Crimini contro l’umanità. È una vicenda poco nota
che i libri di storia hanno dimenticato e la sinistra tricolore ha oscurato e
rimosso. Peggio: è la pagina più buia della repubblichetta tricolore sotto il dominio anglo-americano che perdura a tutt'oggi. Dopo la stipula dei trattati di pace del 1947 si verificò lo
spostamento forzato nello Stivale di oltre 350 mila cittadini italiani dalla Venezia
Giulia, dall’Istria e dalla Dalmazia. Alla radice dell’esodo ci fu la cessione
segreta a Tito della parte nord orientale dell’Italia da parte delle stesse autorità
italiane. A condimento del tradimento ci furono anche le violente ritorsioni
praticate impunemente dai partigiani slavi sui giuliano-dalmati. Questi nostri
connazionali allora non condivisero l’annessione dell’Istria alla Jugoslavia e
non vollero rinunciare alla propria identità nazionale.
Dopo l’8 settembre
1943 quando i Savoia si accordarono con l’armistizio corto di Cassibile (3
settembre 1943: alla voce “clausole segrete”) e fuggirono abbandonando senza
direttive l’esercito, i seguaci di Tito colpirono indiscriminatamente la
popolazione italiana. Migliaia di italiani furono deportati in campi di
concentramento e, dopo condanne sommarie, furono eliminati e
scaraventati nelle cavità carsiche alla stregua di rifiuti. Nelle famigerate
foibe finirono anche esponenti dei Comitati di Liberazione Nazionale (CLN) che
non accettarono l’egemonia dei criminali comunisti. Ancora nel maggio del 1945, a
conclusione della guerra, Tito diede ordine di mettere in pratica contro gli
italiani massacri, ritorsioni e confische. I fascisti in precedenza ed il famigerato generale Roatta, però, non erano stati da meno contro sloveni e croati.