Attenzione a ciò che mandano in onda. Verità e neutralità sono due principi fondamentali
del giornalismo, ora profondamente in crisi perché intrecciato da una regola
non scritta, ma pratica quotidiana, vale a dire il connubio tra informazione
(intrattenimento) e pubblicità. Altro che vocazione.
In molti casi, dunque, la prima necessità del giornalista è scegliere tra verità e neutralità. la domanda fondamentale potrebbe essere: il giornalismo può fare a meno della verità per essere neutrale? La mia risposta pratica è proprio no. Perché verità e neutralità sono niente senza legalità, giustizia e solidarietà, valori di cui la società contemporanea è assettata.
Un giornalista deve sempre interpretare il tempo in
cui vive (sopravvive), saper guardare oltre le apparenze e non piegarsi ai
compromessi. saper scendere in profondità e dare spazio e visibilità alle
periferie della quotidianità, che restano fuori dalle vetrine di moda, ma che
sono la vota vera della gente.
Come ci si può lamentare di vivere in un microcosmo
virtuale se siamo i primi a manifestarlo come reale?
Un giornalismo che non sceglie, piegato alle logiche
del potere, è destinato a finire nella sua inutilità. Un giornalismo senza passione
(in particolare quello italiano) fa solo il gioco del mercato quindi è solo al
servizio dei più pre-potenti. in tal modo è al massimo capace di essere vetrina
di se stesso.
Il giornalismo oggi non può più rimanere neutrale
dinanzi alle illegalità diffuse, alle mafie, alla corruzione, al malaffare
politico, ad ogni ideologia del sopruso e della violenza. Così come non può far
finta di niente di fronte alla necessità della solidarietà umana come regola di
vita. Lo richiede la complessità morale del nostro tempo, nella stagione del
disamore dilagante; a maggior ragione la responsabilità educativa nell’uso
delle parole, dei linguaggi, dei toni, degli atteggiamenti nella comunicazione
mass-mediatica e mass-mediale.