28.2.24

INVALSI: UN ALGORITMO PER SCHEDARE GLI STUDENTI!

 

foto Gilan

di Gianni Lannes

Prove Invalsi: ecco l'esame di massa a cui sono sottoposti gli studenti italiani dal 2007. Individuati, scelti e intruppati dalle macchine fin dalla più tenera età in questi tempi mefitici e manganellatori. Anche la scuola diventa un appendice aziendale e militare del sistema economico. Insomma, si assumono decisioni sugli esseri umani in crescita ed evoluzione sulla base di un mero algoritmo. Anche le profezie digitali si autoavverano? La valutazione Invalsi è una gigantesca scatola nera di livello globale, assolutamente incontrollabile, verificabile o revisionabile per via umana. Questa banca dei quesiti non è pubblica: non si sa chi li decide, chi li corregge e con quale metodo; inoltre i test non sono replicabili dallo studente. Quanto ai riferimenti alla riservatezza non si può decidere sulla propria privacy. Si tratta di questioni cruciali che ha sollevato diverse volte anche il Garante nazionale al ramo, ma che fino ad ora sono rimaste senza risposta da parte del ministro dell'Istruzione e merito; tali dinamiche risultano saldamente intrecciate all'ingorgo politico.

L'infrastruttura dei dati Invalsi si sta imponendo come architettura unica per la realizzazione di un modello onnipervasivo e diseducativo in salsa tecnocratica: risultano innumerevoli le discriminazioni algortimiche, senza contare i legami tra eugenetica, statistica eterodiretta e processi automatizzati.

Si parla tanto di inclusione, ma in realtà si stanno realizzando trattamenti differenziati progettati per gruppi di studenti scelti dalle macchine e non dal giudizio e dalla valuazione dei docenti.

Le pensate pseudo-riformistiche del ministro leghista Valditara infondono l'idea che si proceda nella direzione di un tracciamento del capitale umano per smistare non abbienti e meridionali. A partire dall'anno 2022, l'Invalsi ha introdotto un nuovo indicatore individuale per "identificare studenti in condizioni di fragilità" allo scopo di riconoscere "gli alunni che manifestano segnali relativi a potenziali situazioni di disagio, fragilità e abbandono" come si legge sul sito Invalsiopen. L'indicatore Escs (Economic Social and Cultural Status) fotografa la situazione sociale, economica e culturale delle famiglie degli studenti, tracciando lavoro e livello di istruzione dei genitori e il possesso di alcuni beni materiali. Ed è proprio l'Escs a essere usato nelle misure per la fantomatica riduzione dei divari territoriali previste dal Pnrr, ovvero un altro "magna magna" all'italiana (dopo la stagione dei Pon), vale a dire l'automatizzazione del processo di indirizzo dei finanziamenti (in soldoni).

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto 6 riforme e 11 linee di investimento dedicate all'istruzione, per un totale di 17,59 miliardi di euro suddivisi in 6 linee di investimento per le infrastrutture, con una dotazione di 12,1 miliardi di euro, e 5 linee di investimento per le competenze, per le quali il piano prevede 5,46 miliardi di euro di stanziamento.

Il ministro Valditara ha dichiarato che quella dei docenti tutor «è una prima tappa importante» per combattere il fenomeno dell'abbandono scolastico e che «lancerà più avanti un'Agenda Sud»; il medesimo Valditara ha chiesto all'Invalsi di organizzare un gruppo di esperti per lanciare addirittura una grande sfida contro la dispersione scolastica e l'assenza di competenze alla fine del percorso scolastico.

Il problema della dispersione, secondo tale ministro pro tempore, è più evidente nel Mezzogiorno «probabilmente per questioni di carattere sociale. Lanceremo una “Agenda Sud” in 150 scuole con interventi che andranno dal numero dei docenti per classe alla motivazione anche stipendiale: chi lavora in aree disagiate o di frontiera deve avere una valorizzazione anche dal punto di vista economico. Già oggi ci sono docenti che con coraggio e determinazione si dedicano a situazioni difficili in contesti difficili» (Ansa 6 aprile 2023).

In realtà appare urgente reperire risorse adeguate a garantire il diritto all'istruzione per tutte le bambine e i bambini, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di colmare il divario tra Nord e Sud e assicurare la costruzione di una scuola realmente inclusiva, che coinvolga tutti gli alunni, con particolare attenzione agli alunni in situazioni di disagio socio-economico ovvero ai bambini con disabilità, introducendo strumenti di supporto indirizzati alle famiglie, quali la garanzia del tempo pieno, l'implementazione dei servizi di mensa scolastica, la gratuità dei libri di testo e dei servizi di trasporto.

