un'area di oltre 46 ettari contigua alla «Riserva Naturale Orientata del fiume Fiumefreddo» e a ridosso della fascia forestata sulla spiaggia incontaminata di Marina di Cottone, tra Catania e Messina, che oggi, a causa del prolungato abbandono, versa in condizioni di assoluto degrado, costituendo un grave rischio per l'ambiente e la salute della popolazione locale e dei turisti che affollano l'arenile, oltre che a penalizzare la bellezza, le attrattive e la fruizione turistica del luogo.

Nel 1998, il primo sequestro e nel 1999 il terreno fu acquistato dall'allora provincia di Catania, l'obiettivo era realizzare uno dei più grandi parchi acquatici del Sud, dal nome Sicilyland.

Nei primi anni del 2000 nell'area, a seguito di un incendio di natura dolosa, un'ispezione delle forze dell'ordine metteva in evidenza la presenza di amianto sbriciolato, bidoni di coloranti e collante, che faceva scattare il sequestro dell'area stessa per mancata bonifica e l'intervento della Procura della Repubblica di Catania. Ne conseguiva l'avvio della prima parziale fase di bonifica da parte della provincia di Catania, proprietaria dell'area.

Nel 2016 l'allora deputata del Pd Luisa Albanella presentò un'interrogazione parlamentare che però non ha mai ricevuto risposta. Nel testo si denunciava l'aumento di casi di tumore tra gli ex dipendenti ma anche tra la popolazione, chiedendo la bonifica sia dell'area Siace che di quella della Keyes, l'altra ex fabbrica adiacente sequestrata nel 2008.

Complessivamente tra i due siti furono ritrovati 1500 e 500 tonnellate tra amianto e rifiuti altamente pericolosi. Si arriva così a febbraio 2020, quando l'allora presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, avvia l'iter per la bonifica dell'area industriale ricordando proprio che il sito era stato comprato nel 1999 dall'ex provincia con l'obiettivo di realizzare qui un grande parco tematico.

Oggi rappresenta uno degli ecomostri che più danno all'occhio nell'intera Sicilia orientale, con una storia sospesa tra vicende giudiziarie e promesse politiche che si ripetono da oltre trent'anni; le istituzioni non si sono mai interessate per far realizzare una vera bonifica e di conseguenza abbattere questa città fantasma che si affaccia sulla bellissima spiaggia di Marina di Cottone.

Sicilia indimenticabile? Nella notte tra sabato e domenica del 20 gennaio 2024 è scoppiato un violento incendio nel deposito di stoccaggio di rifiuti della società «Omnia», in contrada Bugiades, a Licata, provincia di Agrigento. All'interno di quell'area erano stoccate centinaia di tonnellate di ingombranti di ogni tipo. L'area è sotto sequestro ormai da anni da parte della Magistratura agrigentina per ipotesi di reato legate ad attività illecita di miscelazione rifiuti, violazione delle prescrizioni autorizzative in materia di trattamento rifiuti, ammassati in modo non conforme e non correttamente registrati, nonché al superamento del tempo di stazionamento per lo stoccaggio dell'amianto. Ad oggi, a causa della nube tossica sviluppatasi dal rogo, rimane vigente l'ordinanza di chiusura di scuole, ville e spazi comunali, mercati, cimitero e manifestazioni pubbliche varie, a tutela della salute pubblica.

Il Nord non si fa mancare nulla. Puntata in Lombardia. In data 5 ottobre 2023 la società Tecnoinerti S.r.l., con sede legale a Polpenazze del Garda (Brescia), ha presentato istanza per il rilascio della necessaria autorizzazione ai sensi della normativa vigente ai fini della realizzazione di un impianto per la messa a dimora permanente di rifiuti pericolosi contenenti amianto, sito nel comune di Villafranca di Verona, presso la località Caluri.

Il sito individuato risulta essere già critico dal punto di vista ambientale, in quanto già sede di discarica con episodi di inquinamento da percolato della falda, con analisi che nel tempo hanno presentato valori di agenti inquinanti al di sopra della norma.

Anche in relazione al "piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e speciali, aggiornato con DGRV n. 988/2022, elaborato A, articolo 5. Trasmissione rapporto annuale sulla produzione e gestione di rifiuti speciali in Veneto (edizione 2022 relativo alla produzione e gestione dei rifiuti speciali dell'anno 2021)", la suddetta richiesta presenta una serie di incongruenze poiché il territorio veronese risulta già fortemente "stressato" dal punto di vista ambientale con quasi un quarto dei siti di raccolta rifiuti localizzato su territorio provinciale.

la popolazione locale si è opposta ad ogni progetto che punta alla rimessa in funzione dell'impianto e al suo ampliamento.

La stessa storia. Nel comune di Sermide e Felonica (Mantova) è presente un'area di 120 mila metri quadri dove sorge il complesso di un ex zuccherificio, rimasto in attività dal 1920 al 1982.

Alla chiusura dello zuccherificio l'area è stata acquistata da due diverse società, dapprima dalla Iseo Spa e successivamente dalla House & Lot Srl, le quali si sono occupate della bonifica dell'amianto presente nel sito.

