23.1.17

L’ITALIA IMPORTA GRANO INQUINATO E CONTAMINATO!



di Gianni Lannes

A proposito di insane miscelazioni ignote agli ingenui consumatori. Dopo un salto a Ravenna (una centrale di smistamento della materia prima avariata) e un giro nei porti minori, chi abbia dimestichezza degli ambiti portuali, può rendersi conto che il frumento importato dall’estero non è quasi mai controllato all’arrivo nel belpaese. Perché? Forse per evitare di riscontrare ufficialmente le caratteristiche tossicologiche dei grani importati che poi miracolosamente si trasformano in pasta "made in Italy". Nei porti italiani si scaricano milioni di tonnellate di frumento estero, compreso "sub-grano" di bassa categoria, con tenori di micotossine e metalli pesanti tali da renderlo inutilizzabile al consumo umano; senza dire della contaminazione radioattiva proveniente dall’Ucraina, a bordo di navi battenti bandiere ombra. 

E i controllori ufficiali spesso si girano dall'altra parte. Così ingrassa la speculazione che affossa il nostro grano di prima qualità. Incredibile: le triangolazioni sono le stesse del traffico di armi e rifiuti pericolosi. Non ci credete? Fate un giro a Rotterdam ma non solo, per esempio, dove approda dal continente americano la "merce alimentare" poi destinata all'Italia che in Canada non si somministra neanche gli animali. E' una delle più grandi frodi dei tempi correnti che tocca la salute di milioni di persone.


Le micotossine sono sostanze chimiche prodotte da alcune muffe, molte di esse sono addirittura tra i più potenti cancerogeni e per questo sono oggetto di controlli e monitoraggi, e sono ammesse dalla normativa soltanto in piccolissime dosi, espresse in parti per miliardo (ppb). Le norme dedicate alle pericolose muffe dei cereali dettano due livelli di sicurezza: uno per gli adulti e uno, molto più restrittivo, per lattanti e bambini. Una distinzione che intende mettere al riparo i delicati organismi dei più piccoli; purtroppo però a eccezione delle costose versioni dietetiche per la prima infanzia, infatti, l'industria osserva i limiti più alti indicati per gli adulti. Anche per i formati tradizionalmente usati per i bambini. E persino per quelli pubblicizzati con toni che inducono a credere che siano prodotti studiati per loro. Tutto legale, certo. Nessuna norma obbliga le aziende a elevare la qualità della semola per andare incontro alle esigenze di sicurezza essenziali ai primi anni di vita. Per verificare il grado di contaminazione dei tipi di pasta più consumati dai bambini, qualche anno fa, "il Salvagente" ha portato in laboratorio 27 campioni, scelti tra i pastifici più noti, tra le linee a marchio privato e prodotti da discount; tra questi anche i due prodotti di grande richiamo per bambini e genitori: "I Piccolini" della Barilla e i "Topolino and friends" della Gs. Gli esperti del Labs-Laboratorio di alimenti, benessere e sicurezza dell'università Federico II di Napoli hanno cercato le tre micotossine più significative per testare la qualità del grano: l'aflatossina B1 (AfB1), l'ocratossina A (OtA) e il deossinivalenolo (Don). La buona notizia è che una di queste, la più temuta, è risultata assente. Nell'intero campione non vi è traccia della AfB1, la micotossina classificata come cancerogena, e inserita nel gruppo 1, dallo Iarc, l'agenzia dell'Organizzazione mondiale della sanità che si occupa della ricerca sul cancro. La cattiva notizia è che le altre due muffe sono state quasi sempre rintracciate. E, in molti casi, decisamente sopra al limite che la legge imporrebbe a questi prodotti se fossero espressamente destinati ai bambini. Non lo sono e ovviamente rientrano perfettamente nelle tolleranze di una legge paradossale; è del tutto evidente che l'importazione di cereali con questi standard non solo pregiudica la qualità delle nostre produzioni alimentari e la loro salubrità per l'alimentazione soprattutto della prima infanzia, ma contraddice un progetto delle Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MICOCER 2006-2008), che ha definito e sancito la superiorità dei grani del Sud in ordine a residui di DON-OTA-Aflatossina rispetto a quelli del Nord Italia (clima secco contro clima umido e piovigginoso), e, soprattutto, esteri (Canada, Francia, eccetera); inoltre il rischio per i consumatori legato alla contaminazione da micotossine dei cereali e prodotti derivati non è da sottovalutare e ha determinato la decisione dell'Unione europea di fissare limiti massimi di presenza di micotossine che sono sensibilmente più alti del resto del mondo, cosicché in Italia potrebbe arrivare il cosiddetto "cibo spazzatura" da ogni parte del mondo. In altri termini,  Usa e Canada hanno stabilito livelli massimi di micotossine al di sopra dei quali la merce va destinata all'alimentazione animale o allo scarto, quegli stessi livelli sono invece accettati in Europa. Questo non è solo assurdo ma soprattutto pericoloso, soprattutto per i bambini. I limiti attuali sono tarati sull'europeo medio, che mangia 5-6 chili di pasta all'anno, e non 27 chili come in Italia: quella soglia per gli italiani è tossica; è importante evidenziare che a rischiare di più sono i bambini, ma soprattutto i bambini delle famiglie che non possono permettersi di comprare la pasta in farmacia.
 
Perché non si abbassano i limiti massimi, ora vigenti, di presenza di micotossine nei prodotti finali in modo da raggiungere, attraverso il principio di precauzione, elevati standard qualitativi per la salute umana, in particolare per quella dei bambini? Perché lo Stato non incentiva, anche attraverso lo stanziamento di fondi congrui, la produzione di grano duro italiano, in particolare quello prodotto biologicamente, in modo da ridurre la dipendenza dell'industria della pasta dal grano prodotto all'estero, che oggi raggiunge la quota del 40 per cento?

riferimenti:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/01/litalia-importa-grano-radioattivo.html 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/01/alimenti-radioattivi-dallucraina.html 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/01/contaminazione-alimentare-dal-canada.html 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/01/dalleconomia-alletica-ecologica.html 

1 commento:

  1. Ma quando compro una marca di pasta, il produttore ci scrive sopra 'Grano prodotto in Italia' . Quindi se mangiassi esclusivamente quelle marche di pasta che certificano la provenienza del grano non dovrei avere problemi.

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