13.9.18

ITALIA A TUTTO GAS!



di Gianni Lannes

Ecco la mafia del gas: una rapina neocoloniale legalizzata. Trivelle e tutto spiano e terremoti indotti dalle multinazionali dell’oro nero. Mentre la regione Emilia Romagna solo ora dice no, a nuove trivellazioni per l’estrazione di idrocarburi, dopo il sisma del 2012, in Puglia, nella sola provincia di Foggia (area a rischio sismico e pericolo idrogeologico) insistono ben 125 pozzi operativi di metano. Proprio in loco, ovvero nell’antica Daunia, dove l’Eni ha provocato numerosi disastri e praticato il fracking a Tertiveri e dove sono attive due centrali turbogas, sono precipitate altre 7 richieste per trivellare ancora il sottosuolo e pompare gas.

I giacimenti minerari sono beni demaniali del patrimonio indisponibile dello Stato. La loro ricerca e lo sfruttamento sono considerati di interesse pubblico ed effettuati da imprese private in un regime giuridico di concessione (titolo minerario). Le funzioni amministrative di conferimento dei titoli minerari (prospezione, ricerca ed estrazione degli idrocarburi liquidi e gassosi) sono svolte dal Mise d’intesa con le Regioni. In sintesi, spetta al Mise fornire l’autorizzazione, al ministero dell’Ambiente formulare la Via (Valutazione di impatto ambientale) o lo screening, mentre alle Regioni compete sia il parere sulla Via, sia la sigla del documento di Intesa per procedere allo sfruttamento senza scrupoli.

Ricerca e coltivazione di idrocarburi si inquadrano nel contesto del cosiddetto diritto minerario ma rientrano anche nel settore energetico (materia di legislazione  concorrente Stato/regioni secondo la Costituzione. Come purtroppo comune per molte materie, per ottenere un quadro completo delle norme che regolano queste attività occorre sovrapporre la lettura di un buon  numero di leggi che si sono succedute nel tempo (dal Regio Decreto 29 luglio 1927, n. 1443 alla Legge 23 luglio 2009, n. 99).


Riferimenti:

Gianni Lannes, TERRA MUTA, LPE, Cosenza 2013,