Nel 2010 il comune di Sermide ha dato il via ad un piano di lottizzazione che prevedeva circa 20 mila metri quadri di terziario commerciale ed altrettanti residenziali, oltre a quasi 20 mila metri di verde, tuttavia il fallimento della House & Lot Srl nel 2015 ha bloccato il progetto, lasciando giacere l'area nel più completo abbandono. All'interno dell'area sono presenti alcuni capannoni, una vasta zona boschiva e una villa storica denominata «Villa dei direttori», poiché costruita per ospitare le famiglie delle dirigenze dell'azienda. L'edificio è stato realizzato tra il 1931 e il 1939 su progetto dell'architetto di origine mantovana Renzo Zavanella, e costituisce uno dei migliori esempi di razionalismo nautico italiano. La composizione dell'esterno rimanda da un lato al cubismo di Robert Mallet-Stevens e, dall'altro (l'ingresso arrotondato), al Novocomum di Giuseppe Terragni, oltre che alle sperimentazioni del quartiere Weissenhof a Stoccarda.

Il 10 ottobre 2013 la Soprintendenza dei Beni Culturali ha emesso un decreto di vincolo sulla villa, certificando l'innegabile valore dell'opera come monumento che appartiene alla storia dell'architettura. Ormai è un decennio che la zona boschiva e l'edificio rimangono in stato d'abbandono. La cittadinanza si è attivata più volte, attraverso due petizioni, una nel 2010 ed una nel 2017, per chiedere il restauro della villa, rendendola poi fruibile al pubblico come museo o sala studio, e per richiedere la gestione dell'area verde incolta, che desta preoccupazione per l'igiene urbana.

Non è finita. L'ex Osal è un'area industriale di circa seimila metri quadrati, oggi in stato di abbandono, presente nel comune di Masselengo, in provincia di Lodi; prima del fallimento arrivato nei primi anni 2000, la fabbrica si occupava di ossidazione anodica e verniciatura a polvere.

Al 2017 risalgono le prime denunce di residui di vario materiale, fusti di materiale chimico, la copertura in amianto all'interno della proprietà, dopo le quali si sono susseguite negli anni un'ordinanza di bonifica da parte della prefettura, un'ordinanza del comune, nonché molte mobilitazioni dei cittadini.

Solo a fine 2020 è arrivato il contributo da parte della regione Lombardia da un milione e 650 mila euro, previsto all'interno di un piano da 11 milioni di euro dedicato esclusivamente alla messa in sicurezza delle bombe ecologiche ancora presenti sul territorio regionale.

A ottobre 2022 il sindaco del comune di Masselengo, Severino Serafini, aveva comunicato la bonifica delle parti fuori terra dell'area annunciando l'avvio della fase di caratterizzazione dei terreni per valutarne lo stato di inquinamento. Di recente dalle analisi condotte di una ditta specializzata incaricata dal Comune atte ad indagare il sottosuolo, è stata rilevata la presenza nel terreno di cromo, piombo e arsenico le cui quantità superano i limiti consentiti dalle legge. I preoccupanti risultati rendono necessario avviare un piano di caratterizzazione per valutare se l'inquinamento si è espanso intaccando la vicina falda, con potenziali gravi conseguenze per il territorio e la salute dei cittadini. L'ex Osal è solo una delle tante aree industriali abbandonate che si trova sul territorio: a pochi passi è presente anche l'ex mangimificio Madital, abbandonato nello stesso periodo.

A conto fatti sono in tutto 33 nel Lodigiano i siti contaminati registrati ufficialmente dalla regione Lombardia su cui sono state avviate, a vari stadi d'avanzamento, le procedure di bonifica, da vecchi siti industriali a stazioni di servizio dismesse. Nell'elenco regionale mancano però altri siti che quasi certamente sono contaminati, ma su cui ancora non vi è una certificazione della contaminazione, o perché le analisi sono in corso o perché sono considerati a contaminazione potenziale, ancora senza riscontro effettivo.

Il sesto «rapporto Sentieri», presentato dall'Istituto superiore di sanità e pubblicato sul sito della rivista scientifica Epidemiologia & Prevenzione a inizio 2023 ha confermato i dati precedenti di un eccesso di mortalità e di ospedalizzazione nelle zone limitrofe ai Sin, rispetto al resto della popolazione italiana, evidenziando la necessità di proseguire con le attività di bonifica e di sorveglianza epidemiologica.

Infine, le discariche sotterraneo sparse nello Stivale. Il sottosuolo di Napoli accoglie un'immensa discarica, che potrebbe sfiorare il mezzo milione di metri cubi di spazzatura, in cui, oltre a rifiuti di ogni genere, si trovano anche cumuli di materiale pericoloso come agenti chimici e grandi quantità di amianto.

In particolare, il geologo Gianluca Minin, che si occupa da tempo del sottosuolo di Napoli, ha individuato grandi cavità sotterranee della città riempite di rifiuti. Si tratta di tonnellate di materiale che è stato sversato, pezzo dopo pezzo, attraverso le piccole aperture un tempo destinate ai pozzi per l'acqua.

Tuttora non sono previsti progetti per riportare in superficie l'ingente quantità di rifiuti. Per affrontare la questione, Minin ha avanzato la proposta di un "coinvolgimento degli edifici sovrastanti le discariche sotterranee. L'ipotesi sarebbe quella di imporre ai condomini (o comunque ai privati) che vivono sopra le discariche di occuparsi a loro spese della rimozione oppure, in second'ordine, di versare una sanzione, variabile, sulla base dei metri cubi di immondizia rilevati. Quei fondi potrebbero confluire, secondo la proposta dell'esperto, in un fondo per l'esplorazione del sottosuolo" ("ilmattino.it", 26 febbraio 2024).

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=amianto 

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