La norma contenuta in legge di bilancio per il 2023 sul cosiddetto dimensionamento scolastico ha avuto come conseguenza un taglio di sedi e di organico che graverà, in maniera particolare, proprio sul Mezzogiorno; regioni come Campania, Sicilia, Calabria e Sardegna sono quelle più penalizzate dai tagli e anche quelle più fragili per ciò che riguarda il fenomeno degli abbandoni.

La cosiddetta «Agenda Sud» non ritiene indispensabile, al fine di risolvere il fenomeno dell'abbandono scolastico, adottare iniziative volte a rivedere innanzitutto le disposizioni sulla riorganizzazione scolastica e sul conseguente dimensionamento che incide soprattutto sulle scuole del Sud, anche alla luce dei rischi e delle criticità che potrebbero derivare dalla controversa riforma dell'autonomia differenziata da riconsiderare integralmente. Il sistema di istruzione, che deve mantenere i caratteri di uniformità ed eguaglianza su tutto il territorio italiano. Il sistema nazionale di istruzione segnala da lunghi anni la necessità di reperire ulteriori risorse di finanziamento per rispondere prontamente alla dispersione scolastica, alle attività di manutenzione e all'ammodernamento di immobili e strumentazione didattica.

Come evidenziato dai dati ministeriali, l'Italia è fra i Paesi europei quello con il livello maggiore di dispersione scolastica (il 0,93 per cento) nella scuola secondaria di primo grado e il 3,33 per cento in quella secondaria di secondo grado), dato ribadito da Eurostat che nel 2021 misura un abbandono del 12,7 per cento fra i giovani dai 18 e i 24 anni a fronte di una media europea del 9 per cento.

Un'amplia bibliografia di settore ritiene che un basso indice di studenti per classe e di rapporto alunni/dirigente scolastico sia determinante per contrastare la dispersione e assicurare una didattica di qualità. Del resto, la riforma PNRR 1.3. prevede di ridurre il numero medio di studenti per classe a vantaggio della qualità dell'insegnamento, il che è possibile esclusivamente mantenendo gli attuali volumi del personale scolastico a fronte della diminuzione del numero degli studenti.

La scuola italiana perderà 1.400.000 mila studenti nei prossimi 10 anni, secondo dati Censis. Le sedi di dirigenza oggi sono circa 8 mila ed erano ben 12 mila nel 2008 prima dell'emanazione del regolamento sul dimensionamento scolastico (decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009), attuativo del decreto-legge 112 del 2008 e degli ulteriori tagli disposti dal decreto-legge 98 del 2011, convertito con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011;

L'articolo 1, comma 557, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 modifica la determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei DS e dei DSGA e la sua distribuzione tra le regioni a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025, tenendo conto del parametro della popolazione scolastica regionale, nonché della necessità di salvaguardare alcune specificità territoriali con forme di compensazione interregionale. Tali parametri implicano una variazione in negativo dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi che, se non concertata, potrebbe portare ad una limitazione dell'autonomia delle amministrazioni regionali in materia di organizzazione della rete scolastica; è pur vero che la norma di per sé non implica automaticamente la chiusura delle istituzioni scolastiche con meno di 900 alunni, visto che quelle con meno alunni, quali ad esempio quelle delle aree interne, potrebbero essere compensate dalla presenza nella stessa regione di istituzioni scolastiche con molti alunni nei centri urbani, ma è altrettanto vero che una regione che parte da un numero medio di alunni per scuola molto basso (anche 700) non avrà mai la stessa libertà di movimento delle regioni con una media alta;

Fattori quali il calo demografico, l'emigrazione da sud a nord e quella dalle aree interne alle zone urbane rischiano di avere un impatto ancor più dirompente a causa di una normativa che appare dettata da criteri che hanno considerato quasi esclusivamente esigenze di contenimento della spesa e non tiene nella dovuta considerazione la specificità dell'istruzione.

Perché il ministro Valditaranon avvia un processo di revisione del decreto del Presidente della Repubblica numero 81 del 2009, con riguardo al limite numerico minimo di alunni per la formazione delle classi nelle scuole di ogni ordine e grado al fine di garantire l'esistenza delle scuole e lo svolgimento delle attività didattiche e formative su tutto il territorio nazionale, nella consapevolezza del ruolo centrale rivestito dalle scuole nelle comunità?

Purtroppo, attualmente all'orizzonte non si intravede una visione pedagogica del governino Meloni, ma esclusivamente repressiva e coercitiva, come da dettato internazionale. A proposito: chi ha inventato l'Invalsi e per quali reali finalità?

Riferimenti:

Gianni Lannes, Il grande fratello. Strategie del dominio, Draco edizioni, Modena, 2012.

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/02/italia-scuola-di-punizione-e-repressione.html 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/02/unaltra-umanita.html 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=scuola

https://www.invalsiopen.it/ 

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